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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Venerdì 6 Gennaio 2017
Thomas Kaplan esporrà al Louvre la sua imponente collezione dell’artista olandese
Un miliardario ama Rembrandt
Cominciò ad acquistarlo perché costava meno di un Warhol
DI
ANGELICA RATTI
D
i solito Thomas Kaplan, uomo d’affari
americano, 54 anni,
amante di sigari e
rosé, innamorato di Parigi
dove sono nati due dei suoi
sei figli, è chiamato a dire la
sua su questioni serie come
il prezzo dei metalli preziosi,
settore dove ha fatto fortuna;
il terrorismo, che l’ha spinto
a creare nel 2012 a Harvard
un programma per il collegamento futuro dei servizi
segreti; o ancora i felini dei
quali si accolla la protezione.
Ma questa volta cambia registro, perché quando parla di
Rembrandt si lascia andare
alla passione. Del resto, come
ha riportato Le Monde, Kaplan è fiero del fatto che per
la prima volta 11 Rembrandt
(1606-1669) della sua collezione personale verranno
esposti al museo del Louvre,
a Parigi, assieme a19 altri lavori degli allievi del maestro
olandese nella mostra che si
terrà dal 22 febbraio al 22
maggio.
Per la prima volta li vedrà tutti riuniti insieme
dal momento che molte opere,
170, della sua collezione (250)
sono ora in prestito, in forma
anonima, a musei di livello internazionale, con la targhetta
«Collezione privata».
Dopo il Louvre, la
collezione di Kaplan
comincerà un tour
che vedrà la Cina come
seconda tappa e poi il
Louvre di Abu Dhabi.
Kaplan non aveva
ancora trent’anni quando cominciò a vestire i
panni del collezionista.
Spinto dalla moglie Daphné diventò un appassionato di design degli
anni 50 e in particolare
di Carlo Mollino. Poi un
giorno conobbe Norman
Rosenthal, all’epoca direttore della Royal Academy
of Arts di Londra, che gli fece
sapere che sul mercato si potevano acquistare le opere di
antichi maestri della storia
dell’arte a prezzi inferiori a
quelli di un piccolo Warhol.
E fu allora che gli si aprì un
mondo. Il suo terreno di caccia fu subito individuato: l’età
d’oro della pittura olandese,
in particolare, illustrazioni di
vita quotidiana e ritratti, concentrandosi su Rembrandt e il
suo universo.
Thomas Kaplan
Dal 2003 al 2008 Thomas
Kaplan acquistò in maniera
compulsiva, al ritmo di un dipinto a settimana. Oggi possiede 250 opere, tra le quali 11
tele e 9 disegni di Rembrandt.
Il più grande numero in mano
privata. E fra poco meno di due
mesi la collezione dell’artista
olandese si ritroverà esposta
al Louvre, dalla prima acquisizione, un disegno di leonessa, fino all’ultima, un’allegoria
dei cinque sensi acquistata nel
2015 dai mercanti parigini Talabardon e Gautier.
Kaplan ha esteso la sua ricerca ai
migliori allievi di
rembrandt. Di Carel
Fabritius possiede la
sola opera in mano ai
privati. Di Gerrit Dou
ha acquisito una dozzina di opere. Si fida
del proprio occhio e del
proprio fi uto. Quando
acquistò Ritratto di
rabbino oggi al Getty
di Los Angeles, l’opera
era attribuita a Samuel van Hoogstraten,
un allievo di Rembrandt. E
due anni dopo, la tela, che fu
scartata dal progetto di ricerca su Rembrandt, fu attribuita al maestro olandese.
Lo scandalo dei falsi
non lo tocca e crede di
non aver fatto errori nella
sua collezione anche perchè,
racconta al quotidiano francese, di non aver mai avuto
intenzione di fare fortuna con
l’arte. Fin dall’inizio della
sua attività di collezionista
ha sempre pensato, assicura, che i suoi trofei sarebbero tornati in mano pubblica.
Oggi, 170 pezzi della sua
collezione sono esposti, in
prestito a una quarantina
di musei, tra i quali il Metropolitan di New York e il
Getty. Sempre in maniera
anonima. E successo anche
con il Louvre nel 2009, che
non è solito accettare prestiti
a lungo termine di opere di
collezioni private.
Kaplan racconta che
lui presta l’opera per vedere
come il museo se ne prende cura e solo dopo decide
se donarla. Spesso i musei
mettono le opere donate nei
magazzini o tra le riserve,
ma il Louvre di Parigi non
ha fatto questo errore.
© Riproduzione riservata
IL GRUPPO GIAPPONESE VUOLE SFUGGIRE AL PROCESSO NEGLI USA
CONTRO IL GIGANTISMO E I PREZZI DI LONDRA
Airbags difettosi, la Takata
verso mega multa di un miliardo
Uk vuole fare nuove
città in campagna
DI
L
GIOVANNI GALLI
Il mercato ha ben reagito alla notizia
dell’accordo, e le azioni di Takata sono salite alla borsa di Tokyo, dopo che avevano perso
denaro negli ultimi tre esercizi su quattro a
causa dei propri airbags. Del resto un processo penale sarebbe costato molto più caro al
fabbricante giapponese che controlla il 20%
del mercato mondiale delle cinture di sicurezza e degli airbags. Negli Usa 19 costruttori mondiali di automobili, (Toyota, Honda,
Tesla e altri) hanno provveduto a richiamare
all’incirca 42 milioni di veicoli a causa degli
a società giapponese Takata, che
fornisce componenti ai costruttori di
auto, ha deciso di pagare una mega
sanzione di un miliardo di dollari
(943 mila euro) per chiudere lo scandalo degli airbags difettosi ed evitare così il processo
penale negli Stati Uniti.
Almeno 15 persone sono morte nel mondo
(11 negli Usa) e 180 sono state ferite a causa
dell’esplosione improvvisa e imprevista degli
airbags di Takata.
La società nipponica, fondata 80 anni
fa, vuole chiudere la
questione dopo tre
anni di liti e secondo
quanto ha riportato
Le Figaro, che ha
ripreso le indiscrezioni al riguardo del
Wall Street Journal
e di un quotidiano di
Tokyo.
L’accordo con la
giustizia americana
Almeno 15 persone nel mondo sono morte a causa dell’esplosione
dovrà concludersi
improvvisa e imprevista degli airbags di Takata
prima del 20 gennaio, data dell’investitura ufficiale di Donald airbags difettosi. E questo per proteggere guiTrump quale presidente effettivo degli Stati datori e passeggeri dalla possibilità di venire
Uniti d’America. La squadra che si sta occu- feriti o uccisi dall’esplosione improvvisa degli
pando del caso al ministero della giustizia Usa airbags che gonfiandosi proiettano frammenti
vuole chiudere prima di andarsene.
di metallo nel veicolo.
In concreto, Takata riconoscerà i propri errori, soprattutto riguardo la pericolosità dei
L’accordo proposto dalla giustizia
propri airbags difettosi, e il dipartimento ame- americana ha anche un altro vantagricano della giustizia comminerà ai giappone- gio. Takata non dovrà pagare la propria susi una mega multa di un milione di dollari, al per multa in un’unica rata, ma potrà farlo
massimo, mettendo fine al procedimento.
spalmandola su più anni.
© Riproduzione riservata
DI
SIMONETTA SCARANE
I
l governo di Theresa May ha annunciato un piano per
creare almeno 17 tra villaggi giardino e cittadine nella
campagna inglese, riprendendo una vecchia idea del
XIX secolo. Significherà costruire almeno un milione di
abitazioni. Scopo dell’operazione del governo britannico è promuovere lo sviluppo
locale, lottare contro
la carenza di alloggi
e frenare la bolla immobiliare a Londra, e
nelle principali città
della Gran Bretagna,
che impedisce a molti
britannici di accedere
alla proprietà. «Questi
villaggi giardino», ha
precisato il ministero
della casa e della gestione del territorio a
Le Figaro, prevedono
dalle 1.500 alle 10
Theresa May
mila case e saranno
sparsi in tutto il Paese, dalla Cornovaglia (Sud) alla contea
della Cumbria, nel Nord, passando attraverso il Devon e il
Derbyshire. Questo piano fa parte di un più ampio programma di costruzione di 200 mila alloggi. Di qui al 2020, l’obiettivo è di arrivare a un milione.
In particolare, si tratta di alleggerire le restrizioni
sulla gestione del territorio (gli sviluppatori lamentano la
scarsità di aree e leggi di pianificazione troppo restrittive) e
di una leva finanziaria di 7,4 milioni di sterline (8,7 milioni
di euro) per accelerare le costruzioni. «Le nuove comunità
offrono non solo case», ha detto a Le Figaro il ministro della casa, Gavin Barwell, «ma creano nuovi posti di lavoro,
nuovi servizi e spingono le economie locali». L’idea è quella
di creare nuove città piuttosto che sviluppare le periferie dei
centri urbani esistenti.
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