“uno, nessuno e centomila” di luigi pirandello

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Transcript “uno, nessuno e centomila” di luigi pirandello

Circolo di cultura di Mendrisio e dintorni
c.p. 1232, 6850 Mendrisio Stazione
www.circolodicultura.ch - [email protected]
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Per il ciclo «Scrittori del Novecento» il Circolo di cultura di Mendrisio e dintorni ha il
piacere di proporre una conferenza dal titolo
“U NO ,
NESSUNO E CENTOMILA ”
DI L UIGI P IRANDELLO
RELATORE FRANCESCO BIANCHI
mercoledì 25 gennaio 2017, alle ore 20.30
Mendrisio, aula magna del Centro scolastico Canavée
Uno, nessuno e centomila viene pubblicato nel 1926, prima
sulle pagine della Fiera letteraria e successivamente in volume. Il protagonista del romanzo è Vitangelo Moscarda, che
in prima persona descrive la perdita della propria identità e
la sua emarginazione dal mondo. All’inizio Vitangelo è un
cittadino benestante, grazie alla banca (e alla connessa attività di usuraio) ereditata dal padre. Un giorno però la sua
vita tranquilla viene turbata da una casuale osservazione
della moglie che, vedendolo allo specchio, gli fa notare
come il suo naso penda un po’ a destra.
Vitangelo si rende così conto di apparire al prossimo
diverso da come egli si è percepito e comincia a compiere
azioni che smentiscono l’immagine che gli altri hanno di lui. Inizia così la serie delle sue “pazzie”: prima
sfratta un povero squilibrato, Marco di Dio, dalla catapecchia che persino il padre usuraio gli aveva concesso
gratuitamente, e in tal modo suscita il biasimo di tutta la città; poi, con un improvviso colpo di scena, rivela
alla folla accorsa per assistere allo sfratto di avere donato allo sfrattato una bella casa.
In seguito obbliga gli amministratori a liquidare la banca paterna, maltratta la moglie Dida (che pure ama) e
la induce a lasciarlo. A questo punto i due amministratori, la moglie e il suocero intervengono per farlo
interdire. A Vitangelo, ormai solo, è vicina solo Anna Rosa ed egli, esponendole le sue considerazioni filosofiche sull’identità delle persone, l’affascina ma anche la sconvolge, al punto che la donna gli spara ferendolo
gravemente. Infine Vitangelo, consigliato da un sacerdote, dona tutti i suoi averi a un ospizio per
mendicanti, dove egli stesso viene ricoverato.
Vitangelo Moscarda ha cercato, con le sue “pazzie”, di ribellarsi al sistema delle convenzioni sociali, ma è
rimasto sconfitto. Voleva distruggere tutte le “forme” impostegli, ma deve accettare l’ennesima “forma”
attribuitagli dalla comunità, quella di adultero, e scontare per essa l’emarginazione. E tuttavia proprio in
questa sconfitta egli guarisce dalle ansie che l’hanno ossessionato. Inoltre Vitangelo rifiuta ogni identità
personale, addirittura il proprio nome, e trova la sua libertà abbandonandosi al fluire mutevole della vita
nella fusione con la Natura, dove l’uomo muore ad ogni attimo e rinasce sempre nuovo, perché si identifica
con gli alberi, le nuvole, il vento, in una totale estraniazione dalla società e dalle sue convenzioni.
Francesco Bianchi, nato nel 1951, si è laureato all’Università di Friburgo in filologia romanza, italiano e latino nel
1975. Nello stesso anno ha iniziato la professione di insegnante, conclusa nel 2016, dopo 41 anni, dapprima al
Ginnasio di Morbio Inferiore e dal 1982 al Liceo di Mendrisio, con la stessa immutata passione. Dal settembre di
quest’anno è ufficialmente (e felicemente) pensionato. L’altra sua passione è l’arbitraggio: l’ha iniziata nel 1968 e
ancora oggi lo coinvolge nelle sue mansioni europee di osservatore arbitrale UEFA e FIFA, dopo essere stato
presidente della Commissione arbitri Svizzera dal 1999 al 2010. È inoltre membro del Panel UEFA Convention che
regola la formazione arbitrale in tutte le 55 associazioni europee.