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STEFANO MICOSSI - 17/01/2017 ore 19:00
ESTERI | LA BREXIT SECONDO THERESA MAY
Una strategia chiara per uscire dalla Ue
Il discorso del primo ministro Theresa May sulla strategia inglese per Brexit è chiaro, completo e
decisamente amichevole nel tono verso l’Unione europea. Spiega le ragioni per uscire: l’Unione europea
è diventato un sistema istituzionale sovranazionale troppo forte per essere ancora compatibile con la
tradizione inglese di democrazia parlamentare, troppo rigido per accomodare la diversità tra i paesi
membri. May dichiara che il Regno Unito lascia l’Unione ma non l’Europa, con la quale restano i valori
condivisi. Gli obbiettivi sono illustrati senza giri di parole. Il Regno Unito uscirà dal mercato interno e
negozierà con l’Unione un accordo di libero scambio; cercherà di mantenere gli aspetti chiave
dell’unione doganale, ma senza i vincoli alla libertà di negoziare accordi con i paesi terzi. Resterà un
paese aperto all’immigrazione – anzi, la May rivendica la tradizione multirazziale e multiculturale del
suo paese – ma si riserva di adottare misure adeguate a controllare il numero degli immigrati. Il loro
mercato del lavoro resterà aperto ai lavoratori dell’Ue su basi di reciprocità (e un accordo, ha dichiarato
la May, si potrebbe fare anche subito). Inizialmente, tutte le leggi europee attualmente in vigore saranno
trasposte nell’ordinamento inglese con un unico atto, lasciando poi al Parlamento di decidere sul loro
destino nel corso del tempo.
Una parte importante del discorso è dedicata ai paesi che compongono il Regno Unito – Galles, Scozia e
Irlanda del Nord - dei quali si cercherà di preservare la massima coesione; la zona di libera circolazione
tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord sarà mantenuta, cosa importantissima per la sopravvivenza degli
accordi di pace tra le comunità nordirlandesi. Riappare la strana coppia della ‘politica industriale’ e
dell’apertura massima agli scambi con tutto il mondo. Si annuncia l’intenzione di mantenere tutte le
leggi europee protettive del lavoro: una chiara risposta a chi temeva che l’uscita dall’Ue avrebbe portato
con sé meno tutele. Nella parte finale la May mette in guardia l’Ue contro ogni tentazione punitiva nei
confronti della Gran Bretagna (ma afferma di non credere che una tale ipotesi sia contemplata da
alcuno). Punta a concludere un accordo entro il biennio dalla notifica dell’intenzione di uscire, come
previsto dall’articolo 50 del Trattato Ue, ma è pronta a uscire anche senza un accordo (no deal better
than a bad deal). Una cosa certo ci mancherà del Regno Unito: parlano chiaro. Speriamo che i
negoziatori Ue abbiamo la stessa chiarezza negli obbiettivi e nella loro comunicazione all’opinione
pubblica.
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