seconda domenica d`avvento

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Battesimo del Signore: nota liturgica
“Ecco il mio servo, che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio”.
Fino al sec. X la tradizione romana commemorava al 6 gennaio la sola
adorazione dei Magi, ma gradualmente fu influenzata dalla tradizione della
Chiesa gallicana (Francia) e nell’Epifania occidentale, soprattutto nella
Liturgia delle Ore, entrò il tema orientale dei tria miracula. Al tramonto
dell’Epifania, all’antifona al Magnificat abbiamo, infatti, cantato le tre
manifestazioni: “Tre prodigi celebriamo in questo giorno santo: oggi la
stella ha guidato i magi al presepio, oggi l’acqua è cambiata in vino alle
nozze, oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la nostra
salvezza”. La memoria del battesimo era riservata all’ottava dell’Epifania e
la riforma del calendario, nel 1970, la trasferì alla prima domenica dopo
l’Epifania, come chiusura del Tempo di Natale.
Quindi la festa odierna, che – non dimentichiamolo – cade nel giorno che è
memoria della risurrezione, è prolungamento dell’Epifania. Vista la sua
travagliata storia, questa festa, che in fondo è una novità del calendario della
riforma del Vaticano II, trova espresso il suo valore più nei nuovi testi che in
quelli antichi.
Non solo, l’esegesi contemporanea ha dissepolto dall’oblio la stupenda
figura del Servo di Iahvè. Così questa rilettura biblica dell’identità di Gesù,
riproposta dai vangeli sinottici del battesimo e da Mt 12,18 è entrata a pieno
diritto nell’eucologia della festa (vedi anche la prima lettura). Rileggiamo il
corpo centrale del prefazio di oggi con la doppia chiave di lettura che
abbiamo dato della festa, prolungamento della epifania/manifestazione del
Figlio di Dio ai popoli, e manifestazione della sua identità (servo/figlio
amato, inviato per una missione di salvezza: “Nel battesimo di Cristo al
Giordano tu hai operato segni prodigiosi per manifestare il mistero del
nuovo lavacro: dal cielo hai fatto udire la tua voce, perché il mondo
credesse che il tuo Verbo era in mezzo a noi; con lo Spirito che si posava su
di lui come colomba hai consacrato il tuo Servo con unzione sacerdotale,
profetica e regale, perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato
a portare ai poveri il lieto annuncio”.
Lascerei, perciò, a questa festa la sua forte carica cristocentrica. Non è
illegittimo, certo, battezzare in questa domenica. Ma il rischio, nel tempo,
per le nostre assemblee penso che starà nell’interpretare il battesimo di
Gesù sulla scorta del battesimo di bambini, e non viceversa. Lasciamo ai
testi biblici e liturgici di oggi di insistere molto di più sulla identità
dell’Unto di Dio, del Cristo-Messia, più che sul nostro battesimo. E se
proprio vogliamo parlare di battesimo, non dimentichiamo che Cristo
scende nell’acqua del Giordano, e insieme è unto di Spirito Santo. L’acqua
che immerge nella Pasqua e, insieme, strettamente insieme, l’unzione, che è
sigillo dello Spirito dato in dono, svelano, l’identità profonda del cristiano.