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Martedì 3 Gennaio 2017
PRIMO PIANO
COME AFFRONTARE LE MOLTE INCOGNITE CHE QUEST’ANNO CONDIZIONERANNO I MERCATI
Sette idee di trading per il 2017
In vista dei prossimi sviluppi negli Stati Uniti e in Europa gli analisti di Société Générale elaborano
le strategie long (rialziste) e short (ribassiste) da adottare in caso di investimenti in azioni, valute e bond
di Ester Corvi
C
on l’elezione di Trump
il 20 gennaio si aprirà
un nuovo capitolo sui
mercati internazionali?
Immaginando i prossimi sviluppi, gli analisti di Société
Gènèrale hanno elaborato sette
strategie di trading long (rialziste) e short (ribassiste).
Dalla politica monetaria alla
politica fiscale. Il ritorno della predominanza della politica
fiscale sulla politica monetaria
ha ricevuto un notevole impulso con l’elezione di Donald
Trump negli Stati Uniti. I piani fiscali del nuovo presidente
INDICE MSCI CINA
65
63
61
IERI
58,6
+0,72%
Gestori e analisti vedono un rialzo del petrolio
el 2016 il prezzo del Brent è salito del 56%
N
e quello del Wti del 45%. Determinante
è stato l’accordo concluso a fine novembre,
in base al quale la maggior parte dei membri
dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) e altri 11 produttori inizieranno
a ridimensionare la produzione a partire da
questo mese. L’obiettivo è tagliare di circa 1,8
milioni di barili la produzione giornaliera, ma
attraverso un processo graduale. A che livelli
si attesterà il prezzo nel 2017? Ecco le previsioni di analisti e gestori. La stima di Bank of
America-Merrill Lynch sul Brent è 61 dollari al
barile, con la possibilità di toccare un massimo di
70 dollari verso la metà dell’anno. Quella sul Wti
è invece 59 dollari. A parere degli esperti, «l’Arabia Saudita e gli altri Paesi del Golfo taglieranno
la produzione di greggio in base a quanto stabilito,
ma la Russia e altri Paesi potrebbero congelarla
sui livelli attuali o ridurla solo in misura modesta».
Da Barclays il prezzo medio del Wti è stimato a
55 dollari al barile nel primo trimestre 2017. Si
tratta di una previsione invariata rispetto a quelle
precedenti, ma la quotazione del petrolio potrà
essere spinta al ribasso dalle condizioni meteo,
dall’aumento dell’offerta e dai margini reddituali
più deboli. Nel secondo trimestre dovrebbe invece
muoversi verso i 60 dollari, visto che la domanda sarà superiore all’offerta. Nell’intero 2017 il
prezzo medio del Brent sarà 57 dollari e quello del
Wti 56 dollari. Anche gli analisti di Rbc Capital
Markets si aspettano un incremento del Wti nella seconda parte dell’anno verso la soglia dei 60
dollari. Dagli specialisti di Assiom Forex il Brent
è stimato fra i 49 e i 55 dollari nel breve termine,
per poi tendere verso i 60 dollari nella migliore
delle ipotesi a fine anno. Gli esperti di Société
Générale indicano invece un prezzo medio del
petrolio Wti di 54,8 dollari al barile, in crescita
fino a 62,5 dollari nel 2018, in scia al rafforzamento della crescita economica globale, mentre
quelli di Goldman Sachs lo vedono a 50 dollari
nel secondo trimestre, a 55 dollari nel terzo e in
crescita fino a 60 dollari a dicembre. Infine per
Deutsche Bank, infine, il Wti toccherà 58 dollari
a fine 2017 in un clima di alta volatilità.
59
57
55
3 ott ’16
2 gen ’17
(sgravi fiscali e investimenti
in infrastrutture) e la sua intenzione di ridurre la regolamentazione (in particolare nel
settore finanziario) dovrebbero
sostenere la crescita economica, aumentare l’inflazione
e innescare una stretta monetaria più forte del previsto. Le
opzioni consigliate sono: long
azioni Usa, short Bund, long
materie prime, long corona
norvegese/dollaro canadese,
long dollaro/yen.
Dagli asset privi di rischio a
quelli di qualità. Visto che i
mercati si stanno spostando
da uno scenario dominato dai
timori di deflazione a uno caratterizzato da aspettative di
inflazione e rendimenti dei titoli di Stato in crescita, la strategia di investimento dovrebbe
cambiare spostandosi dalle attività prive di rischio (i cosiddetti porti sicuri) agli asset di
qualità. Le opzioni consigliate
sono: long azioni giapponesi,
long Topix/short Kospi, long
banche globali, long petrolio
e metalli di base.
La nuova politica commerciale degli Usa. Durante la
campagna elettorale americana
Trump ha preso di mira Cina,
Nafta e il Tpp (Trans Pacific
Partnership). Se il programma annunciato fosse attuato,
Canada, Messico e Asia ne
subirebbero le conseguenze,
mentre la Russia trarrebbe beneficio dalla volontà del nuovo presidente Usa di allentare
le tensioni fra i due Paesi. Le
opzioni consigliate sono: long
rublo/peso messicano, long real brasiliano/dollaro canadese,
short le case automobilistiche
nipponiche, long le small cap
globali contro le large cap.
L’impatto sui mercati emergenti. Le prospettive dei mercati emergenti sono diventate
più incerte dopo la vittoria di
Trump. Gli investitori stanno
diventando più cauti e preferiscono chiudere molte posizioni. Gli asset emergenti,
che hanno registrato nei mesi
scorsi una buona performance,
hanno iniziato a correggere a
causa dell’aumento dei rendimenti dei titoli statunitensi e
delle potenziali conseguenze
negative della politica estera Usa. Tale trend dovrebbe
continuare nei prossimi mesi
creando occasioni di entrata
in questi mercati. Le opzioni
consigliate sono: long rupia/
dollaro neozelandese, short
lira turca/rublo, long azioni Indonesia/short azioni Malesia.
La Cina favorisce la crescita a scapito delle riforme a
lungo termine. Il più stabile scenario economico della
Cina ha permesso ai prezzi
delle materie di recuperare
terreno e di tornare su livelli
più in linea con i fondamentali. Il trend rialzista dovrebbe
continuare per le commodity
in generale e per i metalli di
base in particolare. Le opzioni
consigliate sono: long indice
Msci China/short Msci Asia,
long dollaro/yuan con target
7,20 entro fine 2017, long i
metalli industriali.
La Brexit e le elezioni in
Francia. I tempi e le modalità di attuazione della Brexit sono fondamentali per le
DOLLARO/YEN
120
115
110
105
100
3 ott ’16
2 gen ’17
prospettive economiche del
Regno Unito, ma l’incertezza
su questo aspetto è destinata
a mantenere alta la volatilità
dei mercati finanziari, che risentiranno anche delle elezioni
francesi in primavera, visto che
temono un altro risultato inaspettato. Le opzioni consigliate
sono: long euro/sterlina, long
volatilità su Oat e Cac 40 verso
aprile-maggio.
L’avversione al rischio. L’oro
e i bond giapponesi, protetti
dalla politica della Bank of
Japan, continueranno a essere
gli asset più sicuri. Le opzioni
consigliate sono long cash euro, long bond giapponesi e long
oro. (riproduzione riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/investimenti
Dalla Brexit ai mercati emergenti, da Trump alla Bce: ecco, secondo Schroders, che cosa ha insegnato l’anno appena terminato
Le otto lezioni impartite dal 2016 agli investitori
I
l 2016 sarà ricordato per la Brexit
e Trump, non solo per l’esito sorprendente di questi appuntamenti
elettorali ma anche per i potenziali
cambiamenti che comporteranno a
livello di relazioni internazionali nei
prossimi anni. Le banche centrali,
dotate di spazi di manovra angusti,
hanno sperimentato sempre più i tassi
negativi, senza troppo successo. E la
divergenza fra le politiche monetarie resterà un tema chiave anche nel
2017. Ecco, secondo Azad Zangana,
economista di Schroders, le otto lezioni da apprendere dal 2016.
1) Se il Leicester può vincere la
Premier League, allora tutto può
succedere. All’inizio della stagione 2015-2016, il Leicester vincente
era dato 4 mila a 1: la sua vittoria è
stata lo shock maggiore dell’anno.
Forse avremmo dovuto interpretarlo
come un segnale di ciò che stava per
avvenire.
2) I sondaggi spesso sbagliano. Fare
affidamento su sondaggi e scommesse
si è dimostrata una strategia sbagliata,
quando si tratta di investire in vista di
un evento rischioso. È consigliata una
buona dose di scetticismo.
3) Le previsioni macroeconomiche
spesso sbagliano. Finora le ripercussioni della Brexit non sono state neanche lontanamente vicine ai disastri
preannunciati. Molte stime di crescita
sono state riviste al rialzo. Errori di
questa portata sono rari, così come lo
sono questi eventi.
4) La politica globale sta cambiando
e l’establishment è nei guai. L’ondata di sentiment anti-globalizzazione si
sta diffondendo, così come accaduto
per l’anti-austerità negli anni scorsi.
L’élite politica liberale è in una situazione difficile e, in assenza di cambiamenti o di una crescita economica
più veloce, le politiche più radicali
rischiano di avere la meglio.
5) Il potere delle banche centrali sta
diminuendo. La politica monetaria
sta finendo le munizioni e i tassi di
interesse negativi hanno dimostrato
di comportare serie conseguenze non
desiderate. Il Giappone e l’Eurozona hanno utilizzato questo strumento nel 2016, salvo poi assistere a un
apprezzamento delle rispettive valute
e a un peggioramento della profittabilità delle banche. Ritorneremo a un
maggiore attivismo sul fronte fiscale?
Forse con Trump sì, mentre con la
Merkel probabilmente no.
6) I cambiamenti strutturali servo-
no e premiano. Le riforme, o anche
soltanto la prospettiva di novità, hanno
ancora il potere di guidare i mercati,
nonostante le innumerevoli delusioni.
Nel 2016 l’hanno dimostrato il Brasile e brevemente anche l’India dopo
l’approvazione della legislazione sulle
tasse su beni e servizi.
7) I mercati emergenti dipendono
dalla liquidità estera. Tale situazione di dipendenza non è terminata e
probabilmente continuerà a mettere
alla prova gli investitori nel 2017. I
rendimenti più alti negli Usa incrementeranno la pressione su alcune
economie emergenti.
8) La crescita resta una priorità per
la Cina. Le autorità di Pechino sono
fiduciose e si muoveranno con cautela
su questo fronte. Ciò renderà le negoziazioni commerciali interessanti.