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AL.SI.P.PE ALLEANZA SINDACALE POLIZIA PENITENZIARIA VIA DEGLI ARCELLI 00164 (ROMA) TELEFONO 3931383562 EMAIL [email protected] SITO INTERNET WWW.ALSIPPE.IT AFFILIAT I O.S.A.P.P
NUMERO
1771
DI
MARTEDI
10
GENNAIO
2017 A
CURA
DELLA
SEGRETERIA GENERALE
AD USO INTERNO
In fiamme l’auto di un
agente
di
Polizia
penitenziaria
Due incendi nella notte: auto in fumo a
Porto Cesareo e Neviano.Due i veicoli
danneggiati dalle fiamme, divampate dopo
la mezzanotte. Su un caso si indaga sulla
matrice dolosa. PORTO CESAREO - Due
incendi in meno di un’ora. Tra l’una meno
venti e l’una e mezzo, infatti, si sono
verificati rispettivamente a Porto Cesareo
e a Neviano. Nel primo episodio, nel quale
è stata distrutta una Citroen C3,
parcheggiata su una strada sterrata, nei
pressi di un noto albergo, sono intervenuti
i vigili del fuoco del distaccamento di
Veglie per domare l’incendio e mettere in
sicurezza l’area.Sconosciuto, al momento,
il valore dei danni arrecati dalle fiamme al
Equa distribuzione dei carichi di lavoro
,l’Alsippe chiede copie dei Modelli 14/A alla
Direzione della Casa Circondariale di Lodi
APERTO AL CONTRIBUTO
DÌ
TUTTI_
veicolo, di proprietà di un agente di polizia
penitenziaria. Del caso sono stati informati
i carabinieri della stazione locale e i
colleghi
del
Nucleo
operativo
e
radiomobile della compagnia di Campi
Salentina.Nel secondo rogo, a Neviano, le
fiamme hanno gravemente danneggiato
una Opel Astra, intestata a una famiglia in
vacanza nel Salento ma residente in
Svizzera. A scatenare il fuoco, secondo i
pompieri del distaccamento di Gallipoli,
un cortocircuito dovuto all’usura del
veicolo, molto datato. Dell’accaduto, che
non ha fortunatamente provocato altre
conseguenze, sono stati avvisati i
carabinieri della stazione locale.(Lecce
Prima)
Nella conferenza stampa del Comandante
della Polizia penitenziaria e del capo della
Squadra Mobile i dettagli dell’arresto dei
due evasi catturati a Crotone
Crotone, gli evasi da Voghera avevano soldi, armi, documenti
contraffatti e schede telefoniche.Quando gli uomini della Squadra
Mobile della Questura di Crotone hanno bloccato l’auto,
Alessandro Covelli e Tommaso Biamonte hanno cercato di fornire
generalità false e documenti contraffatti, poi si sono consegnati
senza opporre resistenza. Con loro avevano circa 5 mila euro in
contanti, due pistole semiautomatiche a salve prive di tappo rosso
con relativo munizionamento, 6 carte di pagamento tra cui due
postepay e tre tra bancomat e carte di credito, un passaporto ed
una carta di identità contraffatte e 4 schede telefoniche di cui una
straniera. Alessandro “Sandrino” Covelli e Tommaso Biamonte, i
due detenuti che il 12 dicembre scorso avevano fatto perdere le
loro tracce in Piemonte, dopo che erano usciti con un permesso
dal carcere di Voghera, hanno chiuso oggi la loro latitanza a
Crotone, dove erano appena arrivati con un pullman di linea
proveniente dalla Lombardia. I particolari dell’arresto dei due
fuggitivi sono stati illustrati nel corso della conferenza stampa alla
quale hanno partecipato il capo della Squadra Mobile di Crotone,
Fabio Zampaglione (che ha più volte ringraziato il Questore
Claudio Sanfilippo), il suo vice Massimiliano Migliaccio e il
comandante della Polizia penitenziaria di Crotone, Giuseppe
Laforgia, in rappresentanza di quella di Milano deputata quale
polizia giudiziaria per i reati di evasione. E proprio al carcere di
Crotone sono stati associati Covelli e Biamonte sulle cui teste
pendeva un ordine di cattura della Procura della Repubblica di
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Pavia competente territorialmente.L’operazione è scattata poco
dopo mezzogiorno di oggi quando gli investigatori, avendo intuito
che i due evasi si stavano recando a Crotone, hanno predisposto
una serie di servizi di osservazione e appostamento presso tutti i
terminal cittadini di pullman e alla stazione ferroviaria.Proprio al
capolinea di piazzale Nettuno, gli uomini della Mobile hanno
notato un pregiudicato crotonese mentre faceva salire a bordo
dell’autovettura a lui in uso, due soggetti molto somiglianti ai
ricercati. Allertate tutte le pattuglie in zona, l’auto con a bordo
Covelli, Biamonte e il conducente veniva prontamente bloccato in
via Saffo angolo via Peppino Impastato.Alessandro Covelli
crotonese, classe 1956 è pluripregiudicato per reati in materia di
armi, associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio,
rapina, stupefacenti, evasione, ricettazione ed altro, evaso dal
carcere di Voghera – Sezione Collaboratori – dove stava scontando
la pena definitiva con scadenza in data 8 febbraio del
2022.Tommaso Biamonte è nato a Gimigliano (Catanzaro) nel
1956 e ha vissuto a Ivrea, pluripregiudicato per i reati in materia di
pedofilia, sequestro di persona, rapina, evasione, violazione sulla
legge delle armi, ricettazione, concorso in omicidio aggravato ed
altro, evaso dal carcere di Voghera – Sezione Collaboratori – dove
Acquistato
mezzo
per
disabili con il ricavato del
Memorial Melissa Bassi
Il veicolo è stato consegnato consegnato
ieri alla cooperativa Osa - Casa Melissa
situata in via Via Torre S. Susanna, a
Mesagne. I genitori di Melissa presenti alla
cerimonia.MESAGNE - Il mezzo per il
trasporto di diversamente abili acquistato
con i proventi del memorial Melissa Bassi
è stato consegnato ieri alla cooperativa
Osa - Casa Melissa situata in via Via Torre
S. Susanna, a Mesagne, nel corso di una
cerimonia preceduta dalla S. Messa,
successiva benedizione del veicolo, da
parte di don Antonio Mitrugno.Presenti
alla cerimonia tutte le squadre interforze
che hanno partecipato al memorial
Melissa Bassi, Le autorità civili, militari
ed ecclesiastiche, i dirigenti della struttura
casa Melissa, il presidente del comitato
olimpico provinciale, Nicola Cainazzo, il
Lettera al Capo del DAP
Santi
Consolo
sulla
situazione dei penitenziari
piemontesi
Situazione carceraria in Piemonte: le
criticità
in
una
lettera
a
Consolo.Conferenza stampa del garante
regionale dei detenuti Bruno Mellano. I
problemi di Billiemme esposti da
Roswitha Flaibani. Il garante regionale dei
detenuti Bruno Mellano ha convocato
venerdì 23 dicembre a Palazzo Lascaris,
sede del consiglio regionale del Piemonte,
stava scontando l’egastolo.“Giova rappresentare, – scrive la Polizia
di Crotone – che durante la fruizione del permesso, Alessandro
Covelli, in data 11 dicembre 2016 si rendeva responsabile del
delitto di minacce nei confronti del gestore dell’albergo di Torino
dove aveva trovato alloggio, solo perché aveva allertato le Forze
dell’Ordine della sua presenza all’interno della struttura ricettiva”.
Insieme a Covelli c’era un altro pregiudicato crotonese di cui non
sono state fornite le generalità. Così come anche questa mattina ad
attendere Covelli e Biamonte al pullman proveniente dalla
provincia di Milano, c’era un 60enne crotonese. Alle indagini ha
partecipato il Nucleo investigativo Centrale presso il Prap
Lombardia – Milano della Polizia Penitenziaria, –Restano da
capire molte cose come per esempio dove Covelli e Biamonte
abbiano trascorso il loro periodo di latitanza e come abbiano fatto
in poco tempo a procurarsi tanto denaro, documenti contraffatti e
carte di credito. La polizia lavora, ovviamente, alla rete di
fiancheggiatori che hanno potuto aiutare i due fuggitivi. In
particolare i documenti contraffatti erano intestati ad una persona
di Roma il passaporto e ad un impiegato nato in Svizzera, ma
residente nel Milanese la carta di identità che apparteneva al
Comune di Cesano Boscone.
simpatizzanti, oltre a Basso Bassi e Rita
Muri (genitori di Melissa) e al direttivo
dell’Ascd “Legalità et sicurezza”, fra cui i
fondatori Massimo De Giorgi e Vincenzo
Murri.Il taglio del nastro è stato effettuato
dalla mamma di Melissa. Si è trattato di
un momento emozionante, seguito dal
volo in cielo di cento palloncini rosa ed
uno a forma di cuore.Il presidente della
cooperativa
Osa
ha
ringraziato
l’associazione “Legalità et sicurezza” per il
grande gesto effettuato. La famiglia Bassi
ed il loro legale di fiducia, Fernando
Orsini, hanno voluto ringraziare tutti
coloro che hanno collaborato per questo
progetto, i fondatori di “Legalità et
sicurezza”
e
l’amministrazione
penitenziaria, poiché grazie a loro sono
iniziati i primi percorsi autorizzativi
segretario
della
Figc,
Antonio
allorquando l’associazione “Legalità et
Fontanarosa, la dirigenza Best Union
sicurezza” venne preceduta dal Comitato
Company Spa, L' Unione Nazionale
Organizzativo Polizia Penitenziaria con
Ufficiali in Congedo, l'Umns, i dirigenti
tanto di patrocinio morale del ministro
scolastici di varie strutture, amici e
della Giustizia, Andrea Orlando.
una
conferenza
stampa
del
Coordinamento dei garanti piemontesi
delle persone detenute per illustrare il
testo della lettera che il Coordinamento ha
indirizzato
oggi
stesso
al
capo
dipartimento
dell’Amministrazione
penitenziaria, Santi Consolo, per elencare
14 problemi strutturali, una per ciascuno
dei tredici istituti penitenziari piemontesi,
più una problematica generale comune a
tutti.«L’elenco avrebbe potuto e dovuto
essere più lungo – ha dichiarato Mellano –
ma abbiamo preferito limitarci a una sola
segnalazione per istituto, oltre a un
richiamo
finale
relativo
a
una
problematica sanitaria trasversale e
comune a tutti i penitenziari piemontesi,
nella consapevolezza che un cahier de
doléances avrebbe finito per risultare
obiettivamente
troppo
ambizioso,
dispersivo e poco utile alle finalità che ci
siamo dati di contribuire al superamento
delle condanne della Cedu per l’erogazione
sistematica
di
pene
inumane
e
degradanti».Si tratta di questioni di tipo
strutturale ritenute basilari per impostare
un’esecuzione penale diversa ed efficace e
che quindi sono da affrontare nel 2017, un
obiettivo che il Coordinamento dei garanti
si è posto per l’anno nuovo come “sfida”
all’Amministrazione penitenziaria affinché
si giunga nei prossimi dodici mesi – se
non alla risoluzione degli stessi – almeno
all’individuazione delle soluzioni mediante
la definizione di progetti, tempi e costi.Alla
conferenza ha preso parte anche il garante
di Vercelli Roswitha Flaibani che ha
portato il suo contributo al documento
inviato a Santi Consolo con la seguente
nota relativa al carcere di Billiemme:
«Segnalazione problematica: la struttura
ha una generale problematica legata alla
vetustà, all’utilizzo e, soprattutto, alla
qualità della costruzione stessa. Dei cinque
piani di detenzione, soltanto il quinto sta
per essere ultimato nella ristrutturazione
con camere di pernottamento a norma ma
potrà assorbire, a regime, solo il 10% della
popolazione detenuta. Sono previste
ristrutturazioni
dei
fabbricati
non
detentivi, ma non ancora per gli altri
quattro piani, che però presentano
problemi agli impianti di riscaldamento e
quello idraulico. Lo stesso discorso vale
per le palazzine della direzione e degli
agenti (compresa mensa e servizi) che
proprio in questi giorni sono stati oggetto
di un grave problema sempre di tubazioni.
La sezione femminile, infine, oltre a questi
problemi (in particolare di riscaldamento)
risente del mancato rifacimento del tetto
(che è stato invece ripristinato nel
padiglione a cinque piani maschile) e
quindi le infiltrazioni si moltiplicano
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rendendo una parte del padiglione
inagibile con anche problemi alla parte
muraria che in alcuni punti si
sfalda..Richiesta o soluzione proposta: Si
propone come intervento prioritario la
progettazione e la messa in campo di un
piano complessivo e coordinato sugli
impianti idraulici e termici dell’istituto,
magari iniziando dal reparto femminile (il
secondo dei due piemontesi) e mettendo
in campo interventi sui reparti detentivi in
parallelo con quelli – pur necessari ed
urgenti – per gli uffici di servizio e
direzionali, e attualmente messi in
campo».(Corriereeusebiano.it)
Il carcere non sarà mai riaperto?. Il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione
Penitenziaria è definitivamente perduto?". Gli interrogativi a Lamezia Terme
Lamezia Terme: De Biase (CaC) "il carcere non sarà mai riaperto?" "La struttura carceraria lametina sarà restituita al demanio? Il carcere
a Lamezia non sarà mai riaperto?. Il Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria è definitivamente perduto?". Sono
delle domande che si è posto il consigliere comunale Salvatore De Biase, Capo Gruppo "Calabria al Centro", ed alle quali da una
immediata riposta: "in sostanza, pare di sì".Perché spiega De Biase "non tanto velatamente, qualcuno in questi giorni, sta tramando
affinché Lamezia, dopo aver visto chiudere lo storico Carcere e dopo l'impegno solenne atto a recuperare il Provveditorato Regionale
dell'Amministrazione
Penitenziaria,
sta
lavorando a che tutto si perda o tutto si
vanifichi". De Biase riferisce che "in questi giorni
si susseguono i sopralluoghi presso la
nostra struttura, affinché possa essere detta la
parola fine a questa nuova 'Tela di
Penelopè". Quindi si domanda ancora "avrà vinto
ancora una volta la resistenza di
Catanzaro e quindi oltre al carcere, la città di
Abramo ospiterà, senza indugi, anche il
Provveditorato Regionale dell'Amministrazione
Penitenziaria e forse con qualche
complicità lametina?".Altro interrogativo che
pone De Biase: "si sono inventati di tutto,
pur di non riconoscere a Lamezia quanto
sottratto, perduto e meritato, a partire,
da problemi di natura strutturale, per il vecchio
carcere, a continuare, lievitazione di costi
di rifacimento, e forse anche abusi edilizi.
Qualcuno poi ricordava che per la
ristrutturazione, si era partiti da 500mila euro ed
ora pare si è giunti a circa
3milioni".Intanto - aggiunge - il Provveditorato
Regionale
dell'Amministrazione
Penitenziaria che opera su Catanzaro, sembra che
costi in fitto, circa 140,00 euro all'anno, e
i nuovi locali offerti dal comune, sembrerebbero anch'essi non utilizzabili". De Biase non ha dubbi "la città di Perugini, nata per essere al
centro della Calabria, "la nuova Brasilia", come la definì il Padre fondatore, rattrista che debba sempre dare notizia sulle proprie perdite e
contestualmente offrire i larghi servizi, maggiori collegamenti, alta logistica, baricentricità, ecc., e quando può ambire, come nel caso
specifico a vedere una struttura riconvertita e da utilizzare a "Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria" veder negata
tale possibilità".Alla luce di tutto ciò De Biase pone altri interrogativi: "Il carcere lametino è definitivamente perduto? Il Provveditorato
Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria rimarrà su Catanzaro? Forse il "dado è tratto", dopo soprattutto l'apertura del padiglione a
Catanzaro, che voglio ricordare, complessivamente può ospitare circa 600 detenuti e in emergenza 1.000, si può immaginare che la
"parola fine sia stata detta"?
tabelle si evince una diminuzione della
popolazione detenuta a cospetto del mese
In diminuzione i detenuti Come ogni mese il Dipartimento
precedente cioe’ novembre 2016, in cui i
dell’amministrazione penitenziaria Ufficio
nelle carceri italiane, i dati per lo sviluppo e la gestione del sistema
presenti sono 55.251 , mentre i presenti a
dicembre 2016 sono 54653, di seguito
del mese di dicembre 2016
informativo automatizzato , Sezione
alleghiamo
la relativa tabella per regione
Statistica
emana
e
pubblica
sul
di detenzione
sito www.giustizia.it la consueta tabella
mensile dei detenuti presenti e la relativa
capienza regolamentare degli istituti
penitenziari per regione di detenzione
Segreteria Generale
relative al mese di dicembre 2016 , dalle
____________________
Ogni
braccialetto
elettronico per detenuti ci
costa 86.500 euro. E non
funziona
Nato per liberare le carceri, è diventato un
pozzo senza fondo. In 15 anni solo 2.000
esemplari funzionanti, arrivati da Telecom
e costati 173 milioni. Ne servono altri
10.000, ma il bando per la fornitura è un
mistero.Doveva essere la panacea per i
mali del sistema carcerario, grazie al
rilascio "controllato" di molti condannati.
E invece il braccialetto elettronico si è
rivelato un pozzo senza fondo. Ne servono
almeno altri 10.000 ma il bando è sparito,
mentre il costo complessivo dei 2.000 in
circolazione è di 173 milioni di euro. Una
catena di assurdità, fino alla gestione della
lista dei detenuti affidata alla Telecom, che
fornisce le apparecchiature. È il monile più
caro del globo.Dal 2001 a oggi il
"braccialetto elettronico" per i detenuti
(che in realtà è una cavigliera) è costato
almeno 173 milioni di euro. Soldi pubblici
buttati dalla finestra: prima in un
estenuante decennio sperimentale che ha
visto appena14 apparecchi impiegati per
una spesa di no milioni di euro; e poi, dal
2011, in una scombiccherata "gestione
ordinaria" che per la modica cifra di lo-11
milioni l'anno ne ha gradualmente
introdotti altri 2 mila circa.Così, il mitico
braccialetto, che da decenni viene
presentato come lo strumento che
dovrebbe risolvere l'emergenza carceraria
e garantire il pieno controllo a distanza di
chi è recluso ai domiciliari, è uno dei più
opachi capitoli della giustizia italiana. Ma
oggi è diventato un vero scandalo che
grida vendetta. Lo è per la spesa pubblica
impiegata complessivamente, visto che il
risultato finale è che ognuno dei 2 mila
braccialetti forniti dalla Telecom, finora
unica
interlocutrice
dei
contratti
sottoscritti con il ministero della Giustizia
e con quello dell'Interno, ci è costato
almeno 86.500 euro.Ma lo è anche per
come la burocrazia ministeriale ha gestito
e continua a gestire la faccenda. Da tempo,
infatti, è evidente che i duemila
braccialetti sono largamente insufficienti.
Alla fine di novembre, ultimo dato
disponibile, i reclusi in una cella erano
55.251 (5mila in più rispetto ai 50.254
posti regolamentari disponibili), cui si
aggiungevano altri 781 in semilibertà. Tra i
detenuti, quelli in attesa di un primo
giudizio sono tantissimi: 9.846, quasi il
18%. Parrà assurdo, ma in Italia nessuno
sa quanti sarebbero quelli che potrebbero
legittimamente passare da una prigione a
una casa, e decongestionare l'emergenza,
in virtù di un decreto di tribunale già
operativo.Rita Bernardini, l'esponente
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radicale che sulla nostra vergogna
carceraria ha imbastito una meritoria
campagna ultradecennale, dice alla Verità
di
avere personalmente incontrato
"tantissimi detenuti che avrebbero
ottenuto provvedimenti di scarcerazione
con il braccialetto, e invece da mesi
aspettano in cella perché gli apparecchi
mancano".
Da oltre un anno si favoleggia di un bando
europeo per un numero imprecisato di
nuovi
apparecchi:
l'iniziativa
di
quell'appalto spettava all'ex ministro
dell'Interno Angelino Alfano, che però è
appena trasvolato alla Farnesina. Un mese
fa, il 14 novembre 2016, il ministro della
Giustizia Andrea Orlando ha annunciato
in tv, a Porta a porta, che il Viminale aveva
già da tempo provveduto a lanciare il
bando: "Abbiamo utilizzato tutti i
braccialetti che c'erano", ha detto il
Guardasigilli, "ma ora aspettiamo i
risultati della gara europea che è stata
fatta a giugno". "Giugno? Non è affatto
vero"
lo
smentisce
Bernardini.
E
Riccardo
Polidoro,
responsabile
dell'Osservatorio
carcere
dell'Unione
camere penali (Ucp), l'organizzazione
degli avvocati penalisti italiani, conferma:
"Il bando non è mai stato fatto. Anzi, a fine
novembre lo abbiamo sollecitato al
ministero della Giustizia e a quello
dell'Interno. Gli uffici del Guardasigilli
hanno detto che avrebbero a loro volta
sollecitato Alfano. E il Viminale non ci ha
nemmeno
risposto".
L'Ucp calcola che oggi servano almeno lo
mila braccialetti in più. È una stima a
spanne, però, e decisamente prudenziale,
perché
malgrado
una
ricognizione
compiuta presso tutti i tribunali italiani,
un lavoro durato ben otto mesi, un
numero certo non esiste. Non lo conosce
nessuno: "Diciamo che nei tribunali
abbiamo incontrato una certa difficoltà a
reperire dati", ironizza l'avvocato Polidoro.
In compenso, l'Ucp ha fatto altre scoperte
sorprendenti: "Abbiamo appurato che la
lista d'attesa dei detenuti cui dare il
braccialetto viene gestita non dal
ministero della Giustizia, bensì dalla
Telecom".
A questo punto, uno potrebbe domandarsi
perché mai la burocrazia ministeriale
arrivi a tali aberrazioni. Ma Polidoro
aggiunge
sconforto
allo
sconforto:
"Speriamo che, quando il bando verrà
finalmente
fatto,
individui
almeno
caratteristiche tecniche migliori delle
attuali".
I braccialetti esistenti, a sentire gli
avvocati penalisti, non offrono proprio il
massimo della funzionalità: per installarne
uso prima serve che un tecnico della
Telecom misuri il perimetro della casa
dove alloggerà il recluso, e a quel punto
nell'abitazione viene installata una
centralina. Ma se il detenuto ai domiciliari
su ordine del giudice deve allontanarsi da
casa per andare a lavorare, ogni volta
bisogna che la centralina sia disattivata e
riaccesa.
Con
nuove
procedure
burocratiche e ovvie spese aggiuntive.
Eppure basterebbe un semplice gps, in
grado di valutare se gli spostamenti in
certi orari sono ammessi o no. Come
avviene già nei nostri cellulari. E in tutti i
Paesi civili che adottano braccialetti
elettronici
per
i
loro
detenuti
Circolari ministeriali e
note D.A.P. gennaio 2017
[email protected]
Convenzione per la stipula
di polizze assicurative RC
auto per gli iscritti Alsippe
e propri familiari
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Convenzioni nazionali e
regionali per gli iscritti
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con i rappresentanti regionali provinciali e
locali presenti sul territorio ha stipulato
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di servizi con sconti particolari. Per
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predetti sconti bastera’
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una convenzione per la stipula di polizze
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