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Volkswagen, il futuro è in Africa | 1 venerdì 30 dicembre 2016, 17:30

Il ritorno

Volkswagen, il futuro è in Africa

I Paesi scelti dalla casa tedesca per attuare la propria nuova strategia sono Algeria, Kenya e Rwanda di Fulvio Beltrami

Kampala - La prestigiosa casa automobilistica tedesca Volkswagen dal 2012 sta registrando sui mercati

occidentali un forte calo delle vendite a cui si abbina lo scandalo dei motori diesel 'truccati' ad alto potenziale inquinante e le relative multe di centinaia di milioni di dollari inflitte dal governo americano per concorrenza sleale e alterazione di dati dei veicoli diesel venduti negli Stati Uniti. Multe che, di fatto, hanno posto la Volkswagen in una posizione di persona non grata nel florido mercato americano. Per compensare le perdite il colosso tedesco sta puntando sul mercato africano. La Volkswagen negli anni Ottanta è stata vittima del afro-pessimismo che la spinse a

chiudere i mercati africani. All’epoca le maggiori case automobilistiche occidentali considerarono il Continente

come un mercato non attraente causa l’instabilità politica e la povertà diffusa. Prestigiose marche tra le quali Peugeot, Renault e Fiat chiusero i loro punti vendita, officine autorizzate e magazzini di pezzi di ricambio. Il vuoto creatosi

nei Paesi africani fu riempito da Nissan e Toyota che inondarono il mercato di veicoli importati di seconda

mano, garantendo un capillare network di officine autorizzate e pezzi di ricambio a buon mercato. In meno di vent’anni Nissan e Toyota si sono assicurate importanti fette del mercato africano e ora godono i frutti di scelte all’epoca definite coraggiose. L’Africa del 2017 è totalmente diversa da quella del 1980. La maggioranza dei Paesi hanno

risolto le crisi croniche e si sono dotati di governi stabili retti da mature democrazie o da democrazie controllate. La crescita economica sostenuta e costante di questi ultimi dieci anni ha creato una forte classe

media aumentando i potenziali clienti. Il recente processo di delocalizzazione produttiva in Africa attuato da case automobilistiche cinesi ha accelerato la necessità delle case automobilistiche occidentali di investire nel Continente per non consegnare un così importante mercato nelle mani dei concorrenti asiatici. Se le case automobilistiche occidentali non investiranno nel Continente nei prossimi dieci anni verranno escluse da questo promettente mercato emergente permettendo alle industrie d’auto cinesi, sud coreane e giapponesi di acquisire situazioni di monopolio. Dopo attenti studi

di mercato la Volkswagen ha deciso di diventare il pioniere del ritorno in Africa dell’industria automobilistica europea. Con investimenti colossali (2,5 miliardi di euro) l'Auto del Popolo installerà in vari Paesi africani una

Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/volkswagen-il-futuro-e-in-africa/ L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.

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Volkswagen, il futuro è in Africa | 2 serie di stabilimenti produttivi per la realizzazione della versione moderna del mitico 'maggiolino' e della Polo Vivo.

Verrà creato un network di autosaloni autorizzati e servizi assistenza clienti con produzione locale di pezzi di ricambio. Il

concetto è di sfruttare l’abbattimento del considerevole costo del trasporto di materie prime, installando le unità produttive dove le materie prime sono direttamente estratte. Con questa strategia la Wolkswagen riuscirà ad offrire ai consumatori africani un prodotto di alta tecnologia europea a prezzi competitivi e

ragionevoli e assistenza capillare garantita. La scelta della produzione locale di pezzi di ricambio e network di officine autorizzate è cruciale nella strategia di riconquista dei mercati africani in quanto è di vitale importanza per il consumatore africano accedere a pezzi di ricambio diffusi e a basso prezzo. Volkswagen, assieme a Mercedes e BMW, ha sempre goduto di ottima fama nel Continente ma molti acquirenti hanno preferito sacrificare la qualità indirizzandosi verso i prodotti asiatici proprio per la difficoltà di reperire i pezzi di ricambio. Troppo costosi e tutti importanti dalle case madri.

Acquisti che incidono considerevolmente sul bilancio familiare e obbligano a lunghi periodi di attesa per la riparazione dei veicoli. Con la scelta di produrre in loco la nuova versione del maggiolino e la Polo Vivo la Volkswagen evidenzia la sua strategia di indirizzarsi verso una clientela piccola media borghese proponendo macchine di fascia economica e fascia media affidabili, a buon presso. Il settore auto di lusso è al momento deliberatamente trascurato. «Nei prossimi cinque anni

prevediamo di aumentare del 40% la vendita delle nostre auto in Africa» afferma Herbert Diess, CEO Volkswagen. Le

previsioni sono incoraggianti. Entro il 2025 il mercato africano rappresenterà il 12% delle vendite mondiali dei

veicoli Volkswagen arrivando al 38% entro il 2035. La ditta tedesca punta a sfruttare gli incentivi governativi

destinati all’avvio di unità produttive locali (concentrati principalmente sulle esenzioni fiscali) e di una mano d’opera giovane, capace e a buon mercato. L’iniziativa della Volkswagen ha riscontrato entusiasmo tra vari Paesi africani contenti di rafforzare l’industria locale e di creare maggior benessere grazie alla nascita di una classe proletaria prosperosa e finanziariamente capace di far decollare il boom del consumismo nel Continente. I Paesi scelti per attuare la strategia Volkswagen sono: Algeria, Kenya e Rwanda. Novembre è stato un mese di intense attività per il gruppo automobilistico tedesco intento a gettare le basi della sua parziale delocalizzazione industriale in Africa. È stato firmato un accordo quadro con il governo di Algeri per la realizzazione di un impianto produttivo capace di produrre 12.000 veicoli annui collocato nella città di Relizane. Un secondo impianto produttivo sarà realizzato a Thika, nelle vicinanze di Nairobi, Kenya con l’obiettivo di produrre 5000 'maggiolini' all’anno. Gli esistenti stabilimenti presenti in Nigeria e Sudafrica verranno potenziati e le linee di montaggio modernizzate. La punta di diamante della penetrazione Volkswagen in Africa è rappresentata

dall’accordo quadro firmato la scorsa settimana tra il CEO Herbert Diess e il presidente ruandese Paul

Kagame. Lo stabilimento produttivo in Rwanda avrà la particolarità di costruire veicoli ecologici. Saranno prodotti e immessi sul mercato continentale due modelli di auto ibride. La Volkswagen si è impegnata a raggiungere un accordo commerciale con multinazionali del settore distribuzione idrocarburi per la creazione di un network nazionale di ricarica batteria. La scelta di creare uno stabilimento di auto ecologiche in Rwanda corrisponde alla strategia industriali di Kigali di promuovere tutte le iniziative produttive ad alto contenuto tecnologico 'Eco Friend' e dalla disponibilità di mano d’opera specializzata sul mercato del lavoro locale. La strategia di trasformare l’Africa nella nuova frontiera delle vendite Volkswagen è intuibile dal colossale pacchetto di investimenti e dal complesso piano industriale e commerciale in cui sono inglobati anche servizi collaterali quali i trasporti pubblici. L’azienda tedesca ha investito 280 milioni di euro nella realizzazione di Gett, un servizio di

trasporto pubblico condiviso che entrerà in concorrenza con Uber. L’obiettivo è quello di conquistare una

posizione di dominio nel trasporto pubblico condiviso in almeno 15 Paesi africani, mettendo fuori gioco Uber dai più appetibili e ricchi mercati del Continente. Al momento la Volkswagen ha assunto il ruolo di pioniere del ritorno

della industria automobilistica europea in Africa. Simile strategia potrebbe essere lanciata dalle case

automobilistiche francesi Renault e Peugeot. Per quanto riguarda la Fiat non si hanno notizie di investimenti nel futuro quarto polo economico mondiale. Un peccato visto che fino agli anni Ottanta le auto e camion Made in Italy godevano di ottima reputazione e interessanti mercati nel Nord Africa e Africa Subshariana. Negli anni Ottanta anche Corso Marconi decise che l’Africa era un continente governato da sanguinari dittatori, condannato alla miseria e a guerre eterne. Un continente perduto. L’incapacità di comprendere gli epocali cambiamenti che stanno avvenendo in Africa rischia di condannare l’industria automobilistica italiana ad essere esclusa dal mercato del Ventunesimo Secolo.

di Fulvio Beltrami

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