Cluster, startup e stipendi più alti per riconquistare i

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Cluster, startup e stipendi più alti
per riconquistare i
talenti esteri
di Alberto Magnani
I difetti sono noti. Le eccellenze meno, ma si fanno notare. Nel Global Competitiveness Index 2017
di Adecco, i punti deboli della “attrattività” italiana si bilanciano con risultati positivi. E in crescita:
il nostro Paese è quarto su 118 concorrenti nella presenza di cluster industriali (le reti di imprese
specializzate), ottavo al mondo per la spinta innovativa della sua imprenditoria e fra i primi 30 per il
suo sistema universitario, nonostante le disparità di finanziamenti a istruzione e R&D rispetto alla
media globale. «La conferma di quanto la creatività sia importante anche per la nostra crescita
economica. Però ci sono ancora delle barriere devastanti» dice al Sole 24 Ore Andrea Malacrida,
amministratore delegato di Adecco Italia. Secondo il manager, l'Italia va a rilento perché deve
completare un «passaggio generazionale» che non riguarda solo le anagrafe. «Il passaggio
generazionale che manca all'Italia è quello tra formazione e occupazione – dice – Insomma,
scegliere percorsi con sbocchi chiari nel mercato del lavoro».
Le leva (inceppata) dell'innovazione
Quando si parla di “nuove generazioni di imprenditori”, il pensiero va alle oltre 6mila startup
iscritte al registro del Mise. Un serbatoio di innovazione che resta, in buona parte, inespresso: il
Sole 24 Ore ha rilevato che quasi il 60% delle neo-imprese è in perdita, a fronte di un reddito
operativo in rosso per circa 86 milioni di euro nell'ultimo trimestre dell'anno scorso. Il tasso di
mortalità delle startup, secondo Malacrida, è una conseguenza del gap generazionale che impedisce
ai giovani di trovare interlocutori adatti sia per la crescita interne alle aziende sia per la creazione ex
novo di società. «Dobbiamo lavorare sul collante tra le due generazioni, fare da “sponsor” per i
giovani – dice Malacrida – Ricordiamoci che la creatività dei giovani è un driver fondamentale per
il made in Italy, dal fashion ai prodotti dell'enogastronomia».
Il nodo da sciogliere, però, è anche a monte: le infrastrutture esistenti e la capacità di tradurre
l'innovazione tecnologica in aziende redditizie. L'Italia è 107esima (su 118) per trasferimento
tecnologico, il processo che permette appunto di “trasferire” nuovi prodotti all'interno delle imprese
tradizionali. Un ritardo che vanifica il talento dei suoi professionisti e le prospettive di crescita per
le stesse imprese, a partire dalle Pmi: «E qui torniamo al fatto che ci sono delle barriere devastanti
in ambito tecnologico – osserva Malacrida – Può sembrare un esempio banale, ma pensiamo al wifi: anche in paesi meno sviluppati c'è una connettività molto maggiore». Senza contare una
“barriera” che si frappone tra la Penisola e l'attrazione di talenti con esperienza professionale alle
spalle: le retribuzioni. L'Italia sprofonda oltre la centesima posizione del ranking Adecco per
rapporto tra retribuzione e produttività, indicatore che può essere letto sotto due prospettive diverse:
stipendi eccessivi per chi produce poco e stipendi inadatti per chi produce di più, a partire dai
giovani alle prese con contratti di ingresso. «Se non c'è una valorizzazione adeguata, diventa facile
andarsene. E difficile trattenere chi merita».