La riforma della giustizia, l`ANM ed il CSM Il Ministro Orlando ha

Download Report

Transcript La riforma della giustizia, l`ANM ed il CSM Il Ministro Orlando ha

La riforma della giustizia, l’ANM ed il CSM
Il Ministro Orlando ha cautamente ripreso l’argomento del DDL di riforma del processo penale,
affermando che sebbene il Referendum abbia interrotto “il senso della legislatura”, è ancora
possibile “completare dossier aperti" ed approvare “la riforma del processo penale che da quasi tre
anni viaggia da un ramo all’altro del Parlamento”. Ha fatto da contraltare a queste affermazioni
l’intervento del Vicepresidente del CSM Legnini, il quale sulle pagine del Sole 24 ore ha
espressamente sollecitato l’approvazione del DDL formulando tuttavia un esplicito invito ad
espungere dalla riforma del processo l’art. 18, inviso all’ANM, che prevede l’avocazione del
procedimento nel caso in cui il Pubblico Ministero non formuli l’opzione sull’azione penale nei
termini stabiliti. Una norma ancora dai blandi effetti sanzionatori, ma che segna una evidente
“rivoluzione” nel tentativo di imprimere alle indagini tempi necessariamente serrati che il modello
accusatorio, la Costituzione ed il buon senso impongono. L’intervento appare tanto tempestivo da
far ritenere che il Vicepresidente Legnini abbia voluto inserirsi di autorità nel discorso del
Ministro, rendendo subito chiaro quali sono, per la magistratura, le "questioni che - per Orlando sono rimaste aperte e che hanno trovato un orientamento comune”. In realtà le questioni ancora
aperte sono più di una e su queste le distanze appaiono ancora grandi. Non vi può essere
condivisione alcuna sull’irragionevole allungamento dei termini di prescrizione nelle fasi di
impugnazione, tanto più se si rinuncia ad intervenire – come chiedono CSM e ANM – sulle
lungaggini della fase delle indagini preliminari, nella quale si prescrive la maggior parte dei
procedimenti. Né potrà mai esserci consenso da parte dell’avvocatura sulla riforma del 146 bis
disp. att. e sulla estensione a dismisura del “processo a distanza”. La introduzione di simili
strumenti, che appaiono in manifesta contraddizione con i principi del giusto ed equo processo,
rischiano di determinare lo snaturamento del processo e dei suoi principi, attraverso la pericolosa
adozione di falsi criteri efficientistici ed economicistici, del tutto estranei alla nostra civiltà
giuridica ed alla natura democratica e liberale del nostro modello accusatorio. Se nelle pur
legittime intenzioni politiche del Ministro Orlando quelle questioni vanno chiuse “per completare
un percorso avviato tre anni fa", occorre aver ben chiaro che il percorso deve essere limitato ai
tratti condivisi della riforma, rinviando ogni ulteriore intervento ad una più approfondita
riflessione nell’ambito di un più organico progetto di rifondazione del giusto processo, che escluda
inevitabilmente quelle norme illiberali ed autoritarie che contraddicono il titolo stesso del Disegno
di Legge.
Roma, 29 dicembre 2016
La Giunta