Monastero di Bose - Si mise anche lei a lodare Dio

Download Report

Transcript Monastero di Bose - Si mise anche lei a lodare Dio

Si mise anche lei a lodare Dio
30 dicembre 2016
Lc 2,36-38
In quei giorni nel tempio di Gerusalemme 36 c'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di
Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37 era poi rimasta
vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con
digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a
quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Una donna nel tempio. Anna, “colei che ha ricevuto grazia”; figlia di Fanuele, cioè di “colui che ha visto Dio faccia a
faccia”, secondo l’etimologia del nome paterno; della tribù di Aser, che significa “beato, felice, fortunato”. E quel vedere il
volto di Dio, inscritto nella genealogia dei nomi, diviene realtà nella vita di questa donna anziana e vedova: è questa la
grazia che le è donata, la beatitudine che le è stata accordata.
Ai margini di una società che considerava un anello debole le donne ormai senza marito, Anna fa parte del popolo
degli anawim, dei poveri del Signore, di coloro che non avendo più nulla, sanno che loro porzione ed eredità è il
Signore, dalle cui mani tutto hanno ricevuto e tutto ricevono, perché “il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano
e la vedova” (Sal 146,9). Con le sue mani vuote, Anna consuma la sua vita intenta ad attendere e a sperare, senza
mai allontanarsi dal tempio di Dio: nel digiuno, nella preghiera e nel servizio liturgico, giorno e notte, con cuore indiviso,
la sua vita è divenuta pura lode, esistenza dedicata totalmente alla presenza del Signore. È il giusto che fiorisce come
palma – cantato dal salmista –: “Piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio. Nella vecchiaia
daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi” (Sal 92,13-16).
Libera e amante, testimone silenzioso, Anna è pura accoglienza, abitata dal desiderio dell’incontro con il suo
Signore e dall’anelito alla sua presenza. L’attesa del Salvatore, la lunga attesa dei profeti ora si è compiuta, nella
fragile carne del Figlio, di quel Sole sorto dall’alto, venuto a visitare il popolo di Dio (cf. Lc 1,78).
Ancora una volta, il mistero della manifestazione del Signore nel Natale mostra che “la vera storia non è quella fatta dai
potenti, bensì quella fatta da Dio insieme con i suoi piccoli. La vera storia – quella che rimarrà nell’eternità – è quella che
scrive Dio con i suoi piccoli, resi grandi dalla loro fede, i piccoli che sanno continuare a sperare. E la speranza è la virtù
dei piccoli” (papa Francesco).
In questa piccolezza sta la grandezza della speranza di Anna, la profetessa. E la sua attesa, ormai compiuta, libera la
parola e dischiude le labbra nella lode: “I miei occhi si sono consumati nell’attesa della tua salvezza e per la promessa
della tua giustizia” (Sal 118,123), ma come quelli di Simeone, “i miei occhi hanno visto la tua salvezza: luce per rivelarti
alle genti e gloria del tuo popolo, Israele” (Lc 2,30.32).
Fratel Emanuele
Se desideri ricevere via email “Il Vangelo del giorno” iscriviti alla lista Leggere il Vangelo con noi.
ISCRIVITI
Monastero di Bose - Pagina 1 di 1