MONTANARI EXPRESS numero 2

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Transcript MONTANARI EXPRESS numero 2

a.s.2015/2016
n°2
1
L’avevamo promesso,
saremmo ritornati ed eccoci pronti con il secondo numero; alcune novità di carattere organizzativo
hanno un po’ rallentato il lavoro perché il “vecchio” direttore, la prof. Carolina, ci ha per così dire abbandonati affidando a noi maggiori responsabilità.
inoltre la preparazione dello spettacolo di fine anno, la partecipazione ai tornei sportivi interni, e
per gli alunni delle classi 3^l’imminenza degli esami hanno necessariamente ridotto il tempo da dedicare al giornalino che è quindi un po’ più snello rispetto al precedente numero.
Pochi gli articoli degli alunni di 3^ ma all’interno troverete il contributo simpatico e spiritoso di altre
classi che hanno raccolto l’idea e fatta loro l’ iniziativa:
Maria, Cristina e Hiba della 1B ci hanno raccontato la loro visita a Scaldasole, mentre Federica, Denada e Micaela hanno svolto un’indagine sui “gusti musicali” dei loro compagni.
Ancora gli alunni di 1B si sono cimentati nell’analizzare l’emozione della “paura” svelandoci quali sono
le loro paure più nascoste..il buio, gli estranei..ma anche il passaggio alla nuova scuola.
La classe 2A ha commentato e illustrato la festività del 2 giugno: i loro lavori sono stati esposti in
Comune durante la cerimonia ufficiale alla presenza dell’amministrazione, di molti sannazzaresi e dei
18enni a cui è stata consegnata una copia della costituzione italiana.
Alice, Anita, Cecilia, Giulia, Nicole della classe 2C si sono scoperte scrittrici in erba e chissà...forse
troveremo qualche loro libro tra i best sellers tra qualche anno
Ludovico, 1A, ha curato la rubrica indovina..indovinello e ancora Cecilia, 2C, ci ha aggiornato sulle sue
app preferite.
Grazie in particolare a due alunni di 3B che hanno voluto lasciare il loro contributo come ricordo..Lorenzo Magistro e Alice Aldegheri.
Una precisazione: molti degli articoli sono stati scritti in assoluta autonomia senza la supervisione di
nessun docente.
Siate clementi e perdonate le eventuali sviste.
Ed ora...
A
C
I
L
B
B
U
P
E
R
A
L
EL
2 giugno: FESTA D
a cura degli alunni della classe 2^A
BREVE STORIA D’ITALIA
Sommario:
Breve storia
1
L’ITALIA COME STATO UNITARIO NASCE NEL 1861 ED HA UNA FORMA DI GOVERNO
MONARCHICO.
d’Italia.
Le frecce
Tricolori.
Giocando con le
2
parole per
IL PRIMO RE D’ ITALIA FU VITTORIO EMANUELE II DELLA FAMIGLIA DEI SAVOIA.
PRIMA IL NOSTRO PAESE ERA DIVISO IN TANTI PICCOLI STATI GOVERNATI DA
SOVRANI STRANIERI.
UN PERSONAGGIO STORICO IMPORTANTE CHE CONTRIBUISCE AD
L’ITALIA È GIUSEPPE GARIBALDI CON LA “SPEDIZIONE DEI MILLE”.
festeggiare
l’Italia.
UNIFICARE
LA PRIMA CAPITALE D’ ITALIA FU TORINO, VENNE POI SPOSTATA A FIRENZE E SOLO
NEL 1871 DIVENNE ROMA.
Giocando con le
3
parole per
festeggiare
l’Italia.
2 giugno.
Festa
della Repubblica
4
IL 2 GIUGNO 1946 L’ITALIA DIVENTA UNA REPUBBLICA. ATTRAVERSO UN REFERENDUM
(FU UN REFERENDUM A SUFFRAGIO UNIVERSALE IN QUANTO PER LA PRIMA VOLTA
VOTARONO ANCHE LE DONNE) GLI ITALIANI SCELSERO LA REPUBBLICA COME FORMA
DI GOVERNO E RE UMBERTO II FU COSTRETTO ALL’ESILIO.
DOPO LA VITTORIA DELLA REPUBBLICA INIZIARONO I LAVORI PER PREPARARE UNA
COSTITUZIONE (LA LEGGE FONDAMENTALE DI UNO STATO).
LA COSTITUZIONE ITALIANA ENTRÒ IN VIGORE IL 1° GENNAIO 1948.
Italiana
LE FRECCE TRICOLORI
Era consuetudine da parte dei piloti militari durante le
esercitazioni e le manifestazioni aeree effettuare semplici
manovre acrobatiche. Nel luglio 1929, su indicazione di Italo
Balbo, il 1°Stormo organizzò un’esibizione acrobatica che
riscosse un gran successo. Nel 1930, si decise di fondare a
Campoformido la prima scuola di volo acrobatico. Il gruppo
acrobatico venne chiamato la “Squadriglia Folle”.
Oggi,
il
313°
dell’Aeronautica
Gruppo
Addestramento
Militare Italiana
Acrobatico
del 2°Stormo Pattuglia
Acrobatica Nazionale, consta di 10 aerei di cui 9 di formazione
ed uno solista. Attualmente utilizzano gli Aermacchi MB–339,
con base alll’Aeroporto di Rivolto (Udine).
2 giugno: FESTA DELLA REPUBBLICA
GIOCANDO CON LE PAROLE PER FESTEGGIARE L’ITALIA
2 giugno: FESTA DELLA REPUBBLICA
GIOCANDO CON LE PAROLE PER FESTEGGIARE L’ITALIA
ubblica Italiana
ep
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F
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Costituzione della Repubblica Italiana
Articolo 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in
condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie
Il mio paese è proprio bello,
ti sembra di vivere in un castello,
abbiamo il colore verde, bianco
e rosso,
l’Italia dove ti diverti a più non posso,
io qui vivo bene,
allora vieni anche tu che ti conviene.
Le Alpi sono il tuo tetto,
Italia
Trasmette
Amore
Libertà
Idee
Allegria
la pianura padana un morbido letto,
le tue coste un bel muretto,
gli Appennini una scalinata,
le tue acque fanno da finestra sui mari
L’INNO ITALIANO
IL SIMBOLO DELLA REPUBBLICA
ITALIANA È FORMATO DA:
- Una stella bianca a cinque punte,
detta anche stellone d’Italia;
- La stella bianca è sovrapposta a
una ruota dentata d’acciaio, simbolo
del lavoro e del progresso;
- La ruota dentata è circondata da
un ramo di ulivo che rappresenta la
volontà di pace della Nazione e da un
ramo di quercia che simboleggia la
forza e la dignità del popolo italiano.
Questa ragazza fotografata
all’indomani
della
proclamazione
della
Repubblica
diventata
nascita
stessa.
Italiana
il
simbolo
della
è
della
Repubblica
fratelli d‘italia l‘italia s'è desta,
dell'elmo di scipio s'è cinta la
testa. dov'è la vittoria?
le porga la chioma, ché schiava di
roma iddio la creò.
stringiamoci a coorte siam pronti
alla morte l‘italia chiamò.
noi siamo da secoli calpesti, derisi,
perché non siam popolo, perché
siam divisi.
raccolgaci un'unica bandiera, una
speme: di fonderci insieme già l'ora
suonò.
stringiamci a coorte siam pronti
alla morte l‘italia chiamò.
uniamoci, amiamoci, l‘unione, e
l'amore rivelano ai popoli le vie
del signore; giuriamo far libero il
suolo natìo:
uniti per dio chi vincer ci può?
stringiamci a coorte siam pronti
alla morte l‘italia chiamò.
dall‘alpi a sicilia dovunque è
legnano,
ogn'uom di ferruccio ha il core,
ha la mano, i bimbi d‘italia si
chiaman balilla, il suon d'ogni
squilla i vespri suonò.
stringiamci a coorte siam pronti
alla morte l‘italia chiamò.
son giunchi che piegano le spade
vendute: già l‘aquila d‘austria Le
penne ha perdute. il sangue
d‘italia, il sangue polacco, bevé,
col cosacco, ma il cor le bruciò.
stringiamci a coorte siam pronti
alla morte l‘italia chiamò
LA PAURA
LA PAURA
a cura degli alunni della classe 1^B
Sommario:
Sommario:
Le parole della
LE PAROLE DELLA PAURA
1
paura.
Il figlio del
Cimitero.
Un fantasma nella
2
mia stanza.
Le mie paure.
Ho avuto
3
Veramente paura.
La paura di una
4
nuova esperienza
scolastica.
La paura di una
Che cos’è una fobia? La fobia (dal greco phobos, “paura”) è una paura eccessiva, ingiustificata e
Che cos’è unanei
fobia?
La fobia
(dal greco
phobos,
“paura”) assolutamente
è una paura eccessiva,
persistente
confronti
di persone,
oggetti,
situazioni
normali ingiustificata
per la maggiore
persistente
nei confronti di persone, oggetti, situazioni assolutamente normali per la maggior
parte
degli uomini.
parte degli uomini.
Ecco una “miniguida” alle fobie più curiose e diffuse.
Ecco una “miniguida” alle fobie più curiose e diffuse.
ACROFOBIA: terrore di cadere da una cima o da un luogo elevato.
ACROFOBIA: terrore di cadere da una cima o da un luogo elevato.
AFEFOBIA: paura di venire a contatto con i germi.
AFEFOBIA: paura di venire a contatto con i germi.
ANTOFOBIA: paura dei fiori.
ANTOFOBIA: paura dei fiori.
ANTROPOFOBIA: angoscia causata dalla presenza di altre persone.
ANTROPOFOBIA: angoscia causata dalla presenza di altre persone.
ARACNOFOBIA: paura dei ragni.
ARACNOFOBIA: paura dei ragni.
CLAUSTROFOBIA: paura dei luoghi chiusi.
CLAUSTROFOBIA: paura dei luoghi chiusi.
ERITROFOBIA: timore di arrossire in pubblico.
ERITROFOBIA: timore di arrossire in pubblico.
NICTOFOBIA: paura del buio.
NICTOFOBIA: paura del buio.
NOSOFOBIA: paura degli ospedali e degli ambulatori medici.
NOSOFOBIA: paura degli ospedali e degli ambulatori medici.
PANTOFOBIA: paura di affrontare situazioni nuove.
PANTOFOBIA: paura di affrontare situazioni nuove.
PIROFOBIA: paura del fuoco.
PIROFOBIA: paura del fuoco.
RUPOFOBIA: paura ossessiva dello sporco.
RUPOFOBIA: paura ossessiva dello sporco.
XENOFOBIA: paura degli stranieri.
XENOFOBIA: paura degli stranieri.
ZOOFOBIA: paura di alcuni animali: topi, serpenti, ma anche cani e gatti.
ZOOFOBIA: paura di alcuni animali: topi, serpenti, ma anche cani e gatti.
5
nuova esperienza
scolastica.
IL FIGLIO
DEL CIMITERO
E NOTIZIE
per finire
6
SULL’AUTORE:
Neil Gaiman (Neil
NOTIZIE SULL’AUTORE: Neil Gaiman (Neil
Richard MacKinnon Gaiman) è nato a Portchester
risate
Richard aMacKinnon Gaiman) è nato a Portchester
il 10 novembre 1960. E’ uno scrittore,
il 10 novembre 1960. E’ uno scrittore,
fumettista, giornalista, sceneggiatore televisivo
Crepapelle.
fumettista, giornalista, sceneggiatore televisivo
e radiofonico britannico. Si è sposato due volte
e radiofonico britannico. Si è sposato due volte
e ha tre figli: Holly, Michael e Maddy. Con “Il
e ha tre figli: Holly, Michael e Maddy. Con “Il
figlio del Cimitero” ha vinto il premio Hugo per il
figlio del Cimitero” ha vinto il premio Hugo per il
miglior romanzo nel 2009.
miglior romanzo nel 2009.
LA FRASE:
LA FRASE:
“Affronta la vita
“Affronta la vita
Son affanni e piaceri
Son affanni e piaceri
Che non siano inesplorate
Che non siano inesplorate
Le strade di ieri”.
TRAMA: Nobody Owens, detto Bod, rimane orfano in seguito
TRAMA: Nobody Owens, detto Bod, rimane orfano in seguito
all’assassinio della sua famiglia per mano di Jack del Mazzo. Lo
all’assassinio della sua famiglia per mano di Jack del Mazzo. Lo
spirito di sua madre lo affida a due defunti fantasmi che lo
spirito di sua madre lo affida a due defunti fantasmi che lo
crescono insieme ad altre creature soprannaturali nel cimitero. Il
crescono insieme ad altre creature soprannaturali nel cimitero. Il
piccolo Bod cresce insieme alla sua nuova e strana famiglia. Il suo
piccolo Bod cresce insieme alla sua nuova e strana famiglia. Il suo
tutore si chiama Silas, la sua maestra è miss Lupescu (un licantropo)
tutore si chiama Silas, la sua maestra è miss Lupescu (un licantropo)
e la sua unica amica, Liza, è una strega sotterrata in un terreno
e la sua unica amica, Liza, è una strega sotterrata in un terreno
sconsacrato. La sua famiglia, gli Owens, gli impedisce di
sconsacrato. La sua famiglia, gli Owens, gli impedisce di
oltrepassare il confine del cimitero perché la Confraternita dei
oltrepassare il confine del cimitero perché la Confraternita dei
Jack del Mazzo in epoca egizia aveva interrogato un indovino che
Jack del Mazzo in epoca egizia aveva interrogato un indovino che
aveva rivelato loro che un bambino avrebbe varcato il confine tra il
aveva rivelato loro che un bambino avrebbe varcato il confine tra il
mondo dei vivi e quello dei morti. Allora la confraternita aveva
mondo dei vivi e quello dei morti. Allora la confraternita aveva
deciso di inviare Jack del Mazzo ad uccidere la famiglia e il
deciso di inviare Jack del Mazzo ad uccidere la famiglia e il
bambino.
bambino.
COMMENTO PERSONALE: mi è piaciuto molto questo libro perché
COMMENTO PERSONALE: mi è piaciuto molto questo libro perché
racconta di un mondo sconosciuto: il mondo dei morti.
racconta di un mondo sconosciuto: il mondo dei morti.
a cura di Maria e Cristina
a cura di Maria e Cristina
LA PAURA
LA PAURA
UN FANTASMA NELLA MIA STANZA
Non avevo mai visto un fantasma né pensavo o speravo di incontrarlo; se fosse successo avrei avuto una reazione sicuramente curiosa. Di solito quando vado a letto non faccio fatica ad addormentarmi. Quella sera, invece, non riuscivo proprio a farlo, mi sentivo osservata, ma ero tranquilla
perché in casa c’erano i miei genitori. Poi mi ricordai che la mamma era già a letto e il papà era
uscito, perciò non c’era nessun altro sveglio oltre a me. Cominciai a sentire strani rumori, versi
molto acuti e assordanti che sembravano quasi lamenti. All’inizio pensai fosse la caldaia rotta,
dopo notai sul muro una strana ombra dalla forma assurda che piano piano prendeva forma: era
molto alta, aveva due grandi protuberanze sulla testa, una bocca larga con denti aguzzi ed era
avvolta da pesanti e arrugginite catene. Notai inoltre due occhi rossi che mi fecero così tanta
paura da farmi balzare giù dal letto. Non sapevo cosa fosse quell’essere che aveva preso vita. Come fa un’ombra a prendere
vita? E quella era veramente un’ombra? Si avvicinava sempre più e io potevo vederla meglio. Gli occhi spaventosi accompagnati dal cigolio delle catene erano i particolari più terrificanti e paurosi. Pensai ad un fantasma e mi dissi: “I fantasmi non esistono, o almeno spero!” Lo osservavo protetta da una pila di cuscini, sembrava davvero uno spirito e a quel punto gli scagliai
contro tutto ciò che mi capitava tra le mani: cuscini, peluches, ecc. Lui continuava a fissarmi con uno sguardo mortale. Mi
serviva un piano per sconfiggerlo; creai un diversivo e scappai in cucina a prendere l’aspirapolvere. L’essere era molto lent o,
lo ritrovai in corridoio ... a quel punto misi in funzione l’elettrodomestico e in un secondo era sparito. Buttai il sacco nel tritarifiuti e scappai verso la camera dei miei genitori dove vidi che mia mamma dormiva beatamente. Il mattino seguente le chiesi se aveva sentito degli strani rumori, ma lei disse che era stata una notte tranquilla ed io rimasi sbigottita.
Soprannominai il fantasma “MORTUS CIGOLANTE OCCHI ROSSI”. Spero di rivederlo, bè, pensandoci bene forse è meglio
di no e comunque quel fantasma deve sapere che non si può mettere contro di me e la mia aspirapolvere!
Livia
LE MIE PAURE
Le mie paure sono diverse, alcune le ho superate affrontandole, altre sono passate con il
tempo e altre sono ancora presenti. Da piccolo avevo molte paure, ad esempio quella del
buio, che quasi tutti i bambini hanno. Non volevo assolutamente stare da solo al buio! Que
sto timore l’avevo anche quando dalla mia camera, mentre facevo i compiti, guardavo il
bagno. Quella stanza era, ed è ancor oggi, sempre al buio e quando sbirciavo da quella par
te immaginavo di vedere uno spirito e avevo paura! Con il passare del tempo questa paura
l’ho superata. Un’altra paura che avevo da bambino era quella della cantina di un mio ami
co. Ci andavamo sempre quando ci annoiavamo e volevamo giocare perché secondo noi era
stregata. Io e i miei due amici discutevamo sempre su chi doveva stare davanti e chi in mezzo (il posto che secondo noi faceva meno paura e più sicuro). Adesso quando ci pensiamo ci viene da sorridere anche se in fondo in fondo … abbiamo ancora
fifa.
Ora che sono cresciuto ho scoperto altri timori: tanti ragazzi, ad esempio, hanno paura di morire, ma io penso che bisogna
vivere il presente e quindi la cosa non mi tocca. Una paura che invece non riesco a superare è quella dei ragni, sono aracnofobico! Un mio amico, con la mia stessa fobia, mi ha consigliato di schiacciarne uno per superarla, lui ha fatto
così. Ci ho provato, ma sono decisamente peggiorato e ora i ragni mi fanno schifo oltre che paura. Per non
parlare dell’Havana, una giostra in cui sono salito parecchie volte ma che ad ogni giro mi fa girare la testa e
venire l’ansia. Anche gli estranei mi incutono timore, questa paura me l’ha trasmessa mia mamma: dice che da quando esco da
solo con i miei amici ha sempre il batticuore perché teme che qualche estraneo mi faccia del male o mi rapisca.
Mattia
LA PAURA
9
HO AVUTO VERAMENTE PAURA
Era il 25 settembre 2012 e per il giorno della festa, come al solito, erano arrivate le
giostre in paese. Ero eccitata all’idea, avevo voglia di provarne di nuove. In compagnia di due mie amiche e di papà, decidemmo di salire su una giostra da grandi: il
“Cubalibre”. Era ricca di luci e costituita da una fila di sedili agganciati a due grandi
braccia di metallo. Osservai il primo giro perché volevo vedere di cosa si trattava e
notai che sopra non c’era nessuno della mia età: i ragazzi erano tutti più grandi. Partita la corsa i sedili iniziarono a dondolare a destra e a sinistra per poi fare giri
completi su e giù, ma tutto molto lentamente. L’altezza era notevole e dopo un po’
anche la velocità iniziò ad aumentare; a quel punto mi sentii intimorita perché soffro di vertigini e avevo visto scendere ragazzi con il mal di testa e la nausea. Mio papà mi chiese più volte se ero sicura d i
voler salire, le mie amiche ci tenevano così tanto che decisi di non deluderle. Titubante pagai il biglietto e salii. Una volta
seduta agganciai il sedile ad una struttura che avvolge il collo. La giostra non era ancora partita e avevo già i brividi, il sedile
era largo e avevo paura di cadere, volevo scendere ma non potevo perché a quel punto la giostra si era messa in moto. Ero nel
panico, guardavo su e giù cercando di farmi coraggio. Ad un certo punto la giostra si fermò in aria per qualche secondo e poi
scese a tutta velocità. Urlavo a più non posso, la velocità era infernale, stavo scivolando e sbattevo i fianchi contro il sedile.
Mio papà continuava a chiedermi se volevo scendere, ma io gli facevo cenno di no perché volevo finire il giro; ad un certo punto la giostra cambiò direzione aumentando ancora la velocità, a quel punto feci cenno di voler scendere e la corsa finì. Tanti
ragazzi mi fissarono e alcuni risero di me, ma ricambiai loro il sorriso quando li vidi scendere e stare male. Adesso ho superato la mia paura ed ora questa giostra è diventata la mia preferita.
Sara V.
HO AVUTO VERAMENTE PAURA
La paura per me è una sensazione di preoccupazione, di angoscia e soprattutto di spavento. Un giorno ho avuto molta paura. La scorsa estate sono andata a casa di una mia amica
per fare i compiti e giocare insieme. Quando sono arrivata lei è scesa ad accogliermi dal
quinto piano del palazzo dove abita. Ci siamo salutate e insieme abbiamo preso l’ascensore
per salire a casa sua, ci siamo messe a chiacchierare e dopo qualche secondo abbiamo
sentito un fortissimo rumore che ci ha fatto sobbalzare. Ci siamo guardate spaventate e
bianche in volto, abbiamo subito capito cosa stava succedendo anche se non ci volevamo
credere e infatti, dopo un secondo assordante rumore, l’ascensore si è fermato. Non ci
era mai capitata una cosa del genere, non sapevamo cosa fare e quindi cominciammo ad
urlare a squarciagola. Abbiamo continuato a gridare per cinque minuti nella speranza che qualcuno ci udisse, ma niente, nessuno sentiva. Eravamo spaventate, preoccupate, agitate e soprattutto non sapevamo cosa fare per attirare l’attenzione dei
condomini. Ad un tratto ci siamo rese conto che avevamo in tasca il cellulare e con un sospiro di sollievo abbiamo subito telefonato ai nostri genitori. Il telefono continuava squillare a vuoto e loro non rispondevano, era la fine, pensammo. A quel punto
iniziammo a chiacchierare e giocare pur di ingannare il tempo in quel luogo angusto e stretto. Dopo mezz’ora nessuno si era
ancora accorto che l’ascensore era bloccato e quindi era venuto in nostro soccorso. Ad un certo punto il cellulare della mia
amica si mise a suonare, finalmente suo papà la stava chiamando. Lei raccontò che eravamo intrappolate nell’ascensore del
palazzo e quindi suo padre chiamò i soccorsi. Dopo cinque minuti arrivarono i tecnici, ma ci volle un po’ di tempo prima che
riuscissero ad aprire la porta di quel maledetto vano. Alla fine abbiamo visto una luce filtrare da fuori e abbiamo capito che
eravamo libere. Siamo uscite immediatamente e abbiamo abbracciato i nostri salvatori. Da quel giorno ho paura a salire
sull’ascensore e prendo le scale per evitare di correre lo stesso pericolo; lo stesso vale per la mia amica, ci siamo promesse
c
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Maria
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LA PAURA
LA PAURA DI UNA NUOVA ESPERIENZA SCOLASTICA
Ho da qualche mese iniziato una nuova esperienza scolastica. Dalla scuola elementare sono passata alle medie e la differenza tra le due realtà è grande.
Alla scuola elementare conoscevo tutti i compagni e mi ero affezionata un po’
anche alle mie maestre. Mi è parso strano doverli lasciare. Al suono della
campanella che segnava la fine dell’ultimo giorno delle elementari, mi sono
sentita felice perché finalmente ero in vacanza, ma anche impaurita al pensiero che a settembre avrei cambiato scuola. Non sapevo cosa aspettarmi,
quali compagni avrei avuto, quali professori e in che classe sarei finita. Quando è arrivato il giorno di conoscere quale classe avrei frequentato e quali
compagni avrei avuto, ho sperato di essere nella B come alle elementari e di
avere qualche compagno della mia classe precedente; per fortuna così è stato. Ero sì terrorizzata, ma anche curiosa di sapere come sarebbe stata la nuova scuola. Prima di iniziare a frequentarla mi sono ripromessa di non essere più timida come ero
stata alle elementari e di coltivare nuove amicizie. Lunedì 7 settembre è iniziata la nuova avventura. Ho conosciuto nuovi
compagni, fatto nuove amicizie e ho scoperto che la scuola secondaria di primo grado di Sannazzaro de’ Burgondi non è tanto
tremenda come credevo. Sono felice di frequentare la mia classe.
Sara S.
Se dicessi che il mio passaggio tra scuola elementare e media è stato facile o difficile direi una bugia. È stato una specie di via di mezzo, bello,
entusiasmante, stimolante, ma anche difficile e impegnativo. Bello, entusiasmante e stimolante perché quest’anno ho nella mia classe dei nuovi
amici, dei nuovi insegnanti, ci sono nuove materie e ho fatto nuove esperienze come “sport exhibition”; è stato però difficile e impegnativo perché ci sono molte più verifiche, anche una al giorno, e quindi più materie e
cose da studiare. In una mattina alle elementari facevamo quattro ore, invece alle medie ne facciamo sei. Ricordo il primo
giorno di scuola media, io e le mie amiche eravamo davanti all’ingresso con la speranza di entrare il prima possibile. Quando si
sono aperte le porte sembravamo un gregge alla ricerca del pastore, in questo caso la professoressa di arte. Io, la professoressa e i miei compagni di classe, la 1^B, siamo saliti all’ultimo piano, nell’ultima classe a destra e abbiamo cominciato la lezione. Della 5^A, la mia ex classe delle elementari, ci sono pochi compagni, cinque compresa me. Siamo inseriti in una classe
abbastanza caotica, anzi, molto caotica, ce lo ripetono tutti gli insegnanti. Fortunatamente la professoressa di religione non
ci sgrida molto, sarà per questo che insegna questa materia? Infatti io la considero santa a sopportarci così come siamo!
Adesso che frequento le medie, come ho già scritto, ho più verifiche e interrogazioni oppure entrambe e quindi devo studiare molto di più … tuttavia sono soddisfatta perché mi sono abituata al nuovo ritmo di lavoro e riesco a sostenere nello stesso
giorno le varie prove. Per me è fondamentale avere bravi professori che siano comprensivi e pronti ad aiutarti in caso di difficoltà e lo stesso vale per gli amici: sono fortunata perché li ho entrambi. Ci sono diversi tipi di professori, quelli più severi
e quelli più elastici, però ognuno di loro è specializzato nella propria materia. Alle elementari invece c’era la maestra che poteva insegnare più argomenti: la maestra che insegnava matematica, scienze e musica; la maestra di arte, storia, geografia e
motoria; il maestro di italiano e inglese. Il mio parere sulla differenza tra elementari e medie è sempre lo stesso: le elementari erano semplici, con più svaghi, pochi compiti, verifiche e interrogazioni; le medie sono le elementari “migliorate” per così
dire, c’è meno tempo per lo svago, più compiti, più verifiche e molte più interrogazioni.
Livia
LA PAURA
Frequento la scuola media di Sannazzaro e da giugno ho lasciato le elementari. È stato piuttosto difficile lasciare la mia
classe perché lì ho trascorso cinque anni di scuola con i miei
compagni che sono soprattutto i miei amici. L’ultimo giorno di
scuola abbiamo fatto una festa: mangiato pizzette, focacce,
torte e giocato molto. Tutto è stato organizzato dalle nostre
maestre. Quando è suonata la campanella dell’ultima ora, io e i
miei amici abbiamo salutato le nostre care insegnanti e siamo
andati tutti insieme al ristorante a mangiare patatine fritte.
Le maestre ora mi mancano molto: la maestra Paola era
l’organizzatrice, la maestra Bruna era molto spiritosa e quando a qualcuno di noi dondolava un dente faceva la dentista, poi
c’erano la maestra Giancarla e la maestra Sara che insegnava
solo religione. Ora i professori sono aumentati così come le
materie, ad esempio ci sono francese e tecnologia. Ho anche
dei nuovi compagni, alcuni molto vivaci che a volte disturbano
durante le lezioni. In questi primi mesi di scuola mi sono trovata molto bene, nella mia classe ci sono ben nove miei ex
compagni delle elementari, ma anche con quelli nuovi ho socializzato e stretto amicizia. Quindi posso dire che l’esperienza
scolastica delle elementari è stata molto bella e ora mi manca
un pochino, ma questa alle medie è più divertente anche se ci
sono più compiti.
Maria
Il passaggio dalla scuola elementare alla scuola media mi ha sconvolto abbastanza, soprattutto quando ho visto che nella mia classe c’erano pochissimi miei amici delle elementari.
Con i nuovi compagni, però, ho fatto subito amicizia, ci siamo scambiati i numeri di telefono
e io ho subito creato il gruppo “1^B” su Whatsapp. Il primo giorno ero emozionato ma allo
stesso tempo spaventato , sinceramente, mi mancavano le elementari. Il primo mese non mi
sono impegnato molto, l’ho preso un po’ sottogamba, ma poi con il passare dei giorni ho inquadrato la situazione e ho capito come dovevo comportarmi. Certo che i primi tre mesi
sono stati veramente duri … con verifiche ogni giorno mi sono scordato il significato di “tempo libero”, ma alla fine ne è valsa
la pena perché fino ad ora i miei voti sono tutti più che positivi. Alle elementari, frequentate qui a Sannazzaro, dove frequento anche le medie, più che lavorare si giocava, mentre nella nuova scuola è il contrario, ma credo sia giusto così. Le medie
sono molto belle soprattutto perché si ha la possibilità di conoscere persone nuove e nuovi insegnanti, sono tutti ottimi, ma i
miei preferiti sono la professoressa di italiano (e non lo dico per farmi alzare il voto, ma lo penso veramente), il professore
di storia e geografia e la professoressa di scienze motorie e sportive. Comunque non posso lamentarmi di nessuno perché
sono davvero tutti bravissimi! Fortunatamente sono vicine le vacanze di Natale perché un po’ di riposo ci vuole dopo tre mesi
alle medie che sono sembrati lunghi come i cinque anni alle elementari. Frequentare le medie è bello e divertente anche se
credo che a tutti manchino un po’ le elementari.
Diego
Secondo me la scuola media è impegnativa, ma allo stesso tempo fantastica. E’ il luogo dove si sviluppa la vita sociale dello
studente. Il primo giorno ci si spaventa, è capitato anche a me, è normale e non bisogna preoccuparsi. Adesso che è quasi
finita posso dire che quest’esperienza mi è piaciuta molto.
Hiba
ITA
LA SCUOLA … E’ FIN
"Allora, com’è stato il tuo primo giorno?”
“Bellissimo! Abbiamo imparato tante cose
nuove!”
“Stupendo? E domani cosa farete?”
“Perché? Ci devo tornare!!!”
La maestra all’alunno: “Perché
hai scritto il tuo tema con una
calligrafia così minuscola?”
“Speravo che gli errori si vedessero di meno.”
La scuola è proprio come la
Divina Commedia:
l’entrata = l’Inferno
l’intervallo = il Purgatorio
l’uscita = il Paradiso.
Io perdo, tu perdi, egli perde,
noi perdiamo, voi perdete, essi
perdono.
Quanti furono i re di Roma?
Il professore chiede alla classe: “Sapete
cos’é l’H2SO4?”
“Io lo so e’ … e’ … ce l’ho proprio sulla
punta della lingua…”
Sette. E quale fu l’ultimo?
Il professore risponde: “E allora sputalo
subito che é acido solforico!”
Se la scuola fosse una corda
la salterei ogni giorno!
La maestra: "Come mai hai chiamato Adamo
il protagonista del tuo tema?".
Pierino: "Perché lei aveva detto di scriverlo
in prima persona..."
CONTO DI ESSERE SOPRAVVISSUTO AD
UN ALTRO ANNO SCOLASTICO
Un professore di una scuola
media è disperato per il comportamento dei suoi alunni e fa
loro un discorso:
"Ora basta! Credevo foste dei
ragazzi intelligenti e disciplinati, ma mi sbagliavo!
Se c'è qualche sciocco qui dentro, si alzi in piedi!"
Nessuno si muove. Dopo qualche minuto si alza uno studente
e l'insegnante gli chiede:
"Perché ti sei alzato?"
"Perché mi dispiaceva vederla lì
in piedi da solo professore..."
.
E se non mi viene in mente
nulla ?..
Pensa all’ultima cosa che hai
imparato. L’hai trovata in un libro? E’
emersa da una conversazione
che hai sentito o che hai avuto?
Di qualunque cosa si trattasse,
condividila.
Racconta quella storia a modo
tuo.
LA SCOMPARSA DI SPIKY
In una casa in campagna sperduta
re e le due sorelle a scuola. Mentre
abbandonata dello zio di Marelyn. Andò
tra le colline abitava una famiglia
tornavano, per la strada si accorsero
alla porta che era socchiusa... entrò e vide
che possedeva una fattoria. Sarah,
che c'era qualcosa di strano, qualcosa
il suo cane Spiky. Presa dall'emozione, ab-
la figlia più piccola di dodici anni,
che non andava. Quando
bracciò il cane e lo portò subito a casa.
amava vivere in campagna ma amava
arrivarono a casa si accorsero che il
Quando Sarah spiegò la storia alla fami-
soprattutto gli animali. La famiglia
cane era sparito. Sarah,
glia, Melanie decise di rinunciare all'amici-
infatti ne aveva molti: maiali, caval-
tutta spaventata, uscì di casa per cer-
zia di Marelyn e, da quel giorno in poi,
li, oche, galli e galline. Sarah però
carlo ma senza nessun esito. Quella
quest’ultima non vide più il cane e non en-
era molto legata al suo cane Spiky.
stessa sera preparò cartelloni da ap-
trò più in quella casa.
Spiky era bellissimo, tutti lo adora-
pendere per la ricerca. Passarono i
vano. Per questo Sarah era molto
mesi ma Spiky non si fece vedere, ora-
protettiva nei suoi confronti. Spiky
mai Sarah aveva smesso di cercarlo. Un
era ben educato, insomma un cane
giorno Marelyn chiese disperatamente
che tutti avrebbero voluto avere.
delle vecchie foto di Spiky e Sarah si
Melanie, la sorella maggiore di Sa-
insospettì per questo fatto. Così il
rah, era gelosa di sua sorella e sa-
giorno dopo, di nascosto, quando sape-
Salta una delle prime scuse di cui
rebbe piaciuto anche lei possedere
va che non c'era nessuno in casa, andò
un cane. Sarah e Melanie avevano
da Marelyn. Trovò le foto che le aveva
si nutre il blocco ovvero “non so
cosa scrivere”.
molti amici. Un giorno, al complean-
dato, il cibo del cane (lo
no di Melanie, gli invitati videro
stesso che dava a Spiky), alcuni giocat-
Spiky. Marelyn era la migliore amica
toli e spazzole per il pelo del cane, ma
di Melanie e desiderava un cane
di Spiky nemmeno l'ombra. Sopra il
come Spiky, ma non aveva una casa
tavolo trovò un indirizzo e per curiosi-
sufficientemente grande. Una set-
tà lo raggiunse. Non era distante, ci
timana dopo il compleanno, i genitori
volevano dieci minuti per arrivarci.
delle ragazze erano andati a lavora-
All'arrivo capì che quella era la casa
Anita Doria
classe 2c
E poi si sa che le idee sono come
le ciliegie: una tira l’altra…
.
.
Fuga dalla
verità
“Avevo
ragione: l’oggetto più
raro del museo rubato; serviva
più sorveglianza”, dissi al comandante della polizia. Ovviamente mi hanno affidato
l’indagine, ma con un particolare in più, mi hanno assegnato un aiutante, Stan. “Allora,
come ben saprai dobbiamo
indagare sulla scomparsa di
un pezzo della collezione del
museo. Domani faremo un salto nel luogo del reato. Ho già
qualche nome di persone sospettate” dissi a Stan porgendogli la lista. La mattina successiva andai in commissariato e incontrai Stan. “Allora, oggi andremo sul luogo del delitto per cercare delle prove” gli
comunicai. Salimmo in macchina e andammo al museo.
Arrivati lì entrammo e notai la
teca di vetro spaccata, molto
probabilmente da un martello.
“Stai tranquillo Shelf, ci penso
io a fare i rilevamenti qui” mi
disse Stan. Andai verso
l’uscita del museo per capire
se il rapinatore fosse uscito da
lì o da altre parti, mi soffermai
a guardare una crepa sul muro
abbastanza grande. Il rapinatore potrebbe essere uscito da
quella crepa. “Shelf, io ho finito di raccogliere le prove, torniamo in commissariato”. Ci
incamminammo verso l’uscita e
notai che Stan aveva uno
sguardo preoccupato, come se
temesse di essere accusato di
qualcosa. Salimmo in macchina e
tornammo in commissariato. Una
volta lì Stan portò le prove raccolte nel suo laboratorio personale e
si chiuse dentro. Decisi di entrare
anch’io per poter visionare ed
analizzare le prove. Misi una mano sulla maniglia ma mi accorsi
che il laboratorio era chiuso a
chiave. “Stan, posso entrare?
Vorrei poter analizzare le prove”
dissi a Stan dall’altra della stanza. “Sí, un secondo” mi rispose
Stan. Dopo qualche minuto Stan
mi fece entrare nella sua stanza
e notai subito che le prove non
erano in vista. “Stan, dove hai
messo le prove?” “Beh … le ho
messe nell’armadio, almeno nessuno può vederle” disse timidamente e con tono insicuro. “Sarai
forse tu il colpevole, visto che
nascondi le prove?” gli chiesi sarcasticamente facendomi scappa-
re una risata. Notai che divenne pallido. “Stan, stavo scherzando” gli
dissi rassicurandolo; lui si rilassò ma
notai del terrore nei suoi occhi. Stan
uscì frettolosamente dalla stanza …
Così decisi di dare un’occhiata nel
suo laboratorio, guardai attentamente i suoi oggetti e notai un martello;
mi ritornò in mente la crepa sul muro, osservai ancora il martello e mi
venne in mente chela crepa poteva
essere compatibile con la forma del
martello … ora era tutto chiaro …
Stan era il colpevole! Comunicai subito la notizia al mio superiore e
Stan venne arrestato.
Alice Scala
classe 2c
.
Scrivere non è
vivere.
E’ forse
sopravviversi.
Blaise Cendrars
.
RED
POLICE
.Red Police
Mi presento, sono Serena, ho
sedici anni e amo risolvere gli
enigmi.
Un giorno mi svegliai come
tutte le mattine. Mi alzai dal
letto e andai a lavarmi la faccia, poi scesi a fare colazione
e vidi un biglietto di mia madre
su cui c’era scritto che sarebbe tornata a casa verso le
14.00. Uscii e mentre andavo
a scuola notai che tutti stavano parlando “segretamente ”
di qualcosa o qualcuno... Mah!
Non diedi loro troppo peso e
mi infilai le cuffiette nelle orecchie, come sempre. Entrai in
classe e il professore ci disse
che i genitori di Manuele avevano chiamato la scuola per
avvisare che si era sentito male e che quindi non poteva venire.
Dopo le lezioni tornai a casa e
trovai mia madre. Lei è una
poliziotta e quindi alcune volte
è impegnata a fare i turni notturni. Mentre mangiavamo lei
mi disse: “Oggi c’è stato un
altro omicidio, la vittima è un
certo ragazzo che si chiama
Manuele Benson, ha…”
La interruppi e le risposi: “Lo
so che età aveva, sedici anni,
era in classe con me ed era il
mio miglior amico...” Mi sentivo
male solo all’idea che qualcuno
avesse potuto ucciderlo….
Finito di mangiare aiutai la mamma a sparecchiare e a riordinare.
Da quando mio padre era andato
via di casa, vivevamo io e mia
madre da sole.
Essendo un’appassionata di misteri decisi di andare con lei in
commissariato per sapere di più
sull’omicidio di Manuele. In macchina ripensai alle parole del professore e quindi mi venne un
dubbio.
Lui aveva detto che i genitori del
mio amico avevano chiamato la
scuola avvisando che era ammalato, a meno che…. I miei pensieri vennero interrotti dall’allarme
del commissariato.
Corsi verso mia mamma e le
chiesi: “ Cos’è successo?”. E lei:
“C’è stato un omicidio in commissariato, il colpevole è scappato.”
Allora pensai: “Un altro omicidio?
Ma perché? E chi è l’assassino?
Sicuramente doveva conoscere
molto bene l’edificio se conosceva esattamente le abitudini della
vittima, così come conosceva
bene dove si trovava Manuele.
Ora dobbiamo solo trovare il colpevole.”
Il giorno dopo feci colazione e
mentre andavo a scuola mi sentii
molto osservata, mi guardai intor
no e vidi una sagoma nera nascosta
nella penombra che mi spiava. La
vidi correre via e decisi di seguirla
perché ero molto curiosa, troppo
curiosa di sapere chi fosse.
Ma dopo un po’ notai che erano le
8:15, era meglio andare a scuola e
lasciar stare quell’uomo. Meglio non
mettersi nei guai!
Entrai e notai che l’insegnante di
storia, Simon Bedger, era molto agitato. Anche durante la lezione continuava a muoversi e gesticolava
continuamente con le mani, per questo pensai che nascondesse un segreto, ma quale?
Uscita da scuola andai al commissariato con mia madre e un suo collega, Bill, ci venne incontro, dicendo
che aveva un sospetto su una certa
persona.
Mentre stava per dire il suo nome…..BUM…… tutte le luci si spensero. Nessuno vide più niente, tranne me. All’improvviso vidi una sagoma nera, la stessa che mi aveva seguito a scuola. Dopo qualche minuto
tutto tornò alla normalità, le luci si
riaccesero, ma il povero Bill era steso a terra.
Morto accoltellato.
Eravamo tutti sconvolti. Dalla sua
tasca notai che usciva un biglietto
con le lettere ritagliate da un giornale. Lo presi senza farmi vedere e lo
nascosi nella tasca dei pantaloni.
Uscii dal commissariato e arrivata in
.
un posto sicuro incominciai a
leggere ad alta voce:
“CIAO SERENA, SO DOVE
SEI E TI STO GUARDANDO,
MA NON E’ QUESTO QUELLO CHE TI VOGLIO DIRE.
SE IL MISTERO VUOI SCOPRIRE
TRA VENTI MINUTI ALLA
LIBERTA’ DOVRAI VENIRE
MA NON OSARE RITARDARE,PERCHE’ UNA BRUTTA
FINE POTRESTI FARE”.
Restai impietrita ma dovevo
scoprire il mistero per rendere
giustizia al mio amico.
Mi incamminai verso il locale
“Libertà” e, d’un tratto, per
strada mi sentii toccare la
spalla destra. Mi girai di scatto
e vidi quell’uomo, lo stesso
che mi seguiva da giorni. Mentre pensavo se fosse stato lui
a uccidere Bill, mi trascinò in
un piccolo vicolo e lì mi disse:
“ Sei venuta! Bene! Ho un
compito per te. Devi uccidere
l’agente Roger”. “Non capisco
perché!” gli risposi.
A quel punto lui mi raccontò
che per colpa dell’agente, del
padre di Manuele e di Bill, aveva perso il lavoro, perché
una volta era arrivato ubriaco
durante una missione speciale, compromettendone il buon
esito e per tale ragione venne
rimosso dall’incarico e licenziato. Così capii perché conosceva esattamente la struttura
interna del commissariato. “ Okay, lo farò, ma poi basta con gli omicidi” gli risposi. Dissi che l’avrei fatto, ma... avevo un piano.
“Non osare dire niente altrimenti…..” aggiunse. E poi andò via.
Mentre tornavo a casa mi accorsi che per strada c’era troppo silenzio e questo mi inquietò molto.
Arrivata, mentre mia madre apparecchiava, le raccontati tutto. Sapevo che non potevo parlare, ma dovevo.
Organizzammo un piano. Nel momento in cui avrei dovuto uccidere
Roger, in centrale ci dovevano essere solo poliziotti finti, così che
quelli veri potessero avere il tempo di cercarlo.
Il giorno dopo andai presso il luogo di lavoro di mia madre e mettemmo in atto il piano. Andò tutto come previsto: mia madre salì sul
tetto, così da avere una buona visuale e vide l’uomo spiarci con un
binocolo da una piccola finestra.
Lo comunicò agli altri, i quali, dopo aver sfondato la porta
dell’appartamento in cui era nascosto, entrarono e lo catturarono.
Lo portarono via e, interrogandolo, scoprirono che il suo vero nome
era Jhon Dick. Dopo qualche ora quest’ultimo confessò di aver agito solo per vendetta, dichiarando che non era sua intenzione uccidere Manuele, ma che, purtroppo, lui si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato perché, in realtà, doveva esserci il padre in quel luogo.
Monaco Nicole
classe 2c
.
Rosso Natale
<<C’era da aspettarselo>> disse papà alla cena della vigilia di Natale <<George Goldmean fatto fuori. Ricco com’era avrebbe dovuto
aspettarselo>>.
<<Papà>> intervenni <<Ma perché proprio lui? Tra tutti in ricconi di
New York lui, forse, era il più simpatico>>
<<Vero, ma acquisendo così tanto denaro in così poco tempo…>>
<<Se certa gente non girasse per queste strade…>> disse mamma
in tono speranzoso <<Di sicuro se li facessero fuori, la polizia neanche indagherebbe>> rispose papà prendendo un’altra ala di tacchino.
.
.
Mi chiamo Denny Vancoover e
sono il figlio di un poliziotto.
Mio papà si chiama Travis
Vancoover ed è uno dei migliori agenti del distretto di polizia. Mia mamma, invece, si
chiama Anne Brender e lavora
come cuoca in uno dei più importanti ristoranti della città.
Tornando a quei giorni…
Mi risvegliai un po’ di soprassalto. <<Era tutt
o un sogno, meno male!>>
dissi tranquillizzandomi, per
poi gridare per tutta la casa
<<E’ Natale! E’ Natale! Si aprono i regali!>>. I
nsomma, svegliai mamma e
papà che scesero per vedermi
spacchettare i regali.
<<Bellissimi, grazie!>>.
Mentre ci spostavamo in cucina per fare colazione papà
ricevette una chiamata.
Travis’ p.o.v. (point of view,
punto di vista)
Ci incamminammo per andare
in cucina quando ricevetti una
chiamata: <<Pronto? Oh, certo, arrivo subito…>>.
<<Chi era papà?>> mi chiese
Denny <<Il lavoro!>> risposi
<<Hanno 15 nuovi, possibili,
sospettati. Ed un nuovo omicidio. Farò colazione con voi e
poi andrò a sgobbare>> ironizzai infine.
Rosso Natale
Dopo colazione…
Misi giacca, cappello, pantaloni e
stivali; pronto! Salutai Denny e
Anne e mi incamminai verso la
nuova scena del crimine. Questa
volta la vittima era un ragazzo,
all’incirca di 20 anni, che era diventato da poco un grande pilota.
Osservai che i due omicidi avevano una cosa in comune: la carta. Infatti, Goldmean era stato
trovato morto e immerso in un
“bagno” di soldi e pezzi di carta
verde disegnati come le banconote, questo ragazzo, invece, era
stato trovato dentro la sua Ferrari
con l’origami di una macchina da
corsa. Inoltre, entrambi non riportavano ferite ma solo un segno
attorno al collo. Probabilmente
erano stati strangolati. Con un
paio di guanti esaminai l’origami
e notai una lettera in una delle
sue perfette piegature. Lo smontai ed apparve un messaggio.
Denny’s p.o.v.
Pensai a papà, al suo lavoro e
decisi di andare da lui. Mamma
mi accompagnò da papà e decisi
di provare ad essere un piccolo
detective.
Travis’ p.o.v.
Vidi Denny arrivare ma, invece di
abbracciarmi, mise dei guanti e
lesse il fogliettino. <<Papà perché è scritto in francese?>>. In
francese? Ecco perché non riu-
scivamo a leggerlo! <<Potresti tradurmelo per favore?>> gli chiesi
<<Certamente>> rispose lui ed iniziò
a leggere.
<<Soldi rubati, fama venduta
La prossima vittima è ormai deceduta;
girate a destra e poi a sinistra
se volete seguir la mia pista;
morto di qua, morto di là
sempre un origami ci sarà;
se mi volete seguire per sempre
andate pure alla chiesa cadente.>>
La chiesa cadente? <<E’ facilissimo
papà! E’ la vecchia chiesetta di
Sant’Agostino!>> Ma che?! Come
aveva fatto a capirlo lui e non noi?
Denny’s p.o.v.
Ci incamminammo verso la chiesa
per trovare una scena orribile: don
Pietro crocifisso sull’altare a testa in
giù, con l’addome scorticato e le budella penzolanti. L’origami era dentro una di quelle tagliate. Era la riproduzione con la carta di un angioletto, ovviamente intriso di sangue
per la sua collocazione, contenente
una piccola busta di plastica con, al
suo interno, l’indizio seguente. Questa volta nessun indovinello in nessuna lingua straniera. Semplicemente diceva: “Coraggioso a venire.
Vuoi incontrarmi? Guardati le spalle”. Mi si gelò il sangue nelle vene.
Mi voltai e vidi qualcosa muoversi
nella penombra del sottotetto, un po’
distrutto, e poi… buio…
completamente nero… Cercai di urlare ma una mano mi tappò la boc-
.
Rosso Natale.
ca. Sentii un forte dolore al
braccio e poi più nulla.
Travis’ p.o.v.
Vidi qualcosa muoversi nella
penombra dei pezzi rimanenti
del sottotetto, ma quando mi
voltai per vedere se Denny
stava bene non lo vidi più.
<<Denny! Denny! Dove sei
Denny!>> gridai. Sperai di
sentire la sua dolce voce ma
niente. Mi inginocchiai, per poi
mettermi a piangere.
Denny’s p.o.v.
Appena ripresi conoscenza mi
ritrovai in un posto totalmente
diverso. Era una stanza bianca, vuota. Davanti a me si trovava una telecamera, probabilmente accesa. Dietro ad
essa, un uomo alto, vestito di
nero e con un passamontagna
che gli copriva il viso.
<<Allora… tu sei il figlio di
Vancoover, giusto?>> mi chiese. La sua voce era strana.
Era una di quelle voci facilmente creabili da qualche programma del computer. E ora
la stava usando per camuffare
la sua. Era l’assassino, non
c’era dubbio. <<Sì>> risposi
sicuro. <<Dimmi…>> continuò
lui <<A che ore va al lavoro
tuo padre?>> <<Inizia il mattino alle 7.00 e finisce la sera
alle 22.00>> mentii. <<Quindi
lo vedi la mattina prima di andare
a scuola e la sera prima di andar e a d o r m ir e g iu s t o ? > >
<<Esatto>> <<E dimmi… vai mai
a trovarlo quando è al lavoro?>>
<<Sì. Quasi ogni giorno, ma devo
avere il suo permesso>> mentii
di nuovo. <<Bene… allora, se
vuoi vivere, dovrai attaccare questa piccola bomba in centrale e
premere il pulsante per attivarla.
Il timer sarà a lungo termine,
tranquillo, ti basta solo non andare in centrale per una settimana,
circa. Il TG darà subito la notizia.
Ah, un’altra cosa… il suono della
bomba avrà il suono della suoneria del tuo cellulare, per non dare
nell’occhio. E ricorda… se ne fai
parola con qualcuno… MORIRAI! Io ti seguirò al sicuro grazie
a questo chip, posso sentirti parlare e vedere cosa fai.>> e mi
attaccò un aggeggino sul collo.
<<Tranquillo, non si vede. Ora…
>> e quando finì la frase sentii di
nuovo il dolore al braccio.
Travis’ p.o.v.Mentre correvo a
perdifiato in centrale per chiedere
di Denny lo trovai che correva
nella mia stessa direzione.
<<Denny!>> <<Papà! Dov’eri?>>
<<Ti stavo cercando! Tu piuttosto?>> <<Mi avevano portato
fuori ma sono riuscito a fuggire.
Tranquillo>>. Quando tornammo
a casa mi mostrò un fogliettino
dicendomi <<Ho un problema, un
uccellino fa chip chip e mi sve-
glia. Se al tuo compleanno non ci
sono mi piazzo fuori casa aspettandoti là. Credimi sarà una bomba!
Solo a pensarci esplodo!>>. Dopo di
che guardò il suo cellulare e mi
mandò un messaggio: 1 parola su 4.
Dopo un po’ di tempo capii il messaggio: Ho un chip se non piazzo la
bomba esplodo. Decisi di passargli
uno scanner mentre dormiva: aveva
un chip sul collo.
Il mattino seguente…
Portai Denny in centrale e lo esaminammo. Gli mandai un messaggio in
cui gli chiedevo della bomba. Ultimamente leggeva i messaggi con lo
schermo in alto… forse per il chip. Il
suo messaggio di risposta fu semplice: “ha la suoneria del mio cellulare
e del mio timer”. Così piazzò la bomba ma sfiorò il tasto, senza premerlo. Il rumore si sentì comunque.
<<Oh, un messaggio!>> disse e mi
scrisse: “tranquillo, era il mio timer”.
Dopo qualche giorno riuscimmo a
risalire all’assassino e ad arrestarlo.
A quanto pareva il nostro killer era
un uomo sulla ventina che aveva
perso la carriera tutto d’un tratto e
che uccideva chi la carriera la acquisiva molto velocemente (il prete stava diventando papa).
Ecco perchè, secondo me, dovreste
accettare mio figlio in questo reparto
investigativo.
Cecilia Guarnieri,
classe 2c
.
Sei omicidi
Il mio nome è Isabel Argent, sono un’ investigatrice della polizia di
Boston. Ed ora parlerò del mio primo caso di omicidio.
A Boston era appena iniziata una serie di omicidi; io, essendo
nuova, lavoravo con l’investigatore al quale era stato affidato il
caso(Scott Mour).
I cadaveri erano cinque, tre ragazzi e due ragazze, due ragazzi
ed una ragazza biondi, una ragazza mora ed un ragazzo rosso,
uno di Rode Island, uno del Vermont, due del Delaware ed una
della Georgia.
I ragazzi avevano un’ età compresa tra i venti e i venticinque anni, non avevano molto in comune, ma il modo in cui erano morti
era identico per ogni caso.
Andai insieme a Scott dal medico legale che ci fece vedere la modalità di morte sui cadaveri; ci disse che si trattava di morte per
strangolamento.
Così mi venne in mente che, trattandosi di ragazzi giovani, potevano aver frequentato lo stesso college.
Infatti era vero, erano andati tutti in un college a Georgetown, nel
Delaware; così la cerchia si restrinse.
A Scott venne in mente che le vittime potevano essere inserite
nello stesso gruppo di studio o in in altri gruppi
Così andai in quel college insieme a
Scott, dove interrogai una piccola
ragazza con i capelli castani, ovvero
la coinquilina di una delle ragazze
morte.
Appena le dissi che la sua compagna di stanza era morta scoppiò a
piangere; quando finì di piangere le
chiesi se l’amica fosse in qualche
gruppo di amicizie ed infatti avevo
ragione, la sua amica ed altri cinque
ragazzi erano il gruppo più popolare
di tutto il college; così Scott le chiese il nome dei componenti del gruppo che poi erano anche i nomi dei
cadaveri tranne uno.
Si chiamava Liam Hale; avendo già
finito il college, perché era più grande degli altri, lavorava come caporeparto dell’aeroporto di Portland, nel
Maine.
Tornammo a Boston per cercare
qualche altro collegamento prima di
tornare a casa; verso le 21,30 Scott
trovò un articolo che parlava di un
alunno del college di Georgetown
morto impiccato in camera sua, ma
sul rapporto c’era scritto “Suicidio”.
Pensai subito che fosse stato l’inizio
della successione di omicidi; ma ormai erano le 23,00, così decisi di
tornare a casa perché la mattina dopo mi sarei dovuta svegliare alle
6,30 per andare insieme a Scott a
Portland.
Stranamente mi svegliai alle 5.00
del mattino; continuavo a pensare a
quel caso che mi sembrava troppo
semplice .
.
tra i venti e i venticinque anni, non avevano molto in comune, ma il modo in cui erano morti era identico per ogni caso.
Sei omicidi
Andai insieme a Scott dal medico legale che ci fece vedere la modalità di morte sui cadaveri; ci disse che si trattava di mor te per
Arrivata a Portland vidi che
l’aeroporto in quel giorno era
stranamente vuoto per essere
l’aeroporto principale del Maine; Scott si diresse all’ufficio
informazioni per chiedere di
Liam Hale e la giovane ragazza di fronte a lui gli rispose
che si trovava in sala comandi
in fondo a destra.
Entrai per prima, era una lunga e stretta sala buia illuminata leggermente dalla luce dei
computer.
Non c’era nessuno, molto strano, così estrassi la pistola e la
torcia e continuai ad andare
avanti; non sentivo Scott,non
sentivo anima viva, continuai
ad andare avanti, vidi che i
computer stavano finendo ma
c’era altro spazio; iniziai a sentire un tintin che continuava
gradatamente fino a diventare
sempre più veloce; sentii che
la mia scarpa era in una pozza, guardai e vidi che era caffè; sentii un rumore e mi girai,
vidi Scott e così mi rigirai e la
torcia indicò un cadavere che
dalla foto, che avevo visto alla
centrale, sembrava essere
quello di Liam Hale.
Dieci minuti dopo arrivò la polizia di Portland che prese il cadavere e fece le solite analisi.
Non mi tornava una cosa sola,
ovvero il ragazzo morto l’anno
prima con questa serie di omicidi.
dall’interno della stanza.
Cercai altre informazioni su quel
caso e trovai che il ragazzo era
spesso preso in giro da questo
gruppetto di sei ragazzi dei quali
non vennero fatti i nomi.
Urlai di aprirmi la porta, ma una
persona dalla voce spaventata mi
rispose di andarmene via.
Non dissi niente a Scott e il giorno
dopo andai di nuovo in quel
college, dove chiesi altre informazioni su quel ragazzo, ma nessuno
sapeva niente.
Ad un certo punto mi si avvicinò
un ragazzo molto alto, che indossava un maglione non adatto ai
venticinque gradi che c’erano, il
quale mi disse che il ragazzo aveva un fratello minore che dopo la
sua morte divenne molto irascibile.
Lo cercai sul computer del college,
si chiamava Peter Eaton.
Infatti era vero, sul computer del
college venivano anche segnalati
dei richiami riguardanti delle risse
con molti ragazzi.
Ad un certo punto, dopo essermi
fatta confermare da altri ragazzi la
storia delle risse, stavo per andare
a cercare il ragazzo, ma prima
pensai di chiamare Scott. Dopo
avergli raccontato tutto, mi diressi
al dormitorio, che era spaventosamente silenzioso; tutte le porte
erano chiuse, cercai la stanza numero 2; tentai invano di aprire la
porta ma non si apriva, però sentivo dei rumori che provenivano
Io, ovviamente, non me ne andai,
ma con un calcio ruppi la serratura
della porta; vidi un ragazzo legato
per terra, non vidi l’altro ragazzo,
ovvero colui che stavo cercando,
fino a che non sentii una pistola
puntata alla mia testa. Era il fratello del ragazzo morto, mi stava minacciando, così cercai di disarmarlo e ci riuscii, però aveva un’altra
pistola che non avevo visto ed ora
era troppo lontano per essere disarmato.
In quel momento pensai solo a
Scott che non era ancora arrivato
con i rinforzi dopo più di un’ora e
mezza. Peter mi disse di stare zitta,
io ero vicino alla finestra, l’altro ragazzo per terra vicino alla porta
dove si trovava Peter; in quella
stanza ci fu un silenzio di tomba
per più di mezz’ora. Peter, ad un
certo punto, si girò ed io estrassi
dalla tasca dei pantaloni il mio registratore e lo accesi.
Gli chiesi se fosse stato lui l’artefice
degli omicidi , lui mi rispose di sì,
così gli chiesi perché li avesse
compiuti e perché essi erano avvenuti con quella modalità.
Mi rispose che era colpa delle vittime se suo fratello si era suicidato
.
.
impiccandosi in camera sua,
così si era vendicato.
Poi mi disse che dopo quella
confessione mi avrebbe uccisa, come avrebbe fatto con il
suo compagno di stanza, perché anche lui aveva ascoltato
la sua confessione, ma in quel
momento vidi la polizia dalla
finestra, così iniziai a temporeggiare fino a che Peter mi
disse di smetterla di parlare;
alzò la pistola e Scott, che nel
frattempo aveva fatto irruzione
nella stanza, gli diede un calcio alle gambe e lui, cadendo
di faccia, mollò la pistola; io la
afferrai e Scott arrestò Peter
con l’accusa di omicidio premeditato, tentato omicidio e
possesso illegale di arma da
fuoco.
Infine consegnai al mio collega
il videoregistratore, che successivamente venne usato in
tribunale per incriminare Peter
Eaton, che ora è ancora in prigione.
Giulia Raho,
classe 2C
.Qual
è il colmo per un prof di
tecnologia?
Qual è il colmo di una
giostra?
Mettere in riga i suoi alunni
Essere presa in giro
Qual è il colmo per un re?
Dormire in un letto a castello
.Qual
è il colmo per un gigante?
Non essere all’altezza
Qual è il colmo per una
presentatrice TV?
Affogare quando una trasmissione va in
onda
Qual è il colmo per un
giardiniere?
Essere al verde
Qual è il colmo per uno squalo?
.Qual
Essere squalificato
è il colmo per oculista?
Innamorarsi ciecamente
Qual è il colmo per un
medico?
Essere paziente
Qual è il colmo per un
elettricista?
Mettere alla luce un figlio
Qual è il colmo per un
matematico?
Non avere nessuno su cui contare
.Qual
è il colmo per un
insegnante?
Non avere classe
Qual è il colmo di un pizzaiolo?
Avere la figlia che si chiama margherita che fa la capricciosa ogni quattro stagioni
Ludovico 1A
.
.l
La danza è una disciplina diffusa in tutti i Paesi del mondo e l’uomo la praticava sin dalla preistoria.
Certamente ogni popolazione ha reso propria la danza personalizzando movimenti,costumi e riuscendo ad esprimere una propria personalità.
La danza in quanto disciplina sportiva può avere diverse funzioni: è utile per scaricare la tensione accumulata durante una giornata lavorativa o di studio.
Inoltre è una buona occasione per socializzare e quindi fare nuove amicizie,ma soprattutto aiuta a comunicare attraverso l’espressione del corpo
Chi pratica questa attività sportiva ne trae vantaggi a livello posturale, di coordinazione motoria e inoltre fa bene alla salute.
Sono 10 anni che la danza mi fa compagnia nei momenti belli e in quelli più difficili; per esempio in
questa fase della vita molto particolare che è l’adolescenza. Essa è un ottima valvola di sfogo per la
mia aggressività e mi aiuta a dire quello che non riesco ad esprimere a parole data la mia timidezza.
Per concludere vorrei parlare di una ballerina che reputo a dir poco perfetta,nei suoi movimenti soprattutto.
.
.l
Lei è Ambeta Tamaroni. Nata il 2 Aprile 1979 a Tirana,in Albania. Ha partecipato
all’edizione del programma “AMICI DI MARIA DE FILIPPI” nell’anno 2002 e 2003.
Ha studiato danza in un’accademia albanese,la stessa frequentata dal ballerino
Kledi Kadiu,e si è fatta apprezzare con la sua grazia, eleganza e leggerezza,anche qui in Italia.
E quesono
sta
io..
.
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Nomi
Genere
Canzoni
Cantante
Maria
pop
Love yourself
Ariana Grande
Hiba
pop
Voglio vederti danzare
Lady Gaga
Erik
rap
Fedez
Sara S.
pop
Vorrei ma non posto
Il paradiso non esiste
Livia
pop
Est-ce que tu
m'aims
Sara V.
pop
Noi siamo infinito
Roberto
rap
Anni d'oro
Gemitaiz
Andrei
rap
Feded
Fedez
Giovanni
rap
Wake up
Rocco Hunt
Riccardo
rap
Marjouna
Ghali
Bryan
rap
Scusa
Gemitaiz
Emma Marrone
Maitre gims
Alessio Bernabei
.
.l
Nomi
Genere
Canzoni
Cantante
Diego
pop
Wake up
Rocco Hunt
Erjon
pop
Feded
J-ax
Federica
pop
All of me
John Legend
Michaela
pop
Rompedon
Ariana Grande
Mattia
pop
Vorrei ma non posto
Fedez
Premala
pop
A modo tuo
Fedez
Denada
pop
Dangerous woman
Ariana Grande
Nicolò
rap
Magnifico
J-ax
Yessin
rap
Waka Flocka
Justin Bieber
Federica, Denada, Michaela 1B
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LA VISITA A SCALDASOLE
Sabato 14 maggio ’16 noi e le altre classi prime e la seconda B siamo andati a Scaldasole in visita al paese
in particolare al Comune , alla Chiesa e alla Biblioteca .
La giornata è iniziata con le prime tre lezioni normali del lunedì e alle 10:40 siamo partiti con il pullman
e siamo arrivati circa 15 minuti dopo a Scaldasole .
Appena arrivati il sindaco ci ha accolti con un saluto e un discorso .
In seguito ci hanno suddiviso in tre gruppi e ognuno di questi è andato in un luogo diverso .
Il nostro gruppo è andato prima in Comune dove il Sindaco ha spiegato come funziona e ci ha mostrato i
vari uffici che lo compongono .
Infine si amo entrati in una sala dove si svolgono
le assemblee o riunioni ma anche i matrimoni civili.
LA VISITA A SCALDASOLE
Dopo siamo andati in Chiesa dove il
don ha spiegato l ‘ origine della chiesa
San Giuliano Martire e anche come è
costruita .
Successivamente siamo andati in Biblioteca . Il presidente della Biblioteca ha mostrato come si svolge il lavoro della biblioteca e la
loro catalogazione.
.
Infine abbiamo preso in prestito alcuni libri della Biblioteca e siamo andati fuori a mangiare .
Poi siamo ritornati a scuola con il pullman Maria, Cristina, Hiba
Classe 1B
.
Una giornata particolare
Mercoledì 11 maggio 2016 io la mia classe (3^B) e le
altre tre terze siamo andati a Gardone Riviera a visitare “Il Vittoriale degli Italiani”, la casa dove Gabriele
D’Annunzio, grande poeta del Decadentismo in Italia, trascorse gli ultimi decenni della propria vita.
Siamo partiti alle 7:30 e dopo un viaggio di circa 2:30
siamo arrivati. Fatto un breve percorso a piedi siamo
arrivati al Vittoriale.
Una volta entrati ci hanno divisi in gruppi e ci
hanno fatto depositare
gli zaini. Fuori ci aspettava una guida che ci ha
condotto all’interno della
casa. Saliti pochi gradini
c’era una colonna con
sopra un cesto di melograni simbolo di abbondanza e fertilità (il poeta
era molto superstizioso)
che, come ci ha spiegato la guida, era molto
im po r t an t e
p e rc hé
“divideva” in due la casa: a destra c’era la sala degli amici, gli ospiti graditi, mentre a sinistra c’era la
stanza degli scocciatori, i creditori e altri ospiti poco graditi.
La guida ci ha anche raccontato che quando Benito
Mussolini andò da D’Annunzio dovette aspettare due
ore perché per il poeta l’amicizia era una cosa sacra
e quindi gli amici avevano la precedenza.
Abbiamo cominciato la visita con la sala degli scoc-
ciatori dove c’era un grammofono per ammazzare
il tempo durante l’attesa, un tavolo, comode poltrone, uno specchio e una frase per gli ospiti scritta
dal poeta stesso; subito dopo c’era la stanza della
musica poi la stanza del mappamondo dove c’è un
enorme mappamondo e circa seimila libri (in casa
ci sono circa trentatremila libri) quasi tutti di storia
dell’arte scritti in lingua tedesca questi libri sono
l’unica cosa conservata dal poeta dato che arredò
completamente la casa con l’aiuto dell’architetto
Maroni. Successivamente abbiamo visitato uno
studio del poeta dove ci sono ancora dei vestiti e
delle scarpe del poeta e la sua personale farmacia
lì, soprattutto quando diventò più vecchio, si faceva servire la cena e poco prima che mangiasse
una sera del 1938 morì a causa di un emorragia
cerebrale.
Dopo abbiamo visto la sua camera da letto dove
era scritto che i peccati sono cinque perché due
erano quelli commessi da lui uno dei quali è la lussuria; poi c’era una veranda che fa arrivare in camera una luce indiretta perché il poeta era foto
fobico all’occhio sinistro e cieco all’occhio destro.
Visitate altre stanze come i lussuosi bagni e altri
studi del poeta siamo arrivati ad una stanza dove
è stata fatta la veglia privata per D’Annunzio.
Prima di salire pochi scalini per arrivare al letto
stretto come una bara e corto come una culla (per
simboleggiare nascita e morte) c’erano due pelli di
ghepardo che “facevano la guardia” al letto sopra
il quale c’era un quadro del poeta e San Francesco perché lui si paragonava a San Francesco.
Dopo abbiamo visitato la cucina
.
Una giornata particolare
e la sala da
pranzo dove
a capotavola
c’è il guscio
della tartarug a
d i
D’Annun zio
per invitare
gli ospiti a
mangiare
con
calma
dato che la
sua tartaruga era morta di indigestione.
Infine abbiamo
visitato lo studio dove rispondeva alle
lettere degli ammiratori e la guida ci ha detto
che ne riceveva
circa cento al
giorno e per
non rispondere
disse che non
poteva più scrivere perché a-
Maroni; quella del poeta è la più alta e si trova al
centro.
D’Annunzio fece costruire apposta la strada in
salita per simboleggiare la fatica per raggiungere
un obiettivo. Infine abbiamo visitato “La Puglia”
un grande vascello.
Finalmente siamo andati a mangiare dopo questa lunga visita.
In pizzeria ci siamo divertiti molto abbiamo mangiato, riso e scherzato. Poi siamo partiti per Sirmione e abbiamo girato per alcuni negozi.
Purtroppo siamo ripartiti e anche questa volta il
viaggio è stato divertente. Alle 19:30 siamo arrivati a casa.
veva dei problemi alla mano.
Questa gita mi è piaciuta tanto perché ho potuto
Anche l’ultimo studio era molto bello e l’entrata era scoprire come ha vissuto D’Annunzio e le sue
molto bassa per invitare i visitatori ad inchinarsi al lavo- fissazioni. In pizzeria e durante tutto il viaggio mi
ro.
sono divertito con i miei amici ad ascoltare la
musica e scherzare, forse abbiamo anche un po’
Lì c’era anche il calco di Eleonora Duse una delle fi- esagerato ….
danzate del poeta a cui copriva il volto per non farsi
distrarre e il poeta diceva che era la sua musa ispiratri- Anche a Sirmione mi sono divertito perché abce. Dopo siamo entrati nel museo della sua vita che lui biamo gironzolato con i compagni. L’unica cosa
stesso fece costruire con la stanza della veglia pubblibrutta di questa giornata è stata la pioggia che
ca e tutte le sue imprese.
non ci ha permesso di stare troppo
Usciti dalla casa siamo andati a visitare il MAS 96
(motoscafo antisommergibile).
fuori.
Dopo siamo andati al “Colle Santo” dove ci sono la sua
tomba, quella di alcuni legionari e quella dell’architetto
Lorenzo Magistro
Classe 3b
.
Educazione alla legalità:
visita al comando dei carabinieri di Voghera
Gli alunni delle classi 3^ della scuola media si sono recate anche quest’anno in visita al comando dei carabinieri di Voghera per conoscere sul campo le attività ed i servizi svolti dal Comando.
Hanno così sperimentato, accompagnati dal Maresciallo Pinna, dal Maresciallo Domi e dal Maresciallo
Fonfone come si costruisce un identikit, come si prendono le impronte digitali, hanno osservato da vicino
le moto, le automobili e la cella di sicurezza che incute
sempre
un certo timore.
La visita al Comando è stata la tappa conclusiva del progetto educazione alla legalità iniziato con l’intervento del Capitano Settimio e
del Maresciallo Fonfone presso le classi 5^
della scuola Primaria e le classi 3^ della
Scuola Secondaria.
.
Incontriamoci a tavola
La nostra scuola è ormai una scuola multietinica; in ogni classe troviamo alunni di nazionalita’ diversa:
quale migliore occasione dell’incontrarsi a tavola per conoscersi, condividere culture ed esperienze?
Questa è stata l’idea da cui è scaturita l’iniziativa .
Al progetto, inizialmente pensato solo come raccolta di ricette delle diverse tradizioni (ma con la speranza
di una realizzazione effettiva) hanno aderito le classi 2 A- 2C-2D nel periodo febbraio- maggio, suddividendosi i primi piatti, i secondi piatti ed i dolci.
A conclusione del progetto gli alunni delle classi 2 A- 2C- 2D si sono davvero ritrovati attorno ad una lunga
tavolata sabato14 maggio per assaggiare piatti di diverse nazionalità a base di riso proposte dagli alunni
stessi.
il merito dell’organizzazione va alla Pro Loco che ha cucinato i piatti, al GLPI che ha ospitato l’allegra brigata, ai supermercati MD e Gulliver che hanno fornito gratuitamente tutti gli ingredienti necessari, alla Cascina Gattinera che ha offerto ben 22 kg di riso, alla sig. Galeazzi che si è occupata del settore dolci preparando una carrellata di torte a base di riso.
In cucina, a preparare 3 portate per un totale di 240 piatti, il cuoco ufficiale della Pro Loco, Pablo
Un ultima precisazione: la scelta dei piatti da proporre è stata fatta unicamente in base alla facilità nel reperire gli ingredienti e nella fattibilità di preparazione.
Primi piatti :
Riso pilaf con porro e olive Romania
Risi e bisi Veneto
Secondi piatti
Riso con pollo Ecuador
Dolci
Crostate varie Italia
Alla Proloco, al GLPI che ci ha ospitati, ai supermercati MD e Gulliver e alla cascina Gattinera che hanno
gratuitamente fornito gli ingredienti, alla sig.ra Galeazzi che ha preparato i dolci e poi ancora a Pablo, Giovanni, William, Emma un
enorme grazie da parte di tutti noi.
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APP PIU’ USATE DAI RAGAZZI
(APPLICAZIONI SCELTE DALLA SCRITTRICE)
Cos’è: tra tutte le applicazioni preferite dai ragazzi una è sicuramente
YouTube. Questo Social Network consiste o nella creazione di un canale
per postare video e poter commentare video si altri utenti (chiamati Youtubers) o accedere con un’email per lasciare like (o dislike) e iscriversi ai
vari canali.
Perché piace: YouTube permette di esprimersi (ovviamente con limiti di
copyright e censure di immagini non adeguate) attraverso dei video. Questi video vengono suddivisi in Vlog, ossia video in cui si riprende se stessi
e si parla ai propri iscritti, o gameplay, ossia partite ai videogiochi con o
senza webcam.
Voto: 9/10
Cos’è: Snapchat è un’applicazione che permette di scattarsi delle foto
aggiungendo effetti a scelta o scritte/emoticon sullo scatto. I selfie e i
video possono essere “vivacizzati” grazie a degli effetti ottenuti tenendo premuto lo schermo. Appariranno effetti come un cagnolino che lecca lo schermo, un coniglietto… particolare ma, soprattutto, il face
swap, ovvero lo scambio delle facce delle due persone presenti sullo
schermo.
Perché piace: Snapchat permette di postare foto ovunque ci si trovi e aggiornare la propria storia con foto
scattate sul momento.
Voto: 9/10
Cos’è: Whatsapp è un’applicazione già in circolo da
qualche anno e
con tantissimi download. Essa per mette di chattare con le persone conoscendo il loro numero di telefono. Oltre ai favolosi faccini aggiunti non molto tempo fa, il nostro Big G ha deciso di aggiungere anche gli effetti della
scrittura. Per esempio si può ottenere questo effetto oppure questo o questo.Perché piace: Whatsapp permette di inviare messaggi con un solo centesimo all’anno alle singole persone, ma anche ai gruppi o ai broadcast!
Spesso, infatti, viene creato il gruppo della classe dove vengono scritti i
dubbi riguardanti verifiche e interrogazioni… ma anche varie cavolate! Oltre
che a immagini e video molto divertenti! I broadcast, invece, permettono di
scrivere lo stesso messaggio fino a 50 persone che, però, potranno rispondere singolarmente.
Voto: 8/10
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Cos’è: Instagram è un Social Network in cui è possibile postare foto e
video con tag vari e specificazione del luogo in cui ci si trova al momento dello scatto o della ripresa. Instagram sta avendo più download in
questo periodo grazie al fatto che vi si trovano molte page tumblr o dedicate a qualcuno/qualcosa e, inoltre, vari youtubers famosi postano
foto e video.
Perché piace: più post si postano (scusate il gioco di parole) più i followers (seguaci) possono aumentare. Le persone postano foto per aggiornare chi le guarda o; più semplicemente come me, vuole postare
una foto strana o divertente proprio in quel momento .
Voto: 8/10
Cos’è: questo Social Network ha 3 funzioni:
Iniziare una chat privata come su whatsapp
Aprire un gruppo in cui tutti i partecipanti possono scrivere e aggiungere
persone
Creare un canale in cui solo il creatore può parlare.
Perchè piace: Questo social viene utilizzato spesso dagli youtubers per i
vari aggiornamenti dati in anticipo.
Voto: 7/10
Cos’è: in questa applicazione si è un serpentello che striscia per la mappa
mangiando pallini luminosi. Inoltre questo dolce, piccolo, innocuo vermetto
può uccidere altri serpenti facendoli schiantare su di sé e risucchiare la
loro essenza per crescere e diventare il più grande del server
Perché piace: a differenza di Agar.io in questo gioco anche i serpenti piùpiccoli possono uccidere i più grossi
Voto: 7.5/10
Cos’è: in questo gioco si è una pallina che gira per la mappa mangiando
luccioline. Mangiando luccioline questo pallino cresce e può mangiare altre
palline MA SOLO SE SONO PIU’ PICCOLE DI QUEST’ULTIMA! La pallina può anche sdoppiarsi per mangiare gli altri puntini e crescere per poi
riunirsi.Perché piace: (sottolineo che a me questo gioco non piace perché
sclero tantissimo però…) le persone che ci giocano si divertono parecchio
quando inglobano altre palline… ma si arrabbiano (parecchio) quando
vengono inghiottite. Voto: 6.5/10
Cecilia Guarnieri, classe 2c
.
Utilizzando 15 matite realizziamo 6 quadrati, come in figura [5 di una matita per lato, e 1 di due matite per lato].
Togliendo 3 matite è possibile fare scomparire interamente 3 dei 6 quadrati!
Un problema di criptoaritmetica:
DUE+
UNO=
------TRE
Trovare una delle possibili soluzioni di questa somma. A lettera uguale corrisponde cifra uguale
Le lancette dell'orologio
Quante volte tra mezzogiorno e mezzanotte le lancette sono sovrapposte ?
Ruote dentate
se la prima ruota a sinistra ruota in senso orario, in che senso ruoterà la ruota a destra?
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero
Classe 1B
Classe 2A
2C Alice, Anita, Cecilia, Giulia, Nicole
3B Alice, Lorenzo
Grazie per la collaborazione alle prof. Federica Bordonali , Simona Fondacci, Lorenza Bignotti