21 01 17 Corr.Sera MilanoArresti portavalori

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CRONACA DI MILANO
Corriere della Sera Sabato 21 Gennaio 2017
9
ML
L’operazione
di Andrea Galli
Le mosse A sinistra i rilievi della polizia
dopo l’assalto a Bollate lo scorso ottobre.
Sopra, l’attività di «pedinamento» dei
banditi al furgone che avrebbero dovuto
assaltare, con una ricca dotazione
di fucili e pistole (a destra)
E
ppure Giancarlo Valerio D’Abramo, uno dei
capi del commando
formato da sette uom i n i , l o r i p e te va :
«Non vi portate i telefonini...
Una volta c’era uno che si portava il telefono buono. A quello, lo tenevano sotto e per colpa sua presero un gruppo di
persone. Da un c... quelli trovarono un altro...» si raccomandava lo scorso 12 gennaio,
alle cinque del pomeriggio, in
macchina con due della banda. Senza sapere che ormai
l’«intrusione» della polizia era
avvenuta, i cellulari intercettati, le cimici posizionate su
quell’Audi A6 che filava in autostrada per l’ennesimo sopralluogo essendo il nuovo
colpo ormai imminente. È
sempre una partita: se il 15 ottobre 2016 a Bollate, sulla strada provinciale 46, un gruppo
di rapinatori aveva attaccato
un portavalori per milioni in
gioielli (forse due, la cifra non
è mai stata comunicata), adesso un altro commando è finito
in galera, per mano della squadra Mobile di Milano in collaborazione coi colleghi di Foggia e con il prezioso contributo del Servizio centrale operativo comandato da Renato
Cortese. L’indagine su quell’assalto è aperta. Ma è partendo da lì che gli investigatori
dell’Antirapine di Luca Izzo
hanno arrestato i sette, di alto
e rinomato livello criminale.
«Mercoledì c’è un bel film»
Fucili a pompa e chiodi:
il commando dei portavalori
pannone. Una smerigliatrice
sarebbe servita per aprire il
furgone. Come a Bollate.
Fiamme, diamanti, fuga
Ecco. Bollate. Allora c’erano
stati cinque banditi e l’attacco
era riuscito parzialmente. Parecchi gioielli erano rimasti
sul blindato: «a causa» di una
coppia di testimoni e del mancato incendio di una Lancia
Delta rubata (nelle intenzioni
il rogo avrebbe aiutato la «copertura») i rapinatori se n’erano andati anzitempo. Anche a
ottobre l’indagine era della
Sette arresti dopo la rapina a Bollate. Era pronto un nuovo assalto
Il blitz
Il questore di
Milano Antonio
De Iesu: il blitz
con sette arrestati
è merito dei suoi
investigatori
Si incontravano in un bar e nel
negozio di pratiche automobilistiche di Lista. Le riunioni
erano frequenti e crescevano
per numero di ospiti. Meglio
monitorare. Ascoltare. E pedinare. Da dicembre, ogni giorno, i rapinatori uscivano di casa alle nove e guidavano. Per
ore. In un mese, i poliziotti addetti all’inseguimento hanno
percorso diecimila chilometri.
Più di tre volte la distanza che
separa Milano da Mosca.
Una vittoria storica
Il commando viaggiava freneticamente perché convinto
di poter parlare liberamente a
bordo e poi per esaminare dal
vivo i percorsi e le soste dei
portavalori. S’erano fissati con
uno in particolare (della Securpol Group) e con il tratto
dell’A14 intorno all’area di servizio «Canne della battaglia»,
all’altezza di Andria, non tanto
per la mitologia della località,
dove i Romani subirono la
sconfitta dai Cartaginesi di
Annibale, quanto per la favorevole logistica. Il tratto non è
genericamente molto trafficato (s’ignora la data ma il giorno era stato scelto, «Mercoledì
c’è un bel film» dicevano al telefono); prima e dopo, ci sono
i ponti di strade provinciali
perfetti come punti d’osservazione; ci sarebbe stata relativamente scarsa strada per tornare alla base consumato il colpo. Colpo che, si legge nelle 48
pagine di ordinanza del gip di
Foggia, vedeva completato il
discorso dell’armamento (non
ancora interamente trovato
ma bisogna attendere gli interrogatori, qualcuno per salvarsi potrebbe collaborare):
due fucili a pompa, sei pistole
e bande chiodate di dieci metri da posizionare sull’asfalto.
Un centinaio i telefonini.
Quattro le macchine più un camion che due giorni prima sarebbe stato nascosto in un ca-
Le carte
Nell’ordinanza del gip
svelato il piano con
un finto cantiere per far
fermare l’«obiettivo»
Corriere.it
Sul nostro sito
milano.
corriere.it le
immagini
e i video della
rapina al
portavalori
a Bollate
I primi nel mirino
Le attività tecniche nate dopo Bollate avevano portato,
non senza sudore, tentativi e
testardaggine, a una serie di
utenze telefoniche intestate a
gente inesistente e riconducibili allo stesso D’Abramo (39
anni), a Francesco Mavellia
(42, un altro dei leader) e Catello Lista (40). Spariti dalla
Lombardia, erano ricomparsi
a Manfredonia, in provincia di
Foggia, nella Puglia terra d’origine e di residenza dei banditi.
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squadra Mobile diretta da Lorenzo Bucossi, che si era presto spostata proprio sulla Puglia. Medesima regione centrale nell’inchiesta su un’altra,
spettacolare e violenta incursione, nel 2013 sull’autostrada
per Como, un fatto che ha registrato arresti e condanne ma
che conserverebbe dei misteri,
forse legati ai sette appena arrestati. La Puglia è per tradizione culla dei banditi dei portavalori. Ci sono molte cellule
che si uniscono andando a formare bande. Ognuna tiene a
rivendicare la propria indipendenza e il patto è che, nei limiti
del possibile, non ci siano
contatti troppo diretti con le
altre «formazioni».
Il commando aveva recuperato cartelli stradali di segnalazione dei lavori. Il camion
avrebbe anticipato il furgone
della Securpol Group e si sarebbe fermato con le quattro
frecce in coincidenza del finto
cantiere, lo stesso furgone
avrebbe rallentato e sarebbe
scattata la trappola.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giambellino
I danni ai dipinti
Contestato
l’assessore
Rabaiotti
Brera, arrivano
i restauratori
delle Pietre Dure
I
P
l Giambellino si
conferma quartiere
«difficile» per la giunta
di Beppe Sala, che qui fu
contestato in campagna
elettorale. Questa volta, nel
mirino del Comitato
abitanti GiambellinoLorenteggio sono finiti
l’assessore alla Casa
Gabriele Rabaiotti e il
delegato alle periferie
Mirko Mazzali, accusati di
essere «mandanti» degli
sgomberi. «Quando dalle
offese avranno voglia di
proporre idee e parlare, io li
ascolterò volentieri», la
risposta di Mazzali.
Immediata la solidarietà del
centrosinistra: «Non sarà
una contestazione a frenare
il loro impegno per le
periferie». (p. lio)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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roseguono le visite dei
carabinieri alla
Pinacoteca di Brera
per acquisire documenti e
interrogare il direttore
James Bradburne, i
restauratori e i responsabili
dell’ufficio tecnico. Si
cercano prove sul numero
di giorni in cui l’impianto
di condizionamento non ha
funzionato causando danni
ad una quarantina di
dipinti su tavola. Il direttore
è già stato convocato anche
a Roma al Ministero dei
Beni culturali che ha
avviato un’indagine per
verificare se ci sono state
inadempienze e ritardi.
A Brera arriveranno anche
i restauratori dell’Istituto
centrale del restauro e
dell’Opificio delle Pietre
Dure per valutare i danni.