Di cosa parliamo quando parliamo di turismo musicale

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Di cosa parliamo quando parliamo di turismo musicale

Ieri pomeriggio a Palazzo D’Amico si è tenuto un importante convegno dal titolo, ‘Sviluppo, turismo, territorio. I Festival culturali’ a cura dell’associazione culturale Mosaico, fautrice della prima edizione al castello di Milazzo del ‘Mish Mash Festival’, gli scorsi 11 e 12 agosto.

Altrettanto decisivo è il sottotitolo del convegno ossia, ‘Valorizzazione della cultura musicale e dei beni culturali per un turismo di qualità’.

E’ al ‘fare rete’ che puntano i ragazzi di Mosaico, in un ideale mescolanza già nella provenienza e nella storia delle loro città, Barcellona e Milazzo.

E’ nel riferimento al luogo storico più importante, il castello di Milazzo, e nell’esperienza di altre iniziative importanti come l’aggregativo KeepOn; il contemporaneista

calato in una realtà antica (Borgo Castania, la vecchia Castell’Umberto) Inumani; l’esperienza di Indiegeno Fest in quel di Patti e paesi limitrofi, che investe in cultura musicale e scoperta del territorio mediante escursioni; lo storico e antesignano Ypsigrock, che da ventun anni anima Castelbuono o, per rimanere in ambito locale, l’esperienza del Collettivo Flock che da tre anni fa rivivere con le sue installazioni una striscia di Pozzo di Gotto.

Sono tutte esperienze, emozioni che puntano alla qualità in un deserto di idee, promosso anche e soprattutto da chi vive fuori e torna nella propria terra di origine con lo scopo di indicare un percorso di riscatto e di possibile sviluppo.

A Mosaico va dato atto di aver intrapreso una strada ardua, per certi versi sperimentale, in questa spenta ed estrema provincia, e di averla intrapresa con il giusto approccio.

Invitando i testimoni delle singole realtà, brevissimamente introdotte sopra, i ragazzi di quest’associazione vogliono umilmente far comprendere al nostro territorio che si possono fare dei discorsi culturali, nei contenuti e nelle ricadute economiche per la nostra città.

Il turismo musicale altro non vuole essere che il tentativo ambizioso di progettare una proposta vivace, e musicale e performativa, attraverso le arti visive, in un luogo che può e deve essere animato partendo da una ‘mescolanza’ che è propriamente fondante di quel luogo, ieri e oggi, partendo dall’importanza del passato per sperimentare nuove forme di condivisione e di partecipazione.

Tutto questo può avere un ritorno per la comunità se, quest’ultima, esce dall’atarassia e riconosce lo sforzo di

questi ragazzi, che vanno spronati e non possono farcela da soli.

Le istituzioni possono fare la loro parte, ma è il disegno, l’offerta, la definizione del ‘prodotto-destinazione’ del cittadino, dell’operatore culturale, per dirla col le parole di Giovanni Bono, presidente degli albergatori milazzesi intervenuto alla fine , che innesca i meccanismi per la creazione di un’economia che partendo dalla qualità e da idee innovative e attente alle peculiarità del territorio, posso portare alla formazione di un modello.

A questo ambiscono i ragazzi di Mosaico e stargli vicino, suggerirgli delle idee, sostenerli, affiancarli, spronarli è il minimo che possiamo fare se non vogliamo che si viva e (si muoia) di eventi occasionali.