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PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Un cuore nuovo
Venerdì, 20 gennaio 2017
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVII, n.16, 21/01/2017)
«La debolezza di Dio» è che, perdonandoci, arriva a dimenticare i nostri peccati. E così è sempre
pronto a farci radicalmente «cambiare vita, non solo mentalità e cuore». Da parte nostra, però, ci
dev’essere l’impegno a vivere fino in fondo questa «nuova alleanza», questa «ri-creazione»,
mettendo da parte la tentazione di condannare e le stupidaggini della mondanità, e ravvivando
sempre la nostra «appartenenza» al Signore. Ecco le indicazioni pratiche suggerite dal Papa nella
messa celebrata venerdì mattina, 20 gennaio, nella cappella della Casa Santa Marta.
La liturgia, ha subito fatto notare Francesco, «ha un’orazione, una preghiera molto bella, che ci fa
capire la profondità dell’opera di Gesù Cristo: “O Dio, tu che hai creato meravigliosamente il
mondo, ma più meravigliosamente lo hai ricreato”, cioè con il sangue di Gesù, con la redenzione».
Proprio «questo rinnovamento, questa ri-creazione è ciò di cui si parla oggi nella prima lettura»,
tratta dalla lettera agli Ebrei (8, 6-13). Siamo di fronte, ha affermato, alla promessa del Signore:
«Ecco: vengono giorni, quando io concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che
feci con i loro padri». È «un’alleanza nuova», dunque, «e l’alleanza nuova che Dio fa in Gesù
Cristo è la ri-creazione: rinnova tutto». Questo vuol dire «rinnovare tutto dalle radici, non soltanto
nell’apparenza».
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«Questa alleanza nuova — ha spiegato il Papa — ha le sue proprie caratteristiche». Si legge
ancora nella lettera agli Ebrei: «E questa è l’alleanza che io stipulerò con la casa di Israele dopo
quei giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori». Ciò
significa, ha affermato Francesco, che «la legge del Signore non è solo un modo di agire
esterno», perché «l’alleanza che lui farà è di mettere la legge proprio nella mente nostra e nel
cuore: ci cambia la mentalità». Perciò «nella nuova alleanza c’è un cambio di mentalità, c’è un
cambio di cuore, un cambio di sentire, di modo di agire: è un modo diverso di vedere le cose».
Per far comprendere questo punto, il Pontefice ha fatto ricorso a un esempio: «io posso vedere
l’opera di una persona, pensiamo a un architetto», e valutarla «con un atteggiamento freddo,
tecnico, oggettivo», dicendo: «sta bene, tecnicamente sta bene». Oppure, ha proseguito il Papa,
«posso vederlo con invidia perché ha fatto una cosa bella che io non sono capace di fare», e
questo è «un altro atteggiamento». Ma, ancora, «posso vederlo con benevolenza, anche con
gioia», dicendo: «complimenti, sei stato bravo, questo mi piace tanto, anch’io sono felice!». Sono
dunque «tre atteggiamenti diversi».
«La nuova alleanza — ha fatto presente Francesco — ci cambia il cuore e ci fa vedere la legge
del Signore con questo nuovo cuore, con questa nuova mente». Riferendosi, poi, «ai dottori della
legge che perseguitavano Gesù», il Papa ha ricordato che «facevano tutto quello che era
prescritto dalla legge, avevano il diritto in mano, tutto, tutto, tutto. Ma la loro mentalità era una
mentalità lontana da Dio, era una mentalità egoista, centrata su loro stessi: il loro cuore era un
cuore che condannava». Vivevano, insomma, «sempre condannando». Ma ecco che «la nuova
alleanza ci cambia il cuore e ci cambia la mente: c’è un cambio di mentalità».
Riprendendo il passo della lettera agli Ebrei, il Pontefice ha messo in evidenza come «poi il
Signore va avanti: “Porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori. Perché io
perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati”».
Proprio riflettendo su queste parole, ha aggiunto Francesco, «a volte a me piace pensare, un po’
scherzando col Signore: “Tu non hai una buona memoria!”». Questa «è la debolezza di Dio:
quando Dio perdona, dimentica, dimentica». Tanto che «il Signore non dirà mai “me la pagherai!”:
lui dimentica, perché perdona». Davanti «a un cuore pentito, perdona e dimentica: “Io
dimenticherò, non ricorderò i loro peccati”». E «anche questo è un invito a non far ricordare al
Signore i peccati, cioè a non peccare più: “Tu mi hai perdonato, tu hai dimenticato, ma io
devo...”». Si tratta, appunto, di un vero «cambio di vita: la nuova alleanza mi rinnova e mi fa
cambiare la vita, non solo la mentalità e il cuore, ma la vita». Essa spinge a «vivere così, senza
peccato, lontano dal peccato». E «questa è la ri-creazione: così il Signore ricrea noi tutti».
Il passo della lettera agli Ebrei propone poi «un terzo tratto, un cambiamento di appartenenza». Si
legge infatti: «Sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo». È «quell’appartenenza» che porta a
dire: «Tu sei l’unico Dio per me, gli altri dèi non esistono». Perché, ha aggiunto Francesco, «gli
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altri dei, come diceva un anziano che ho conosciuto, sono stupidaggini: “tu solo sei il mio Dio e io
sono tuo, questo popolo è tuo”».
Dunque, ha insistito il Pontefice, «cambio di mentalità, cambio di cuore, cambio di vita e cambio di
appartenenza: questa è la ri-creazione che il Signore fa più meravigliosamente che la prima
creazione».
In conclusione, Francesco ha suggerito di chiedere «al Signore di andare avanti in questa
alleanza, di essere fedeli; il sigillo di questa alleanza, di questa fedeltà, essere fedele a questo
lavoro che il Signore fa per cambiarci la mentalità, per cambiarci il cuore». Ricordando sempre
che «i profeti dicevano: “Il Signore cambierà il tuo cuore di pietra in cuore di carne”». Ecco allora,
ha riaffermato il Papa, l’impegno a «cambiare il cuore, cambiare la vita, non peccare più e non
fare ricordare al Signore quello che ha dimenticato con i nostri peccati di oggi, e cambiare
l’appartenenza: mai appartenere alla mondanità, allo spirito del mondo, alle stupidaggini del
mondo, soltanto al Signore».
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