di Vito Martinico Molta è stata l`attenzione e la

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Transcript di Vito Martinico Molta è stata l`attenzione e la

PREFAZIONE A «SANTO STEFANO DIACONO PROTOMARTIRE»

di Vito Martinico

Molta è stata l’attenzione e la devozione verso il Santo diacono Stefano: re, papi e fedeli di diversa estrazione e regione ne hanno portato il nome; vi sono pitture, sculture, cattedrali a lui dedicate. Il primo a scrivere di lui è stato l’evangelista Luca, autore anche degli Atti degli Apostoli, il libro con il quale inizia la “storia della Chiesa”, nata a Gerusalemme, il giorno di Pentecoste, quasi duemila anni fa. L’occasione è offerta dalla necessità da parte degli Apostoli di avere un aiuto per favorire e servire la vita fraterna nella comunità crescente. Dei sette uomini “pieni di Spirito e saggezza” che vengono scelti, sono poi ricordati soltanto Stefano e Filippo, non tanto per il servizio della “distribuzione quotidiana” degli alimenti, ma per l’efficacia della loro predicazione evangelica. Luca si sofferma abbondantemente sula storia della testimonianza di Stefano fino al sangue (Atti, 6, 8 - 8.2). Il racconto, così come è costruito, presenta Stefano “pieno di grazia e potenza”, come vero discepolo di Gesù, che riflette nella sua passione il “divino esemplare” e risalta come modello per la vita della Chiesa.

Il Beato Antonio Rosmini, parlando di Gesù, il “divino esemplare”, scrive: “Gesù è tutto Carità tale è chiamata ad essere la Chiesa e nella Chiesa ogni fedele. A scanso di equivoci, già fin dagli inizi della diffusione del Vangelo, nella persona del Diacono Stefano, ci viene offerta l’immagine concreta di cosa significhi “essere discepoli di Gesù”, chi è il “cristiano” e nello stesso tempo illumina la vocazione specifica al “Diaconato” e, particolarmente, al “Diaconato permanente”, ripristinato dal Concilio Vaticano II. Lodevole il lavoro del carissimo diacono Vito Martinico nel riproporre con entusiasmo la figura del Santo protomartire. È un contributo prezioso che può aiutare, quanti se ne serviranno, a liberarsi dallo “spirito mondano”, più volte denunciato da Papa Francesco e recuperare l’autentico spirito evangelico, che trova la sua “icona” in Gesù che “preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita… e cominciò a lavare i piedi… “ (Gv. 13, 4). È anche incoraggiamento per i Diaconi della Santa Chiesa di Dio: il santo protomartire Stefano suggerisce che il diacono è un costante richiamo alla comunità cristiana affinché in essa trovino accoglienza in modo particolare quanti sono scartati dalla mentalità efficientista della società contemporanea. Papa Francesco ha scritto al numero 65 della

Evangelii Gaudium

: “Nonostante la corrente secolarista che invade la società, in molti Paesi… la Chiesa Cattolica è un’istituzione credibile davanti all’opinione pubblica, affidabile per quanto concerne l’ambito della solidarietà e della preoccupazione per i più indigenti”. Per questo se il diacono vive fedelmente la sua vocazione contribuirà non poco a rendere ancora più credibile la Chiesa.

E la “Chiesa del grembiule”, espressione coniata dal “santo” vescovo don Tonino Bello e ripresa da papa Francesco: è il sogno per una Chiesa che “abbandona i segni del potere” per essere autenticamente “serva” e madre dei poveri e così divenire segno credibile della Presenza di Cristo e compagna dell’uomo di oggi.

Don Mario Natale