Una vita dedicata alla ristorazione

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I Personaggi
lunedì 9 gennaio 2017
quotidiano.roma
www.ilroma.net
del
di Mimmo Sica
Una vita dedicata alla ristorazione
Antonino Della Notte è in prima linea nelle aziende che stanno conquistando Napoli
A
lato. Quando il tempo lo permetteva si
ntonino Della Notte (nella foto) è
faceva apparecchiare il tavolo sulla terl’amministratore unico del Gruprazza, al sole. Un giorno mi disse: “Anpo Antonio & Antonio. Ama deto’ devi ascoltare un mio consiglio. C’è
finirsi un grande lavoratore che è stato
la possibilità di rilevare un ristorante,
sempre in prima linea nelle aziende di ri“Il Gabbiano”, su via Partenope. Sono
storazione gestite da suo padre Antonio
amico del proprietario, Franco Aladich,
insieme ai fratelli Vincenzo, Salvatore e
non ha figli e perciò lo vuole cedere. Ti
Mario, e poi in quelle del Gruppo creadevi prendere questo locale”. Ne parlai
te da lui con alcuni cugini. È il presidente
con zio Vincenzo che diede il suo benenazionale dell’associazione datoriale Aistare. Aprimmo il secondo Antonio & Ancast (Associazione Industria Commercio
tonio e nacque l’omonimo Gruppo di cui
Artigianato Servizi e Turismo) della quasono l’amministratore unico e nel quale
le fanno parte più federazioni. Ne presono entrati a fare parte anche i miei cusiede anche una di esse, la Fiep (Fedegini Silvio e Sara».
razione Italiana Esercizi Pubblici).
Si parla di lei come l’artefice del “feQuando inizia la storia della sua fanomeno di via Partenope”. In che senmiglia nel mondo della ristorazione?
so?
«Con mio nonno Antonio, il capostipite
«Bisogna ricordare che nel 1998 via Parche negli anni ’40 aprì una pescheria,
tenope era la strada delle concessiona“da Totonno”, in piazzetta del Leone a
rie di automobili e di uffici. C’era solo
Mergellina. Mio padre Antonio mi racuna pizzeria “Il regno di Napoli” e il ricontava che era un punto di riferimento
storante “Il Gabbiano”. Quando lo ridi tutta la Napoli bene dell’epoca. Nellevammo sfondammo con il nostro nuola pescheria cominciò a lavorare papà,
vo modo di fare ristorazione. Vicino a
che era il figlio maggiore, e poi i suoi
una buona pizza proponiamo piatti di
fratelli Vincenzo, Salvatore e Mario,
qualità con una varietà e un assortimento
qualche sorella e donna Pasqualina, mia
che non si trova da nessun’altra parte.
nonna. Tra i tanti clienti che avevano
Il nostro esempio è stato seguito da altri
c’era “Giuseppone a mare”, il famoso
e nel tempo si è assistito a un susseguirristorante di via Ferdinando Russo, vicino alla residenza presidenziale di Vil- la questione cercò tra gli imprenditori ti dati ai Capi di Stato partecipanti e do- si di aperture di locali che sono tutti rila Rosebery. Gli fornivano il pesce quo- del settore di conclamata serietà profes- po qualche giorno mi arrivarono i rin- storante e insieme pizzeria. Solo il nostro Gruppo ne annovera tre: “Antonio
tidianamente. Il proprietario, Peppone, sionale e solidità economica e finanzia- graziamenti scritti di Clinton».
ormai avanti con gli anni, un giorno ria, chi fosse disposto ad assumere la ge- Quando c’è stata la svolta che le ha & Antonio”, “Gusto & Gusto” e ”Acchiese a zio Mario, il più intraprenden- stione controllata del ristorante finaliz- aperto la strada per farla diventare un quolina ”. Quest’ultimo gestito da due
te tra papà e gli altri zii, se i Della Not- zata alla vendita dell’attività per ripia- manager importante della ristorazio- figli di mia sorella Giuliana, Antonio e
Andrea, con il socio Patrizio Franco. Chi
te volevamo rilevare il locale. Dopo una nare i debiti. Papà e gli zii diedero la lo- ne?
«Qualche anno do- passeggia ora per via Partenope vede
discussione in famiglia la proposta fu ac- ro disponibilità e iniziapo. Ebbi un’intui- tanta gente seduta ai tavoli a mangiare:
cettata e, ultimata una grande ristruttu- rono l’azione di risanarazione curata dall’architetto Antonio mento che culminò con
«“Antonio & Antonio” zione e cominciai a una caratteristica macchia di colore, folpercepire che il gu- klore e buona cucina».
Irace, a giugno del 1972 ci fu l’inaugu- l’acquisto da parte della
racchiude le mie idee: sto
della gente per Ha portato “Antonio & Antonio” anfamiglia di “Zì Teresa”».
razione. Avevo 7 anni».
unire un’ottima cucina il mangiare stava che oltre i confini cittadini…
Questo evento ha avuto
E la sua storia?
«Da subito. Studiavo e con costanza ini- un valore molto imporcon una pizza di qualità» cambiando e che le «A Caserta dove abbiamo aperto un alpersone volevano tro ristorante e pizzeria con questo nome,
ziai a frequentare il ristorante. A 10 an- tante nella sua formauna ristorazione più in via Unità italiana, di fronte al monuni ero già in grado di stare alla cassa e zione. Perché?
fare il tablottista. Quando mi iscrissi al «Ha contribuito a farmi crescere e a veloce e con un grande assortimento. In- mento ai Caduti. In breve tempo è di“Mario Pagano” per prendere il diplo- completarmi. All’epoca gestivo “Il Ga- somma capii che non si voleva mangiare ventato un importante punto di riferima di ragioniere, presi coscienza che il leone” e quando iniziava la stagione in- solo pesce, anche se servito in tutti i mo- mento della città».
lavoro di ristoratore era nel mio dna e vernale, che era un po’ morta per le ce- di possibili, o solo carne. Ne discutevo E la sua esperienza nelle “cerimonie”
che quello sarebbe stato il mio futuro. rimonie e i matrimoni in particolare, nel molto con zio Vincenzo, che nel frattem- maturata al “Galeone”?
Cominciai a seguire assiduamente “Il tempo che mi restava libero dallo studio po aveva preso il posto di zio Mario che «Non l’ho dimenticata, tanto è vero che
Galeone”, un nuovo ristorante sulla col- andavo al Borgo Marinari, da zio Ma- era ritornato da “Giuseppone a Mare”. abbiamo rilevato una grossa struttura a
lina di Posillipo che la famiglia aveva rio, dove imparai che cosa fosse un ri- Quando si presentò l’occasione di rile- Pozzuoli, “Villa Posillipo”, e a Napoli
rilevato e che era vocato alle cerimonie. storante di “spicciolata” e come biso- vare un ristorante, “I quattro ladroni” a l’ex “Cenacolo Belvedere”, in via Anielvia Crispi, lo prendemmo e lo chiamam- lo Falcone. Oggi si chiama “Belvedere
Lì mi sono fatto le ossa e in breve tem- gnava condurlo».
“Zì Teresa” ha segnato mo “Antonio & Antonio”. I soci erava- Carafa”».
po, nonostante non
avessi ancora 18 «Ho cominciato da subito. anche il momento della mo io e mio cugino Antonio, figlio di zio Da poco si è affacciata su via Partesua consacrazione pro- Vincenzo. Con noi lavoravano anche due nope anche la quarta generazione dei
anni, ne assunsi la
Mio zio Mario è stato fessionale…
mie sorelle, Giuliana e Maria Rosaria». Della Notte…
completa gestione».
il mio mentore, ha fatto sì «Ho iniziato a tessere re- Quale fu lo scopo di questa operazio- «È mio figlio Antonio nel quale rivedo e
rivivo me stesso da giovane. È uno dei
lazioni con persone im- ne?
La sua giovane
che amassi il mio lavoro» portanti
che frequentava- «L’acquisizione di conoscenze nel cam- pilastri di “Antonio & Antonio” di via
età non le creò
no il ristorante. Primo fra po della pizzeria e sperimentare in con- Partenope. Si affianca a mio cugino Anproblemi?
«No, per due ragioni. Ebbi in zio Mario tutti l’ambasciatore Leonardo Visconti di creto la mia idea. Nacque così il primo tonio perché mi dedico prevalentemente
un mentore molto bravo e mi riusciva na- Modrone, coordinatore del vertice G7 di ristorante che contemporaneamente fa- alla supervisione dei nostri ristoranti».
turale e facile fare squadra con i colla- Napoli del 1994. Durante i preparativi ceva anche pizze con il forno a legna. Fu Un giudizio su questo mestiere?
«Comporta tanti sacrifici. Ti tiene lontaboratori. Avevo con loro un approccio di questo importantissimo evento, che si un grande successo».
umile ma deciso e sapevo ascoltare i con- svolsero per tutto l’anno precedente, qua- Quando è “approdato” a via Parteno- no da casa nei giorni più belli. Non ti dà
quasi mai la possibilità di gestisigli dei più esperti come il maitre di sa- si ogni giorno veniva a mangiare da noi. pe?
re la tua vita. Non esistono la doUn giorno mi chiese consiglio su dove te- «Nel 1998.
la Antonio Pippus».
«Il mio successo è anche menica e le festività, quando di
Sono gli anni in cui i fratelli Della Not- nere la conferenza stampa del presiden- Lo devo a un
te incrociarono sulla loro strada lo sto- te degli Stati Uniti, Bill Clinton. Gli pro- grande amimerito di mia moglie solito si mangia a casa in famiglia o si va fuori. Per abitudine
posi la terrazza di “Zì Teresa”, con il pre- co che ora
rico “Zì Teresa”…
e del feeling con i cugini, noi
pranziamo alle 12 perché do«Purtroppo l’ultracentenario ristorante sidente che aveva sullo sfondo la “gua- purtroppo
Antonio in primis» po, tutto il tempo è dedicato al
di Borgo Marinari, gestito da una si- che” di Castel dell’Ovo. Accettò e come non c’è più,
cliente. È un lavoro che può fare
gnorina tedesca, a fine anni ’70 si trovò “ricompensa” gli chiesi solamente di far- si chiamava
in grandi difficoltà e si profilò lo spettro mi stringere la mano a Bill Clinton e di Piero Valente. Era un immobiliarista che bene solo chi lo ama veramente».
del fallimento. Per evitare il crack, con farmi fare una foto insieme a lui. Nella quasi quotidianamente faceva la pausa Qual è il segreto del suo successo?
l’inevitabile licenziamento dei dipendenti serata della domenica conclusiva del ver- pranzo da “Zì Teresa”. Mangiava spa- «Avere alle spalle una grande donna coe la fine di un’azienda che dava lustro tice l’ambasciatore mi fece recapitare dal ghetti al pomodoro fresco e basilico an- me moglie e il forte feeling che esiste con
alla città, il magistrato interessato del- suo autista gli stessi regali che erano sta- naffiati da un calice di Falanghina ge- i miei cugini, in primis con Antonio».