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19 gennaio 2017 delle ore 08:03
Milano, Caput Mundi
Non è che tutto vada bene, ci mancherebbe. Ma Milano, sempre di più, spinge per essere la "Capitale"
d'Italia. E oltre al boom di turismo, lo fa anche con un nuovo programma espositivo. Indicazioni
di un fenomeno
Che cos'abbia Milano di tanto speciale non è
poi così facile dirlo. Forse arranca, aspira.
Vorrebbe essere come Parigi, come Londra,
come New York. Però, in fondo, è sempre
Milano e della Grande Mela non vi sono molte
tracce. Ma chissà, come insegna il vecchio film
di Vittorio De Sica, "Miracolo a Milano", le
storie belle accadono e la città meneghina corre
sempre più forte per diventare la Capitale
morale d'Italia. Sky vuole trasferirsi definitivamente,
e Giuseppe Sala ha invocato anche ad un
passaggio della Rai all'ombra della Madonnina,
da Viale Mazzini a Roma. Poi c'è il turismo: 2,7
per cento di presenze in più nel 2016, ovvero
5,6 milioni di visitatori, sull'onda lunga di Expo
- che nel 2015 aveva fatto registrare un più 24
per cento. Milano amata dagli americani,
seguita da francesi e tedeschi. Milano fredda
che avvolge di fascino i visitatori con il Duomo,
con la Pinacoteca di Brera, il Cenacolo e diciamolo - con una rete efficiente di mezzi
pubblici, con l'idea della moda, del design, e
anche dell'arte. Già, le presentazioni di ieri al
PAC, da parte dell'Assessorato alla Cultura,
hanno indicato un biennio che nasce sotto una
stella davvero buona: allo stesso Padiglione
d'Arte Contemporanea ci saranno, per esempio,
Santiago Sierra e seguire l'italiano Luca Vitone,
poi la mostra "Africa"; a Palazzo Reale una
restrospettiva dedicata a Manet, Keith Haring
dal 21 febbraio, il grande Vincenzo Agnetti, una
mostra dedicata allo stilista Manolo Blahnik a
Palazzo Morando, Kandinsky al MUDEC, e
ancora nel 2018 Frida Khalo, Albrecht Durer,
Salvador Dalì, Lucian Freud, Carlo Carrà,
Pablo Picasso...e stiamo omettendo tanti tanti
altri nomi. Non omettiamo invece il fatto che
in una città metropolitana che vuole essere meta
culturale, e in questo Milano si sta muovendo
particolarmente bene, serve una programmazione
e un'ampiezza di vedute anche sulla gestione
temporale. E la presentazione ufficiale del
prossimo "catalogo" così anticipatamente non
è stata di certo questione sottovalutabile. Perché
significa garantire coerenza, creare attesa e
dibattito (a qualcuno potranno sembrare banali
o meno le scelte, ma ci sono e sono state messe
nero su bianco, in barba all'incertezza). Milano
forse non ha un vero e proprio simbolo, Duomo
a parte, ma ci mettiamo l'art week di miart, il
Salone del Mobile, Bookcity, Pianocity, le
iniziative di Fondazione Prada, Trussardi, i
collezionisti che aprono le porte dei loro studi
e case, le Fondazioni bancarie che aprono le
porte dei loro palazzi sfoderando mostre non
trascurabili (vedi Canaletto e Bellotto alle
Gallerie d'Italia), HangarBicocca, Museo del
Novecento, Case Museo, la Triennale, i
Frigoriferi e i distretti creativi che oscillano tra
il trendy e il popolare, la Vogue Fashion Night,
La Scala e anche il calcio...Andiamo avanti?
Non avremo Metropolitan e Whitney (anche se
il Comune ha stretto un accordo di
collaborazione con la Municipalità di NYC), né
Louvre e nemmeno i Vaticani. Eppur qualcosa
si muove, e non solo per un paio di settimane
all'anno. E forse è questo che attrae di Milano
con la sua grande, e rinnovata, forza. (MB)
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