DONNE E LAVORO: LA RIVOLUZIONE PARTE DAGLI

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DONNE E LAVORO: LA RIVOLUZIONE PARTE DAGLI EMIRATI – di Mauro Finiguerra
DUBAI\ aise\ - “Il tema delle pari opportunità è molto sentito in tutto il mondo e nessun Paese può dire veramente di avere
eliminato del tutto le barriere psicologiche, sociali ed economiche che, troppo spesso, ostacolano il percorso delle donne nel
lavoro e nelle attività economiche imprenditoriali. Che le donne siano più forti di ogni mentalità diffidente e chiusa, più forti delle
convenzioni sociali che talvolta ne limitano la carriera e la attendibilità è fatto noto. Le donne, grazie alla capacità di
adattamento, alla capacità di vedere più lontano, alla capacità di svolgere più compiti contemporaneamente, alla capacità di
non arrendersi mai, stanno rivoluzionando, in molti Paesi, i meccanismi dell’economia e lo stesso concetto di impresa. Le
donne possiedono una combinazione di visione innovativa, lungimiranza, capacità organizzativa e fiducia nei collaboratori e nel
futuro, che le rende imprenditrici illuminate e di successo, aperte alle novità e al confronto”. Così scrive Mauro Finiguerra su
“DubaItaly”, portale diretto da Elisabetta Norzi. “Ma la rivoluzione arriva proprio da dove, forse, meno te lo aspetti. Negli Emirati
Arabi Uniti le donne sono sempre più coinvolte nel mondo imprenditoriale e stanno portando una ventata di novità e di
freschezza nel mondo economico e finanziario emiratino e medio-orientale.I dati del Ministero dell’economia emiratino
riferiscono che quasi la metà delle microimprese locali sono possedute o dirette da donne. Il ruolo della donna nella società
araba è sempre più centrale e l’inserimento femminile nell’ambito politico, educativo ed imprenditoriale è sempre più rilevante e
riconosciuto da tutti.Nel Medio Oriente le imprese start-up vengono attivate per il 40% da donne e per il 60% da uomini, tuttavia
le discriminazioni sono ancora rilevanti, soprattutto nell’ambito dell’ottenimento di finanziamenti, privati o pubblici e nell’ambito
del settore privato gli stipendi delle donne sono del 10% inferiori in media a quelli dei colleghi maschi, a parità di qualifica.Lo
stesso squilibrio si verifica nella creazione di reti imprenditoriali e nell’assunzione delle funzioni di tutoring, mentorship o
coaching. Tuttavia gli Emirati Arabi Uniti stanno facendo passi da gigante in questo settore e nell’ultimo “Gender Gap Report”
pubblicato dal World Economic Forum, il primo paese mediorientale a figurare nella lista mondiale per parità dei generi escluso Israele - sono gli Emirati Arabi Uniti, posizionati al 109° posto.Ciò non toglie che nel mondo arabo il diritto islamico, che
ha la sua fonte nel Corano e nella Sunna è, di fatto, incontestabile. Nel diritto islamico lo sbilanciamento a favore dell’uomo nei
confronti della donna trova un fondamento normativo. Anche nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nell’Islam e
nella Carta araba dei diritti dell’uomo si fa riferimento esclusivo alla Shari’a, segno che esiste una contraddizione di difficile
risoluzione, incernierata fra i limiti opposti, dell’esigenza di modernità da una parte e del rispetto della tradizione, dall’altra.Gli
EAU sono considerati come un Paese che accetta, afferma e promuove la parità di genere e il rapido sviluppo economico
emiratino aiuta sicuramente la crescita dell’imprenditoria, anche femminile ed offre sicuramente maggiori occasioni di business
a coloro che hanno migliore visione del futuro e maggiore intraprendenza, indipendentemente dal genere. Al loro fianco si
unisce alla lotta in favore delle pari opportunità il Marocco, Stato in veloce crescita economica e sociale grazie alla lungimiranza
e alla stabilità del potere politico e religioso nelle mani del Re, vero artefice della rivoluzione economico-finanziaria del
Paese.Purtroppo, in altri Paesi le donne devono continuare a lottare: in Palestina contro una società patriarcale, in Egitto contro
la proibizione di svolgere attività politica e sindacale, in Turchia contro la misoginia del governo, in Arabia Saudita per il
riconoscimento di diritti come quello di guidare, in Siria, in Libia, in Iraq, in Yemen contro le violenze e la guerra senza
quartiere, in Kurdistan per la libertà e l’indipendenza, in Algeria contro la discriminazione.Ma l’esempio degli EAU, con
l’introduzione delle novità tecnologiche, della libertà di accesso al web, dell’apertura alle iniziative di rete e di collaborazione fra
imprese, delle facilitazioni di accesso ai finanziamenti a parità di genere, nonché con l’occidentalizzazione di una società
anch’essa multi-etnica, seppure al contrario, favoriscono la crescita della imprenditoria femminile e accelerano il processo di
integrazione dei generi, offrendo opportunità sempre più accessibili a tutti, sia maschi che femmine.La società e l’economia, a
propria volta, saranno sempre più variegate e ricche, grazie alla imprenditorialità femminile e alla crescita e affermazione,
anche nel settore del lavoro dipendente, delle donne di valore. Ciò migliorerà e arricchirà la società e la popolazione.Pertanto
negli EAU le iniziative e le associazioni in favore dell’inserimento delle donne nel mondo del lavoro, autonomo o dipendente, si
moltiplicano. È stato recentemente creato il UAE Gender Balance Council, con lo scopo dichiarato di promuovere e rafforzare il
ruolo delle donne come soggetto privilegiato e fondamentale per costruire il futuro del Paese. Sono attive in EAU anche altre
organizzazioni imprenditoriali e reti al femminile, nonché esiste ed è attivo il Business Council Femminile di Dubai.A questo
sforzo, che una intera società sta facendo, ora deve corrispondere la volontà e la tenacia delle donne: l’imprenditoria femminile
è ancora poco diffusa ed è una fonte di ricchezza poco sviluppata. Le donne devono entrare con fiducia nel mondo
dell’economia e della finanza e, senza paura, devono occupare il loro ruolo primario nello sviluppo e nella crescita di ogni
società.D’altronde, se esse sapranno unire capacità e passione, lungimiranza e tenacia, equilibrio e fantasia, forse anche gli
stessi meccanismi di una economia oggi in crisi a livello mondiale e da rifondare a livello strutturale, potranno averne grandi
benefici e potrebbero permettere di riformulare gli stessi meccanismi su cui si basa l’attuale concetto di economia
tradizionale.Se poi la rinascita dell’economia, passasse attraverso l’imprenditoria femminile che si sviluppa nel mondo arabo,
proprio laddove le condizioni sociali, politiche e giuridiche sono le più difficili da affrontare, allora saremmo di fronte ad una vera
e propria, meravigliosa, rivoluzione epocale che potrebbe travolgere molti ostacoli e pregiudizi altrimenti impossibili da
superare, riducendo anche il conflitto interculturale fra società occidentali e medio-orientali”. (aise)