acquisizioni e linee di ricerca

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ACQUISIZIONI
E LINEE DI RICERCA
di
PIERO CODA
Sophia 1 (2009-1) 124-128
The conclusion of the Seminar, after
having underscored the positivity of the
methods and style experienced, summarizes above all the main achievements
that emerged during the course of
the works, organizing them into three
points: the “place” of the university and
the “subject” that gives it form; its specific “task” to articulate the inspiration
of wisdom with the autonomous and
convergent practicability of the various
disciplines; the “way” of the university
marked by two prioritized methodological inversions that become decipherable
and feasible through the “focus” of Jesus forsaken. It then recalls the eventual
lines of research and suggestions that
came to light for the future.
Sophia - Ricerche su i fondamenti e la correlazione dei saperi - 2009 n° 1
Il senso di questa rapida conclusione è semplicemente quello di raccogliere e riassumere - come suggerisce il titolo - le acquisizioni maggiori del ricco percorso
compiuto in questo Seminario e di annotare (per non disperderle) le principali linee
di ricerca e approfondimento che di qui si profilano per il futuro. Prima di entrare
nel merito, mi siano permesse tre annotazioni.
1. Uno sguardo d’insieme
La prima circa lo stile e l’atmosfera che hanno caratterizzato il Seminario: un’intensa interazione, a partire dalle valide tracce di riflessione via via proposte, che ha
propiziato uno scambio libero, produttivo e innovativo.
La seconda circa l’oggetto principe attorno a cui sono ruotate le nostre considerazioni - “l’idea di università”: un oggetto che si è mostrato pertinente e intrigante e
che, grazie al contributo competente e convergente di tutti, ha permesso il delinearsi
nitido di un fil rouge che ha saldamente tenuto insieme e incalzato la nostra ricerca.
La terza, infine, circa il metodo dei lavori che - mi sembra - può in certo modo
accreditarsi, con la verifica dell’esperienza, come paradigmatico: si tratta, da un
lato, di far interagire tra loro docenti e studenti, mettendo in reciproco rapporto la
pluralità di discipline che specificano il nostro progetto accademico; e, dall’altro, di
mettere in circolo (ermeneutico) la nostra specifica esperienza accademica illuminata dal carisma dell’unità con la storia oggettiva dell’“idea” di università e con il
contesto culturale e sociale dell’oggi.
Venendo alle acquisizioni che si sono profilate, mi è agevole raccoglierle intorno alle tre questioni che ho richiamato in sede d’introduzione: il luogo, il compito, la via dell’incarnazione dell’“idea” di università nell’oggi della storia culturale
dell’umanità.
2. Il “luogo” dell’università e il “soggetto” che gli dà forma
A proposito del luogo dell’università mi pare sia emersa un’indicazioine importante: per definire in concreto la figura di tale luogo è essenziale identificare il
soggetto che lo abita e che gli dà forma nello spazio della città e del territorio in
cui è inserita.
L’universitas studiorum - così com’è stata concepita in origine - si offre idealmente come il luogo d’incontro tra l’universitas docentium e l’universitas scholarium.
Oggi, valorizzando questa tradizione, occorre avere il coraggio di andare oltre.
Occorre, cioè, che il corpo dei docenti e quello degli studenti si relazionino tra loro
come due soggetti distinti aperti l’uno all’altro secondo quella relazione “trinitaria”
di cui Gesù ci ha mostrato il volto, a partire dall’Abbà, nella costituzione attorno
a sé della comunità messianica. È questo soggetto autenticamente “pericoretico”
che ha da abitare il luogo dell’università imprimendogli la sua originale forma.
L’azione formativa di tale soggetto (che negli Statuti di Sophia, in modo nient’affatto formale, ma nella volontà d’intenzionarne la reale identità, è definito “comunità di formazione, di studio e di ricerca”, cf. art. 6), si rivolge - così è emerso dai
nostri dialoghi - in quattro principali direzioni.
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La prima, e più evidente, è quella che tocca l’assetto urbanistico e architettonico
dell’università: la sua ubicazione nella città e nel territorio, la configurazione della
sua sede e degli ambienti di vita, studio e socializzazione che ne definiscono l’identità e la missione.
La seconda è quella che tocca il suo profilo istituzionale e il suo progetto accademico nella declinazione concreta delle vie, dei momenti, dei percorsi che lo
rendono praticabile.
La terza - in prospettiva - tocca la possibile e auspicabile fioritura dell’esperienza
pilota dell’Istituto in una pluralità di altre espressioni, distinte dal punto di vista
geografico e qualificate in modo specifico dal punto di vista disciplinare, con la
necessaria precisazione della rete di rapporti vitali e istituzionali che così hanno da
profilarsi: uno sviluppo che, in nuce, è previsto negli Statuti (cf. artt. 78 e 79), ma
che dovrà essere attentamente pensato (a partire dal “soggetto” di cui prima) nelle
sue specifiche esplicazioni.
La quarta direzione, infine, tocca il luogo dell’università in quanto esso si fa spazio di vita e di ospitalità: non solo per studenti e docenti di altre istituzioni che,
in base a quanto previsto dagli Statuti (cf. art. 10), partecipino attivamente alla
realizzazione del progetto formativo e di ricerca dell’Istituto, ma anche per coloro
che saranno sollecitati a visitare questo spazio per offrire uno specifico contributo
alla sua opera.
3. Il “compito” di articolare l’ispirazione sapienziale
con la pluralità autonoma e convergente delle diverse discipline
Una parola soltanto a proposito del compito del nostro Istituto e, più in generale,
dell’università nel nostro oggi.
Mi pare che dai nostri lavori - in piena continuità, del resto, con l’esperienza accademica sin qui condotta - sia emersa un’indicazione prospettica, da vagliare e sviscerare, circa il significato e le modalità dell’articolazione tra la Sapienza che scende come dono da Dio/Abbà mediante il Verbo fatto carne nella luce dello Spirito
Santo, da un lato, e il costituirsi dall’altro, a partire dall’esperienza dell’uomo, della
molteplicità - differenziata e insieme convergente - delle scienze che interpretano
e danno forma alla realtà.
In questa intuizione, senz’altro saldamente radicata nella tradizione cristiana e ricca di promesse nell’interpretazione delle istanze che si destano oggi - dopo un
lungo periodo di sopore - dal nostro contesto, si propone un plesso d’implicazioni
epistemologiche che va adeguatamente istituito e declinato. Sia sotto il profilo del
nesso vitale che connette l’ispirazione vivificante e rischiarante della Sapienza con
la pluralità autonoma e convergente delle discipline scientifiche; sia sotto il profilo
delle relazioni che, precisamente in quest’orizzonte, vengono a prodursi tra le diverse forme del sapere.
Senza dimenticare che tale plesso qualifica insieme la prospettiva teoretico-epistemica che vuol connotare il nostro progetto di ricerca e d’insegnamento e la
prospettiva accademico-didattica dell’articolazione concreta dell’iter universitario
che lo esprime.
Sophia - Ricerche su i fondamenti e la correlazione dei saperi - 2009 n° 1
4. La “via” dell’università:
le due prioritarie inversioni metodologiche e il loro “focus”
Il riferimento alla via che l’“idea” di università ha oggi da percorrere per incarnarsi
in forma pertinente e produttiva ci ha portato a valorizzare e ad aprire, nel loro
significato ideale e nelle loro conseguenze pratiche, quelle due “inversioni metodologiche” cui ho accennato in sede d’introduzione.
Si tratta innanzi tutto di “vivere” la ricerca scientifica (nelle sue molteplici espressioni) nella logica dell’ascolto e dell’accoglienza, della corrispondenza e della
risposta al dono della Sapienza. E, contestualmente, proprio al fine di rendere
praticabile, fruibile ed efficace tale movimento, di apparecchiare lo spazio di una
comunità in cui la singola persona realizzi la sua ricerca della verità, ai diversi livelli
di espressione e nei diversi ambiti disciplinari illuminati dalla Sapienza, nella reciprocità dialogica.
Ora, questa duplice - certo affascinante, ma senza meno costosa - inversione metodologica rappresenta un passo in avanti consistente vuoi rispetto alle radici classiche e alla configurazione originaria dell’“idea” di università, vuoi rispetto agli
apporti e alle intuizioni prodotti dalla modernità. In qualche modo - come afferma
Giovanni Paolo II nella Redemptor hominis - ciò che oggi interpella la cultura d’ispirazione cristiana (e non solo) è la riconciliazione di teocentrismo e antropocentrismo. Il che implica - a livello culturale e accademico - quell’apertura degli spazi
della razionalità all’intero orizzonte dell’esperienza umana più volte, e con energia
e lungimiranza, sollecitata da Benedetto XVI.
Ora, i due pregiudiziali approcci metodologici richiamati, in quanto chiedono tale
riconciliazione in fin dei conti convergono in un focus che li rende entrambi per noi
leggibili e praticabili. Secondo l’ispirazione del progetto accademico che configura
il nostro Istituto, questo focus - nella scia di luce dischiusa dal carisma del’unità di
cui lo Spirito ha fatto dono a Chiara per il nostro tempo - è la figura di Gesù Abbandonato: in cui prende forma, di fronte alle crisi e alle sfide dell’oggi, la paradossale Sapienza del Crocifisso che le parole dell’Apostolo Paolo hanno dipinto a caratteri indelebili di fronte ai nostri occhi nella prima lettera ai Corinti (cf. 1,23-25).
È in lui, in Gesù abbandonato, che sono racchiusi “tutti i tesori della Sapienza e
della scienza” (cf. Col 2,3). È in lui, Gesù abbandonato, che in definitiva ha da rinnovarsi ed esercitarsi la chiave esistenziale, teoretica e pratica capace di articolare
Sapienza e scienze, ricerca personale e spazio comunitario del suo esercizio. La
tematizzazione di questo focus, pertanto, descrive senz’altro una priorità di ricerca
e d’impegno del nostro Istituto.
5. Linee di ricerca e sollecitazioni
Un’ultima parola circa le linee di ricerca che si sono profilate in questi giorni. Mi
pare siano soprattutto due.
La prima concerne il decisivo snodo epistemico, che più sopra ho richiamato, che
articola il rapporto tra la Sapienza e le scienze e, a partire da qui, le caratteristiche
peculiari e le modalità praticabili di un percorso interdisciplinare e transdisciplinare
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che ne espliciti e concretizzi la ricca virtualità. Potrebbe essere questo il tema - se
non altro per istruirne lo status quaestionis - di un prossimo Seminario?
La seconda linea di ricerca riguarda - in prospettiva - la necessità (fra quattro anni)
di una revisione degli Statuti del nostro Istituto che sono stati approvati ad experimentum lo scorso anno. Si tratterà, alla luce della sperimentazione intanto messa
in atto, e grazie al contributo di tutti i protagonisti e di esperti in vario modo coinvolti nel nostro progetto, di adeguare e ulteriormente precisare la definizione della
nostra carta statutaria per sottoporla all’approvazione definitiva della competente
autorità. Penso possa trattarsi di un evento collegiale di grande rilevanza per la vita
del nostro Istituto.
Raccolgo infine due pertinenti sollecitazioni che in vari modi sono venute dai nostri
lavori. Si tratta di avviare, nei modi e nei tempi opportuni, una riflessione in una
duplice direzione.
La prima concerne la valutazione o meglio il discernimento dell’esperienza che
stiamo conducendo, non solo rifacendosi ai criteri obiettivi e condivisi della vigente
prassi accademica, ma insieme facendo emergere quei criteri per noi addirittura
dirimenti che si sprigionano dall’“idea” di università che stiamo venendo a cogliere
ed esprimere.
La seconda sollecitazione concerne un’attenta calibratura dei percorsi accademici
da noi proposti sugli sbocchi concreti, a livello professionale e accademico, che
effettivamente possono aprirsi davanti ai nostri studenti.
Non manca dunque il lavoro: ma non mancano al tempo stesso la passione e la
fiducia con cui insieme desideriamo affrontarlo.
PIERO CODA
Professore ordinario di Teologia sistematica presso l’Istituto Universitario Sophia
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