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La domenica precedente aveva avuto un’avventura, la prima cosa degna di nota che le era successa da
quando era a Londra. Con la signorina Eade aveva in programma di fare una gita sul fiume in battello a
vapore. Avrebbero dovuto incontrarsi alle due e mezzo al pontile di Battersea Park. Ma l’altra non era
venuta, e Monica, per non perdere il biglietto, era partita da sola.
Era scesa a Richmond, e aveva passeggiato senza meta per un paio d’ore; poi aveva preso un tè e un
pasticcino. Poiché era ancora troppo presto per rientrare era scesa in riva al fiume e si era seduta su una
panchina. Passavano molte barche, quasi tutte con una coppia a bordo – lui che remava, lei che reggeva
il timone. Alcune Monica non le guardava, ma in certi casi non riusciva a distogliere gli occhi. Stare su
una barchetta del genere, sdraiata sui cuscini, e chiacchierare con un accompagnatore che non si
portava appresso la volgarità di quel negozio! Era così difficile stare da sola. Il povero Bullivant sarebbe
stato felice di accompagnarla sul fiume; ma Bullivant…
Aveva pensato alle sorelle. La loro solitudine era a vita, poverine.
Erano già vecchie; e sarebbero diventate ancora più vecchie, e più tristi, condannate per sempre a
integrare i dividendi di quel prezioso capitale, al solo scopo di tenersi in vita. Oh! Le veniva male al
cuore al solo pensiero. Sarebbe stato meglio per loro non nascere neanche.
A lei il futuro riservava più speranze di quante ne avessero mai avute loro. Sapeva di essere bella. Gli
uomini la seguivano per strada e cercavano di attaccare bottone. Alcune delle ragazze con cui viveva la
guardavano con invidia o risentimento. Ma a ben vedere aveva davvero qualche speranza di sposare un
uomo che avrebbe rispettato – se non addirittura amato? Stava per compiere ventun anni. A Weston
era riuscita a mantenersi in salute, ma di certo non era di costituzione robusta, e la schiavitù a cui la
costringevano a Walworth Road minacciava di farla invecchiare prima del tempo. Le sue sorelle
avevano detto giusto. Venire a Londra era stato un errore. A Weston avrebbe avuto più possibilità,
nonostante l’estrema discrezione con cui era costretta a comportarsi.
Mentre era assorta in quei pensieri, un profondo sconforto disegnato in viso, qualcuno si era seduto
vicino a lei – sulla stessa panchina. Con la coda dell’occhio aveva visto che era un uomo piuttosto
avanti con gli anni, con i baffi grigi e un’espressione severa. Monica aveva sospirato. Possibile che
l’avesse sentita? Aveva preso a guardarla, con curiosità. Vergognandosi, lei aveva distolto gli occhi per
un bel pezzo. Dopo un po’, seguendo il movimento di una barca, si era voltata senza pensarci verso il
suo silenzioso compagno; la stava ancora fissando, e stavolta le aveva parlato. La serietà del suo aspetto
e dei suoi modi, e le gioviali banalità che erano uscite dalle sue labbra, l’avevano messa a suo agio;
avevano cominciato a chiacchierare, ed erano andati avanti per una mezz’oretta.
Quanto sarà stato vecchio? Magari non aveva neanche cinquant’anni – forse poco sopra i quaranta. Il
suo modo di esprimersi non era granché raffinato ma sembrava quello di un uomo educato.
E i suoi abiti erano evidentemente quelli di un gentiluomo. Aveva mani sottili e pelose, inviolate dal
lavoro fisico; le unghie erano curatissime. Era un brutto segno che non avesse i guanti né il bastone da
passeggio? Dai suoi discorsi non sembrava mirare ad altro che a una tranquilla amicizia; era inoffensivo,
e persino rispettoso. Ogni tanto – non troppo spesso – la fissava negli occhi per una frazione di
secondo. Dopo le presentazioni le aveva detto di essere venuto in carrozza, da solo; il suo cavallo
riposava in vista del ritorno a Londra. D’estate faceva spesso scampagnate di questo tipo, benché di
solito durante la settimana: il tempo così bello lo aveva convinto a uscire anche stamattina. Viveva a
Herne Hill. Dopo un pezzo si era spinto a fare qualche domanda anche lui. Monica non si era mostrata
riluttante a dirgli che lavorava, che aveva dei famigliari a Londra, che soltanto per caso era sola quel
giorno.
«Mi spiacerebbe non rivederla più.»
….
Monica non riusciva a sentirsi a suo agio. Quella donna così energica non era molto bendisposta verso
di lei. Vedeva le caratteristiche di cui Virginia era tanto entusiasta, ma in lei suscitavano più timore che
ammirazione. Mettersi nelle mani della signorina Nunn poteva significare finire in una gabbia persino
più stretta di quella in cui era adesso; non sarebbe mai riuscita a essere all’altezza delle sue aspettative, e
immaginava che il fallimento avrebbe comportato un allontanamento sprezzante.
Poi all’improvviso, come indovinando questi pensieri, Rhoda si fece allegra.
«E così è il tuo compleanno? I miei non li conto più, e senza mettermi a fare un calcolo non ti saprei
dire con esattezza quanti anni ho. Sai, per me non ha molta importanza. Trentuno, cinquantuno, è
uguale per una donna che ha deciso di vivere da sola e lottare con costanza per raggiungere un
obiettivo. Ma tu sei ancora una ragazza, Monica. Tantissimi auguri!»
Monica si fece coraggio e chiese quale fosse l’obiettivo per cui lottava l’amica.
«Come posso dire…» rispose l’altra, con un sorriso. «Indurire il cuore delle donne.»
«Indurire il… Sì, credo di capire.»
«Davvero?»
«Vorrebbe vedere meno donne sposate.»
Rhoda rise allegramente.
«Lo dici come se ti avessi offesa.»
«No, non è così.»
Monica arrossì un poco.
«Non ci sarebbe stato niente di più naturale. Alla tua età mi sarei offesa anche io.»
«Ma…» la ragazza esitò. «Non c’è nessun matrimonio che approverebbe?»
«Oh, non sono così severa! Ma sai che nel nostro felice Paese le donne sono mezzo milione in più degli
uomini?»
«Mezzo milione!» le fece eco Monica.
L’ingenuità della sua preoccupazione strappò di nuovo un sorriso a Rhoda.
«Già, una cosa del genere. Così tante donne di troppo… nessuno se le potrà mai prendere. I pessimisti
le chiamano inutili, perse, vite sprecate. Io, ovviamente – dato che sono una di loro – la vedo in modo
diverso. Io ci vedo una grande risorsa di energia. Quando una donna sparisce nel matrimonio, questa
riserva offre un’alternativa per tutto il lavoro che c’è da fare al mondo. In verità, non sono ancora
pronte a farlo – tutto il contrario. Ed è in questo che consiste il mio aiuto – voglio preparare la riserva.»
«Ma le donne sposate non se ne stanno senza far nulla», protestò vigorosamente Monica.
«Non tutte. Alcune cucinano e spingono il passeggino.»
Di nuovo, Rhoda Nunn mutò d’umore. Con una risata cambiò argomento, e di colpo prese a parlare di
quando era giovane nel Somerset, delle passeggiate sulle colline di Cheddar, a Glastonbury, a
Quantocks. Ma Monica non la seguiva più, e a fatica si costringeva a continuare a sorridere.
«Perché non passi a trovare la signorina Barfoot?» chiese Rhoda, quando fu chiaro che la ragazza era
impaziente di andarsene.
«Io sono solo una sua dipendente, ma so che sarà felice di fare il possibile per aiutarti.»
Monica ringraziò, e promise di rispondere in fretta non appena avesse ricevuto un invito della signorina
Barfoot. Uscì proprio mentre la domestica annunciava un’altra visita.
…
«Rhoda, cara, non ti scaldare.»
«Ci sto provando.»
«Ma non vedo perché mai dovresti. Vieni, siediti, parliamo con calma. No, non mi affascina la
poligamia. Mi riesce molto difficile capire come mai si sia comportata così. Ma una donna che fa un
errore, anche un errore gravissimo, non dovrebbe essere condannata per tutta la vita. Questo è il modo
in cui la pensa il mondo, ma decisamente non deve essere il nostro.»
«In questo caso sono praticamente d’accordo col mondo.»
«Lo vedo, e non riesco a spiegarmelo. Stai cambiando in modo molto strano, e sotto diversi aspetti. Un
anno fa non parlavi di lei così.»
«In parte era perché non ti conoscevo abbastanza da sapere di poter dire ciò che pensavo. E in parte sì,
sono cambiata parecchio, certo. Ma non avrei mai proposto di prenderle la mano e dire che il passato è
passato. È un impulso ammirevole, ma è antisociale.»
«Cos’è, la tua nuova parola preferita, Rhoda? E perché sarebbe antisociale?»
«Perché uno dei massimi bisogni sociali, al giorno d’oggi, è insegnare alle donne l’autostima e
l’autocontrollo. Ci sono molte persone – perlopiù uomini, ma anche alcune donne di un certo
temperamento – che lottano per un individualismo sfrenato. Loro ti direbbero che si è comportata
bene, che se la stava cavando da sola – cose del genere. Ma non credevo che la vedessi così anche tu.»
«Certo che no. “Insegnare alle donne l’autostima” – molto bene. Ecco una poveraccia che ha ceduto a
una tentazione e ora non si stima più. Le circostanze le hanno insegnato che ha fatto uno sbaglio.
L’uomo la abbandona a se stessa, a guadagnarsi da vivere come può; è ridotta in miseria. In una
posizione del genere una donna rischia di sprofondare ancora più in basso. Una lettera di due righe e un
assegno con ogni probabilità finirebbero per gettarla in un abisso da cui non potrà mai essere salvata.
Sarebbe come assicurarle che non c’è speranza. Ma noi siamo nella posizione di impartire proprio
quegli insegnamenti che tanto auspichi. È una ragazza intelligente, e non è certo una popolana. Mi
sembrano illogici i tuoi ragionamenti – e di certo privi di cuore.»
Rhoda si intestardì ancora di più.
«Dici che ha ceduto a una tentazione. Che tentazione sarebbe? Potresti spiegarti meglio?»
«Oh sì, che posso», rispose Mary Barfoot, col più dolce dei sorrisi. «Si è innamorata.»
«Si è innamorata!» le fece eco col disprezzo più livoroso. «Oh, di quali sciocchezze non è responsabile
questa frasetta!»
«Rhoda, permettimi di farti una domanda che non ho mai osato porti prima. Ma tu sai cosa si prova a
innamorarsi?»
I lineamenti forti di Rhoda Nunn si contrassero come a trattenere una risata; le sue gote si colorirono.
«Sono un normale essere umano», rispose con un gesto spazientito. «Capisco perfettamente il
significato di quella frase.»
«Non mi hai risposto, cara. Sei mai stata innamorata di un uomo?»
«Sì. Avevo quindici anni.»
«E da allora», si illuminò l’altra, scuotendo il capo con un sorriso, «da allora mai?»
«Grazie al cielo, no!»
«Allora non sei nella posizione migliore per giudicare questo caso. Io, invece, sento di poterlo capire
appieno. Non fare quel sorrisetto sprezzante, Rhoda. Per una volta mi permetterò di ignorare il tuo
consiglio.»
«Vuoi far tornare quella ragazza, e continuare a insegnarle come se niente fosse?»
«Nessuno qui la conosce, e chi di noi sa chi è dovrà badare bene a non parlarne in giro.»
«Che debolezza! Che debolezza!»
«Stavolta farò di testa mia.»