Dal Vangelo secondo Giovanni 1,29-34

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Transcript Dal Vangelo secondo Giovanni 1,29-34

II DOMENICA T.O. Anno A
Dal libro del profeta Isaia 49,3,5-6
Dalla Lettera dai Corinti 1,1-3
Dal Vangelo secondo Giovanni 1,29-34
Oggi incontriamo il Cristo all'inizio della sua vita pubblica.
"Ecco l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!": è Giovanni Battista che ci
mostra la presenza di Cristo nel mondo. Con la sua mano protesa verso Gesù di Nazareth,
lo addita al popolo presente al Giordano, quale Messia, Redentore e Figlio di Dio.
La Parola oggi ci porta a seguire anche noi l'indicazione della mano del Precursore, che si
è lasciato illuminare dallo Spirito per conoscere la vera identità di Gesù, affinché,
incontrando il Cristo nella Chiesa e nella nostra vita, diventiamo sempre più suoi seguaci
e testimoni del suo vangelo di salvezza.
Giovanni ha dovuto camminare nella fede; infatti dice io non lo conoscevo. Non è che
non conoscesse per niente Gesù di Nazareth: erano parenti. Ma non conosceva ancora chi
veramente fosse colui che, pur venendo dopo di lui, gli è passato avanti. Era però ben
consapevole di non essere lui il Messia atteso e ha svolto la sua missione di precursore e
di battezzatore tutto proteso a far conoscere il Messia al popolo di Israele.
Nella grande teofania del Battesimo, Giovanni Battista scopre la vera identità di Gesù di
Nazareth: Gesù non è un semplice inviato di Dio come i profeti, ma la sua origine è
superiore a quella stessa di Giovanni: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché
era prima di me. La testimonianza del Battista sottolinea questa superiorità di Gesù
rispetto a tutti i profeti, perchè lo stesso Spirito si posa su Gesù e resta con lui. Proprio
perché lo Spirito riposa stabilmente su Gesù, questi potrà comunicarlo agli uomini col
battesimo nuovo nello Spirito Santo.
La testimonianza fondamentale di Giovanni Battista inizia riconoscendo che Gesù è
l'Agnello di Dio, progredisce scoprendo che egli è il portatore dello Spirito e culmina con
l'attestazione esplicita di Gesù Figlio di Dio (cfr. Gv. 1,34)
Giovanni Battista diventa credente nel mistero più profondo di Gesù Cristo e dopo
l'incontro esperienziale col Cristo passa dalla non conoscenza alla conoscenza piena.
La sua solenne testimonianza diventa esemplare anche per il nostro concreto cammino di
fede; è di grande conforto per noi cristiani presi spesso da dubbi e perplessità e
disorientamenti. Anche noi come Giovanni siamo in cammino, in crescita nella fede.
Preghiamo il Signore che effonda abbondante il suo Spirito affinché cresca sempre più la
nostra fede in Cristo Gesù, Figlio di Dio, che ci rivela il senso del peccato e la presenza
salvifica dell'Agnello di Dio, per gustare e farci messaggeri della gioia di essere figli nel
Figlio.
Chi è Gesù? Quante volte siamo messi a confronto con questa domanda e quante risposte
ci vengono date... non è il figlio del fabbro? (cfr. Mt. 13,55), non è il figlio di Maria (cfr.
Mc. 6,3)...Ecco l'Agnello di Dio (cfr. Gv. 1, 29).
L'Agnello di Dio: questo è il punto di partenza del cammino di Giovanni. E' un titolo
strano, che intravede in Gesù una vittima predestinata ad un sacrificio redentore, ma che
lo porta a dire di Gesù alla fine del brano evangelico: questi è il Figlio di Dio.
Cosa significa Agnello di Dio?
Nella parole e nell'immagine del Battista venivano evocate soprattutto due figure: quella
del servo di Jahvè e dell'agnello pasquale. L'aramaico, la lingua parlata in Palestina al
tempo di Gesù, usava la stessa parola, taljà, sia per indicare la parola"servo" che quella di
"agnello". Le due sono perciò immagini sovrapponibili; ma con l'espressione Agnello di
Dio che prende su di sè i peccati del mondo, Giovanni dà alla figura del servo
profetizzato da Isaia un volto preciso e ne indica la missione affidatagli dal Padre.
E' la prima lettura che ci presenta il "servo", quel personaggio straordinario, misterioso,
che Dio avrebbe mandato per salvare il popolo di Israele e l'umanità intera attraverso la
sofferenza. Questa figura, il servo di Jahvè, espia i peccati con la sua morte e viene
glorificato da Dio.
Il servo è il "mio servo", colui sul quale Dio manifesterà la sua gloria, è il predestinato
che con la forza di Dio ha una missione non soltanto a favore del popolo di Israele, ma di
tutta l'umanità.
La missione del servo non è ristretta al popolo eletto, ai superstiti di Israele, ma è subito
estesa a tutte le nazioni per illuminarle e per portare in tutto il mondo la salvezza di Dio.
(cfr. Is. 49,6)
Ma Giovanni evoca anche una seconda figura: l'agnello pasquale. Tale immagine era
molto familiare agli ebrei del tempo che ogni anno celebravano la Pasqua con il rito
dell'agnello, ricollegandosi a quello consumato dai loro antenati alla vigilia della loro
partenza dall'Egitto. Questo facevano nell'attesa del nuovo Mosè, il messia, profeta dei
tempi ultimi della salvezza, promesso da Dio.
Giovanni Battista designa Gesù come il vero agnello di Dio, già presente in mezzo al suo
popolo. Questa immagine di Gesù, Agnello di Dio, è uno dei simboli più profondi e più
significativi del vangelo di Giovanni e ancor più nell'Apocalisse: Gesù è il vero agnello
di espiazione dei peccati del popolo.
La gioia dell'incontro con l'Agnello di Dio, sia la sorgente della nostra testimonianza.
Chiediamo fede e coraggio, doni dello Spirito, perché, nell'incontro con Gesù
nell'Eucaristia e nella Chiesa, anche attraverso di noi, come avvenne per Giovanni
Battista, molti riconoscano Gesù tra la folla per accoglierlo nella loro vita. A quanti però
lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio e a noi la gioia di essere stati
strumenti di questo incontro e veicoli della salvezza nel tempo e nell'eternità.