Utoya - Persinsala.it

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Persinsala Teatro
Tessa Granato
gennaio 19, 2017
Martedì 17 gennaio è andato in scena, al Teatro Mauro Bolognini di Pistoia,
Utoya – per la regia di Serena Sinigaglia.
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Un lavoro ben fatto, cesellato, invasivo. Recitato con una sensibilità
inaspettata e non inquinata da pathos sopra le righe. Arianna Scommegna
e Mattia Fabris interpretano tre ruoli ciascuno, tre vite, tre rapporti umani
simili e distanti per stile, psiche e ceto sociale – su un palco dove sorgono
tronchi spaccati, internamente rivestiti da un velo di lamiera. Una coppia
medio-borghese, sotto l’incombere del pericolo, si sfalda; un poliziotto e la
collega lottano tra il dovere individuale e l’obbedienza civile; due
contadini, senza saperlo, abitano di fronte al futuro serial killer.
Il dramaturg Edoarda Erba si concentra sul mondo adulto, ma forse è un
peccato che non abbia interpellato anche le voci delle vittime, per spiare
le loro esistenze prima di una fine senza senso. Cosa pensavano del
possesso, della violenza, la spiritualità, la politica, la famiglia prima che
qualcuno sparasse loro?
La progressione dell’aurea tragica è una parte decisamente convincente
dello spettacolo, dedicato al massacro di 69 adolescenti radunati in un
campus dei giovani laburisti. Strage compiuta nel 2011 da un attentatore
norvegese, il trentenne Anders Breivik. Una vicenda facilmente
strumentalizzabile dalle fazioni: destra contro sinistra, socialismo contro
fascismo, buonismo contro razzismo. Fortunatamente la scrittura cammina
su un ammirevole equilibrio, senza precipitare in una facile dualità. Il
consumismo, a conti fatti, è (purtroppo) l’unica fede che unisce il globo
sotto una sola bandiera monocromatica, proprio come si evince dal
personaggio del professore, che invia sua figlia al campus: Christine è una
ragazza viziata dalla smania del superfluo. Le sue amiche, il fine
settimana, volano a New York a fare shopping. Senza un iphone ultimo
modello si rischia di restare emarginati dal gruppo. Questa superficialità
nasconde il fatto che il padre non si sia mai curato di lei e dei suoi reali
interessi? Se il rimedio è il socialismo, che secondo la moglie è solo un
trampolino di lancio per la carriera politica, se la risposta è una guerra tra
ideali, meglio abbandonare ogni credo – afferma la donna. Forse la chiave
di volta è l’individuo, non l’indottrinamento.
La forza della regia dimora nell’incremento del senso di paura, con rumori
fuori campo e una colonna sonora che sottilinea la tragedia senza
smorzarne i toni con arie consolatorie.
http://teatro.persinsala.it
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Persinsala Teatro
Tessa Granato
gennaio 19, 2017
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Lo spettacolo è andato in scena
Piccolo Teatro Mauro Bolognini
Via del Presto 5, Pistoia
martedì 17 gennario, h. 21.00
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I piani di lettura di Utoya possono essere molteplici, e la sfera emotiva è
sicuramente scorticata dall’atto interpretativo, dai numerosi freeze che
scandiscono i cambi attorali, dai movimenti scenici che paralizzano il
pensiero critico, per poi risvegliarlo all’improvviso. Quel giorno qualcosa,
nell’immediatezza e prontezza delle forze dell’ordine sull’isola di Utoya,
non ha funzionato.
E si esce dalla sala con interrogativi e dubbi, ma la certezza che
l’Occidente sembra non sapere più dove stia correndo.
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Utoya
un testo di Edoardo Erba
con la consulenza di Luca Mariani, autore de Il Silenzio sugli innocenti
regia Serena Sinigaglia
con Arianna Scommegna e Mattia Fabris
produzione
Teatro Metastasio Stabile di Prato in collaborazione con Teatro
Ringhiera ATIR
con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia in Italia
http://teatro.persinsala.it
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