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12 gennaio 2017 delle ore 16:12
Fino al 21.I.2017
Giacinto Cerone, Santo e Contrario
Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milano
Questa bella mostra su Giacinto Cerone (Melfi
1957-Roma 2004) si ricollega alle due
importanti esposizioni antologiche romane del
2011 presso la Galleria d’Arte Moderna, e del
2014 presso il Museo MACRO, e ribadisce con
forza quanto l’opera dell’artista lucano non sia
più da considerare una estrema propaggine
dell’Informale, come spesso è stata inquadrata,
ma un percorso autonomo e consapevole, che
conosce il passato ed il panorama contemporaneo,
vi dialoga, ma in ultima analisi sceglie di
discostarsene. Il curatore Raffaele Gavarro
seleziona un numero relativamente esiguo di
opere, ma il percorso espositivo è estremamente
eloquente: Giacinto Cerone viene presentato
attraverso una trentina di sculture di medie e
grandi dimensioni, tutte rigorosamente bianche.
L’unico filo conduttore è infatti quello del
colore: i pezzi esposti risalgono a periodi diversi
ed anche i materiali sono eterogenei, e variano
dal legno, al gesso, alla ceramica fino alla
plastica. Cerone, acuto intellettuale e poeta
sensibile, trasmette anche alla scultura la sua
inquietudine ed il suo tormento; lavora con
esasperazione e col gusto morboso di ridurre la
materia in brandelli che si staccano e si
accumulano su se stessi.
intellettuali, "quasi a voler rinnegare la
presunzione della verticalità antica della
scultura”.
Ombretta Paesante mostra visitata il 23
dicembre
Dal 30 Novembre 2016 al 21 Gennaio 2017
Giacinto Cerone: Santo e Contrario Galleria
Gruppo Credito Valtellinese Corso Magenta 59,
Milano Orari: da martedì a venerdì
13.30-19.30
sabato 12.00-19.00

Info: [email protected] - www.creval.it
Questa passione per la concretezza è però
contraddetta dalla scelta profondamente
speculativa della cromia: il bianco, nella ricerca
del maestro lucano, è il colore che serve a celare
la materia, più che a rivelarla, poiché ha la
prerogativa di privare tutto ciò che ricopre
dell’intrinseca ed inevitabile connotazione
naturalistica. L’esposizione è un vero e proprio
omaggio da parte di un curatore ironico ed
appassionato nei confronti di un maestro
dell’arte contemporanea italiana che è stato
ingiustamente trascurato e sottovalutato, e che
si è finalmente iniziato a riconsiderare. La sua
scultura estremamente vivace, le forme sfatte e
drammatiche e costruite per accumulo di
materia, la fisicità con cui si rapporta ai
materiali, sono caratteristiche specifiche della
sua ricerca intellettuale che si basa sulla
comprensione e sulla conoscenza della storia
dell’arte (il raffronto con Medardo Rosso è
inevitabile), ma che preferisce collocarsi a
latere del solco tracciato dai maestri del passato.
Completano la mostra alcuni grandi disegni
colorati che contrastano volutamente con il
candore delle opere tridimensionali, e che
Cerone concepì come dichiarati esercizi
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