Pdf Opera - Penne Matte

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Domenica mattina mi sveglio al rintocco delle campane che suonano a festa.
Spalanco le finestre. Un sole tiepido, luminoso, gioioso, irrompe nella stanza
che si inonda al contempo di un buon profumo di caffè. Serena mi avvio a
vivere una domenica che si presenta e prospetta positiva. Doccia, colazione,
jogging al parco, pranzo in famiglia e un pomeriggio di interessanti letture.
Da quando non ho una domenica così? Ho programmato anche un'ora da
dedicare ai miei tanto amati fiori: gelsomini bianchi, gerani rosso porpora e
mammole variopinte, le mie preferite. Ho un rapporto di simbiosi con i miei
fiori : li curo, li annaffio, li amo, gli parlo e come dico sempre a mio marito
e alle mie amiche loro mi rispondono. Fatta la doccia, fatta la colazione,
indosso una comoda tuta, le mie inseparabili scarpe da ginnastica, e mi avviò
verso il parco della città per la solita corsa mattutina domenicale. Il parco
della mia città è un giardino botanico impreziosito da originalissime
costruzioni chiamate beehives per le loro forme ad alveare. Un parco ideato,
progettato e realizzato da Mrs Florence Trevelyan, filantropa inglese
affascinata da questi luoghi e per questo rimasta a viverci tutta la vita. La
mia allegria domenicale si vena alla vista del cancello chiuso e di un cartello
che recita: "Oggi il parco è chiuso per manutenzione straordinaria". Beh, la
stizza lascia posto alla volontà di non lasciarmi rovinare una domenica
speciale come questa da una cartello stupido. Decido così di continuare la
mia camminata veloce in strada e di dirigermi verso la campagna,
sicuramente meno trafficata. Una zona conosciuta come "francisi" ricca di
una macchia mediterranea composta da violaciocche, bocche di leone,
garofani rupestri e dalla Centaurea Tauromenitana che solo in questi luoghi
si può trovare. Decisione questa non del tutto sensata, di fatto, la domenica
mattina la città si svuota e molti si dirigono in campagna per una gita fuori
porta. Tra lo smog del traffico, le macchine che strombazzano, gli
automobilisti che imprecano, decido di non percorrere la circonvallazione e
di ritornare invece a casa. Saggia decisione se nel medesimo momento di
averla presa non iniziasse a piovere: una pioggerellina fredda, incessante,
che inzuppa abiti, capelli, anima e mente. Non mi resta altra possibilità che
rifugiarmi in un bar anonimo alle porte della città. Un luogo buio, sporco,
frequentato da tre o quattro avventori seduti intorno a tavoli di plastica
bianchi, su sedie di plastica nera, che bevono, seguendo i loro pensieri, chi
un bicchiere di birra e chi un bicchiere di vino, giocando a carte e
bestemmiando. Sola, bagnata, triste attendo che il tempo migliori e penso a
questa domenica tanto attesa, tanto assolata, tanto allegra, diventata un caffè
freddo, senza odore e senza sapore.