Conegliano, 10 gennaio 2017 alla ca dott. Maurizio Di

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Conegliano, 10 gennaio 2017
alla ca dott. Maurizio Di Stefano, dott. Pietro Laureano
Oggetto: candidatura "Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene"
l’associazione FareRete è il raggruppamento di cittadini ed associazioni locali, nata in
seguito a questa candidatura, che ha partecipato inizialmente al processo, ma in
seguito ne è stata esclusa, senza nessun motivo ufficiale.
Questi sono i criteri UNESCO, per i quali viene richiesta la candidatura , descritti
nell'Allegato A alla Dgr n.561 del 26 aprile 2016, della Regione Veneto:
Criterio IV - costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un
insieme architettonico o tecnologico, o di un paesaggio, che illustri una o più
importanti fasi nella storia umana
Criterio V - essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale,
dell’utilizzo di risorse territoriali o marine, rappresentativo di una cultura (o più
culture), o dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, soprattutto quando lo stesso è
divenuto vulnerabile per effetto di trasformazioni irreversibili
Criterio VI - essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o
tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie, dotate di un
significato universale eccezionale. (Il Comitato reputa che questo criterio dovrebbe
essere utilizzato in associazione con altri criteri).
FareRete presenta alla Presidenza dell'ICOMOS, fatti e problemi e criticità che la
Regione Veneto non ha considerato nel "Piano di gestione della candidatura" e ne
contesta i seguenti argomenti, relativamente ai criteri IV e V:
Criterio IV - non è un inno all'agricoltore come descritto nel Dgr n.561, ma
all'imprenditore ed al finanziere che hanno investito nel prosecco, trasformando in
territori "vocati alla vite" anche quelli tradizionalmente coltivati a cereali, prati ,
boschi naturali e persino umide zone , da sempre considerate inadatte alla vite.
"Nell'esempio straordinario di una tipologia edilizia", la Regione Veneto ha previsto
la proliferazione di nuovi e moderni camini dei bruciatori a biomassa, per la
produzione di energie. Biomassa derivata dalla potatura delle viti, che non viene
riutilizzata come "compost" nei vigneti.
Il "COMPOST"dalla potatura delle viti, è un ottimo fertilizzante, come descritto in
due anni di sperimentazione dal "Consorzio di tutela del prosecco DOCG Conegliano
Valdobbiadene" e da 5 anni di sperimentazione in un vigneto in provincia di Treviso,
dal CREA-VIT di Conegliano "Centro di ricerca per la viticoltura", con ampia
documentazione dei risultati conseguiti e questi sono i più eclatanti:
- il 30% in più di produzione di uva a parità di qualità
- la riduzione del 60% di acquisto di ammendanti e fertilizzanti chimici.
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Criterio V - si legge nel Dgr n.561, la seguente frase, riferita alle colline: "sono state
lentamente rimodellate nei secoli" mentre in realtà, per rimodellarle come le vediamo
oggi, sono stati sufficienti meno di 10 anni, grazie all'uso di potenti mezzi di
movimentazione terra, che hanno modificato le alture stesse e fatto sparire i boschi
collinari, soppiantati dai vigneti del prosecco DOCG.
Ne sono esempi le colline di Refrontolo, Miane, Campea, Solighetto, San Gallo e
Vittorio Veneto, come da documentazione fotografica allegata.
Nelle aree pianeggianti, non avendo nulla da spianare, sono spariti prati, boschetti,
siepi e le tradizionali coltivazioni di cereali, per far posto al prosecco DOC.
Per evidenziare tale andamento, riportiamo
l'estratto dalla tesi di laurea 2010 di Luigino Barisan
dal grafico, appare con chiarezza che la citata, " lenta evoluzione avvenuta nei
secoli", è piuttosto recente. Sono stati necessari 38 anni, dal 1970 al 2008, per passare
da 1.300 a 5.000 ettari, mentre l'ultimo passaggio dai 5.000 ettari del 2008 ai 26.000
ettari del 2016-2017, DOCG+DOC, è stato molto più veloce, meno di 10 anni.
In tutti questi anni di tumultuoso sviluppo del prosecco, l'unico argine legale è stato
l'art.892 del Codice Civile, che consente la piantumazione di nuovi vigneti a 50
centimetri dai confini. Anche i Piani Regolatori Comunali hanno creato non poca
confusione, consentendo la costruzione di abitazioni a ridosso dei vigneti.
Assistiamo così a vigneti confinanti con case, scuole, asili e strutture ospedaliere.
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Il decantato " palcoscenico di una pratica agraria di grande successo" citato nel Dgr
n.561, si riconduce più propriamente, all'uso dei prodotti fitosanitari e degli erbicidi
chimici per la coltivazione della vite.
Il problema generato dalla deriva di tali prodotti chimici verso gli obiettivi non
bersaglio (case, scuole, asili, orti, etc.) è inarrestabile ed è ben dimostrato dallo studio
del Prof. Baldoin dell'Università di Padova. (allegato)
Le amministrazioni comunali assieme ai portatori d'interesse, hanno creato un
"Regolamento di polizia rurale" per fronteggiare i disagi subiti dagli abitanti, ma con
risultati non quantificabili, visto che i problemi dovuti alla deriva non sono diminuiti.
Elenchiamo atri gravi ed irrisolti problemi che affliggono l'area candidata a
Patrimonio dell'Umanità, che non possono essere ignorati:
La bruciatura degli scarti agricoli all'aperto della potatura delle viti è ancora in
atto, obbligando le amministrazioni comunali ad emettere ordinanze speciali che la
vietano in certi periodi dell'anno oppure per tutto l'anno, causa la robusta e costante
presenza di polveri sottili, PM10, che permangono nell'ambiente.
Applicazione parziale delle seguenti leggi nell'area della candidatura:
D.Lgs 150/2012 e DM. 22/01/2014 (PAN)
Nella viticoltura locale vengono utilizzati principi attivi "tossici" e con "effetti
cronici" per la salute, come ben documentato dal "Progetto FAS 2014" della Regione
Veneto, nel quale risultano in continuo incremento le vendite dei prodotti fitosanitari
specialmente nelle provincie di Treviso (area della candidatura) e di Verona.
Il "Protocollo viticolo del Consorzio di tutela DOCG" consente l'uso di principi attivi
e di erbicidi chimici "tossici" e con "effetti cronici" per la salute.
La Regione Veneto non promuove decisamente ed in modo preferenziale gli obiettivi
del DM. 22/01/2014 (il PAN = piano d'azione nazionale per l'uso sostenibile dei
prodotti fitosanitari), considerando che il finanziamento PSR 2014-2020 favorisce
l'agricoltura tradizionale, che fa uso di prodotti fitosanitari ed erbicidi chimici.
a)
b)
c)
d)
e)
f)
Obiettivi del PAN, dimenticati dalla Regione Veneto:
ridurre i rischi e gli impatti dei prodotti fitosanitari sulla salute umana,
sull'ambiente e sulla biodiversità;
promuovere l'applicazione della difesa integrata, dell’agricoltura biologica e
di altri approcci alternativi;
proteggere gli utilizzatori dei prodotti fitosanitari e la popolazione
interessata;
tutelare i consumatori;
salvaguardare l'ambiente acquatico e le acque potabili;
conservare la biodiversità e tutelare gli ecosistemi.
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Nell'art.19.1 del D.Lgs 150/2012 "difesa integrata obbligatoria",che ha recepito la
Direttiva CE/128/2009, tra l'altro è scritto:
"... l'utilizzo di mezzi biologici di controllo dei parassiti e l'uso di prodotti
fitosanitari che presentano il minor rischio per la salute umana e l'ambiente",
in netto contrasto con i principi attivi usati nella produzione del prosecco.
Ancora oggi, gennaio 2017, non esiste un piano pubblico che preveda tempi certi per
il passaggio all'agricoltura biologica e l'azzeramento degli insetticidi chimici, come
previsto dal D.Lgs 150/2012 e dal DM.22/01/2014 (PAN)
La Regione Veneto autorizza ogni anno, nelle LTDI (linee tecniche difesa
integrata) e nelle autorizzazioni in deroga dei prodotti fitosanitari, principi attivi
"Tossici e Nocivi" e con effetti cronici per la salute.
Questo è in netto contrasto, sia con il PAN, che con le disposizioni scritte nel
"Regolamento Intercomunale di polizia Rurale" dei 15 Comuni prosecco docg, nel
quale, questi principi attivi sono vietati su tutto il territorio comunale.
La candidatura, la salute pubblica e l'ambiente, non possono accettare che quanto
proibito dai comuni, venga incautamente autorizzato dalla Regione Veneto!
La mancata partecipazione dei cittadini alla definizione della candidatura
La Regione Veneto ha redatto il "Piano di gestione" della candidatura, senza la
partecipazione delle associazioni locali e dei cittadini, malgrado questo sia previsto
nello "Statuto Regione Veneto" dell'11 gennaio 2012.
Art. 9 - Partecipazione:
1. La Regione promuove la partecipazione ai processi di determinazione delle
proprie scelte legislative e amministrative da parte dei cittadini, delle formazioni
sociali, degli utenti e delle associazioni che perseguono la tutela di interessi generali
Richieste all'ICOMOS
FareRete, constatando che questa è sicuramente una candidatura rivolta ai soli
interessi economici, richiede il suo sostegno per intervenire su questi temi:
1. vietare la bruciatura degli scarti agricoli all'aperto e nei bruciatori di biomassa,
proponendo il "compost" sostenuto con i PSR 2014-2020
2. promuovere l'agricoltura biologica ed altri approcci alternativi, come
previsto negli obiettivi del PAN, sostenendola con i PSR 2014-2020
3. applicare l'art.9 dello "Statuto Regione Veneto" facendo partecipare cittadini
ed associazioni a riscrivere il "piano di gestione della candidatura"
4. applicare pienamente il "principio di precauzione"
L'intervento dell'ICOMOS deve indirizzare l'ATS, associazione temporanea di scopo
per la candidatura, verso gli importanti obiettivi che ha sin qui trascurato.
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Concludiamo ricordando il "principio di precauzione" e due sentenze che lo
confermano
a) della Corte europea,
(Trib. CE, Seconda Sezione ampliata, 26 novembre 2002, T-74/00 Artegodan):
“il principio di precauzione è il principio generale del diritto comunitario che fa
obbligo alle autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di
prevenire taluni rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per
l’ambiente, facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali interessi
sugli interessi economici”.
b) del Consiglio di Stato N. 0128112013 REG.PROV.COLL. N. 06153/2012
REG.RIC. del 04/03/2013, che da ragione al Comune di Malosco contro il ricorso
della Coldiretti Trentino. A pag.8 leggiamo:" Ciò, anzitutto tenendo conto che
1'applicazione del principio di precauzione postula 1'esistenza di un rischio
potenziale per la salute e per 1'ambiente, ma non richiede l'esistenza di evidenze
scientifiche consolidate sulla correlazione tra la causa, oggetto di divieto o
limitazione, e gli effetti negativi che ci si prefigge di eliminare o ridurre."
Il "principio di precauzione"è anche inserito nella legislatura italiana,
all'art.2.2 del D.Lgs150/2012:
Le disposizioni del presente decreto si applicano tenendo conto del principio di
precauzione, quando è necessario un intervento di limitazione o di divieto di utilizzo
di prodotti fitosanitari in circostanze o aree specifiche, a fronte di un potenziale
pericolo per la salute umana, animale e per l'ambiente.
IL PERICOLO PER LA SALUTE e L'AMBIENTE
Confermiamo che molti dei principi attivi, (fungicidi, insetticidi, erbicidi),
componenti dei prodotti fitosanitari utilizzati nella coltivazione del prosecco, hanno
indicazioni di pericolo,da regolamento CE/1272/2008, che corrispondono proprio
alla definizione riportata nella legge appena citata, ossia, sono
un potenziale pericolo per la salute umana, animale e per l'ambiente.
nella documentazione allegata, presentiamo alcuni degli scritti inviati al Presidente ed
Assessori della Regione Veneto ed al Presidente del Consorzio di tutela del prosecco
DOCG Conegliano Valdobbiadene, che è anche il presidente dell'ATS, associazione
temporanea di scopo per la candidatura.
testo e documenti a cura del "coordinamento FareRete"
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