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Valentina Battista
V. Battista Re-incantare l’Europa
Valentina Battista
Barese di nascita, parigina di adozione. Operatrice di pace presso
diverse istituzioni e
organizzazioni internazionali. Specializzata
in Relazioni Internazionali e Tutela dei Diritti Umani, ha
svolto attività di ricerca sul cosmopolitismo presso la Facoltà di Scienze umane e
sociali della Sorbona di Parigi. Attiva nel
mondo della cooperazione internazionale
e del management culturale, ha ricoperto il ruolo di Project Manager del programma di formazione “Rotaract Global
Mun at Change the World” svoltosi nel
2016 presso il Segretariato delle Nazioni
Unite a New York. In qualità di Delegato
europeo alla Convention Mondiale Rotary di Sydney, ha presentato il service
di volontariato RAC Italia “DREAMbox”, ritirando il premio di “outstanding
project” destinato alla sezione Europa,
Asia e Medio Oriente. Ha collaborato
presso la sede UNESCO di Parigi con il
Segretariato Generale FICLU. È componente del Comitato Giovani UNESCO
per la CNI UNESCO. È stata Responsabile delle Risorse Umane di una società di
capitali in Francia.
Re-incantare
l’Europa
con la prefazione di
Gianni Pittella
La responsabilità che dobbiamo assumerci
è adesso, ora. “In questo momento ci interessa più il vigore della prudenza, perchè di
prudenza c’è nè troppa al mondo” (Altiero
Spinelli). Il volume partendo da un’analisi socio-politica e culturale offre un’agile
chiave di lettura del processo di integrazione europea. Re-incantare l’Europa, infatti,
è ormai un’impellente necessità, fortemente avvertita dalla generazione dei Millenials. “Ditemi almeno chi sono! Chi ero?”.
Questi sono gli interrogativi che oggi si
pone l’Europa, privata del fil-rouge del suo
racconto naufragato nel Mare Nostrum
dell’indifferenza. Manca l’obbiettivo di
uno sviluppo armonico dell’Unione e gli
Stati, schegge impazzite, sempre più vincolati alla logica dei Trattati, non hanno il
coraggio di condividere in un’ottica solidaristica, uno spirito comune per la creazione
di un assetto istituzionale, profondamente
politico e funzionale come gli Stati Uniti d’Europa. L’autrice, affronta un viaggio
nella Pantalassa del tempo perduto, alla
riscoperta delle radici e della cultura, che
hanno favorito il progetto di costruzione
europea, reso possibile grazie a uomini d’azione come Altiero Spinelli e Jean Monnet, che Hegel definisce individui storico
universali. Ed è proprio dall’Agorà Europa
che bisogna ripartire per ri-nascere insieme
ed evitare l’effetto domino dopo il tragico
“colpo della Brexit”.
€ 12,00
ISBN 978-88-6611-562-5
editore
cacucci
bari
In copertina:
Re-incantare l’Europa, 2016, Ubaldo Occhinegro
Valentina Battista
Re-incantare l’Europa
prefazione di Gianni Pittella
editore
cacucci
bari
proprietà letteraria riservata
© 2016 Cacucci Editore – Bari
Via Nicolai, 39 – 70122 Bari – Tel. 080/5214220
http://www.cacuccieditore.it e-mail: info@cacucci. it
Ai sensi della legge sui diritti d’Autore e del codice civile è
vietata la riproduzione di questo libro o di parte di esso con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie,
microfilms, registrazioni o altro, senza il consenso dell’autore
e dell’editore.
Indice
pag.
Prefazione di Gianni Pittella
Introduzione
Capitolo I
L’Europa: caos e logos in una terra di frontiere
7
15
19
1. Atene: la cultura della politica
19
2. Roma: “lo status” di cittadino
24
3.
Il cittadino moderno e post-moderno in una terra di
frontiere
Capitolo II
E Pluribus Unum:
due prospettive per gli Stati Uniti d’Europa
1. L’Europa non cade dal cielo: il Manifesto di Ventotene
2.
Jean Monnet e l’Europa dei piccoli passi: dall’approccio
(costituzionalista) politico al metodo funzionalista
Capitolo III
Il Coccodrillo come fa?
dal trattato Spinelli al trattato di Lisbona
1. “Il Fantino che corre per l’Europa”: il Trattato Spinelli
29
35
39
45
61
62
Indice
I pesci pilota dell’impero: dall’Atto unico al Trattato di
Nizza
L’Europa e la sua volontà di esistere attraverso una
3.
Costituzione: realtà o utopia?
2.
4. Lisbona: il compromesso
Capitolo IV
L’Europa UMANA
68
77
83
89
1. Krisis: il coraggio di decidere
90
2. FOCUS: Il caso Grexit
93
3. Akropolis Adieu? Al Bundestag l’ultima parola
106
4. FOCUS: Brexit, to be or not to be?
111
5. Il labirinto anti-Ue degli Stati nazionali
114
6. Per un Europa sociale: l’ingrediente della solidarietà
117
Conclusione
121
Ringraziamenti
125
Bibliografia
127
6
Prefazione
Re-incantare l’Europa
di Gianni Pittella
Mi piace iniziare questa presentazione con una testimonianza personale.
Ho conosciuto Valentina Battista in una domenica di sole
qualche anno fa a Bari, ero lì’ per una affollata assemblea di
giovani che si interrogavano sull’Europa.
Incontrare i giovani è da sempre il momento più bello della
mia vita politica, soprattutto quando si tratta di giovani del
Sud, il mio, nostro Mezzogiorno il cui riscatto è legato nel mio
pensiero allo sviluppo della integrazione europea.
Mi colpì, e mi è capitato spesso a dispetto della vulgata secondo cui i giovani non sono più attratti dalla politica e vieppiù
dalla Europa, il desiderio e l’entusiasmo con cui mi posero le
loro domande, mi fecero le loro critiche, mi diedero le loro
proposte e i loro suggerimenti.
E mi colpì Valentina che fece un intervento molto profondo
e alla fine del dibattito mi disse della sua aspirazione a preparare un testo sul progetto europeo, sulle sue radici antiche e
sulle criticità attuali, sulla necessità di rilanciare con forza i
valori e il disegno di una Europa federale.
Valentina mi chiese se fossi stato disponibile a scrivere una
sorta di prefazione ed io accolsi l’idea con un misto di orgoglio
e di gioia.
Non si trattava di un sogno, Valentina ha lavorato sodo e
bene, ed io sono felice di aggiungere al suo scritto le mie considerazioni.
Re-incantare l’Europa
Certo ci vuole coraggio a scrivere di questi tempi ricordando il lascito di Altiero Spinelli e la sua battaglia per gli Stati
Uniti d’Europa.
Coraggio che non è mancato alla autrice e che non deve mancare nel tornante più difficile della storia europea dopo la guerra.
Se penso alle immagini che più mi hanno colpito negli ultimi mesi, non ho dubbi: il corpo immobile e senza vita del bimbo innocente su una delle tante spiagge del mediterraneo vittima di un destino cinico e barbaro che costringe persone come
noi a fuggire da guerra, fame, miseria, violenze di ogni genere,
ad affrontare le attraversate della morte e la fotografia di Brussels, la capitale d’Europa, vuota, coi negozi chiusi, animata
unicamente da poliziotti e carri armati...sono i due fotogrammi
che certificano la drammatica crisi europea.
Una crisi di scarsa solidarietà, una crisi di debolezza davanti agli egoismi insani dei governi nazionali, una crisi di senso,
il rischio di trasformare la più bella e civile e democratica realtà del mondo, in una fortezza triste impaurita assediata.
Perché siamo giunti a questo punto?
Prima le politiche dissennate di austerità sorda e cieca, il
dramma sociale che ne è stato la conseguenza, poi la guerra ad
est tra Russia e Ucraina, il disegno perverso di alcuni ministri
delle finanze di alcuni governi del nord Europa di cacciare la
Grecia dalla zona Euro spaccando in due la Unione, da un lato i
puritani e dall’altro i peccatori (disegno che abbiamo strenuamente contribuito a sventare), e infine la crisi migratoria e il terrorismo dell’Isis. Tutto ciò ha sfiancato la opinione pubblica e ha
offerto il terreno alle destre più radicali e xenofobe, finanche razziste e fasciste, per seminare il panico e imporre una propaganda
antieuropea, diffondendo la illusione delle piccole patrie.
Dobbiamo reagire con idee chiare, sangue freddo, concretezza e visione.
8
Prefazione
Se l’Europa viene svilita ad una aggregazione di Stati, tenuta assieme da logiche di convenienza e di potenza, allora si
perde la ragione di essere dell’Unione e si apre il vaso di pandora della disgregazione nelle sue diverse forme, quella degli
egoismi nazionali, quella dei secessionismi regionali.
L’Unione è innanzitutto un progetto politico. È la storia a
dirci che nel passato la spinta franco-tedesca ha servito l’Europa perché aveva una visione dell’Europa, l’idea cioè che attraverso la riconciliazione fra popoli divisi da secoli di guerre si
sarebbero gettate le basi per l’integrazione politica.
Oggi però c’è bisogno di una nuova visione, di un nuovo
progetto politico che dia senso all’Unione e che veda protagonisti tutti gli Stati membri.
Il Parlamento europeo e la Commissione hanno dimostrato
di esser all’altezza della sfida. E se siamo riuniti in questa
istanza oggi è anche perché le elezioni del 2014 e l’indicazione
diretta del presidente della Commissione hanno dato a questo
Parlamento una nuova energia.
Dall’alto l’Europa non si farà più e il modello intergovernativo, coi suoi compromessi al ribasso, è di fatto superato.
L’Europa di popolo non si farà con la retorica ma con azioni
concrete, che creino anzitutto una solidarietà di fatto.
Abbiamo iniziato a invertire le politiche economiche con il
piano Juncker.
Un piano da 315 miliardi di euro che permette di far ripartire la crescita, di dare ossigeno alle nostre economie ma che da
solo non è abbastanza.
Bisogna continuare a cambiare la politica economica europea e per fare questo serve coraggio.
La flessibilità sostenuta dalla Commissione nell’applicazione del Patto di stabilità è importante ma va sfruttata fino in
fondo.
9
Re-incantare l’Europa
Abbiamo elaborato una strategia organica sulla immigrazione ma ora spetta agli Stati membri applicarla davvero.
Vogliamo combattere il terrorismo e per fare questo i bombardamenti non servono da soli. Serve Europa.
La nostra azione, l’azione dell’Unione è decisiva. Mediare,
trovare punti di intesa, facilitare una intesa: questa è la nostra
missione perché l’unità è la vera arma contro il terrore.
L’alleanza che assieme ai Paesi musulmani dobbiamo costruire non deve però limitarsi unicamente ad ISIS. Negli ultimi decenni a causa soprattutto della sciagurata politica estera
di George W. Bush, l’area di instabilità si è estesa a macchia
d’olio e tocca oggi non solo il Medioriente ma anche l’Asia
centrale e l’Africa nera.
Dopo avere contribuito al disastro attuale, ora l’Occidente e
mi rivolgo soprattutto agli amici americani non può ritirarsi in
uno splendido isolamento.
Serve una offensiva innanzitutto diplomatica. Dobbiamo
dire con chiarezza ai nostri partner della regione ma anche a
noi stessi che il tempo dell’ambiguità e delle ipocrisie è finito.
Ai partner della regione dico che non si può sanzionare a parole Daech e poi tollerare che i propri cittadini lo finanzino. Chi
pensa di potere usare Daech per ragioni geopolitiche si sbaglia
perché alla fine sarà Daech ad usare loro.
Dobbiamo essere chiari anche con noi stessi e con i nostri
governi. In passato abbiamo commesso errori nelle relazioni
con molti paesi arabi. È finito il tempo della doppia morale per
cui tutti gli islamisti radicali sono cattivi tranne quelli con cui
facciamo affari.
Serve quindi coerenza e determinazione.
Se vogliamo passare da un approccio frammentario e confuso ad una strategia e visione di lungo periodo, dobbiamo essere
più ambiziosi e puntare a politiche di sviluppo reali che possano privare i fanatici di terreno fertile.
10
Prefazione
Noi non dobbiamo avere paura del terrorismo. Questo continente ha la storia, la forza, le risorse e le capacità per annientare
agevolmente un manipolo di qualche migliaia di fanatici. Per
riuscire a fare questo dobbiamo però restare calmi, essere uniti
ed evitare gli errori del passato che ancora oggi paghiamo.
Insomma, l’Europa deve ritrovare una grande ambizione
perché solo così sarà fedele al suo messaggio originario che è
quello della solidarietà.
Solidarietà vuol dire oggi battersi per una Europa sociale
che metta fine al dumping sociale.
Solo se riusciremo a rimettere i nostri valori e in primis
quello della solidarietà al centro della nostra agenda politica,
potremo evitare l’effetto domino post Brexit e l’idea che l’Europa è solo un matrimonio di convenienza in cui esclusivamente le logiche di interesse sono premiate.
E vogliamo uscire dalla difensiva ponendo sul tavolo le tre
grandi sfide che servono per svoltare nel senso della integrazione politica della Europa.
C’è bisogno di una nuova governance economica che renda più democratica l’Unione rafforzando il ruolo del parlamento. Il rapporto dei Cinque Presidenti è un primo passo in
avanti ma è necessario fare di più e porre le basi per una capacità fiscale europea.
Serve inoltre una politica europea di sicurezza e difesa perché solo con una politica estera comune potremo rispondere
alle sfide del terrorismo e della destabilizzazione.
Terza sfida: la lotta per la equità fiscale e sociale.
Molte delle imprese accusate di elusione fiscale in accordo
con i governi sono le stesse che poi fanno la fila per ottenere
finanziamenti e sostegni dagli Stati membri. Attingere allo Stato quando fa comodo ma privatizzare i profitti: questa è la logica di un capitalismo rapace che poco ha a che vedere con
quelle migliaia di piccole e medie imprese che ogni giorno si
11
Re-incantare l’Europa
misurano sul mercato senza paracadute, senza furbizie e che
costituiscono l’ossatura e la salvezza dell’economia europea
Ma la denuncia non basta.
Di fronte al Parlamento Europeo, la Commissione ha preso
impegni chiarissimi contro il dumping fiscale che oggi sono
stati ribaditi.
Va bene l’armonizzazione fiscale ma c’è bisogno di una più
forte integrazione politica, sociale ed economica.
Proponiamo inoltre alla Commissione tre misure da attuare
che non sono prese dal libro dei sogni ma vengono dal rapporto che va approvato a larga maggioranza da questo Parlamento.
Primo, la Commissione dovrebbe adottare una definizione
chiara di paradiso fiscale che sia estensiva e tenga conto anche
di pratiche dubbie come i tax rulings. L’attuale lista preparata
dall’OCSE è vuota e questo vuol dire che la lista è fatta male.
Ma che senso ha fare una lista se poi non ci si mette dentro alcun paese? Noi chiediamo alla Commissione di creare una lista
seria, europea, di paradisi fiscali.
Secondo: chi fa il furbo deve pagare. Le autorità competenti devono sospendere o revocare le licenze bancarie delle istituzioni finanziarie che aiutano ad organizzare frodi. Allo stesso tempo, le imprese che si prestano a queste pratiche devono
esser escluse dai fondi europei perché non è accettabile cercare
di sfuggire al fisco e poi battere cassa.
Terza proposta, vogliamo che nei bilanci delle multinazionali le informazioni finanziarie siano riportate paese per paese.
È giusto che i cittadini sappiano dove le multinazionali fanno i
profitti perché è in quel paese che devono pagare le tasse. Lo
ripeto: le tasse si pagano nel paese in cui si fanno i profitti.
C’è poi un’altra valutazione che riguarda la politica di concorrenza. Ecco anche su questo aspetto i recenti scandali mostrano che c’è qualcosa che non va. Quando uno Stato membro
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Prefazione
per salvare migliaia di posti di lavoro aiuta una impresa a spendere un pò meno in energia, gli si dice subito che non può farlo
perché sono aiuti di Stato. Per anni però nessuno ha detto nulla
di fronte agli Stati membri che concludevano accordi di favori
con imprese private per fargli pagare meno tasse.
Sono battaglie difficili.
Io ci credo, Valentina.
E tu con il tuo lavoro, la tua passione, la tua tenacia non solo
indichi la strada ma sei una protagonista di questa battaglia.
Grazie dunque per questo impegno, insieme a te dovremo
seminare senza risparmio queste idee e questo progetto, contagiando chi è convinto ma fermo. E chi è riluttante e scettico, e
persino chi è ostile perché deluso dalla inazione di questi anni.
13
Introduzione
XXIII
[…]E il vecchio vide che le due Sirene,
le ciglia alzate su le due pupille,
avanti sé miravano, nel sole
fisse, od in lui, nella sua nave nera.
E su la calma immobile del mare,
alta e sicura egli innalzò la voce.
«Son io! Son io, che torno per sapere!
Chè molto io vidi, come voi vedete
me. Si; ma tutto ch’io guardai nel mondo,
mi riguardò; mi domandò: Chi sono?»
E la corrente rapida e soave,
più sempre avanti sospingea la nave.
E il vecchio vide un grande mucchio d’ossa
d’uomini, e pelli raggrinzate intorno,
presso le due Sirene, immobilmente
stese sul lido, simili a due scogli.
«Vedo. Sia pure. Questo duro ossame
cresca quel mucchio. Ma, voi due, parlate!
Ma dite un vero, un solo a me, tra il tutto,
prima ch’io muoia, a ciò ch’io vissuto!»
E la corrente rapida e soave,
più sempre avanti sospingea la nave.
E s’ergean su la nave alte le fronti,
con gli occhi fissi, delle due Sirene.
«Solo mi resta un attimo. Vi prego!
Ditemi almeno chi sono io! Chi ero!»
E tra i due scogli si spezzò la nave.
Giovanni Pascoli, Il passato è perduto.
Poemi conviviali (1904).
Re-incantare l’Europa
Il poema di Pascoli rappresenta il tentativo dell’uomo contemporaneo di ritrovare la sua identità attraverso un viaggio
nel tempo passato. Odisseo, curioso del molteplice indaga se
stesso viaggiando nei meandri della memoria alla scoperta del
logos unitario. “Il passato è perduto” è una lezione d’umanità,
quell’umanità che va ricercata nel nostro patrimonio storicoculturale stimolato maieuticamente attraverso il ricordo. Noi,
uomini moderni siamo schiacciati da un’intima solitudine, da
una libertà apparente che non ha punti di riferimento o di approdo come Itaca per Ulisse. La nostra Itaca è l’Europa, una
terra che vive di contraddizioni, i cui confini non ben definiti
fanno pensare ad una forza in continuo divenire. Il viaggio
dell’Europa inizia nell’Antica Grecia dove nasce il concetto di
Demos e Kratos, attraversa la Roma imperiale, culla della cittadinanza attiva, fino allo Stato nazione e i suoi confini, delineando una dialettica del divenire dominata dal conflitto che raggiunge il climax della sua forza primigenia con lo
Stato-potenza e il Totalitarismo. Da qui l’Europa, distrutta,
annichilita, rinasce nel 1950 e si rimette in cammino attraverso
il processo di integrazione europea e la forza delle idee di uomini come Altiero Spinelli, Jean Monnet e Robert Schuman.
Diverse prospettive per un comune obbiettivo: Gli Stati Uniti
d’Europa. Nel disegno europeo, si ritrova il patrimonio storico
culturale di un Europa intesa come spazio politico, luogo di
confronto, oggettivazione della sua volontà di esistere e riconoscersi nella diversità che la rende unica. Il percorso è impervio e il titolo del saggio “Re-incantare l’Europa” fa riferimento
alla mancata entrata in vigore del Trattato Spinelli del febbraio
del 1984, nato in seno al Club del Coccodrillo, che prevedeva
la creazione di un’Europa politica, attraverso la trasformazione
del Parlamento europeo in un’assemblea costituente, dotando
l’Europa di una Costituzione. Un progetto ambizioso che si è
scontrato inevitabilmente con le riottose resistenze degli Stati,
16
Introduzione
incapaci di rinunciare alla propria sovranità a favore della creazione di una “governance” europea.
È arrivato il momento di rilanciare questa idea ben espressa
con trasparenza e facilità di lettura da Spinelli.
Quindici giorni fa, per esempio, sul Times c’era una vignetta
molto simpatica, ambientata a Londra; in un angolo erano raffigurati un leone, una tigre, un serpente boa, un orso e diversi altri
animali, mentre nel centro avanzava verso di loro una mucca sul
cui corpo stava scritto C.E.E.: essa aveva grosse mammelle rigonfie di latte, un occhio ammaccato coperto dalla scritta «Medio
Oriente», una gamba ferita da un’altra operazione comunitaria e
diverse altre ammaccature. Gli animali le si rivolgevano dicendole «No, lei per ora è solo un animale economico e non un animale
politico», senza accorgersi che dietro la grossa mucca, sulla sua
stessa scia, sbucava un coccodrillo. (Altiero Spinelli)
1
  Altiero Spinelli, Historical Archives of the European Union, 1984.
1
17
Ringraziamenti
Tutto è nato da un incontro organizzato dal mio caro amico
Ettore Peluso, in occasione della festa del cittadino europeo,
durante la quale ebbi occasione di conoscere l’On Gianni Pittella, allora Vice Presidente Vicario del Parlamento Europeo, il
quale, in un dibattito aperto con noi giovani, dopo aver ascoltato il mio intervento mi invitò a scrivere questo libro.
Oggi come ieri quel pensiero è racchiuso qui, il mio piccolo
contributo all’Europa.
Mi è particolarmente gradita l’occasione per esprimere un
ringraziamento speciale al Presidente Gianni Pittella, per aver
creduto sin da subito nelle mie idee e per aver voluto scrivere
la prefazione e il titolo di questo mio primo libro sull’Europa.
Una prefazione che emoziona perché riesce ad accendere la
speranza degli europei e a credere in questo sogno senza lasciarlo naufragare nel mare dell’odierno oblio.
Ringrazio la mia Casa Editrice, che ha voluto pubblicare
questo libro e il Prof. Villani, faro del Diritto Internazionale ed
Europeo.
Ringrazio l’Arch.Ubaldo Occhinegro, vincitore dell’INTBAU Awards 2016, per avermi omaggiato della meravigliosa
quanto significativa copertina.
Infine, ringrazio le mie radici e chi mi sostiene con Amore,
la mia famiglia e Claudio Caldarola, Uomo di legge e generoso
compagno di vita.
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