zacchera: 70 anni fa nasceva il movimento sociale italiano

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ZACCHERA: 70 ANNI FA NASCEVA IL MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO/ TREMAGLIA TRA I FONDATORI

VERBANIA\ aise\ - “Era il 26 dicembre 1946 e a Roma nasceva, nello studio di Arturo Michelini, quello che fu poi il M.S.I. Movimento Sociale Italiano. Ai giovani di oggi questa sigla non dice nulla ma per quelli della mia generazione e di chi ci ha preceduto era una chiara, netta, onesta quanto difficile scelta di campo”. A ricordarlo è Marco Zacchera, nell’ultima edizione del 2016 del suo “Punto”. A roma, in via della scrofa 39, è aperta fino alla fine di febbraio una mostra sui 70 anni della vita del Msi – fondato tra gli altri anche da Mirko Tremaglia, di cui oggi ricorrono i 5 anni dalle morte - ed è disponibile un bel video che ne raccoglie immagini ed episodi.“Era il partito degli sconfitti, ma che dal primo giorno decisero di “Non rinnegare, non restaurare” scegliendo la democrazia parlamentare senza tentennamenti”, continua Zacchera. “Tanti anni di ostracismo, di emarginazione, di lotta politica senza quartiere eppure quei “missini” di allora hanno tenuto duro fino alla nascita doverosa e logica di Alleanza Nazionale. Era un partito di idealisti e disperati, ma di persone oneste e senza vergogna, che alla fine – comunque la si veda – in qualche modo hanno vinto. Hanno vinto perché il comunismo è caduto vittima delle proprie arroganze, totalitarismi e violenze, così come caddero – corrotti – i partiti che contro il MSI avevano voluto l’ostracismo dell’ “Arco Costituzionale”. Mille episodi che hanno segnato la giovinezza di chi come me ha vissuto quella ormai lontana ma indimenticabile esperienza politica in prima persona imparando e crescendo alla scuola della politica vera, “anima e rischio”, quella fatta di emarginazione e di lotta”.“Grazie a chi allora accese quella Fiamma, grazie a Giorgio Almirante, a Pino Romualdi, a Rauti, Servello, Tremaglia, Tatarella, ma soprattutto ai tanti dirigenti e militanti sconosciuti che hanno combattuto una lunga e buona battaglia”, conclude Zacchera. “Credo che abbiano comunque resto un buon servizio all’Italia, la nostra terra che quegli ormai quasi dimenticati fondatori amavano nel profondo del cuore”. (aise)