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RIFORMA PENSIONI NOVITÀ 2017/ Pensioni in
calo, -22% (ultime notizie live e news, oggi 12
gennaio)
Pubblicazione: giovedì 12 gennaio 2017 - Ultimo aggiornamento: giovedì 12 gennaio 2017, 15.54
Redazione
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RIFORMA PENSIONI 2017 / RITA, dopo Ape ecco
la novità per la pensione anticipata (ultime ...
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ULTIME NOTIZIE. INPS: IN CALO LE NUOVE
PENSIONI EROGATE (-22,2% IN UN
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15.38 Cronaca Giulio Occhionero e Francesca
Maria/ Massoneria e cyberspionaggio: Copasir,
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sul monitoraggio dei flussi di pensionamento e dai
numeri non si può non notare l’effetto della riforma
delle pensioni che ha agganciato l’età pensionabile
all’aspettativa di vita. Infatti dal primo gennaio dello
scorso anno c’è stato un aumento di 4 mesi del requisito
anagrafico per accedere alla pensione un “gradino” di
non poco conto per le donne (da 63,9 a 65,7 anni).
Dunque le nuove pensioni erogate dall’Inps sono scese
del 22,2% in un anno, passando da circa 570.000 a poco
più di 440.000, con un calo più accentuato nei
trattamenti di anzianità (da più di 157.500 a circa
112.500). L’Ansa fa anche notare che il calo è stato meno accentuato nel secondo semestre dell’anno poiché
accedono alla pensione coloro che sono stati bloccati nei primi mesi.
"L'ALTERNATIVA" A OPZIONE DONNA CON IL PART-TIME La riforma delle pensioni non
ha reso possibile la proroga di Opzione donna. E a pagarne di più il prezzo sono le italiane nate nel 1959,
dato che le ultime a poter accedere sono quelle nate nel 1958 con almeno 35 anni di contributi. Una di loro
ha però scritto un post sulla pagina Facebook del gruppo “Opzione donna proroga al 2018” per condividere
una scelta fatta: “Buongiorno a tutte care amiche, voglio condividere con voi la scelta che ho fatto di
lavorare a part-time dal 1 Gennaio. La mia idea era di poter andare in pensione con O.D., essendo nata ad
Aprile 59 non sono rientrata, ho pensato che con la pensione avrei rinunciato a circa 1/3 dello stipendio,
quindi la stessa quota l’ho ridotta sulle ore di lavoro, passando da 36 a 24 ore settimanali, ed ora la
settimana è molto più leggera. Forse questa testimonianza può far riflettere, meglio un po di stipendio in
meno e un po di tempo in più”.
LA "BEFFA" PER I LAVORATORI PRECOCI SULLE PENSIONI ANTICIPATE La riforma delle
pensioni ha portato per alcuni lavoratori precoci la possibilità della pensione anticipata dopo 41 anni di
contributi versati (la cosiddetta Quota 41) purché in possesso di determinati requisiti. In particolare il
versamento di almeno 12 mesi di contributi prima del compimento del diciannovesimo anno e
l’appartenenza a determinate categorie lavorative o di disoccupazione. In buona sostanza si può ottenere un
anticipo di un anno e dieci mesi rispetto ai normali requisiti richiesti, che scendono a soli 10 mesi nel caso
delle donne. Tuttavia quello che i lavoratori precoci non si aspettavano è che “l’accesso al pensionamento a
quota 41 è soggetto al vincolo delle risorse stanziate (360 milioni di euro nel 2017 e 550 milioni di euro nel
2018), il cui utilizzo sarà monitorato dall’Inps”, come recita la guida de Il Sole 24 Ore sulle nuove pensioni.
Dunque varrà il principio del “chi primo arriva meglio alloggia”. E non è da escludere che qualcuno, pur
rispettando i requisiti, non possa accedere a Quota 41 per mancanza di risorse.
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LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE PER LE CASSE PREVIDENZIALI La Corte
Costituzionale ha bloccato una piccola riforma delle pensioni riguardanti le casse previdenziali. Il Governo
Monti le aveva infatti obbligate a ridurre i propri “consumi intermedi”, riversando i risparmi ottenuti nelle
casse dello Stato. La Consulta ha riconosciuto illegittima questa seconda richiesta, perché in contrasto con
Codice abbonamento:
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l’articolo 3 della Costituzione limitando la libertà economica dei cittadini e perché viola i diritti
previdenziali, nonché il principio del buon andamento della Pa. Per la Cassa nazionale dei dottori
commercialisti è una vittoria importante, che vale tuttavia anche per le altre casse di previdenza private,
che potranno chiedere anche loro di far sì che i risparmi ottenuti vadano a vantaggio degli iscritti e non
dello Stato.
PACIFICO (ANIEF): ELIMINARE DAL BILANCIO INPS TUTTO LO STATO
SOCIALE Marcello Pacifico aveva già segnalato come la riforma delle pensioni del 2011 non abbia fatto
altro che portare a un nuovo sistema di calcolo che porterà i giovani ad avere assegni molto bassi una volta
lasciato il lavoro dopo molti anni di contributi versati. “Il fatto che l’Inps sia in difficoltà non può
giustificare un gap così alto rispetto al passato. Certamente, se proprio si deve andare a tagliare, allora si
inizi dagli assegni pensionistici di quei politici che a fronte di pochi anni, a volte giorni, di mandato
parlamentare percepiscono vitalizi altisonanti”, ha detto il Presidente dell’Anief, secondo cui “occorre
eliminare dal bilancio Inps tutto lo stato sociale, che pesa tantissimo, per oltre due terzi, dalle uscite
dell’ente nazionale di previdenza”. I CONTRIBUTI FIGURATI PER MATERNITÀ E CONGEDO PARENTALE. I contributi figurativi
possono essere davvero importanti per chi, magari grazie alla riforma delle pensioni, vuole aumentare
le proprie chance di lasciare il lavoro. Il Sole 24 Ore ricorda i casi in cui è possibile fare domanda per
ottenerli in caso di maternità o congedo parentale. Nello specifico, la maternità obbligatoria in costanza di
rapporto dà diritto a conteggiare ai fini pensionistici i periodi passati a casa, purché si abbia già almeno un
contributo settimanale in tutta la vita assicurativa. Nel caso di maternità obbligatoria con periodi extrarapporto, occorre però avere almeno cinque anni di contribuzione in costanza di rapporto di lavoro. È
possibile presentare anche domanda nel caso di congedo parentale, sempre che si abbia un contributo
settimanale nella propria vita assicurativa. Nel caso in cui il congedo parentale sia extra rapporto di lavoro,
occorre però avere 260 settimane di contributi. In questo caso, a fronte di un onere è possibile avere fino a
60 mesi utili per il diritto e la misura della pensione.
LA RITA PER EVITARE LE PENALIZZAZIONI DELL’APE. La riforma delle pensioni, insieme
all’Ape, ha portato la novità della Rita, ovvero la Rendita integrativa temporanea anticipata, che può
consentire a coloro che hanno un fondo aperto nella previdenza complementare di andare in pensione in
anticipo, fino a tre anni e sette mesi rispetto ai requisiti di legge, tra l’Ape. Di fatto utilizzando la Rita, i futuri
pensionati vedrebbero annullarsi o ridursi la decurtazione del proprio assegno necessaria a rimborsare il
prestito bancario ricevuto tramite l’Ape. Ovviamente andando ad attingere nei propri risparmi. In buona
sostanza, quindi, attraverso la Rita è possibile evitare il prestito bancario o diminuirne l’ammontare,
vendendo però scendere il proprio fondo pensione. Inoltre sulla Rita si godrà di una tassazione agevolata
che dal 15% potrà arrivare anche al 9% a seconda dell’anzianità presso il fondo complementare. Resta
tuttavia da capire con quali modalità funzionerà la richiesta della Rita: tutto è rimandato, come nel caso
dell’Ape, ai decreti attuativi.
LE PENALIZZAZIONI PREVISTE PER IL PENSIONAMENTO ANTICIPATO Con l’arrivo del
nuovo anno può essere interessante ricapitolare, in base alle novità della riforma delle pensioni, quali sono
gli strumenti di pensionamento anticipato che gli italiani si troveranno di fronte, e se prevedono delle
penalizzazioni, grazie anche a un “riassunto” di pensionioggi.it. I canali di uscita sono in tutto nove. Il primo
è l’ottava salvaguardia per gli esodati, che non prevede penalizzazioni (per chi vi può accedere). Niente
penalizzazioni anche per chi usa il cumulo dei periodi contributi o è nato nel 1952 e può godere della deroga
prevista dalla Legge Fornero. Così come coloro che svolgono lavori usuranti , rientrano tra i lavoratori
precoci cui è garantita Quota 41 o hanno diritto di accedere all’Ape social. Passando invece alle modalità di
pensionamento anticipato che prevedono una penalizzazione, si ricorda l’Ape volontario (restituzione del
prestito), Opzione donna (ricalcolo contributivo dell’assegno) e anche la Rita, la quale di fatto va a erodere i
propri accantonamenti nella previdenza complementare.
POLETTI CONTRO LA LEGGE FORNERO: HA PENALIZZATO I GIOVANI Giuliano Poletti ieri è
intervenuto al Senato per un’informativa dopo le sue dichiarazioni sui giovani italiani all’estero che hanno
scatenato non poche polemiche, fino ad arrivare alla richiesta delle dimissioni del ministro. Il quale, oltre a
scusarsi nuovamente, ha voluto analizzare la situazione dell’occupazione giovanile, puntando anche il dito
contro la riforma delle pensioni targata Fornero. Poletti ha infatti detto che “le prospettive di lavoro dei
giovani in Italia sono state fortemente compromesse dalla grande crisi del 2008”. E ha poi aggiunto che
pensionamento”. Qualcuno potrebbe fare notare che il ministro non ha fatto molto per risolvere questo
problema, dato che i requisiti pensionistici non sono stati cambiati e si è solo trovato il modo per anticipare
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anche la riforma Fornero ha tolto opportunità ai giovani, perché “ha fortemente innalzato l'età di
scontare sulla pensione.
BOERI CONTRO LA CGIL: NON HA USATO I VOUCHER SOLO CON I PENSIONATI Per Tito
Boeri i voucher lavoro non sono stati usati dalla Cgil solo per dei pensionati a Bologna. In un’intervista a
Repubblica, il Presidente dell’Inps parla di “ipocrisia” nel recente dibattito sui buoni lavoro e dice che dai
Codice abbonamento:
l’uscita dal mondo del lavoro per alcune categorie di italiani, in alcuni casi con una penalizzazione da
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dati dell’Istituto nazionale di previdenza sociale risulta che “nell'ultimo anno la Cgil ha investito 750 mila
euro in voucher; non si tratta quindi né solo di Bologna né solo di pensionati. Anche altri sindacati hanno
massicciamente usato questi strumenti, ad esempio la Cisl ne ha utilizzati per un valore di 1 milione e mezzo
di euro”. Per Boeri servono dei correttivi sui voucher, ma sarebbe sbagliato cancellarli. Con dei limiti e dei
tetti riguardo ai limiti di utilizzo mensile o annuale sarebbe possibile, secondo Boeri, scoprire abusi di
questo strumento, anche con maggiori controlli.
LO SQUILIBRIO PERICOLOSO PER LE PENSIONI DEGLI ITALIANI nche gli ultimi dati Istat
diffusi ieri mostrano che la disoccupazione giovanile resta un problema che ancora è difficile contrastare.
Tuttavia occorre farlo per non veder vacillare anche il sistema pensionistico. La Lombardia, come ha detto
l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Valentina Aprea, rappresenta una sorta di “isola felice”, ma
non si può non notare che “a fronte di un aumento dei pensionati, diminuisce il numero dei lavoratori che
versano contributi previdenziali”.“Il quadro è preoccupante ma reale. In questa situazione - ha detto ancora
Aprea - Regione Lombardia e la giunta Maroni, quindi anche con il mio assessorato, ha dimostrato di saper
utilizzare al meglio tutti i fondi europei a disposizione. Abbiamo fatto un ottimo lavoro”. C’è chi non
dimentica però che con la riforma delle pensioni targata Fornero il problema si è aggravato: se i lavoratori
vanno in pensione più tardi lasciano meno spazio all’occupazione giovanile.
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11/01/2017 - Riforma pensioni (Angela Digaeta)
Ancora Sulla riforma ppensioni! Ma quale riforma?! Forse beffa per I lavoratori e per I Giovani! Perche con lApe si
penalizzano ulteriormente I lavoratori e quindi anche I Giovani Che ancora si vedono negato il diritto al lavoro ,
occupato dagli anziani! Perche un lavoratore con 63 anni e 40 anni di lavoro sulle spalle dovrebbe pagare per un suo
diritto!? Continuera a lavorare, stanco, incazzato, demotivato, ma continuera a lavorare perche gli mancano 1
Anno e 10 mesi se Donna o 2 anni circa se uomo! Questo e ilGoverno dalla parte di lavoratori!