Transcript macbeth-8

Persinsala Teatro
Riccardo Calandra Scialacomo
gennaio 18, 2017
Macbeth è un uomo travagliato, in conflitto nello scegliere tra morale e
ambizione. Il destino lo muoverà verso un mortale epilogo. Al Teatro
Argentina fino al 22 gennaio.
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Nella Scozia del Medioevo, le Sorelle Fatali preannunciano l’ascesa al trono
di Macbeth cominciando a insinuare in lui ambizioni di potere e
spingendolo a commettere regicidio. L’occasione si presenta presto,
Duncan decide di soggiornare una notte al castello di Inverness, dimora di
Macbeth. Lì, il padrone di casa uccide il re nel sonno ottenendone così la
carica per diretta successione. Pur avendo ottenuto il potere, Macbeth è
ormai un’ombra, un uomo logorato dalla sua colpa, nel torpore dei suoi
pensieri il suo animo viene scosso dall’avanzata delle truppe di Macduff, il
comandante dell’esercito cerca Macbeth per ucciderlo e vendicarsi della
morte della famiglia e dopo una furiosa lotta il re viene decapitato
decretando una nuova era per il regno di Scozia.
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L’ambientazione, dove si svolgono tutte le vicende, si presenta anonima e
scarna, una struttura di legno fa da sfondo agli attori che possono servirsi
di numerose porte e botole nascoste, inoltre vengono usati dei teli neri che
oscurano i personaggi una volta esauritane la funzione. Una scelta che
offre una grande possibilità per la dinamicità dei quadri che raggiungono
un livello di manipolazione molto alto. L’espediente sembra, però, minare
la mobilità degli attori che, costretti a una grande staticità fisica, appaiono
portati a utilizzare più l’ambiente che la propria interpretazione per
concludere azioni e uscire di scena.
La coerenza storica della tragedia è riflessa nell’uso appropriato dei
costumi di personaggi che si presentano con tuniche, brache, mantelli e
cotte di maglia. Il vestito di re Macbeth, fatto di lunghi veli di cotone e di
seta color rosso e oro, è un buon indicatore della sua pomposità
contribuendo a trasmetterbe la mancanza di carisma e di compostezza,
qualità che un re dovrebbe avere. La personalità di quest’uomo è molto
ambigua, Francesco Branciaroli ben interpreta Macbeth e la sua continua
titubanza nel compiere azioni.
Tramite il protagonista viene sapientemente rappresentato l’eterno
conflitto tra ciò che un uomo deve e ciò che vuole fare: Macbeth trema di
fronte a mani sporche di sangue ma alla fine decide sempre di immergersi
in questo vortice di violenza per seguire le proprie ambizioni. Proprio
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l’ambizione è un tema caro a Branciaroli tanto che Macbeth, nei suoi
momenti di indecisione, si ritrova a dialogare sul palco con una figura
incappucciata e vestita di nero, una figura muta che sembra molto
influenzare il barone, i cui monologhi risultano un punto nevralgico per le
decisioni di Macbeth portandone, in questi momenti, l’incertezza a fare
spazio all’ambizione e la rettitudine morale all’infamia. La tragedia però
non offre una grande tensione, il pathos che dovrebbe sorgere dalle azioni
di Macbeth viene smorzato dalla sua eccessiva arrendevolezza. Se da una
parte il debole e volubile carattere del protagonista ben interpreta il suo
essere sempre in balia del destino ingannatore, dall’altra sminuisce
eccessivamente la tragicità della vicenda facendo risultare le decisioni
violente del re solo un pretesto per scagliargli contro dei mali maggiori.
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Molte delle azioni del protagonista vengono influenzate dalla moglie, una
donna cui Shakespeare diede una personalità totalmente cinica e priva di
qualsiasi compassione, una sorta di stratega criminale con il compito di
guidare il timoroso Macbeth. La forte e fredda ambizione risulta nello
spettacolo più che altro rabbia, la donna viene rappresentata come
orditrice di complotti ma non ne si coglie la malignità e la perfida astuzia,
dunque appare tentennante tra un controllato complottismo o una furiosa
ambizione che rende Macbeth un’ottima marionetta nelle mani di un
incerto burattinaio.
Più efficace la restituzione delle Sorelle Fatali, cui è assegnato un ruolo
importante nella narrazione, queste tre figure, vestite di stracci neri con
barbe rosso sangue e cappelli da fattucchiere, sono la causa scatenante di
tutte le sanguinose vicende. Nella rappresentazione appaiono in poche e
brevi scene dove il regista decide di farle parlare nell’inglese
shakesperiano, non una novità, ma comunque una buona scelta per
sottolineare come le tre streghe, pur influenzando le vicende, si ergano al
di sopra di esse. Il trio incute paura, le voci gracchianti, i sussurri sibilanti e
i forti urli richiamano le caratteristiche di una bestia, inoltre i movimenti
scattosi e innaturali contribuiscono a rappresentare la loro non umanità.
Il Macbeth riflette sui giochi di potere che sempre hanno interessato gli
uomini. Ponendo però l’accento sulla psiche umana, la traduzione Agostino
Lombardo diretta da Franco Branciaroli delinea la progressiva discesa alla
follia del protagonista, fin dal principio un uomo debole e indeciso che
perde il proprio briciolo di ragione dopo aver assistito alla visione del
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defunto Banquo che, come un fantasma, lo insegue e lo tormenta. Le
menti di Macbeth e della moglie vengono affogate nel sangue e la
consapevolezza delle loro terribili azioni li porta a un decadimento
psichico, schiavi del ricordo dei propri delitti di una caduta mentale
accompagnata da una analoga caduta materiale rappresentata dallo
sfaldamento progressivo del regno di Macbeth fino alla totale distruzione
con la sua morte.
Il protagonista vive un’enorme illusione generata dai discorsi delle Sorelle
Fatali che, attraverso le loro parole criptiche e fuorvianti, spingono
Macbeth a compiere azioni che non avrebbe mai avuto il coraggio di fare,
a credere di poter gestire le proprie ambizioni e il potere che ne deriva,
apparendo tuttavia solo vittima di un contorto gioco del destino. Di un
destino che ha voluto far muovere i fili della vita di un uomo che, sordo, ha
preferito ascoltare la sensuale voce dell’ambizione piuttosto che quella
della rettitudine morale.
Lo spettacolo continua
Teatro Argentina
Largo di Torre Argentina 52
dal 10 al 22 gennaio 2017
martedì e venerdì ore 21, mercoledì e sabato ore 19, giovedì e
domenica ore 17, lunedì riposo.
Macbeth
di William Shakespeare
traduzione Agostino Lombardo
regia Franco Branciaroli
con Franco Branciaroli e Valentina Violo
e con (in ordine alfabetico) Tommaso Cardarelli, Daniele Madde,
Stefano Moretti, Livio Remuzzi, Giovanni Battista Storti, Alfonso
Veneroso
scene Margherita Palli
costumi Gianluca Sbicca
luci Gigi Saccomandi
foto Umberto Favretto
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