grifone n.135 - Ente Fauna Siciliana

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Transcript grifone n.135 - Ente Fauna Siciliana

Grifone
ANNI
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ANNI
** ISSN 1974-3645
Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA
“associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS
ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA
24 dicembre 2016
S.A.S. Il Principe Alberto II di Monaco
visita l’Ecomuseo di Vendicari
Firmata la Convenzione-Quadro di Partenariato tra la
Fondation Albert II de Monaco e l’Ente Fauna Siciliana
L
di Fabio Amenta
’Ente Fauna Siciliana il 30 settembre di quest’anno
ha avuto il piacere di ospitare la visita di S.A.S. il Principe
Alberto II di Monaco all’Ecomuseo del Centro Visitatori della Riserva di Vendicari nella sua veste di Presidente della
Fondation Prince Albert II de Monaco.
Il dr. Nunzio Caruso, Dirigente Provinciale dell’Ufficio
Servizio per il Territorio di Siracusa, e il Segretario Regionale
dell’Ente Fauna Siciliana Corrado Bianca hanno pronunciato
gli interventi di benvenuto, presente il Sindaco di Noto dr.
Corrado Bonfanti.
Il Principe Alberto II di Monaco in visita nella R.N.O. di Vendicari, segue la descrizione dell’Ecomuseo da parte di Paolino Uccello (a sinistra) accompagnato
dal maestro Marcello Lo Giudice (al centro).
Il Principe Alberto, con i suoi collaboratori, è stato accolto
all’ingresso della riserva dalle Autorità di Gestione dell’area
protetta e dai membri della Giunta Regionale della nostra associazione. Il nostro co-segretario regionale Paolino Uccello
ha fatto da guida al Principe che ha seguito, interloquendo
con vivo interesse, le spiegazioni di Paolino sui valori naturalistici e culturali della riserva durante il percorso fino alla
tonnara e alle “Case dei Pescatori” sede dell’Ecomuseo.
Qui la visita ha avuto il suo punto culminante nel momento
in cui si è proceduto alla firma di una Convenzione-Quadro di
Partenariato tra l’Ente Fauna Siciliana e la Fondation Prince
Albert II de Monaco redatto in italiano e in francese: per la
Fondation ha firmato il vice-presidente S. E. Bernard Fautrier,
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ANNO XXV n. 5-6 (135)
PREMIO MARCELLO LA GRECA
“Grifone d’Argento 2016”
a Vandana Shiva
Il 28 ottobre la cerimonia di consegna del Grifone d’Argento
C
di Alfredo Petralia
on il Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento”
il Comune di Noto e l’Ente Fauna Siciliana hanno il piacere
e l’onore di attribuire, ogni anno a fine ottobre, su designazione del Comitato Scientifico ad hoc costituito, un pubblico
e solenne riconoscimento a personaggi di alto profilo che
rappresentino, ognuno nella propria specificità, l’aspirazione e
l’incoraggiamento verso gli alti valori del rispetto dell’ambiente,
delle diversità umane e culturali, della cultura del “limite”, coniugati con l’impegno concreto e coerente perché quei valori
abbiano spazio e ruolo dall’ambito locale a quello globale.
Vandana Shiva, insignita del “Premio Marcello La Greca Grifone d’Argento
2016”. Nella foto (da destra) il Sindaco di Noto dr. Corrado Bonfanti, la signora
Caterina Meduri La Greca, che ha consegnato il Premio, e il Presidente dell’Ente
Fauna Siciliana prof. Pietro Alicata.
Nel solenne contesto del salone delle feste di Palazzo Nicolaci di Villadorata, il 28 ottobre, con il Patrocinio
dell’Accademia Gioenia di Catania e del Dipartimento di
Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Ateneo
catanese, ha avuto luogo a Noto la cerimonia di consegna
a Vandana Shiva, ambientalista e attivista politica indiana,
che, come è noto, da anni si batte per cambiare pratiche
e modelli nell’agricoltura e nell’alimentazione, per la difesa
della biodiversità e delle diversità culturali a partire dalle loro
implicazioni geopolitiche in campo etico sociale ed economico, per la democratizzazione dell’uso delle biotecnologie
e dell’ingegneria genetica a vantaggio delle popolazioni.
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ANNI
Cronaca
cerimonia
2431dicembre
agosto
2016
2016di consegna del Premio Marcello La Greca
Grifone
Gri- della
“Grifone d’argento 2016” a Vandana Shiva
Hanno aperto la cerimonia
gli esponenti
degli Enti organizzatori del
Premio: nel
suo intervento
di benvenuto
il Sindaco di
Noto dr. CorraIl Presidente dell’Ente Fauna Siciliana prof. Pietro Alicata (alla sua sinistra
Il Sindaco di Noto dr. Corrado Bonfanti (con accanto la dr.ssa Vandana Shiva
do Bonfanti ha e il prof. Guglielmo Longo, chairman della cerimonia) interviene in apertura
la dr.ssa Maria Sanfilippo, interprete, e Vandana Shiva) durante il suo intervento di benvenuto.
espresso la sod- della manifestazione; in evidenza, nella sua custodia, il “Grifone d’Argento”.
disfazione della
Il prof. Giorgio Sabella, zoologo della
Ai due presidi dei rispettivi istituti scoAmministrazione nell’ospitare una figura di
sezione
di
Biologia
Animale
“Marcello
La
lastici,
dr. Corrado Carelli e dr. Concetto
così rappresentativo spessore culturale che
Greca”
del
Dipartimento
di
Scienze
BiologiVeneziano,
sono state assegnate targhecon la sua azione costituisce, in particolare
che
Geologiche
e
Ambientali
dell’Universiricordo
della
partecipazione alla manifeper le giovani generazioni, un modello contà
di
Catania,
nel
suo
intervento
ha
messo
stazione.
creto di testimonianza che mette in primo
Ha quindi avuto luogo la consegna
piano il bene comune nella gestione degli in evidenza lo stretto legame tra le posiziodel
“Grifone d’Argento 2016” a Vandana
ni
di
Vandana
Shiva
e
la
figura
di
La
Greca,
strumenti che realizzano una equilibrata
Shiva per mano della Signora Caterina
alla cui memoria
Meduri, vedova La Greca.
il Premio Grifone
La premiata ha espresso il suo sentito
d’Argento è dedicaringraziamento per il riconoscimento e per
to, ricordando che
la cordiale e amichevole ospitalità presso
l’insigne scienziato
la comunità Netina.
fu un sostenitore
Ha concluso l’evento il concerto della
convinto della dife“Corale Paolo Altieri” di Noto, diretta dal
sa della biodiversimaestro Luca Galizia, che ha eseguito
tà come elemento
brani di autori orientali come omaggio alla
fondamentale per
nazionalità indiana della premiata.
la stessa difesa dei
Un cocktail nella cornice del patio di
valori culturali delle
Palazzo Nicolaci è stato offerto al folto ed
collettività sociali.
entusiasta pubblico presente.
Particolarmente
Lo svolgimento della manifestazione
rilevante è stata la
è stato impeccabilmente coordinato,
partecipazione dei
come ormai è tradizione consolidata,
giovani di Noto alla
dal prof. Guglielmo Longo, docente
manifestazione non
Il prof. Giovanni Costa descrive il profilo culturale e l’opera di Vandana Shiva.
convivenza sia nelle comunità cittadine
come nel contesto internazionale; ha fatto
seguito l’intervento del Presidente dell’Ente
Fauna Siciliana prof. Pietro Alicata che ha
messo in evidenza la condivisione ideale
dell’Ente Fauna Siciliana con le posizioni e
le battaglie che autorevolmente Vandana
Shiva conduce con determinazione sulla
scena mondiale; nello stesso tempo ha
sottolineato come sia necessario un ripensamento dei comportamenti individuali
rivedendo e respingendo i modelli di vita
massificanti che ci vengono imposti dalla
logica del profitto prima di tutto.
Il profilo di Vandana Shiva (riportato
integralmente nelle pagine interne di questo numero di Grifone) è stato tracciato dal
prof. Giovanni Costa, docente di Ecologia
nell’Università degli Studi di Catania e
membro del Comitato Scientifico che designa le candidature al Premio Marcello
La Greca.
solo in sala ma anche per i significativi
interventi. Gli allievi
dell’Istituto Comprensivo “G. Aurispa”, Roberta Ferla
e Miriam Celeste,
hanno esposto attraverso un ottimo
supporto visivo le
loro entusiastiche
riflessioni sul pensiero e l’opera della
Shiva.
Corrado Amato
e Andrea Salerno, Il ricordo del prof. Marcello La Greca, a cui il premio è dedicato, viene pronunciato dal
studenti dell’Isti- prof. Giorgio Sabella.
nell’Università di Catania; la dr.ssa Maria
tuto di Istruzione Superiore “M. Raeli”
Sanfilippo, responsabile dell’Ufficio Eventi
hanno proposto un interessante video in
della Scuola Superiore dell’Università di
cui hanno simulato il “personaggio” Shiva
Catania, ha svolto ottimamente il ruolo
come riferimento ideale per affrontare le
di interprete per Vandana Shiva che
questioni ambientali.
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24 dicembre 2016
ha comunicato in lingua inglese. Hanno
espresso messaggi di apprezzamento
per la manifestazione il prof. Giacomo
Pignataro (Rettore dell’Università di Catania), il prof. Carmelo Monaco (Direttore
Consegna delle targhe-ricordo della partecipazione delle scuole netine all’evento. Il Preside dell’Ist.
Comprensivo “G. Aurispa” dr. Corrado Carelli con
la giovane allieva Roberta Ferla: la targa è stata
consegnata da C. Bianca, Segr. Reg. dell’E.F.S.
del Dipartimento di Scienze Biologiche,
Geologiche e Ambientali dell’Università di
Catania), il dr. Fulco Pratesi (Presidente
Onorario del WWF Italia, premiato con il
Grifone d’Argento 2012), il prof. Angelo
Il Vicepreside dell’Ist. di Istruzione Superiore “C.
Raeli”, prof. Salvatore Aparo (a destra) riceve la targa
insieme ai giovani studenti Andrea Salerno e Corrado
Amato con accanto Paolino Uccello Co-segretario
dell’Ente Fauna Siciliana.
Grifone
Messina (Presidente dell’Accademia
Gioenia di Catania), il prof. Giuseppe
Sperlinga (Presidente della Associazione
“Stelle&Ambiente” intitolata a Marcello
La Greca).
Vandana Shiva posa per una foto ricordo del concerto della “Corale
Paolo Altieri”. Alla sua sinistra il direttore del coro Luca Galizia con in
mano il “grifoncino” donato dall’Ente Fauna Siciliana per la partecipazione alla manifestazione. Il coro ha eseguito per l’occasione brani di
musica orientale.
La dr.ssa Shiva mentre pronuncia il suo ringraziamento per il conferimento del “Grifone d’Argento” e riceve un omaggio floreale da Corrado Bianca.
La dr.ssa Maria Sanfilippo stringe tra le mani il “grifoncino”,
statuetta simbolo dell’Ente Fauna Siciliana, donatole da Corrado
Bianca in segno di ringraziamento per la collaborazione come
interprete.
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Il prof. Alfredo Petralia, Coordinatore del Premio Marcello
La Greca, ringrazia il prof. Guglielmo Longo per il suo
ruolo di chairman dell’evento e tutti coloro che a vario titolo
hanno contribuito alla realizzazione della manifestazione.
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Grifone 24 dicembre 2016
per l’Ente Fauna Siciliana il Segretario
Regionale Corrado Bianca.
La Fondation è un’organizzazione che
opera per la protezione dell’ambiente e per
promuovere lo sviluppo sostenibile a livello
mondiale, e sostiene iniziative di organizzazioni pubbliche e private nel campo della
ricerca, dell’innovazione tecnologica e delle
pratiche socialmente consapevoli.
Gli obiettivi che caratterizzano la
missione della fondazione sono: stabilire
partnership per realizzare progetti e intraprendere azioni concrete nei suoi campi
prioritari di intervento; sensibilizzare sia le
popolazioni sia le autorità sul tema dell’impatto delle attività umane sull’ambiente
naturale e incoraggiare un comportamento
più rispettoso dell’ambiente; promuovere e
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sviluppati (secondo la
definizione del Listino
Ufficiale delle Nazioni
Unite) che sono fortemente influenzati dagli
effetti dei cambiamenti
climatici, dalla perdita di
biodiversità e dal depauperamento delle risorse
idriche, come ad esempio i paesi del Sahel
dell’Africa. Tre sono per Nella sala-incontri dell’Ecomuseo della riserva, Corrado Bianca (a sinistra) e il dr.
la Fondazione i campi Nunzio Caruso (a destra) porgono il benvenuto al Principe Alberto II.
prioritari di intervento:
la limitazione degli effetti dei cambiamenti membro della fondazione molto legato alla
climatici e la promozione dell’uso delle città di Noto, ha beneficiato di sostegni
energie rinnovabili; la preservazione del- economici elargiti dalla Fondation per il pola biodiversità; la gestione delle risorse tenziamento del sistema audio-video della
Corrado Bianca per l’Ente Fauna Siciliana e S.E. Bernard Fautrier per la Fondation Prince Alberto II
de Monaco firmano la convenzione-quadro sotto lo sguardo attento del Principe Alberto (che, come
Fautrier, indossa la t-shirt con il logo della fondazione).
favorire iniziative speciali e innovative per
l’assegnazione di premi e borse di studio.
La fondazione concentra le proprie azioni
in particolare in tre ambiti: Il bacino del
Mediterraneo per la posizione geografica
del Principato di Monaco; le regioni polari
come testimoni privilegiati dell’evoluzione
dei cambiamenti climatici; i paesi meno
Corrado Bianca dona al Principe Alberto una riproduzione in ceramica di
“Caretta caretta” come ricordo della visita all’Ecomuseo di Vendicari.
idriche e la lotta contro la desertificazione.
Sulla base della condivisione di molte
finalità tra l’Ente Fauna Siciliana e la Fondation ci auguriamo che la convenzione
possa determinare nuove opportunità per
la nostra associazione, che, grazie alla
influente interposizione del maestro Marcello Lo Giudice, pittore italo-monegasco
Foto ricordo di S.A.S. Alberto II di Monaco con alcuni componenti del Corpo di Guardie Ecologiche dell’E.F.S. e il
Prof. Alfredo Petralia.
sala conferenze dell’Ecomuseo di Vendicari
e per la messa a punto di un servizio di
monitoraggio-controllo della fascia marina
costiera della riserva. In segno di gratitudine
una sala dell’Ecomuseo è stata intitolata
ad Albert II de Monaco: in occasione della
visita lo stesso Principe ha scoperto la targa
con la intitolazione.
Questo evento può dunque rappresentare un momento di svolta per la nostra
associazione poiché essa associa la
propria azione con un partner autorevole
e accreditato in ambito internazionale. Dipenderà da noi il saper valorizzare questa
dimensione del nostro impegno ambientalista, che, d’altra parte, trova proprio nella
sua collocazione mediterranea, come è
sottolineato nel nostro statuto, un ambito
di riferimento coerente con il lavoro svolto
con amici ambientalisti delle sponde nord e
sud del mare nostrum. Una nuova amicizia
si realizza quindi: quella con Alberto II di
Monaco presidente della Fondation, e con
il suo staff, per il raggiungimento di obiettivi
comuni.
Ma anche un’amicizia che lega ancor
più il Principe con la Città di Noto che gli ha
conferito entusiasticamente la cittadinanza
onoraria netina.
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24 dicembre 2016
Il messaggio di Vandana
Shiva per un mondo diverso
di Giovanni Costa
I
l prof. Giovanni Costa, docente di
Ecologia dell’Università di Catania, nonché
membro del Comitato Scientifico del Premio
Marcello La Greca, nella cerimonia di consegna del Grifone d’Argento 2016 a Vandana
Shiva, ne ha tracciato il profilo scientificoculturale. Viene qui riportato il testo del suo
intervento. (ndr)
Innanzitutto desidero ringraziare gli amici
dell’Ente Fauna che hanno voluto incaricare
me per la presentazione del vincitore del Premio Marcello La
Greca 2016.
Si tratta di
un incarico prestigioso quanto
i mpe gn a ti vo,
visto che consiste nel descrivere, sia pure
sommariamente, il profilo di
uno studioso di
fama mondiale,
che si è affermato nella qualità di accanito
difensore del
valore dei patrimoni naturali.
Patrimoni che
la specie umana ha purtroppo
deciso di gestire secondo
il criterio antiecologico del
“tutto e subito”.
E aggiungerei
“e non a tutti”!
L’occasione è anche molto gradita, perché
mi fornisce la possibilità di incontrare sì tutti
voi, cari amici da tempo immemorabile, ed,
ovviamente, il nostro stimatissimo ospite,
nonché il signor sindaco di Noto, dott. Corrado
Bonfanti, che ho avuto il piacere di conoscere
qualche anno fa in occasioni analoghe a quella
odierna (quando era ancora vivo e battagliero
il comune, fraterno amico Bruno Ragonese).
Sindaco che ritengo veramente benemerito,
per quanto ha fatto per l’immagine della sua
città, e in particolar modo per il sostegno alle
varie iniziative naturalistico-culturali dell’Ente
Fauna.
Mi preme precisare, prima di ogni altra
considerazione, che il candidato proposto
per il premio di quest’anno ha molte affinità
con l’intestatario del premio. Il prof. La Greca,
infatti, uno dei primi promotori dello sviluppo
delle scienze ecologiche in Italia, ha dedicato
molte delle sue energie alla difesa dei valori
naturali dell’ambiente. Ricordo sempre, come
suo allievo, la sua entusiastica descrizione
della biodiversità come frutto dell’incessante
azione dell’evoluzione biologica. Ecco, lui vedeva con molta preoccupazione il progressivo
ridimensionamento della diversità biologica,
causato dall’uomo, come la chiave essenziale
per la perdita degli equilibri della natura.
Sono d’altra parte ben noti l’impegno del prof.
La Greca e le accanite battaglie per la conservazione della natura e dell’ambiente da
lui sostenute a lungo e in qualsiasi contesto.
Venendo al nostro odierno candidato,
occorre subito dire che, per contenere il
mio intervento entro i limiti di tempo previsti,
sarò costretto a tracciare solo alcuni aspetti
dell’attività e del pensiero di Vandana Shiva;
pensiero che è in buona misura collegato
con quello del suo maestro Mahatma Gandhi. Ricordo, a questo proposito, che nel
2007 è stato pubblicato dalla nota scrittrice
Emanuela Nava un libro intitolato “Sulle
orme di Gandhi”, proprio per descrivere la
biografia di Vandana Shiva. Da ora in poi,
spero non se ne abbia a male, mi riferirò a
Grifone
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lei citandola semplicemente come Vandana.
Vandana, nata nell’India settentrionale, si
è laureata nel suo paese in fisica nucleare.
Lavorò inizialmente in un centro indiano di
ricerche atomiche; quindi, si trasferì in Canada, conseguendo un dottorato di ricerca
in filosofia e occupandosi di aspetti matematici e filosofici della meccanica quantistica.
Successivamente, iniziò ad occuparsi di
problemi dell’agricoltura e dell’ambiente; e
queste tematiche hanno finito per prendere
il sopravvento su tutto il resto e diventare il
suo definitivo e continuo centro di interesse.
In breve tempo, Vandana è diventata una
delle voci più autorevoli nella battaglia per la
salvaguardia della diversità biologica e culturale, schierandosi strenuamente contro le
alchimie biotecnologiche delle multinazionali
agroalimentari. Lei si è anche molto distinta
come una delle attiviste più apprezzate del
mondo, aderendo e partecipando attivamente
a movimenti ecologisti e femministi.
Vandana è divenuta molto nota anche in
Italia, dove è più volte venuta, partecipando
a varie riunioni
e manifestazioni
politiche, e persino ad alcune trasmissioni televisive. Ha scritto
numerosi libri,
molti dei quali
tradotti in italiano, e collabora con la rivista
di Legambiente “La Nuova
Ecologia”. Nel
2013 ha ricevuto dall’Università
della Calabria la
laurea honoris
causa in Scienza della nutrizione. E, proprio
qualche giorno
fa, a Firenze, in
occasione della
Giornata internazionale della
non-violenza e
dell’anniversario
della nascita di
Gandhi, ha contribuito ai lavori del convegno
internazionale: “L’economia della felicità”
(mi pare interessante rilevare che a questo
convegno ha preso parte anche l’economista
e filosofo Serge Latouche, che, come ben
ricordiamo, ha ricevuto il Premio La Greca
nel 2013).
E, a proposito di riconoscimenti, occorre
citare il Right Livelihood Award (“Premio al
corretto sostentamento”), da lei ricevuto nel
1993 con la motivazione “...per aver posto
le donne e l’ecologia al centro del moderno
dibattito sullo sviluppo”. Ricordo che questo
premio viene annualmente assegnato a chi
si è particolarmente distinto nell’ambito della
protezione ambientale, della pace, dei diritti
umani, dello sviluppo sostenibile, della salute,
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Grifone 24 dicembre 2016
e dell’educazione, e che viene considerato
una sorta di “premio Nobel alternativo”. Nel
2010 ha inoltre ricevuto il Sydney Peace
Prize, premio annuale che la Sydney Peace
Foundation, organizzazione non-profit associata all’Università di Sydney, assegna a personalità che si sono particolarmente distinte
nella promozione della pace e della moralità.
Il pensiero di Vandana, che rientra in
quella che è stata definita “ecologia sociale”,
si snoda con numerose ramificazioni nelle
varie tematiche affrontate, che vanno dalla
difesa della biodiversità alla lotta contro la
globalizzazione economica, dalla difesa dei
soggetti più poveri e delle donne alla lotta
contro gli OGM. Occorre tenere presente
che, nonostante abbia viaggiato molto e
conosciuto tante realtà presenti nel mondo,
lei si è inizialmente ispirata alla particolare
situazione del suo paese, l’India, che soffre
ancora di alti livelli di povertà, analfabetismo
e malnutrizione. Ricordo che l’India ha una
popolazione umana che supera il miliardo
e trecento milioni di persone, quasi come la
Cina, ma con una densità 3 volte maggiore.
Dopo l’indipendenza dal Regno Unito, conseguita nel 1947, l’India aveva adottato un
sistema a economia mista, in cui accanto
a pochi grandi gruppi privati, alle piccole
imprese artigianali ed ai commercianti al
dettaglio, vi erano molte imprese di proprietà
pubblica. Ma, a partire dal 1991, l’India ha
deciso di aprire i propri mercati con riforme
economiche governative e ha drasticamente
ridotto i controlli sul commercio estero e sugli
investimenti. Secondo Vandana, la progressiva recinzione di aree e privatizzazione delle
risorse comuni ha dato il colpo di grazia alla
popolazione indiana, aumentando le disparità
di reddito e le disuguaglianze sociali. Inoltre,
insieme alla progressiva erosione dei beni
e dei servizi pubblici e all’indebolimento dei
meccanismi democratici di controllo dell’economia, questa esasperata privatizzazione, da
tempo, costituisce una grave minaccia anche
in termini di sostenibilità ecologica.
Ecco, ora, alcuni punti salienti, soggettivamente tratti dal pensiero di Vandana.
Spesso ricorrerò a testuali citazioni, prelevate
dai suoi libri.
Lei illustra egregiamente le tre possibili
economie: della natura, di sussistenza, di
mercato.
L’economia della natura è il primo e fondamentale fattore di sussistenza, su cui si
fonda qualsiasi modello di sviluppo. La natura
produce beni e servizi riciclabili attraverso
un complesso sistema di processi ecologici.
Vorrei aggiungere che persino Linneo nel
1749, con la sua opera “Oeconomia naturae”,
descriveva la natura come un equilibrato e
armonico sistema, che, senza disturbi, come
ad esempio un eccessivo aumento della
popolazione umana, è destinato a rimanere
immutabile nel tempo.
L’economia di sussistenza è l’economia,
che, basata sull’economia della natura e non
sostanzialmente su scambi di tipo monetario,
ha reso e rende possibile lo sviluppo delle
attività umane. Essa, secondo Vandana,
impegna tuttora due terzi della popolazione
mondiale (piccoli artigiani, pescatori, braccianti agricoli, le popolazioni indigene delle
foreste, ecc.). Questa attività produttiva non
altera l’equilibrio ecologico e provvede alla
sopravvivenza attraverso forme di cooperazione e di scambi reciproci. In questo tipo di
economia, Vandana mette in evidenza come
le donne abbiano sempre avuto un ruolo essenziale e non sostituibile, secondo l’antico
ed iniziale criterio della divisione dei compiti.
L’economia di mercato. Per mercato, dice
Vandana, non va inteso l’antico mercato di
scambio, come quello tuttora presente nei
bazar indiani, in cui gli avventori si scambiano
i prodotti che hanno coltivato o preparato personalmente. Gli squilibri sono invece causati
dalle caratteristiche di un nuovo tipo di mercato. Infatti, lei dice testualmente: “Il mercato
moderno è un luogo in cui la società scompare
per lasciare posto al capitale e ai volti anonimi
delle grandi imprese. È questo tipo di mercato,
incorporeo e decontestualizzato, che distrugge
l’ambiente e le vite di chi lo popola”.
Il problema della globalizzazione
La conseguente estremizzazione dell’economia di mercato è la globalizzazione, che
imponendo la legge del più forte e del più
potente, ha determinato effetti devastanti,
quali il progressivo impoverimento del terzo
mondo. Infatti, il passaggio dall’impostazione
cosiddetta “local” a quella “global” ha modificato l’economia dei paesi attraverso un
nuovo sfruttamento delle risorse presenti. E
si tratta di uno sfruttamento guidato da grandi
corporazioni, che spingono verso un sempre
più alto consumo di tali «beni». In questo
modo si crea da una parte un sovraconsumo
e dall’altra si danneggia irreversibilmente il
sistema produttivo delle economie locali. “La
globalizzazione”, dice Vandana, “ha generato
una nuova schiavitù, un nuovo olocausto, un
nuovo apartheid. È una guerra contro la natura, contro le donne, contro i bambini, contro
i poveri. E’ una guerra di culture monolitiche
contro la diversità, del grande contro il piccolo, di tecnologie da guerra contro la natura”.
La globalizzazione imposta dalle multinazionali concepisce il pianeta in termini di
proprietà privata. Ciò ha stimolato, per contrapposizione, la nascita di movimenti, quali
il “Davdanya”, fondato proprio da Vandana,
che si prefiggono invece la salvaguardia dei
semi, la difesa della biodiversità e la diffusione di metodi ecologici in agricoltura. Tali
movimenti difendono le risorse locali e globali
del territorio, perché lo intendono come bene
comune. Lei dice testualmente: “Opponendosi a questa globalizzazione liberista e suicida
che inquina il pianeta, dilapida ogni risorsa
e impone la dislocazione forzata di milioni di
contadini, lavoratori e artigiani, le comunità
devono impegnarsi a sviluppare delle economie alternative, che proteggono la vita e
promuovono la creatività individuale”.
L’importanza della biodiversità e i danni prodotti dall’impiego di monocolture
Tutte le specie, tutti gli esseri umani e
tutte le culture possiedono un valore intrin-
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seco. Tutti gli esseri viventi sono soggetti
dotati di intelligenza, integrità e di un’identità
individuale. Non possono essere ridotti al
ruolo di proprietà privata, di oggetti manipolabili, di materie prime da sfruttare o di rifiuti
eliminabili. Nessun essere umano ha il diritto
di possedere altre specie, altri individui, o
di impadronirsi dei saperi di altre culture
attraverso brevetti o altri diritti sulla proprietà
intellettuale.
Vandana dice: “La biodiversità è l’involucro della cultura, non può esserci diversità
culturale senza diversità biologica”. La ricchezza di specie animali e vegetali presenti
nel territorio è minacciata dallo sfruttamento
indiscriminato delle risorse naturali. Nel caso
specifico dell’agricoltura industriale e globalizzata, le minacce principali provengono
dalle multinazionali, che incoraggiano i contadini a impiantare monocolture, che portano
alla scomparsa delle varietà tradizionali. Ma,
esistono nell’ambito delle risorse alimentari
anche altre serie preoccupazioni. Infatti, lei
sostiene che: “il commercio globale ha conferito alle multinazionali il diritto di imporre cibi
non sicuri, se non addirittura nocivi. Il diritto
alla sicurezza alimentare viene infatti considerato una limitazione al commercio estero”.
Ogni anno l’agricoltura mondiale perde
24 miliardi di tonnellate di suolo fertile; le
monocolture a elevato impiego di sostanze
chimiche sono direttamente responsabili
dell’aumento della siccità, della riduzione
dell’acqua potabile, del 40 per cento delle
emissioni di gas serra (che provoca i cambiamenti climatici), dell’insicurezza alimentare
e della povertà. Ora, secondo Vandana “le
monocolture non sono affatto più redditizie
dell’agricoltura biologica che, rispetto alla
prima, presenta molti vantaggi, tra cui quello
fondamentale che la maggiore varietà di raccolti espone meno la produzione ai parassiti
e ai cambiamenti climatici. Inoltre, i terreni
coltivati assorbono una maggiore quantità
di acqua piovana, garantendo una maggiore
autonomia in caso di siccità. Pertanto occorre avviare un drastico cambiamento di
paradigma, che consiste nel passaggio dalle
monocolture alla diversità biologica, dagli
input esterni a quelli interni, dal rendimento
per ettaro al nutrimento per ettaro”.
La biodiversità favorisce, infatti, la sopravvivenza di milioni di organismi (come le micorrize,
gli actinomiceti, le piante, i nematodi, i lombrichi, numerosi insetti, acari, millepiedi, ecc.), che
sono la fonte principale della fertilità del suolo. I
terreni ricchi di materia organica sono inoltre più
resistenti delle monocolture industriali in caso di
eventi climatici estremi, in quanto usufruiscono
di una maggiore varietà di colture.
Gli OGM sono pericolosi
Aggiunge, al riguardo, Vandana: “Il mondo
non si sfama con la chimica né, necessariamente, con l’ingegneria genetica. La chimica
produce solo tossine e gli Ogm non aumentano i raccolti. Basti considerare quel che sta
avvenendo negli ultimi anni: in Europa, un
continente ancora sostanzialmente immune
alle coltivazioni Ogm, la produzione agricola
è aumentata molto più che negli Stati Uniti
7
dove sono utilizzati su vasta scala. È una
lezione che non dovremmo dimenticare:
solo la biodiversità e la difesa della terra ci
salveranno”.
Lei sostiene decisamente che le coltivazioni OGM sono pericolose, in quanto
vengono introdotti nelle piante dei geni che
producono tossine, che a loro volta spianano
la strada a parassiti.
È preoccupante la scomparsa delle culture locali.
Le diversità biologiche e culturali devono
essere difese. Esse hanno un valore intrinseco che deve essere riconosciuto. Le diversità
biologiche sono fonti di ricchezza materiale
e culturale che pongono le basi per la sostenibilità. Le differenze culturali sono portatrici
di pace. Tutti gli esseri umani hanno il dovere
di difendere tali diversità.
Dice Vandana: “Le culture che valorizzano la vita promuovono lo sviluppo della vita
stessa. Esse si fondano sul riconoscimento
della dignità e sul rispetto di ogni forma di
vita, degli uomini e delle donne di ogni provenienza e cultura, delle generazioni presenti
e di quelle future. Le culture che valorizzano
la vita sono molteplici, ma ispirate da un
comune rispetto per il vivente. Riconoscono
la compresenza di identità diverse che condividono lo spazio comune della comunità
locale e danno voce a un sentimento di appartenenza che correla i singoli individui alla
terra e a tutte le forme di vita”.
La difesa del ruolo delle donne
Vandana analizza, in sostanza, la situazione attuale del nostro pianeta mettendo in
relazione due aspetti tra loro, a suo avviso,
interconnessi: da una parte la natura e la
distruzione ecologica, dall’altra la donna e
l’emarginazione femminile.
Nessun elemento presente nel mondo è
dominante sugli altri, ognuno ha una funzione
di naturale equilibrio tra le cose. Dice Vandana: “Ogni elemento della natura racchiude in
sé una forma vitale: i fiumi, le montagne, gli
uomini. In questa armonia ed equilibrio delle
cose, la donna e la terra sono considerate
generatrici di vita. Fin dalle origini, l’uomo
considerato cacciatore doveva svolgere
quelle attività dove l’uso delle armi faceva
la differenza, mentre la donna si dedicava
alla raccolta dei frutti della terra ed all’allevamento dei figli”.
Le donne tramandano conoscenza, sono
creative, non sono passive, dice, ancora,
Vandana. “Sono le massime esperte mondiali di biodiversità, di nutrizione e di quelle
pratiche economiche che consentono di produrre tanto con poco. Lo fanno da sempre.
Si prendono cura, danno da mangiare”. “Ma
in questo sistema industriale ed economico
globalizzato il loro sapere non viene preso in
considerazione”.
Vandana aggiunge poi che, a suo avviso,
c’è un collegamento fra l’economia “violenta”
e la violenza sulle donne. Infatti, lei precisa:
“La globalizzazione è la mercificazione di tutto, incluso le donne, che diventano oggetti da
sfruttare. Non solo: il sistema in cui viviamo
porta brutalizzazione a tutti i livelli, e in gran
24 dicembre 2016
parte il peso di ciò ricade sulle donne. Che
però oggi fortunatamente reagiscono con
forza, e cercano di sollevarsi”.
In conclusione, possiamo certamente affermare che il messaggio di Vandana Shiva,
al di là di quelle che possono anche essere,
per qualche aspetto, discordanze di opinione,
è senza alcun dubbio altamente meritorio e
condivisibile.
Innanzitutto, è da precisare che lei è un’attivista che combatte per un mondo migliore, per
sconfiggere la povertà e lo sfruttamento dei
piccoli agricoltori. È vero che lei parte dall’esame della situazione dell’India, ma è altrettanto
vero che in realtà la sua visione della distruzione
dell’ambiente prodotta dall’uomo si può inquadrare in un’ottica globale, visto che quanto lei
critica è certamente applicabile a tutto il mondo.
Da un punto di vista strettamente ecologico lei si pone in una posizione assolutamente
corretta, poiché sostiene, come ritengo tutti
noi, che i nuovi modelli di sfruttamento della
globalizzazione applicati al territorio siano
responsabili delle modificazioni dell’equilibrio dei cicli vitali della natura. Lo sviluppo
industriale sviluppatosi con la rivoluzione
scientifica tra il XV e il XVII secolo, ha portato
all’attuale capitalismo industriale, ed ha trasformato la natura della Terra, nonché i suoi
abitanti, in “macchina” per la fornitura di materie prime. Inoltre, non trascuriamo il fatto, direi
lapalissiano, che se esiste un certo numero di
ricchi, che diventano sempre più ricchi, deve
inevitabilmente esserci una ben più numerosa quantità di poveri, che diventano sempre
più poveri. Vandana esprime chiaramente il
suo pensiero, quando
sostiene che “La proprietà privata dei ricchi
si incrementa grazie ad
una rapina perpetrata
ai danni dei poveri”.
I toni critici, e spesso anche molto aspri,
di Vandana Shiva sono
pur sempre improntati
ai principi della non
violenza gandhiana.
Lei, infatti, dice testualmente: “Non consentiremo che l’avidità e la
violenza siano considerate gli unici valori
in grado di dar forma
alle nostre culture ed
esistenze. Sappiamo
che la violenza genera
violenza, la paura altra
paura e che la pace
porta pace e l’amore
amore. Ritesseremo il
mondo come un posto
di condivisione e cura,
di amore e giustizia”.
A questo punto, mi
piace concludere affermando che, nonostante il panorama sia
realmente devastante,
cionondimeno Vanda-
Grifone
ANNI
na è ottimista e non antiprogressista, visto
che afferma “non mi pongo il problema di
quello che potrà succedere tra 5 o 10 anni:
le cose cambiano e non posso sapere cosa
diventeranno. Io mi pongo il problema del qui
e ora. E di quello che posso fare adesso per
cambiare la situazione”. Vandana conclude
sostenendo che “la strada da percorrere
non è quella di arrestare il progresso o la
tendenza verso la globalizzazione dei mercati. Il nostro movimento non deve essere
solamente reattivo, ma deve essere capace
di sviluppare un piano strategico da qui ai
prossimi venti anni. Un piano che sappia da
un lato proteggere i diversi sistemi sostenibili
di produzione - ovunque essi esistano - e
dall’altro di tenere conto delle esigenze che
provengono dalla società industriale. Gli
ingredienti per un’esistenza più sostenibile e
umana sono già presenti”.
Ebbene, spero di essere stato sufficientemente fedele, sia pure in modo necessariamente succinto, nella espressione del
messaggio di Vandana Shiva; e le chiedo
eventualmente scusa se ho commesso dimenticanze imperdonabili.
In ogni caso, mi sento di rivolgere a Vandana, oltre a sentiti complimenti per il Premio La
Greca 2016, gli auguri miei personali, e ritengo
anche dell’intero uditorio, perché i suoi sforzi
siano coronati da sempre maggiore successo.
Anche perché, questo, a mio modesto avviso, porterebbe il nostro pianeta, ma anche la
nostra stessa specie, a un futuro certamente migliore, e probabilmente anche molto più duraturo.
ANNI
Grifone 24 dicembre 2016
8
Recensioni
a cura di Corrado Bianca
Titolo “Etnobotanica Etnea. Le
piante selvatiche e l’uomo”
Autore Salvatore Arcidiacono
EditoreEnte Fauna Siciliana
Anno 2016
E
“ TNOBOTANICA ETNEA” di Salvatore Arcidiacono è un volume che tratta,
in modo colloquiale e non accademico, il
rapporto tra le piante e l’uomo in un vasto
territorio coperto da lapilli, scorie e lave del
vulcano Etna.
Per Etnobotanica si intende quella disciplina trasversale alla antropologia culturale,
alla botanica, alla linguistica e che si occupa del modo in cui, nelle diverse società,
le piante vengono distinte e dei significati
simbolici e allegorici di cui si riveste, localmente, il rapporto tra
l’uomo e il mondo vegetale.
Salvatore Arcidiacono, che ha già prodotto
numerose pubblicazioni
di etnobotanica in diversi
territori siciliani, con questo
volume fornisce un manuale di grande utilità specie a
chi interessato degli aspetti
familiari che ruotano attorno alle piante; come gli usi
devozionali nelle novene e
nel presepe, oppure nella
costruzione di manufatti
agricoli e pastorali (panieri,
ceste, fiscelle, eccetera).
Ampio spazio è dato anche alla fitoalimurgia, cioè
all’uso che si fa di molte
piante nella alimentazione
umana, sia come verdura
selvatica sia come frutta
di bosco. Non mancano
le considerazioni sulla fitonimia di molti soggetti e
chiarendo particolarmente
i nomi popolari nei dialetti
siciliani, che sono diversi
nei distretti dell’Isola ed
anche nelle varie contrade
del vulcano.
In svariati casi vengono
ricordate le leggende che
ruotano attorno a certe
piante come quelle del
bastone di San Giuseppe, della mandragora e
della Passione di Cristo.
Vengono raccontate pure
le credenze, come le orazioni attorno alla artemisia
(erba ianca) che avrebbero
effetto vermifugo; oppure
quella relativa all’elleboro che potrebbe sanare
la perniciosa polmonite
bovina, conficcando un
suo rametto nell’orecchio
dell’animale sofferente od
anche la presunta cura
della rabbia canina con la
rosa di macchia. Non mancano esempi in cui vengono citate anche piante
officinali come quelle che
hanno fornito agli uomini
medicine come l’aspirina, o dispositivi domestici
come il velcro. Oppure si
ricordano i numerosi casi
in cui le piante selvatiche servivano per fornire
giocattoli ai fanciulli di
un tempo, senza gravare
sulla economia domestica.
Insomma si tratta di
una pubblicazione dove
vengono presi in considerazione le relazioni
materiali o astratte che
intercorrono fra le piante
selvatiche e l’uomo.
L’Autore, come dimostrano le date dei suoi
lavori che corredano la copiosa bibliografia, per oltre
un trentennio si è occupato
di etnobotanica e questa
pubblicazione rappresenta
il compendio delle sue ricerche e un vademecum di
grandissima utilità per tutti.
Pietro Pavone
9
24 dicembre 2016
Una nuova Caulerpa
nei fondali di Vendicari
di Bessy Stancanelli
L
o specchio di mare prospiciente la
RNO di Vendicari è da molti anni oggetto di
studio da parte di tanti specialisti e studiosi
dei vari aspetti che tutti insieme caratterizzano e danno vita a ciò che rappresenta il
Mare.
Proprio nel corso di un’attività di ricerca
che il CNR/ISAFoM, sotto il coordinamento
scientifico del Dr. Vincenzo Di Martino,
sta conducendo nello specchio di mare
prospiciente Vendicari, questo inverno è
stata campionata una piccola alga di un
bel colore verde brillante che ad un primo,
distratto sguardo poteva essere attribuita
a Caulerpa taxifolia dall’aspetto solo un po’
più minuto ed esile.
Solo dopo qualche settimana, quando
sono stati aperti i campioni raccolti nel
mese di febbraio per eseguire la separazione della componente vegetale da
quella animale e determinare le specie
campionate, è risultato evidente che quella
Caulerpa presentava delle caratteristiche
un po’ diverse dalla sua specie nominale,
cioè Caulerpa taxifolia, pur essa presente
nelle acque di Vendicari, ma non in queste
quantità.
I campioni di quell’alga erano, infatti, caratterizzati da una colorazione e da dimensioni diverse. Anche la sua distribuzione
nei fondali insospettiva non poco. La Caulerpa in questione è risultata, infatti, molto
diffusa lungo lo sviluppo costiero dell’Oasi
di Vendicari a quote che non superano
quasi mai i 5-6 metri di profondità. Ancora,
nelle zone in ombra, come gli anfratti tra gli
Fig. 1: Mappa della distribuzione di Caulerpa taxifolia var.
distichophylla (tratto in verde) lungo la costa di Vendicari.
Grifone
ANNI
che si occupano di vegetazione marina ne
hanno trovato alcuni esemplari nei mesi
precedenti quella data e hanno, poi, pubblicato la notizia del suo rinvenimento sulle
riviste scientifiche, solo nel 2007.
Caulerpa taxifolia var. distichophylla è
un taxon di origine indo–pacifica tipico delle
coste dell’Australia occidentale, segnalato
per la prima volta nel Mare Mediterraneo,
come già detto, nel 2007. Successivamente, i ricercatori ne hanno rilevato la presenza nei fondali lungo le coste meridionali
della Sicilia (2009), di Cipro (2013), Malta
(2015) e Rodi (2016).
Il trend delle segnalazioni dimostrerebbe abbastanza chiaramente come questa
Caulerpa, che molto probabilmente ha fatto
il proprio ingresso in Mediterraneo proprio
dal Canale di Suez, stia seguendo le medesime rotte di colonizzazione di molte altre
specie lessepsiane.
Tutto ciò presenta aspetti stimolanti e
affascinanti ed ha spinto il nostro gruppo
di ricerca a voler seguire l’espansione di
questa alga nel Mediterraneo intraprendendo uno studio a livello di bacino mirato
a valutare il suo trend di espansione e le
interazioni tra di essa ed il bioma marino
preesistente nelle stazioni in cui essa è
presente. Oltre che nei fondali di Vendicari,
abbiamo campionato esemplari di questo
taxon in diverse stazioni lungo le coste della Sardegna e della Tunisia. Inoltre, grazie
alla collaborazione di ricercatori di altre
scogli e sotto le volte rocciose, quest’alga
appariva molto sviluppata e rigogliosa tanto
da ricoprire quasi interamente
la porzione di substrato dove
altre specie, più fotofile, non
riescono a proliferare. Ancora,
in questi ambienti sciafili essa
si presentava con “filloidi” molto
più lunghi rispetto agli esemplari
della stessa specie che vivono
in fondali direttamente esposti
alla luce solare.
Il pensiero è andato subito
a una nuova migrante lessepsiana di cui avevamo letto su
articoli pubblicati nelle riviste
scientifiche qualche tempo prima e che ha fatto
la sua comparsa in Fig. 2a: Caulerpa taxifolia var. distichophylla su substrato mobile
Mediterraneo solo nell’areale di Vendicari.
pochi anni orsono.
Il taxon in questionazioni, abbiamo avuto modo di ricevere
ne è stato identificato come campioni di C. taxifolia var. distichophylla,
Caulerpa taxifolia (Vahl) C. anche da altre aree del Mediterraneo e
Agardh var. distichophylla questo sarà molto utile per realizzare uno
(Sonder) Verlaque, Huisman & studio esaustivo sull’ecologia di questo
Procaccini, segnalata nel Mar taxon e sulle interazioni che esso ha inMediterraneo, per la precisione staurato, o instaurerà, con la componente
nelle acque della Turchia meri- biologica degli ambienti che colonizza.
dionale, solo nel 2007.
Dalle osservazioni finora effettuate,
Naturalmente, ciò non vuol C. taxifolia var. distichophylla, preferisce
dire che questa varietà sia le aree di fondale dove vi è un ambiente
arrivata nel Mare Nostrum in riparato con poche, o molto deboli, correnti
quell’anno, ma significa, sem- di fondo e si sviluppa in lunghezza laddove
Fig. 2b: Caulerpa taxifolia var. distichophylla su substrato duro nell’areale
di Vendicari.
plicemente, che i ricercatori è scarsa l’irradiazione solare diretta.
ANNI
10
Grifone 24 dicembre 2016
C. taxifolia var. distichophylla, inoltre,
riesce a insediarsi sia su fondi mobili, che
su fondali rocciosi e, laddove il substrato
è prevalentemente ombreggiato i filloidi
dell’alga si accrescono fino a superare i 18
cm di lunghezza.
Per quanto concerne la diffusione di C.
taxifolia var. distichophylla a Vendicari è
stato osservato che, dove essa è presente,
ha colonizzato tratti di fondale compresi tra
le batimetriche di -0,20 m e -6,5 m di profondità, ma è intorno ai 2-3 metri di profondità
che si sviluppa maggiormente dando vita
alla formazione di piccole patches che non
superano il metro quadro di superficie.
Lungo la costa di Vendicari sono stati
rinvenuti esemplari di Caulerpa taxifolia
var. distichophylla anche nelle pozze di
scogliera. Peraltro, in questi ambienti tanto
estremi si riscontra la sua presenza in associazione con un’altra caulerpa, Caulerpa
cylindracea, già segnalata per quest’area.
Per quanto concerne gli aspetti relativi
alle interazioni con le altre specie già presenti nei fondali di Vendicari e delle aree
limitrofe, al momento non pare che questa
nuova inquilina del nostro mare sia entrata
in competizione con la componente biolo-
gica. Naturalmente, le nostre
osservazioni si riferiscono a un
periodo temporale di un solo
anno e le ricerche dovranno
continuare con controlli periodici
e per tempi molto lunghi. Solo
in questo modo si potrà dire
con certezza se la presenza di
questo taxon sia nociva o meno
per l’ambiente di nuova colonizzazione.
I ricercatori che da anni
monitorano e studiano la presenza di Caulerpa taxifolia var.
distichophylla in altre aree del
Mediterraneo, hanno pareri
discordanti circa l’impatto che
questa alga può avere sul bioma Fig. 2c: Caulerpa taxifolia var. distichophylla in ambiente sciafilo
nell’areale di Vendicari.
preesistente. Alcuni, a seguito
dei loro studi, ritengono che ne abbia arricspecie con una equilibrata distribuzione del
chito la biodiversità, mentre altri sostengonumero di esemplari nel corso dell’anno.
no che essa possa essere causa di perdita
La questione resta aperta, per il modi diversità biologica laddove si è insediata
mento ci limitiamo a proseguire le nostre
causando la diminuzione del numero di
campagne di monitoraggio e studio di
specie presenti e l’aumento del numero
questa piccola alga a Vendicari, avendo
di esemplari delle poche specie vegetali e
cura di arrecare il minor impatto possibile
animali in grado di competere con essa a
tanto su di essa quanto sulle altre specie
discapito della presenza armonica di tante
presenti in quest’area.
IN RICORDO DI ENZO MAIORCA
Il 13 novembre 2016 è venuto a mancare Enzo Maiorca:
grande sportivo, grande apneista e uomo dei records,
che ha amato profondamente l’ambiente marino ed è
stato un tenace difensore del patrimonio naturalistico, e
non solo di quello del mare. Proprio per queste ragioni
Enzo Maiorca è stato un testimonial molto importante
di un’iniziativa come l’istituzione dell’Area Marina
Protetta di Vendicari che sta a cuore all’Ente Fauna
Siciliana e su cui l’associazione è, da tempo, impegnata.
L’anno scorso abbiamo avuto l’onore di assegnare a
Enzo Maiorca il prestigioso premio Marcello La Greca
“Grifone d’Argento” proprio per le sue meritorie attività
nel campo della conservazione della natura.
Grifone
Organo Bimestrale dell’Ente Fauna Siciliana
“Associazione naturalistica di ricerca e conservazione”
Tutta la comunità deve essere grata a Enzo Maiorca
per quello che ha fatto, per le emozioni sportive che ci
ha regalato e per l’impegno profuso per la difesa degli
ambienti naturali. Ci sentiamo legati ai valori che Enzo
Maiorca e tanti altri hanno trasmesso con la loro testimonianza e ci assumiamo la responsabilità di difenderli
nel solco della tradizione della nostra associazione. Ci
sembra che sia questo il modo più giusto di onorare la
memoria di tutte le persone che si sono impegnate, in
vari modi, nella difesa della natura.
Paolo Pantano
Componente della Segreteria Regionale
dell’Ente Fauna Siciliana
Hanno collaborato a questo numero
- Fabio AMENTA, Segretario sezione di Canicattini Bagni E.F.S.
- Corrado BIANCA, Segretario Regionale E.F.S.
N. 3/93 reg. stampa - Tribunale di Siracusa
- Giovanni COSTA, Dipartimento di Scienze Biologiche,
Geologiche ed Ambientali, Università di Catania.
Direttore responsabile Corrado Bianca
- Roberto DE PIETRO, Ingegnere, Catania.
Responsabile di redazione Giorgio Sabella
- Giuseppe IUVARA, Segretario sezione di Noto E.F.S.
Comitato di redazione Fabio Amenta, Marco Mastriani, Messaoud Yamoun, - Pietro PAVONE, Dipartimento di Scienze Biologiche,
Paolo Pantano, Alfredo Petralia, Abubaker Swehli, Paolino Uccello.
Geologiche ed Ambientali, Università di Catania.
Redazione e Amministrazione Via Angelo Cavarra, 184 - Noto (SR)
Tel. 338 4888822.
- Giuseppe SPERLINGA, Presidente Associazione Stelle&Ambiente,
Catania.
Versamenti sul c/c postale n. 11587961 intestati a: Ente Fauna Siciliana - Noto
- Bessy STANCANELLI, Tecnico di Ecologia Marina, Catania
oppure tramite bonifico al codice IBAN IT24 F076 0117 1000 000 1 1587 961
Realizzazione e stampa:
Sito: www.entefaunasiciliana.it - E-mail: [email protected]
DUE ELLE Grafica & Stampa | [email protected] | 339 7708276 | SR
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24 dicembre 2016
Dal “Giornale
di Bordo”
dell’Associazione
30 settembre 2016
Visita presso l’Ecomuseo di Vendicari
del Principe Alberto II di Monaco. Nell’occasione è stata firmato un protocollo di
collaborazione tra l’Ente Fauna Siciliana e
la Fondazione Principe Alberto II di Monaco.
22/23 ottobre 2016
Si svolge a Palazzolo Acreide la “Agrimontana 2016”. L’E.F.S. ha partecipato realizzando una mostra sugli uccelli ed esponendo le pubblicazioni dell’Associazione.
28 ottobre 2016
Si svolge a Palazzo Nicolaci di Noto
il Premio M. La Greca “Grifone d’Argento
2016”. Ha ritirato il Premio Vandana Shiva.
7 novembre 2016
Presentati a Catania i documenti per
la partecipazione a due progetti Interreg
Italia/Malta.
18 novembre 2016
Firmato a Siracusa il protocollo di collaborazione con la R.N.O. Fiume Ciane e Saline di Siracusa. Per l’E.F.S. erano presenti
il Vice Segretario Regionale Paolino Uccello
e il Segretario della Sezione di Siracusa
Marco Mastriani.
21 novembre 2016
All’Istituto comprensivo “G. Melodia” di
Noto si svolge la festa Nazionale dell’Albero.
L’E.F.S.a ha partecipato con il Segretario
della sezione di Noto Pino Iuvara e con
il Consigliere Regionale Paolo Pantano.
Presenti anche il Maresciallo Vincenzo
Caruso e la Guardia Scelta Rosanna Forte
del Corpo Guardie Ecologiche dell’E.F.S.
23 novembre 2016
Presentato a Catania, presso l’aula emiciclo
dell’Orto Botanico dell’Università di Catania, il
libro “Etnobotanica Etnea” di Salvatore Arcidiacono. Per l’E.F.S. erano presenti il Vice Segretario
Regionale Paolino Uccello, i Consiglieri Regionali
Giorgio Sabella e Fabio Amenta ed il Segretario
della sezione di Catania Fabio Viglianisi.
2 dicembre 2016
Si riunisce a Noto, presso il Centro Informativo E.F.S., la Giunta Regionale aperta ai
Segretari di sezione e ai Responsabili di Settore.
6 dicembre 2016
Incontro a Siracusa (Arenella) con il maestro
d’ascia Aliffi per programmare la mostra sul
mare da realizzare all’Ecomuseo di Vendicari.
Per l’E.F.S. erano presenti il Segretario Regionale Corrado Bianca, il Vicesegretario Regionale Paolino Uccello, i Consiglieri Regionali Fabio
Amenta e Marco Mastriani ed il Segretario della
sezione di Noto Pino Iuvara.
6 dicembre 2016
Riunione a Noto su alcune criticità del
bosco di Baulì, che ha visto coinvolte diverse
Associazioni locali. Per l’E.F.S. ha partecipato
il Consigliere Regionale Paolo Pantano.
11 dicembre 2016
Incontro a Noto tra il Segretario Regionale
Corrado Bianca e il Vice Presidente dell’Associazione micologica “G. Bianca” Corrado Martorana sulle problematiche di Contrada Baulì.
14 dicembre 2016
Incontro a Noto presso il Centro Informativo
dell’E.F.S. sul “Parco degli Iblei”. Hanno partecipato Saro Ruggeri (C.I.R.S. Ragusa), Francesco Corallo (CAI Ragusa), Laura Tumminello
(AIGAE), Francesco Campisi, Corrado Gisarella
e Saro Cuda (Acquanuvena), Paolo Pantano,
Marco Mastriani e Pino Iuvara (E.F.S.).
15 dicembre 2016
Sopralluogo all’Ecomuseo di Vendicari con
il Sig. Aliffi (maestro d’ascia) per organizzare la
mostra sulla Tonnara. Erano presenti Paolino
Uccello e Pino Iuvara.
LII ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI DELL’ENTE
FAUNA SICILIANA
Domenica 22 gennaio 2017 alle ore 9,30, presso la Sala “Principe Alberto II di
Monaco” dell’Ecomuseo della R.N.O. di Vendicari, si svolgerà la LII Assemblea
Generale dei Soci dell’Ente Fauna Siciliana, convocata in via ordinaria dal Segretario Regionale (Assemblea di fine anno, art. 8 dello Statuto), con il seguente
ordine del giorno:
Grifone
ANNI
Tesseramento 2017
6 buone ragioni per…
essere uno di noi
1 Sarai protagonista nella difesa della
natura.
2 Potrai partecipare ai nostri progetti
di ricerca e conservazione naturalistica.
3 Potrai usufruire dei servizi riservati
ai Soci (attività sociale, escursioni,
conferenze, sconto del 50% su tutte
le pubblicazioni dell’Ente, ecc.).
4 Riceverai gratuitamente Grifone,
bimestrale di informazione per i
Soci e di divulgazione naturalistica.
5 Riceverai gratuitamente l’annuario
Atti e Memorie, bellissimo volume,
il resoconto annuale sulle attività
svolte dall’Ente ed importanti memorie scientifiche curate da specialisti della fauna selvatica.
6 Contribuirai alla realizzazione di
un mondo migliore.
Quote sociali per il 2017
Junior Euro 7,00 - Ordinario Euro 20,00
Sostenitore Euro 60,00
Le adesioni possono essere effettuate:
direttamente nelle varie Sezioni,
tramite versamento sul c/c postale
n. 11587961
oppure tramite bonifico al cod. IBAN
IT24 F076 0117 1000 000 1 1587 961
sempre intestati a:
Ente Fauna Siciliana - Noto
con la causale “Quota iscrizione anno 2017”
Schiusa di
“Caretta caretta”
nella R.N.O. di Vendicari
ore 9,30 Relazione del Segretario Regionale;
ore 9,45 Relazioni dei Segretari di Sezione e dei Responsabili di Settore;
ore 10,15 Approvazione conto consuntivo 2016;
ore 10,30 Programmazione di massima per il 2017;
ore 11,00 Rinnovo della Giunta Regionale (art. 9 dello Statuto).
Questa convocazione ha valore formale di convocazione dei Soci.
Eventuali liste di candidati dovranno pervenire alla Segreteria Regionale
dell’E.F.S. (Via A. Cavarra, 184 - Noto), entro le ore 18,00 di sabato 14 gennaio 2017.
È consentita la delega.
Il Segretario Regionale
Corrado Bianca
A fine novembre 2016 sono
nate 103 tartarughine in zona
“Cittadella”.
Evento particolare perché avvenuto fuori stagione.
Grifone 24 dicembre 2016
“Etnobotanica
Etnea - Le piante
selvatiche e l’uomo”
ANNI
Presentazione all’Orto Botanico
dell’Università di Catania del libro
del Prof. Salvatore Arcidiacono.
di Giuseppe Sperlinga
U
n tempo, l’uomo aveva uno
stretto legame con le piante selvatiche. Erano rapporti che riguardavano
l’uso delle piante nella medicina e
nella veterinaria popolare (fitoterapia),
l’artigianato, l’agricoltura, la pastorizia,
l’alimentazione con piante selvatiche
(fitoalimurgia), la cosmesi, la liquoristica, l’impiego delle piante spontanee
nelle feste, nei riti religiosi e magici, nei
giochi, nelle credenze, nei proverbi e nei
modi di dire popolari.
Tali relazioni si sono affievolite con
l’avvento della civiltà delle macchine e
della plastica, ma le loro conoscenze
sono essenziali sia perché ci fanno conoscere le condizioni socio-economiche
del passato, sia per non incorrere in pericolosi errori che potrebbero addirittura
rivelarsi fatali.
Negli ultimi tempi, però, sembra che
si stia verificando un ritorno al passato.
Si registra, infatti, una chiara inversione di tendenza, grazie al fatto che
le conoscenze etnobotaniche stanno
riscuotendo un grande interesse pure
tra il grande pubblico, soprattutto per tre
degli aspetti prima citati: la fitoterapia,
la fitoalimurgia e la cosmesi.
È l’Etnobotanica il settore del sapere
che analizza tutti i rapporti esistenti fra
le piante selvatiche e l’uomo.
Le quali piante selvatiche sono tipiche delle varie zone della Sicilia caratterizzate da suoli di natura differente,
sono piante conosciute dalle popolazioni locali con nomi dialettali spesso
differenti. In particolare, le piante selvatiche presenti nell’area della provincia
di Catania che si estende su suoli di
natura vulcanica sono oggetto di studio
dell’Etnobotanica Etnea, che è il tema
12
dell’ultimo libro scritto dal decano degli
etnobotanici siciliani, il prof. Salvatore
Arcidiacono, “Etnobotanica Etnea - Le
piante selvatiche e l’uomo” pubblicato
dall’Ente Fauna Siciliana per i tipi della
Casa editrice Danaus.
Il volume è stato presentato, lo scorso 23 novembre, nell’aula a emiciclo
dell’Orto Botanico dell’Università di Ca-
13
tania, al folto e qualificato uditorio intervenuto all’incontro organizzato dall’Ente
Fauna Siciliana con la cooperazione
del Dipartimento di Scienze Biologiche,
Geologiche e Ambientali dell’ateneo
catanese. A moderare e coordinare l’incontro, il prof. Giorgio Sabella, docente
del Dipartimento di Scienze Biologiche,
Geologiche e Ambientali.
Inizialmente, ha fatto gli onori di casa
il Direttore del Dipartimento, prof. Carmelo Monaco, che ha posto l’accento
sul meritevole impegno pluridecennale
24 dicembre 2016
petenza scientifica che gli è congeniale,
seguendo il filo conduttore del libro di
Arcidiacono, il relatore ha condotto
per mano il pubblico alla (ri)scoperta
del mondo delle piante selvatiche che
hanno (o, forse, è meglio dire avevano)
un rapporto più o meno diretto con l’uomo, un mondo dimenticato dagli adulti
e sconosciuto ai giovani.
“Il libro – ha precisato il prof. Pavone – è scritto con linguaggio semplice,
ma senza sacrificare il rigore scientifico
ed è ricco di una quantità di notizie
Grifone
ANNI
mento di un lavoro frutto di una intensa
attività di ricerche svolte negli ultimi
quindici anni.
Ha avuto, il prof. Arcidiacono, parole
colme di gratitudine per tutti, anzitutto
per l’Università che ha ospitato l’evento
nella persona del direttore prof. Monaco; per il prof. Pavone per l’affetto
amichevole e la sua minuziosa quanto
brillante esposizione; per il dott. Ignazio
Sparacio (assente perché trattenuto a
Palermo da inderogabili impegni legati
alla sua professione di medico) deus ex
Un momento della presentazione, da sinistra: Fabio Viglianisi, Salvatore Arcidiacono, Carmelo Monaco, Giorgio Sabella e Paolino Uccello.
profuso dal prof. Arcidiacono nello studio e nella divulgazione della Natura,
sottolineando l’importanza delle sue ricerche volte alla conoscenza del mondo
vegetale dell’Etna. È seguito l’intervento
del dott. Fabio Viglianisi, segretario
della sezione catanese dell’Ente Fauna
Siciliana, il quale ha ricordato, tra l’altro,
che il prof. Arcidiacono è autore di oltre
trecento pubblicazioni e ciò gli ha permesso di acquisire una notevole mole di
conoscenze in campo naturalistico sia
dell’Etna, sia dell’intera Isola.
Poi, il prof. Pietro Pavone, ordinario
di Botanica nell’Università di Catania,
avvalendosi dell’ausilio delle immagini
di un eccellente power point, ha fatto
una magistrale presentazione del volume, esaminandolo quasi pagina per
pagina.
Descrivendo il contenuto con la com-
particolari che lo rendono coinvolgente,
perché tocca molteplici aspetti della
vita dell’uomo, che vanno dalla fitoalimurgia, alla fitoterapia, all’artigianato,
all’agricoltura, ai riti magici, alla cosmesi, alle credenze e ai detti popolari, alla
liquoristica e, perché no, alla fitonimia,
vale a dire il dare nomi differenti alla
stessa pianta secondo il dialetto locale.
Ciò è stato reso possibile ad Arcidiacono grazie a un lavoro lungo e meticoloso svolto durante le sue innumerevoli
ricerche svolte sul campo, intervistando
pastori, contadini, artigiani, farmacisti,
persone anziane incontrate nel suo
girovagare per i vari paesini non solo
dell’Etna ma dell’intera Sicilia”.
La parola è, quindi, passata all’Autore, che con la voce rotta dall’emozione
ha ringraziato tutti gli intervenuti per la
calorosa accoglienza e per il riconosci-
machina della casa editrice Danaus; per
il dott. Viglianisi e per il prof. Sabella che
rappresentavano l’Ente Fauna Siciliana,
il cui prezioso contributo ha consentito
la stampa del volume.
Ha concluso l’incontro l’intervento di
Paolino Uccello, vicesegretario regionale dell’Ente Fauna Siciliana, che si
è soffermato sui tantissimi aspetti della
nostra Sicilia riscontrati nella lettura del
libro del prof. Arcidiacono, in particolare
sul vasto patrimonio culturale, storico,
antropologico, etnobotanico e delle antiche tradizioni di un’area di pregevole
bellezza, come quella etnea così come
quella dei Monti Iblei, un patrimonio che
risulta incompleto senza la conoscenza
della Medicina popolare che si trasmette
attraverso la promozione di un itinerario
ricco di racconti, antiche parole e riti con
i quali si curava la psiche e il fisico.
Grifone 24 dicembre 2016
Un turismo
sconvolgente
ANNI
Processi distruttivi diffusi
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Verde, facendo alcune considerazioni sui perversi meccanismi
che li generano e, in considerazione della rivista che mi ospita,
alcuni richiami e parallelismi su
quanto si è verificato in Sicilia in
un passato non troppo lontano.
Le devastazioni ambientali
in atto
di Roberto De Pietro
Luoghi straordinari, ecosistemi fragilissimi, spiagge deserte,
piante e animali endemici. Un
vero paradiso. Ma in questo
paradiso società occidentali di
n viaggio compiuto nell’estate costruzioni (molte italiane) stan- Boa Vista – La spiaggia Joao Barrosa, sito di interesse mondiale per la
del 2016 nell’arcipelago di Capo Verde, mi ha no riversando, a ritmo crescente, nidificazione delle tartarughe marine (agosto 2016).
consentito di verificare quanto sia vero che il villaggi turistici dall’impatto devastessi e, poi, in maniera crescente, dai turisti.
turismo di massa costituisca una delle cause stante sull’ambiente. Questi villaggi non solo
Gli investitori e le società di costruzione non
di distruzione degli ambienti naturali in tutto il fanno sparire, con rapidità sconvolgente, aree si sono però limitati allo sfruttamento della sola
mondo. Le distruzioni in atto a Capo Verde, naturali di estremo valore, ma producono la isola di Sal, ma hanno rivolto la loro attenzione
effettuate su larga scala e su ambienti naturali distruzione di altri ambienti dove ricavare ma- anche alle altre isole, a partire dall’isola di Boa
dalla bellezza mozzafiato, mi sono apparse teriale da costruzione o versare, senza alcun Vista, che ha caratteristiche simili a quella di
ancor più sconvolgenti proprio per la consa- controllo, le enormi quantità di rifiuti prodotti. Sal per la presenza di stupende spiagge sabpevolezza di non costituire un evento isolato, Per fare solo degli esempi, sull’isola di São biose. Su quest’isola, dai valori naturalistici
ma di far parte di un fenomeno che si ripete, Vicente, ampie formazioni di basalti colonnari ancora più elevati di Sal, si stanno realizzancon modalità più o meno simili, in tantissime sono attualmente frantumate per ricavarne do resort in aree di straordinaria bellezza e
materiale da costruzione o, in quella di Sal,
altre parti del pianeta.
di elevato interesse naturalistico. I resort,
un sito dove affiorano formazioni di basalti
Questo arcipelago, situato nell’Oceano
anche in questo caso, non solo distruggono
Atlantico, al largo delle coste africane del Se- colonnari ancora più spettacolari, è stato in i luoghi, ma determinano una serie di effetti
negal, si compone di dieci isole e di una serie parte distrutto e trasformato in una rivoltante e indiretti altrettanto deleteri. Oltre alla richiesta
di isolotti. Le isole si suddividono in due gruppi: crescente discarica di rifiuti, in cui si aggirano di materiali da costruzione e alla produzione
le isole di Barlavento, che comprendono Sal, miseri locali che rovistano tra la spazzatura per di rifiuti, le strutture turistiche necessitano di
Boa Vista, São Nicolau, Santo Antão, São Vi- racimolare qualcosa.
grandi quantità di energia e di acqua che, in
L’isola che prima di tutte ha visto l’avvio
cente e Santa Luzia e le isole di Sotavento, che
un’isola in cui queste risorse sono pressoché
comprendono Maio, Santiago, Fogo e Brava. di massicci investimenti per la realizzazione assenti, comporta la realizzazione di impianti
dei villaggi turistici è stata Sal, per le sue
L’isola di Santa Luzia è disabitata.
fortemente impattanti, come quelli eolici. A
caratteristiche di isola pianeggiante e circonLe isole presentano caratteristiche naturali,
questi impatti se ne aggiungono altri, come
morfologiche e culturali diverse e per queste data da lunghissime spiagge sabbiose. Oggi quelli derivanti dagli sport “all’aria aperta” che
e per altre ragioni l’impatto del turismo è stato quest’isola ha subito delle violenze inaudite, i resort propongono ai turisti più “avventurosi”;
tra le peggiori di queste attività primeggiano
le escursioni a bordo di fuori strada o di quad
con cui scorrazzare, in lunghe carovane, sulle
spiagge sabbiose, sulle dune, all’interno o
lungo le sponde delle zone umide costiere. I
danni agli ambienti e alla flora e fauna sono fin
troppo intuibili, ma i turisti li ignorano, o non se
ne curano affatto. Per rendersi conto dell’entità
di tali danni basta considerare che le coste
di Capo Verde sono note per la nidificazione
delle tartarughe marine. Per Caretta caretta,
in particolare, Capo Verde costituisce il sito di
nidificazione più importante dell’Africa, il secondo nell’Oceano Atlantico e il terzo a livello
mondiale (Cruz, 2011, Marco et alii, 2008,
2010, 2011, Jurato et alii, 2007) e sull’isola di
Boa Vista si concentra l’85-90% della nidificaSal – Morrhino do Açúcar, un sito con affioramenti di basalti colonnari trasformato in una discarica di rifiuti (agosto 2016).
zione dell’intero arcipelago (Marco et alii, 2008,
2010, 2011, Jurato et alii, 2007).
finora diverso da isola ad isola, concentrandosi avendo avuto trasformate molte delle sue
maggiormente su alcune di esse e, in partico- spiagge più belle in giganteschi agglomerati
I meccanismi della distruzione
lare, sulle isole di Sal e Boa Vista, alle quali edilizi; le trasformazioni sono talmente violenA mio parere, i processi di aggressione
te e radicali che non lascerebbero neppure agli ambienti naturali che si sono avviati a
farò principalmente riferimento.
Un’analisi dei rapidi mutamenti che stanno immaginare come potevano apparire i luoghi Capo Verde sono principalmente frutto della
accadendo in questo arcipelago a causa del prima di esse, se non fosse per il confronto combinazione di tre cause.
dissennato sfruttamento turistico è estrema- che è ancora possibile effettuare con i tratti
La prima causa è costituita dalle imprese
mente complessa perché, per essere corret- di costa risparmiati. Una delle peggiori con- di costruzioni che, trovando su queste isole
tamente compiuta, dovrebbe fare riferimento a seguenze sull’ambiente, generate indiretta- assenza di vincoli, compiacenza dei governi
molteplici campi, come quelli culturali, sociali, mente dalla costruzione dei resort, è l’aver locali, costi irrisori dei terreni, hanno potuto
storici, economici. In questo articolo ho tenta- deturpato la gran parte delle aree interne realizzare un numero resort palesemente
to semplicemente di evidenziare alcuni degli dell’isola prossime alle maggiori concentra- spropositato, senza curarsi, essendo prive
sconvolgimenti, in corso o avvenuti in appena zioni edilizie, con smisurate distese di rifiuti, di qualunque scrupolo etico e di sensibilità
un decennio, sugli ambienti naturali di Capo prodotti, prima, dalla costruzione dei resort ambientale, degli effetti devastanti che ciò
U
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avrebbe determinato sulle isole.
La seconda causa è rappresentata dagli
operatori turistici dei paesi occidentali che,
tramite agenzie di viaggio, siti web e cataloghi,
propongono “vacanze da sogno”, in “luoghi
incontaminati”, da trascorrere in resort “da
favola”. Questa causa si compone di un ulteriore elemento: le ampie schiere di giornalisti
ed “esperti di viaggi” che, in riviste specializzate o in semplici rubriche di quotidiani o
programmi televisivi o siti Internet, esaltano
luoghi per la loro bellezza e ne stimolano la
visita, omettendo però di fare riferimento alle
conseguenze che, per come sono concepiti i
viaggi consigliati, si determinano sull’ambiente
e sulla popolazione locale.
La terza causa coincide con i turisti di
massa. Nei meccanismi della distruzione essi
sono l’elemento più importante, perché è giustappunto la loro esistenza che rende possibile
l’attuazione di quanto progettato, realizzato e
proposto dagli imprenditori e dagli operatori
turistici. Nella loro vacanza questi turisti vogliono sole, mare, tranquillità; per ottenere tutto
ciò scelgono uno dei tanti resort “immersi” nel
“luogo incontaminato” di cui sopra.
I turisti che sono ospitati in queste strutture,
o almeno la stragrande maggioranza di essi,
non sembrano mostrare alcun interesse per i
luoghi che li circondano o forse non si rendono
neppure conto del loro valore, apparendo come
coloro che, vedendo un libro non ne comprendono il contenuto, perché è scritto in una lingua
a loro sconosciuta. Costoro passano le loro
vacanze all’interno di queste strutture “tutto
incluso”, o svolgono all’esterno le attività dalle
stesse programmate. A questi turisti chiederei
che senso abbia produrre sconvolgenti violenze a un paradiso naturale per una tipologia di
24 dicembre 2016
Grifone
ANNI
vacanza che non sarebbe stata
diversa se avessero scelto strutture che, anziché stare lì, fossero
state in luoghi già antropizzati o
dai valori ambientali meno straordinari. Probabilmente sarebbero
infastiditi dalla domanda, avendo
perso o non avendo forse mai
avuto il concetto di bellezza,
come dimostra il tipo di vacanza
che conducono. Il paradosso è
che, ritornando dalla loro vacanza, a chi gli chiederà com’era il
“posto” diranno: bellissimo!
Fuori dai resort
Sono voluto entrare in uno
dei resort. Tra le immagini che
mi hanno maggiormente colpito
c’è la visione di alcune signore
che passeggiavano su un curatissimo e ben innaffiato prato inglese che circondava una grande
piscina. Fuori dal resort donne
e bambini trasportavano, per
lunghe distanze, in grossi bidoni
di plastica, acqua, per portarla,
dai luoghi in cui era disponibile,
alle loro modestissime abitazioni.
Ho premesso di non volere inBoa Vista – Villaggi turistici in costruzione (agosto 2016).
vestigare sulle modificazioni ecodelle trasformazioni in atto sulle coste di Capo
nomiche o sociali che il turismo di
Verde, è stata per me, siciliano, la sensaziomassa sta determinando in questi luoghi, ma
ne di assistere, come in una “macchina del
alcune considerazioni sono di schiacciante
tempo”, a quanto è accaduto lungo le coste
evidenza. Tra quelle economiche, emerge
della Sicilia tra gli anni Sessanta e Ottanta
che la costruzione dei resort non ha prodotto
del secolo scorso, il ventennio nel quale si è
ricchezza e benessere per la popolazione
verificata gran parte della loro urbanizzazione
locale; la popolazione, infatti, è stata esclusa
a fini turistici balneari.
dalla possibilità di gestire le attività turistiche,
Un collegamento tra i due fenomeni, ovha avuto eliminate o penalizzate
viamente, non esiste e peraltro le condizioni
quelle piccole esistenti e ha avuto
sociali e ambientali della Sicilia e dell’arcipefortemente compromessa la poslago di Capo Verde sono assai diverse. Un
sibilità di avviare attività legate a
confronto conduce però a una considerazione:
un turismo alternativo e sostegli errori compiuti allora in Sicilia, come del
nibile. I locali, al più, sono stati
resto altrove, non sono serviti a modificare
sfruttati e utilizzati come muratori,
il nostro aggressivo atteggiamento di “occioperai, camerieri, inservienti, e
dentali” nei confronti degli ambienti naturali,
tutti con retribuzioni molto basse.
giacché, con i nostri comportamenti e stili di
Relativamente agli aspetti sociali,
vita, continuiamo a produrre o a favorire gli
l’esplosione demografica dovuta
stessi guasti del passato, anche se, adesso,
al turismo di massa ha generato
li generiamo altrove.
problemi sociali prima inesistenti,
come quelli legati alla nascita di
Bibliografia
orribili e disordinate periferie ad
- López Jurado L. F., Sanz P. & Abella E., 2007 - Loggerhead nesting on Boa Vista, República de Cabo Verde. - In:
uso di coloro che sono attratti dal
SWOT Report-State of the World’s Sea Turtles, Vol. 2.
miraggio di nuove possibilità di la- Marco A., Abella E., López O., Varo N., Martins S.,
voro o l’innesco o l’amplificazione
Gaona P., Sanz P. & López Jurado L. F., 2008 - Massive
di fenomeni come il turismo sescapture of nesting females is severely threatening the
suale, sia maschile, sia femminile.
Cape Verdean loggerhead population. - In: 28th Annual
Symposium on Sea Turtle Biology and Conservation,
Si ha, in definitiva, la perceLoreto, Baja California Sur, Mexico, January 2008.
zione che quanto sta avvenendo
- Marco A., Abella E., Martins S., Liria Loza A., Jiménez
a Capo Verde, con intensità tanto
Bordón S., Medina Suarez M. E., Oujo Alamo C., López
maggiore quanto più elevato è il
O. & López Jurado L. F., 2010 - The coast of Cape Verde
constitutes the third largest loggerhead nesting population
grado di distruzione ambientale,
in the world. - In: 30st Annual Symposium on Sea Turtle
sia una nuova forma di colonizzaBiology and Conservation, Goa, India, April 2010.
zione da parte del mondo occiden- Marco A., Abella Pérez E., Monzón Argüello C., Martins
tale, imperniata sullo sfruttamento
S., Araujo S. & López Jurado L. F., 2011 - The international
Il Golfo di Catania visto da Agnone – Confronto tra la costa libera da
commerciale e turistico della
importance of the archipelago of Cape Verde for marine
costruzioni, al tempo della seconda guerra mondiale (foto 11 settembre
turtles, in particular the loggerhead turtle Caretta caretta
popolazione e dell’ambiente.
1943), e la costa attuale (settembre 2016), in cui i villaggi turistici hanno
preso il posto delle dune(*).
* La foto del 1943 è stata acquistata dall’autore dell’articolo presso l’Australian War
Memorial, che ne ha autorizzato l’uso per motivi di ricerca scientifica sulle modifiche
ambientali del Golfo di Catania.
La ripetizione degli errori del
passato
A rendere più amara la visione
- Zoologia Caboverdiana, 2 (1): 1-11.
- Nuria Varo Cruz, 2011 - Reproductive biology of the
loggerhead turtle Caretta caretta (L., 1758) on Boavista,
Cape Verde Islands - Zoologia Caboverdiana, 2 (1):
37-39.
Grifone 24 dicembre 2016
Cavaliere d’Italia
ANNI
Himantopus himantopus
di Giuseppe Iuvara
Ordine: Charadriiformes
Famiglia: Recurvirostridae
Lunghezza: 34 – 39 cm
Apertura alare: 69 - 80 cm
Peso: 200 - 300 g
I
l nome di questo limicolo ha avuto
origine, con molta probabilità, dalla sua
elegante livrea. La parte inferiore del corpo è bianca, il dorso e le ali sono neri con
riflessi verdi metallici. Il suo portamento è
signorile e appena appena barcollante. Si
caratterizza per le lunghe zampe rosse
somiglianti a dei trampoli che possono
raggiungere i 40 cm. Il becco è nero lungo
e sottile, l’occhio si evidenzia per il suo
colore rosso acceso.
delle lagune preferendo sempre luoghi umidi con presenza di vegetazione acquatica.
E’ una specie tendenzialmente gregaria, si
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ca un mese insegnando
loro come nutrirsi e come
difendersi dagli attacchi
dei predatori.
Dopo l’accoppiamento costruisce il nido riunendo materiale vario,
elementi vegetali o detriti, fin quando i piccoli
non sono cresciuti, se
sente minacciato il proprio territorio non esita a
difenderlo simulando un
attacco e cercando di intimidire l’avversario. Vola
descrivendo dei cerchi
per poi lanciarsi verso il presunto nemico
evitandolo solamente all’ultimo momento.
In questa esibizione il suo verso si fa stridulo e aggressivo tanto che nel dialetto
siciliano è chiamato: «’u cianciulinu».
I predatori potenzialmente più pericolosi
per questi limicoli sono il falco pellegrino, il
falco di palude e il gabbiano reale.
Se nel territorio dove avviene la riproduzione sono presenti altri uccelli, in
particolare le avocette, si instaura un cli-
riproduce abitualmente in colonie, occasionalmente con coppie isolate.
In Italia nidifica nella tarda primavera
deponendo, generalmente, tre uova che
I sessi sono simili. Il maschio ha il dorso
nero, uniforme con le ali, le femmine hanno
il dorso marrone contrastante con le ali. I
giovani hanno il dorso e le ali scuri con
una fitta barratura chiara. I pulcini sono
color crema per potersi mimetizzare con
l’ambiente circostante.
Anche il volo è elegante e caratterizzato da una rapida partenza per poi proseguire lentamente con le zampe distese,
che hanno la stessa lunghezza del corpo.
Prima di posarsi è solito descrivere dei
cerchi.
Si nutre prevalentemente di invertebrati; setacciando il fango caccia insetti,
molluschi e talvolta anche piccoli pesci.
Vive nelle acque basse delle saline e
ricevono l’attenzione, per 25 giorni, di
entrambi i genitori che, dopo la nascita,
continuano a occuparsi dei piccoli per cir-
ma di collaborazione per la salvaguardia
del nido o dei piccoli. E’ possibile vederli
insieme mentre cercano di far allontanare
il predatore con versi sempre più perentori.
Particolarmente interessante è il comportamento degli adulti durante la nidificazione: se minacciati da un predatore
simulano di essere feriti, ad un’ala o alla
zampa, attirando così a sé l’attenzione
del predatore, distraendolo dai pulcini o
dalle uova.
Parzialmente migratore e svernante
nell’Africa del Nord. A Vendicari è nidificante e occasionalmente svernante con
qualche esemplare.