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AL.SI.P.PE ALLEANZA SINDACALE POLIZIA PENITENZIARIA VIA DEGLI ARCELLI 00164 (ROMA) TELEFONO 3931383562 EMAIL [email protected] SITO INTERNET WWW.ALSIPPE.IT AFFILIAT I O.S.A.P.P
NUMERO
1774
DI
VENERDI
13
GENNAIO
Polizia
penitenziaria
gelo, scatta lo stato
agitazione
2017 A
al
di
Sindacati di polizia penitenziaria sul piede
di guerra presso la Casa circondariale di
Vasto, dove Sappe, Osap, Fns Cisl e
Cnpp hanno
proclamato
lo stato
di
agitazione del personale e contestualmente
ritirato le delegazioni sindacali, per
denunciare le precarie condizioni in cui è
costretto ad operare il personale di polizia
penitenziaria dell’istituto di Vasto a seguito
dell’ondata di maltempo ha investito la zona
del vastese: "Il personale - scrivono Di
Nardo, Fragrasso, Greco e Chiarella lamenta di dover operare la sua delicata
attività lavorativa al freddo e al gelo e,
soprattutto, la situazione si acuisce
ulteriormente nei turni notturni. Quanto
lamentato è generato dal mancato
funzionamento del riscaldamento per
buona parte dei settori del piano terra
dell’istituto"."Altra condizione di disagio
estremo che deve affrontare il personale,
nonostante l’allerta meteo e a causa delle
copiose nevicate e le ondate di vento freddo
che si sono susseguite dal 6, - proseguono i
sindacati - è quello non sono stati posti in
essere i dovuti interventi al fine limitare le
difficoltà di chi deve raggiungere l’Istituto.
Infatti il tratto di strada, che deve essere
obbligatoriamente percorso per raggiungere
l’Istituto già di per sé in condizioni pietose a
causa del manto stradale, conseguenti al
susseguirsi di buche, viene reso ancora più
insidioso dalla presenza del manto nevoso e
ghiaccio. Le scriventi, non possono che dare
conto di questa ulteriore degenerazione
delle condizioni di estremo disagio in cui il
personale della Casa Lavoro di Vasto deve
svolgere le proprie attività istituzionali e,
contestualmente, dell’assenza di decisioni
risolutive
e/o
preventive
a
tali
problematiche da parte delle figure
responsabili della struttura, il tutto a
conferma delle denuncie sin qui evidenziate
che hanno generato, come detto in
premessa, la proclamazione dello stato di
agitazione del personale di Polizia
CURA
DELLA
SEGRETERIA GENERALE
AD USO INTERNO
Penitenziaria"."Considerato
che
il
personale di polizia penitenziaria, così
come tutti i dipendenti, non deve essere
costretto
ingiustamente
a
simili
condizioni di lavoro, le scriventi, con la
presente, auspicano un intervento del
Provveditore regionale Dr.ssa Cinzia
Calandrino repentino ed incisivo verso
l’attuale dirigenza affinché si prestino le
giuste iniziative per la risoluzione delle
problematiche segnalate, al fine di avere
un’azione che renda accettabili le
condizioni lavorative, almeno quando ci
sono avvisi di allerta meteo. Infine, le
scriventi chiedono la cortese attenzione
del signor Prefetto Dr. Antonio Corona,
quale ufficio territoriale di Governo al
fine di far valutare se vi siano stati tutti
gli interventi dovuti, circa la situazione
emergenziale rappresentata dai lavoratori
della Casa lavoro di Vasto, con particolare
riferimento alle difficoltà conseguenti
all’assenza di interventi circa la
percorribilità regolare del tratto stradale
che collega l’istituto.(Zonalocale)
Agente
della
Polizia
penitenziaria
ritrovato
privo di sensi nella sua
auto, trasportato in codice
rosso in ospedale
Sviene mentre guida l'auto: decisivo
l'intervento della polizia locale.Ritrovato
nella sua auto privo di sensi: la
segnalazione e la corsa in ospedale. Sono
servite le maniere forti per prestare
soccorso a D. L. D. C., classe 1960, agente
di penitenziario , che domenica sera, poco
prima delle 20, ha accusato un malore
mentre era alla guida nei pressi della
chiesa Madonna della Neve a Sora. A
lanciare l’allarme è stato un cittadino che
ha messo in moto la macchina dei
soccorsi, risultata provvidenziale ed
efficiente. A giungere sul posto, vicino il
Ponte di Vaughan, gli uomini della Polizia
locale che, dopo aver appurato che il
APERTO AL CONTRIBUTO
DÌ
TUTTI_
cinquantaseienne non era cosciente, su
ordine del comandante Rocco Dei Cicchi
hanno mandato in frantumi un finestrino
della Fiat Bravo per accertare le
condizioni dell’uomo residente nel
Sorano.Immediati anche i soccorsi
sanitari con ambulanza e automedica
giunte sul posto in pochi minuti. L’agente
della Polizia penitenziaria è stato
trasportato in codice rosso al Santissima
Trinità dove sono stati subito eseguiti gli
accertamenti clinici del caso. Sulle prime
sembrava che le condizioni dell’uomo
fossero piuttosto gravi. Nella giornata di
ieri, però, l’agente di custodia ha reagito
bene alle cure e i medici lo hanno
dichiarato
fuori
pericolo.
Resterà
ricoverato per qualche giorno in
ospedale.«Stavo andando via con i miei
bambini che si erano esibiti nella
manifestazione che si è svolta in piazza
San Rocco, dove in molti si sono ritrovati
per divertirsi e per un aperitivo a base di
arrosticini, ma mi sono ritrovata bloccata
in un traffico infernale - spiega una
giovane
mamma
testimone
del
salvataggio - Ho pensato fosse colpa
dell’orario di cena, invece quando ho
notato i lampeggianti accesi ed una folla
di curiosi fermi ho temuto il peggio.
Pensavo ad un investimento perché non
vedevo auto coinvolte, ma erano tutti
vicini ad una sola monovolume. Poi,
mentre eravamo incolonnati, è arrivata
anche l’ambulanza e ho chiesto ad una
coppia di pedoni che mi hanno informato
su quanto avvenuto». L’augurio ora è che
l’uomo si riprenda presto.(Ciociaria
Oggi)
Caserma degli agenti di
Polizia penitenziaria del
carcere Bassone di Como
sollecito al Ministero della
Giustizia interventi non
più rinviabili
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Carcere del Bassone: dal consiglio regionale
la richiesta di interventi .Il Consiglio
regionale,
all’unanimità,
sollecita
il
Ministero della Giustizia a farsi carico delle
condizioni della caserma degli agenti di
Polizia penitenziaria del carcere Bassone di
Como. Con la mozione illustrata dalla
Consigliere Daniela
Maroni (Lista
Maroni), promossa insieme a Fabio
Fanetti, Presidente della Commissione
speciale Carceri, il parlamento lombardo ha
voluto evidenziare alcuni interventi non più
rinviabili nella struttura penitenziaria che
ospita una sezione maschile con 125 alloggi
e una femminile con 18 alloggi. In
particolare il testo ricorda che la caserma
degli agenti (224 rispetto ai 279 previsti) è
stata inaugurata nel 1985 e da allora non è
mai stata interessata da interventi di
manutenzione.
Lungo
l’elenco
degli
interventi sollecitati, in primis strutturali
ma anche organizzativi (i detenuti sono 403
per una capienza massima di 230).
Venti agenti in più e un
sistema
di
videosorveglianza al carcere
di
san
Michele
ad
Alessandria
Entro un mese il carcere San Michele di
Alessandria potrebbe contare su 15 o 20
agenti di Polizia Penitenziaria in più.
Questo il primo provvedimento a breve
termine stabilito per fronteggiare la carenza
di personale durante l’incontro tra il
provveditore
regionale
dell’amministrazione
penitenziaria Luigi
Pagano e
i
vertici
degli
istituti
alessandrini. 10
unità
arriverebbero
dall’istituto
penitenziario
di
Alba,
attualmente inattivo, altre 3 dalla Casa
Circondariale di Alessandria Cantiello e
Gaeta. L’intenzione del provveditorato
regionale è anche richiamare al “San
Michele” le dieci unità distaccate fuori
regione. Al vaglio anche alcune novità
strutturali come l’introduzione di un
sistema
di
videosorveglianza e
di
automazione di cancelli che permetterebbe
di destinare ad altre mansioni 5 o 6 agenti,
oltre a una differente organizzazione del
lavoro: non più un agente fisso preposto al
monitoraggio di una sezione ma pattuglie di
tre unità attrezzate per un controllo
itinerante tra le varie aree.“L’auspicio è che
queste novità alleggeriscano i carichi di
lavoro degli agenti attualmente in servizio”
ha detto a Radio Gold il direttore del
carcere di San Michele Domenico Arena.
Simpatizzanti
Isis
monitorati dalla polizia
penitenziaria in carcere a
Pisa
Sei detenuti sotto la lente della polizia per
frasi e comportamenti. PISA. La strage di
Nizza. E poi quella di Berlino. Qualcuno
non si è trattenuto e ha voluto far sapere
che quelli, i “lupi solitari” del terrorismo,
avevano fatto bene. Non è un reato. Ma è
un segnale. E radio carcere ha
sintonizzato bene le frequenze. Dallo
sfogo al controllo. Misurato e non
invasivo. Con tre gradazioni: i segnalati,
gli attenzionati e i monitorati. Se il web è
ritenuto una delle fonti di “formazione”
per aspiranti terroristi, le celle colgono in
embrione e coltivano quello che nasce
come dissenso al sistema e poco alla volta
viene forgiato in una radicalizzazione.Al
Don Bosco sono almeno sei i detenuti a
rischio Isis inclusi nelle tre fasce di
interesse investigativo. Si tratta di tre
maghrebini e tre dell’Europa dell’Est. Li
unisce una fede islamica nell’accezione
integralista e un passato da protagonisti
di una microcriminalità di piccolo
cabotaggio. Sono dentro per spaccio,
rapine e furti.Il gruppetto rientra nei
numeri diffusi nei giorni scorsi dal
Dipartimento
dell’amministrazione
penitenziaria. Un totale di 373 persone
che hanno fatto scattare, in misura
diversa,
un
qualche
campanello
d'allarme. Pisa, tra aeroporto e Torre
pendente, da tempo ha alzato il livello di
alert sul fronte antiterrorismo. Quello che
si vede sono le forze dell’ordine e
l’esercito a difesa degli obiettivi sensibili.
C’è poi quello che non è visibile e attiene
alle “radiografie” dei profili sul web. Un
“Grande Fratello” per anticipare le azioni
di qualche testa calda.L’esempio più
recente lo ha fornito Bilel Chiahoui
(nella foto), il 26enne tunisino espulso
dopo aver scritto su Facebook che
avrebbe voluto diventare martire a Pisa
scrivendo la sera prima la data dell’11
agosto in cui mettere in pratica il
sacrificio. Un allarme a lieto fine. Anche
per lui piccoli precedenti per spaccio e un
girovagare per l’Europa avendo come
punti di riferimenti due connazionali che
poi sono morti da foreign fighters in
Siria. Segnali, anche qui. E grazie al
monitoraggio del profilo social i
carabinieri del Ros sono arrivati in
tempo. Magari erano fantasie di un
giovane suggestionato dalle gesta di amici
e incapace di trovare una via per
realizzarsi in Italia. Meglio evitare il
senno di poi. Di qui l’espulsione.Ecco
perché la prevenzione anche in carcere
diventa cruciale nella lotta all’Isis. Evitare
che chi entra ladro esca poi jihadista è
uno degli impegni della polizia
penitenziaria che tra i suoi compiti ora ha
anche quello di segnalare i detenuti
potenzialmente
a
rischio
di
radicalizzazione.Lodare gli stragisti di
Nizza e Berlino non è stato l’unico, anche
se il più evidente, sintomo che ha spinto il
Don Bosco a circoscrivere un perimetro
in cui inserire nomi e volti da mettere
sotto la lente. È il comportamento
quotidiano l’altro indizio. Dal rifiuto di
condividere gli spazi comuni a rifiutare
bevande come la Coca Cola o lasciarsi
crescere la barba. Ma anche l'addobbo o
la decorazione delle celle, magari con
scritte islamiche) al comportamento con
le altre persone o ai pretesti più banali
per disobbedire. Per arrivare poi alle
scene di giubilo per le vittime degli
stragisti. Una rabbia covata in cella e che
potrebbe trovare uno sfocio una volta
riacquistata la libertà per chi, arrestato
per spaccio, ora si sente un combattente
jihadista pronto al martirio(Il Tirreno)
Polizia penitenziaria seda
una lite furibonda tra
detenuti. Uomo sfregiato
con una lametta
Una normale giornata in sezione, porte
aperte e discussioni tra detenuti. Si
conoscono, si capiscono. A volte no,
discutono e si animano. Altre volte
ancora la furia cieca domina le menti,
anche solo per pochi istanti, e provoca
problemi e danni. È quello che è accaduto
domenica. Due detenuti della casa
circondariale San Domenico hanno
iniziato a parlare tra di loro, poi hanno
cominciato ad alzare i toni. Un alterco
che ha visto un tunisino, poco più che
trentenne, afferrare in un istante una
lametta e sfregiare al volto il suo
interlocutore, un italiano, pare, di origini
ciociare. È stata solo la prontezza degli
agenti della polizia penitenziaria a evitare
che le conseguenze fossero ancora più
gravi. Immediatamente è stato bloccato
l’aggressore mentre la sua “vittima” è
stata trasferita in ospedale. Proprio qui, i
medici del Santa Scolastica hanno dovuto
applicare ben 15 punti di sutura: la ferita
correva lungo tutta la guancia. Poco dopo
è stato dimesso e riaccompagnato al San
Domenico. Futili i motivi alla base della
lite tra i due ospiti della casa
circondariale. Provvedimenti interni,
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intanto, per l’aggressore che nel recente
passato si sarebbe reso protagonista di altre
azioni “pericolose”, come l’incendio della
sua stessa cella per protesta. Difficile anche
la battaglia quotidiana delle forze di polizia
penitenziaria all’interno di una struttura
che
presenta
un
sovraffollamento
particolarmente alto.
Quasi 300 detenuti che vivono in sezione,
con le porte aperte durante il giorno,
secondo le disposizioni dipartimentali, sotto
massima osservazione e attenzione da parte
degli agenti in sofferenza con i numeri del
proprio organico. Proprio loro, poco più di
una settimana fa, sventarono il tentativo del
figlio di un detenuto mentre provava a
consegnare - durante un colloquio - quasi
dieci grammi di cocaina al padre.Bastarono
alcuni movimenti strani e gli agenti
riuscirono a cogliere il tentativo di passare
la droga al genitore. Immediato l’arresto.
Anche per il ragazzo si aprirono le porte del
carcere.
Carcere
fatiscente,
aspettando il nuovo che
sarà pronto solo nel 2020
Forlì: carcere fatiscente, aspettando il
nuovo che sarà pronto solo nel 2020.Da
oltre 10 anni non si ristruttura la rocca, ma
il penitenziario al "Quattro" non sarà
pronto prima del 2020. Lavori fermi per il
nuovo carcere di Forlì nel quartiere
Quattro. A fine anno è uscito il bando per
concludere i lavori e il penitenziario non
sarà pronto prima del 2020. Lo fanno
sapere i riminesi Ivan Innocenti e Silvia De
Pasquale del Partito Radicale che con il
cesenate Enrico Maria Pedrelli, segretario
dei Giovani socialisti dell'Emilia Romagna,
accolti dalla direttrice Palma Mercurio e
dalla comandante della polizia penitenziaria
- alla guida di 99 agenti che soffrono
soprattutto la mancanza di figure dirigenti ieri hanno fatto un'ispezione alla Casa
circondariale
di
via
della
Rocca.
Il problema maggiore del carcere di Forlì fanno sapere i tre politici - è proprio questo:
"con il fatto che dal 2005 si attende il nuovo
carcere, il vecchio, che già è un edificio
'anticò e dunque con carenze strutturali,
viene lasciato sempre di più com'è: ormai
fatiscente". "Insomma - spiega Innocenti si cerca di rattoppare, ma senza interventi
strutturali da oltre dieci anni". "Chiediamo
almeno - aggiungono - che venga riaperta
l'ala in cui sono finiti i lavori di
ristrutturazione, capace di ospitare 36
persone, ancora inspiegabilmente chiusa".I
problemi maggiori riguardano, dunque, a
Forlì i locali del carcere a partire dai servizi
come le docce nella sezione maschile,
mentre è particolarmente vivace la realtà
associativa e le imprese che "investono"
energie nella Casa circondariale forlivese
con un paio di laboratori e attività
lavorative che offrono un'opportunità di
lavoro ai detenuti e dunque di fattiva
"rieducazione".Non
c'è
in
questo
momento invece il problema del
sovraffollamento con 114 detenuti (su una
capienza massima di 126), 95 uomini e 19
donne, di cui 41 stranieri. In attesa di
giudizio ci sono però 43 persone, mentre
in 34 non hanno ancora subito alcun tipo
di processo. Un fatto grave per chi si
batte dasempre per l'amnistia "decisa
dalla politica e non dalle prescrizioni dei
magistrati". Fonte di molte lamentele a
tutti i livelli, dai detenuti alla direzione,
è invece "l'assenza" del magistrato di
sorveglianza (che decide permessi,
percorsi formativi, possibilità di accedere
a benefici e altro): una figura
fondamentale per chi è costretto in
carcere e che, se manca, limita
enormemente la funzione del carcere che
non
è
punitiva
in
Italia,
ma
riabilitativa.Lavori fermi per il nuovo
carcere di Forlì nel quartiere Quattro. A
fine anno è uscito il bando per concludere
i lavori e il penitenziario non sarà pronto
prima del 2020. Lo fanno sapere i
riminesi Ivan Innocenti e Silvia De
Pasquale del Partito Radicale che con il
cesenate Enrico Maria Pedrelli, segretario
dei
Giovani
socialisti
dell'Emilia
Romagna, accolti dalla direttrice Palma
Mercurio e dalla comandante della polizia
penitenziaria - alla guida di 99 agenti che
soffrono soprattutto la mancanza di
figure dirigenti - ieri hanno fatto
un'ispezione alla Casa circondariale di via
della Rocca.Il problema maggiore del
carcere di Forlì - fanno sapere i tre
politici - è proprio questo: "con il fatto
che dal 2005 si attende il nuovo carcere,
il vecchio, che già è un edificio 'anticò e
dunque con carenze strutturali, viene
lasciato sempre di più com'è: ormai
fatiscente". "Insomma - spiega Innocenti
- si cerca di rattoppare, ma senza
interventi strutturali da oltre dieci anni".
"Chiediamo almeno - aggiungono - che
venga riaperta l'ala in cui sono finiti i
lavori di ristrutturazione, capace di
ospitare
36
persone,
ancora
inspiegabilmente chiusa". I problemi
maggiori riguardano, dunque, a Forlì i
locali del carcere a partire dai servizi
come le docce nella sezione maschile,
mentre è particolarmente vivace la realtà
associativa e le imprese che "investono"
energie nella Casa circondariale forlivese
con un paio di laboratori e attività
lavorative che offrono un'opportunità di
lavoro ai detenuti e dunque di fattiva
"rieducazione".Non
c'è
in
questo
momento invece il problema del
sovraffollamento con 114 detenuti (su una
capienza massima di 126), 95 uomini e 19
donne, di cui 41 stranieri. In attesa di
giudizio ci sono però 43 persone, mentre
in 34 non hanno ancora subito alcun tipo
di processo. Un fatto grave per chi si
batte da sempre per l'amnistia "decisa
dalla politica e non dalle prescrizioni dei
magistrati". Fonte di molte lamentele a
tutti i livelli, dai detenuti alla direzione, è
invece "l'assenza" del magistrato di
sorveglianza (che decide permessi,
percorsi formativi, possibilità di accedere
a benefici e altro): una figura
fondamentale per chi è costretto in
carcere e che, se manca, limita
enormemente la funzione del carcere che
non è punitiva in Italia, ma riabilitativa.
Teramo: detenuto 32enne
muore in cella, il pm
dispone l'autopsia
A dare l'allarme sono stati gli agenti di
polizia penitenziaria che non lo hanno
visto alzarsi per fare colazione. Ma
quando sono andati vicino alla branda
per Rachid Jnhaic, tunisino di 32 anni,
non c'era più nulla da fare.
La prima ipotesi è quella che il detenuto,
che era da solo in cella, sia morto per
cause naturali visto che sul corpo non
sono stati trovati segni di violenza.
Ma per fare definitiva chiarezza il pm di
turno Bruno Auriemma, che sul caso ha
aperto un fascicolo, ha disposto l'autopsia
che sarà eseguita questa mattina. L'uomo
era arrivato qualche mese fa dal carcere
di Avezzano e doveva scontare una
condanna legata a reati connessi alla
droga. Avrebbe finito di scontare tutta la
pena nel 2019. L'allarme è scattato
intorno alle 7 di ieri mattina e sul posto
sono subito intervenuti il personale
medico e infermieristico della struttura
carceraria e un'ambulanza del 118, ma
per l'uomo non c'è stato nulla da fare.(Il
Centro)
Una centrale operativa a
Palazzo Chigi contro il
pericolo islamista
Un
Centro
Nazionale
sulla
Radicalizzazione, denominato Cnr, da
creare "in seno a Palazzo Chigi",
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composto da esperti, psicologi, assistenti
sociali,
forze
dell'ordine.
Seguendo
l'esperienza di Paesi che già hanno una
struttura simile, ci si potrebbe avvalere
anche dell'aiuto di ex militanti. E poi venti
Centri
di
Coordinamento
della
Radicalizzazione a livello regionale, Ccr,
formati da un numero ridotto di membri
(tra 5 e 8): radar sul territorio e punto di
riferimento per chiunque colga segnali di
radicalismo in un figlio, un amico, un vicino
di casa.È questa la proposta principale
presentata al governo dalla Commissione di
studio sul fenomeno della radicalizzazione e
dell'estremismo jihadista, istituita quattro
mesi fa e incontrata ieri l'altro dal premier
Gentiloni.
Un'idea
"altamente
consigliabile", contenuta in una bozza
riservata della relazione del gruppo di
studio, che Palazzo Chigi e Viminale stanno
valutando
con
molto
interesse.
Per quanto i numeri della radicalizzazione
nel nostro Paese non siano paragonabili a
quelli di alcuni vicini europei (110 foreign
fighter contro i 1500 francesi) "anche in
Italia è presente una scena informale che,
con vari livelli di intensità, adotta
l'ideologia jihadista", si legge: non basta più
il sia pur necessario contrasto tramite
arresti ed espulsioni; servono anche,
raccomandano i 19 esperti, politiche non
repressive
che
prevengano
la
radicalizzazione.Ecco allora la proposta: non
solo l'invito a una "contro narrativa" (e
magari alla creazione di un "portale
multimediale gestito dalla Rai" con
programmi di musica e sport capaci di
veicolare messaggi di tolleranza e
integrazione), ma anche una struttura di
lavoro che abbia la sua centrale operativa
direttamente a Palazzo Chigi, sede del
governo, e da lì garantisca unità di intenti e
coordinamento ai centri regionali.Ai quali
spetta il compito più delicato: guadagnare
la fiducia e fare rete con i soggetti locali dalla scuola alle comunità islamiche - che
possono venire a conoscenza di fenomeni di
radicalizzazione, e essere per loro un
referente. Per evitare quello che, racconta la
relazione, successe tre anni fa nel Milanese,
quando un paio di comunità per minori
notarono segnali strani in due giovani
originari del Marocco, ne parlarono a
servizi sociali e Tribunale, ma, non avendo i
ragazzi commesso reati, nulla si poté fare.
Entrambi sono partiti per combattere in
Siria con l'Isis, uno di loro è morto.E che fare
nel caso in cui un Centro regionale abbia
una segnalazione? Nel percorso che la
Commissione sottopone al governo, a quel
punto bisogna individuare un mentore, una
persona
con
"profonda
conoscenza
religiosa" capace di conquistare la fiducia
del soggetto per distoglierlo dall'ideologia
jihadista. Un lavoro lungo, ma non
impossibile, come dimostra la storia di un
olandese
di
origini
marocchine
deradicalizzato con l'aiuto di due mentori:
oggi lui gira per incontri e seminari a
raccontare
la
sua
storia.
Questa, secondo la Commissione, la strada
da affiancare a quella di polizia. Tutta da
impostare, ma ritenuta necessaria. E,
sottolineano gli esperti, dal costo "molto più
basso di quello supportato per la normale
attività
investigativa,
processuale
e
detentiva
Circolari ministeriali e
note D.A.P. gennaio 2017
una serie di convenzioni per gli iscritti
Alsippe e i propri familiari , per usufruire
di servizi con sconti particolari. Per
usufruire dei predetti sconti bastera’
esibire la
Tessera Servizi Alsippe che
potra’ essere richiesta ai responsabili delle
Segreterie Sindacali . Cliccando il link
sotto potrete visionare i servizi offerti
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zioni/
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una notizia, un'esperienza personale , un
problema scrivi a :
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Convenzioni nazionali e
regionali per gli iscritti
Alsippe
Convenzione per la stipula
di polizze assicurative RC
auto per gli iscritti Alsippe
e propri familiari
La Segreteria Generale Alsippe ha
definito una convenzione per la stipula di
polizze assicurative RC auto e moto per
gli iscritti Alsippe ed i propri familiari.
Per eventuali preventivi e ulteriori
informazioni chiamare al numero di
telefono 3931383562 oppure inviare la
documentazione
direttamente
all’indirizzo
email:[email protected]
Documenti richiesti per il preventivo
1)Fotocopia del libretto di circolazione
fronte e retro
2) Documento di riconoscimento
Nel caso in cui sia un familiare
intestatario
della
polizza
un
autocertificazione che ne attesti la
parentela ai sensi della normativa
vigente, per altre informazioni contattare
l’ufficio ai numeri indicati sopra
La Segreteria Generale in collaborazione
con i rappresentanti regionali provinciali
e locali presenti sul territorio ha stipulato
Segreteria Generale
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