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PTU (2003)
Guardie e ladri si rincorrono e si sfidano nella silenziosa oscurità della
notte di Hong Kong.
Un film di Johnnie To con Simon Yam, Lam Suet, Ruby Wong, Maggie Siu, Suet
Lam, Eddy Ko, Hoi-Pang Lo, Kenneth Cheung. Genere Drammatico durata 90
minuti. Produzione Hong Kong 2003.
Emanuele Sacchi - www.mymovies.it
Il goffo poliziotto Lo Sa perde la propria pistola d'ordinanza. Per non perdere il
posto chiede all'amico Mike Ho, sergente della PTU, di aiutarlo a ritrovarla.
Attraverso una serie di reazioni a catena, che coinvolgeranno altri poliziotti e
membri delle Triadi, la ricerca si trasforma nella notte più lunga e agitata di Tsim
Sha Tsui.Nella notte nera di Hong Kong non c'è spazio per errori. Bene e male,
legge e suo opposto, non esistono più. È solo lotta per la sopravvivenza: di se
stessi e di un brandello residuo di quel che un tempo era noto come "codice
d'onore". Dopo anni di successi commerciali in serie, ma di caduta libera presso
la critica e gli aficionados, Johnnie To risorge grazie a un'opera costruita con
pazienza certosina, nelle pause tra la lavorazione di un film e l'altro, in una
gestazione semiclandestina. 'PTU' - acronimo che sta per Police Tactical Unit,
unità speciale della polizia di Hong Kong - è un poliziesco, è un noir, ma
insieme è molto di meno e molto di più di questo. 'PTU' è soprattutto un atto
d'amore per il cinema, che passa da 'Fuori orario' di Scorsese e da 'Cane
randagio' del maestro prediletto di To, Kurosawa Akira, oltre che da Melville e
molto polar d'oltralpe. La capacità di To, quando mette da parte le necessità
alimentari e si lascia andare con la macchina da presa, è però quella di
innervare di contemporaneità il tessuto cinefilo, di riuscire a raccontare il già
raccontato, rendendolo unico e incredibilmente innovativo. Il ricorso a plongée e
piani sequenza, o a inquadrature corali perfettamente orchestrate non è mai
esibizionismo fine a se stesso. Come nella memorabile sequenza delle diverse
suonerie di cellulare che si alternano nella tavola calda: una delle tante "gag",
spesso mute, che compongono il più tragico degli slapstick e insieme il più
farsesco dei noir. La matassa del plot si dipana infatti attraverso una serie di
equivoci, come nella più antica delle commedie degli errori, concludendosi con
una serie di falsità e di versioni non coincidenti. Fino all'incontro col Fato, in un
finale circolare e beffardo, che annulla ogni ipotesi eroica per indulgere sulle
disgrazie di strada di un'umanità implosa. Personaggio ricorrente, trait d'union
delle diverse scene e osservatore privilegiato della notte di sangue di Tsim Sha
Tsui, è un "innocente" bambino sulla sua bicicletta. Lam Suet, eterno
caratterista del cinema di To, interpreta ancora una volta il poliziotto imbranato.
A levarlo da ogni impiccio è il personaggio di Simon Yam, il duttile istrione del
cinema di Hong Kong, dal volto talora dolce talaltra feroce, ma quasi sempre
indimenticabile. Nella confusione di ruoli tra guardie e ladri e nelle loro lotte
intestine la morale, l'unica che conti, sta nelle parole semplici di uno degli
agenti: «Qualsiasi cosa avvenga, niente è più importante di tornare a casa
sani e salvi».
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