Il taglio del budget fa rischiare la chiusura Oggi, il Consiglio di

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anno i - n° 0 giovedì 22 dicembre 2016
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Enzo Luongo
L’Oscar del giorno lo assegniamo
al collega,Enzo Luongo, Ieri sera,
ha presentato il suo bel volume su
“Il Molise non esiste”. Gustosi passaggi che partono proprio da questo assioma che, tutto sommato, ha
portato pubblicità alla nostra regione. Perchè, allora, non farne un
marchio d’origine?
L’Ardire
A Ricerca e sviluppo,
tagliate le gambe
di Giuseppe Saluppo
R
icercatore mestiere ingrato. In realtà il mestiere è uno dei più affascinanti ma è il trattamento a
essere davvero ingrato. Sviluppo, una parola forte in tempi di crisi.
Bene, Ricerca e Sviluppo non trovano, proprio, luogo in Molise. La denuncia viene
dalla Uil. Cade proprio nel bel mezzo della
polemica nazionale sulle dichiarazione del
ministro del lavoro finito sotto sotto accusa
a proposito di giovani che fuggono dall’Italia. Per il ministro in questione Giuliano
Poletti, alcuni di questi “cervelli in fuga”,
da lui personalmente conosciuti, in fondo
"è stato meglio perderli che trovarli". In un
sol colpo, con questa frase, ha offeso l’Italia, i giovani, i lavoratori e, più deboli di
tutti, chi il lavoro non lo ha e lo cerca o è
costretto ad emigrare. Ed anche in questo
caso, il Molise vede i numeri più cospicui,
consistenti. E, poi, viene spontaneo: la ricerca non può seguire i cicli politici: rappresenta un investimento per il futuro. Solo
che i politici hanno perso il contatto con la
realtà della ricerca e stanno ignorando come
un settore di ricerca forte può contribuire
all’economia, cosa che è particolarmente
importante nei paesi maggiormente colpiti
dalla crisi economica. Invece, stanno imponendo drastici tagli di bilancio che stanno
rendendo tutto dannatamente più complicato. Tagli ai budget per le strutture sanitarie che fanno ricerca in Molise, come
Neuromed e la Cattolica, ma anche di altre
piccole realtà come il centro oculistico Laurelli. Cosa dovranno fare quanti ancora credono di potere fare ricerca nella propria
terra? Prendere la valigia e andare via? Impoverendo la terra che fu madre loro e alla
quale avrebbero, vorrebbero, dare quanto
appreso. Al contrario, il loro sapere va fuori.
Importa a qualcuno? Sugli investimenti per
lo sviluppo, poi, sembra per davvero di trovarsi dinanzi al "non pervenuto". Qualcuno,
riuscirà a destarsi dal letargo? Qui, servono
interventi ben progettati e non soluzioni
sensazionalistiche improvvisate per decreto. Utopia pensare che, all’improvviso,
nel deserto culturale, programmatico, sociale del Molise spuntino le rose?
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Antonio Battista
Il Tapiro del giorno lo diamo ad Antonio Battista. Sulla questione scuole
proprio non riesce a venirne fuori.
Anche all’interno della sua stessa
maggioranza si registrano scricchiolii e mormorii. O ha la capacità di afferrare il toro per le corna, oppure la
vicenda scuole finirà con l’essere un
boomerang.
Il taglio del budget fa rischiare la chiusura
Oggi, il Consiglio di amministrazione
deciderà se continuare o fermarsi
In fibrillazione il personale
Servizi alle pag 6 e 7
IL FATTO
pagina 2
Scuole, a Campobasso
il caos è totale
Non si accennano a placare le polemiche per lo sdoppiamento previsto
per la scuola di via Leopardi. I genitori non gradiscono la scelta pensata dall’amministrazione comunale e sono tornati in piazza. Intanto,
monta anche la polemica politica e la situazione rischia ancora di più
di ingarbugliarsi.
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La firma del documento programmatico libererebbe 11 milioni di euro e consentirebbe all’amministrazione
comunale di Campobasso una concreta azione amministrativa in favore della sicurezza scolastica
La Regione chiamata a sottoscrivere
l’Accordo di programma quadro
Il sospetto è che nel Molise tutto si muova in maniera cadenzata per arrivare con progetti e finanziamenti
disponibili a ridosso della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale
Il sindaco Antonio Battista e il
manager Antonio Iacobucci
hanno incontrato i vertici regionali per riaccendere l’Accordo
di programma con cui i due enti
territoriali intendono risolvere
alcuni problemi strutturali della
città. I vertici regionali sono
stati vivamente sollecitati a sottoscrivere il documento e ad inviarlo
al
Comitato
interministeriale per la programmazione economica (Cipe) per
la definitiva approvazione. Questo passaggio è stato reso necessario perché l’Accordo di
programma sottoscritto in passato con le firme di Michele
Iorio, per la Regione, e di Peppe
Di Fabio, per il comune, è stato
rivisto e modificato in alcune
destinazione dei fondi. Non più
la galleria che avrebbe collegato
il Terminal delle autocorriere
con Via San Lorenzo, per la
quale erano stati stanziati 11 milioni di euro, bensì interventi
mirati a mettere in sicurezza sismica le strutture scolastiche
esistenti e crearne delle nuove
(Poli scolastici). La notizia dovrebbe abbassare il livello della
polemica insorta tra il Comitato
dei genitori degli alunni della
“don Milani” e l’amministrazione di Palazzo san Giorgio.
L’idea di avere, così e semplicemente, una soluzione a portata
di mano era e rimane balzana.
Con l’aggravante che sia nata e
si stia portando avanti per imporre agli amministratori di Palazzo san Giorgio di ricorrere al
mercato edilizio privato. Diversamente non si capisce perché
venga rifiutata l’ipotesi di utilizzare le aule disponibili nel
plesso scolastico di Via Gorizia
che, dicono, siano agibili e, relativamente, sicure.
Relativamente a un grado di magnitudo di media/bassa intensità.
I terremoti purtroppo non avvisano e non preannunciano a
quale grado della scala Richter
appartengono. Per cui, ciò che
sta accadendo a Campobasso da
alcuni mesi, sembra essere una
polemica fine a se stessa. Certamente più saggio ed opportuno
sarebbe andare a protestare nei
confronti della Regione che sull’edilizia scolastica ha parecchi
vuoti da colmare. Uno dei primi
sarebbe appunto la sottoscrizione dell’Accordo di pro-
gramma che libererebbe gli 11
milioni di euro e consentirebbe
all’amministrazione comunale
di Campobasso di programmare
una concreta azione tecnica e
amministrativa in favore della
sicurezza scolastica. Le intenzioni del sindaco Battista sono
pertanto indirizzate univocamente a costituire una disponibilità finanziaria esaustiva del
problema “sicurezza scolastica”.
Tanto è vero che nel Bilancio di
previsione per l’anno prossimo
sono state previste entrate per
cinque milioni di euro da ag-
giungere agli 11 di cui abbiamo
detto, rivenienti dalla vendita
degli immobili comunali (già
edifici scolastici) di Via
D’Amato e di Via Kennedy. Naturalmente ci sono i tempi della
burocrazia di mezzo da mettere
in conto. Ed è questo l’aspetto
deplorevole di ogni progetto amministrativo. Non di meno, però,
anche i tempi della “politica”
spesso sono zavorra, strumentalismo, opportunismo, strategia
finalizzata agli interessi elettorali. Il sospetto che tutto nel Molise si muova in maniera
cadenzata per arrivare con progetti e finanziamenti disponibili
a ridosso dell’avvio della campagna elettorale per il rinnovo
del consiglio regionale e per il
rinnovo dei consigli comunali, si
avvalora di giorno in giorno
sempre di più. L’Accordo di programma che consentirebbe al
comune di Campobasso di disporre di risorse finanziarie da
investire nelle scuole e nella sistemazione delle strade e dei
marciapiedi a quanto pare non si
sta sottraendo a questo fine.
Dardo
“Si sospenda lo spostamento della don Milani”
I Consiglieri Comunali Francesco
PILONE, Marialaura CANCELLARIO, Alberto TRAMONTANO,
Sabino IAFIGLIOLA hanno presentato una Mozione urgente con la quale il Consiglio Comunale impegna il sindaco a sospendere la decisione
comunicata in data 19 Dicembre u.s., circa lo spostamento
degli alunni della Scuola primaria “Don Milani” nei
pressi dell’edificio scolastico “D’Ovidio” sito in Via Gorizia una volta terminati i lavori di miglioramento sismico controllato - Delibera di G.C. n° 240 del
17/11/2016; ED INVITA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE a convocare un’urgente conferenza dei Capigruppo, da tenersi nel giro massimo di 2 o
3 giorni, alla presenza del Sindaco, del Dirigente ai LL.
PP., del Dirigente alle Finanze e alla presenza del detentore la delega all’Edilizia Scolastica per una soluzione
più condivisa ed auspicabile, ma celere e risolutiva, inerente la sistemazione degli alunni della Don Milani e per
la fine dei doppi turni così come previsto dall’Ordine del
Giorno approvato all’unanimità nella seduta del 3 Novembre u.s.
“Preso atto dei lavori dell’ultima seduta della Commissione Consiliare permanente “Lavori Pubblici” del
Comune di Campobasso, tenutasi in data 19 Dicembre
u.s., durante la quale il Sindaco ha ufficializzato la decisione di spostare gli alunni della Scuola Primaria “Don
Milani”, oggi ospitati in orari post meridiani nei pressi
dell’Istituto “I. Petrone” in Via Alfieri, nei pressi del-
Mozione presentata dai consiglieri comunali Pilone, Cancellario, Iafigliola e Tramontano
l’edificio scolastico “D’Ovidio” sito in Via Gorizia una
volta terminati i lavori di miglioramento sismico controllato - Delibera di G.C. n° 240
del 17/11/2016;
Tenuto conto che la decisione presa ha visto la netta
contrarietà, per una serie di
motivazioni tecniche, logistiche, didattiche, da parte non
solo della Dirigenza Scolastica
della “Don Milani”, ma anche
dei Rappresentanti dei Genitori, dal Consiglio d’Istituto,
oltre che da parte di diversi Consiglieri Comunali sia di
maggioranza che di opposizione;
Considerato, infatti, tra le altre cose, che presso l’edificio di Via Gorizia ancora non iniziano i lavori previsti
e presumibilmente, visto che le buste saranno aperte solo
a fine mese, solo all’inizio del mese di Gennaio 2017 la
ditta appaltatrice inizierà gli interventi previsti consegnando i lavori non prima di 60 giorni, come previsto dal
bando;
preso, altresì, atto dell’Ordine del Giorno approvato all’unanimità nella seduta di Consiglio Comunale del 3
Novembre u.s.;
tenuto conto, quindi, che il presupposto imprescindibile, previsto nello stesso ordine del giorno, prevedeva
la fine dei doppi turni per metà del mese di Gennaio
2017, presupposto che di fatto viene meno;
nella piena consapevolezza che sia necessario un coinvolgimento dell’intera Assise Comunale per una decisione repentina e risolutiva, ma diversa da quella assunta,
volta alla migliore gestione di una situazione complessa
come è quella che riguarda circa 500 famiglie della città
di Campobasso.
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Il ritardo con cui il consiglio regionale ha preso coscienza delle caratteristiche geomorfologiche del territorio molisano, del suo grado di sismicità e della presenza di oltre 400 edifici
scolastici in grave difetto di sicurezza, è particolarmente grave
Un ordine di giorno “plurifirme”
e “interpartitico” (Ciocca, Ioffredi, Di Nunzio, Petraroia, Monaco, Sabusco, Parpiglia, Totaro,
Lattanzio, Di Pietro, Iorio, Micone, Cavaliere, Fusco Perrella e
Cotugno) titolato “Anagrafe dell’edilizia scolastica regionale e
inserimento dati per mappatura
edifici scolastici di ogni ordine e
grado; verifica delle condizioni
strutturali e successiva adozione
di provvedimenti urgenti”, ha imposto all’aula consiliare di Palazzo D’Aimmo una riflessione
sulle proprie carenze in proposito,
e la necessità di mettervi mano.
Iniziativa apprezzabile, opportuna, seppure assunta con ritardo
rispetto alle caratteristiche geomorfologiche del territorio molisano, il suo grado di sismicità e la
presenza di oltre 400 edifici scolastici in grave difetto di sicurezza. Ne hanno discusso i
consiglieri, ciascuno con una
quota di responsabilità e una dote
di conoscenza del problema, col
risultato di un voto unanime, circostanza abbastanza rara in un
contesto in cui la maggioranza
opera coi paraocchi, sorda ad
ogni sollecitazione, e la minoranza senza alternativa. La riflessione sulle proprie carenze
avrebbe dovuto meglio e più approfonditamente sollecitare il
consiglio regionale a valutare le
cause che hanno determinato l’assenza di una politica scolastica
l’intervento
Si sono tolti la benda dagli occhi per chiedere un
coordinamento tecnico (!): cioè assumere gente
e “unitariamente” fare clientela politica
coerente con le dinamiche demografiche e, soprattutto le cause
che hanno determinato l’assenza
di una politica edilizia che si facesse carico del numero e della
qualità delle strutture scolastiche
esistenti e da realizzare ex novo.
Nel clima unitario certe riflessioni non fanno presa; si preferisce ricorrere alle scorciatoie, alle
enunciazioni di principio e, possibilmente, al trasferimento dei
compiti e delle responsabilità ad
altri più che a se stessi. Difatti,
l’ordine del giorno votato all’unanimità impegna il presidente
della Giunta a riferire sullo stato
dell’arte dell’edilizia scolastica e
sui finanziamenti disponibili; a
verificare le motivazioni per le
quali non risultano aggiornati i
dati concernenti gli edifici scolastici e la possibilità di istituire un
osservatorio o un coordinamento
per assicurare l’opportuna disponibilità dei dati statistici per rendere pienamente incisiva e
operativa l’ “Anagrafe Regionale
dell’Edilizia Scolastica” (Ares)
che, tra gli altri obiettivi, ha
quello di fornire uno strumento
conoscitivo da porre a base nei di-
versi livelli di programmazione
del settore. Al presidente Frattura
è stato suggerito anche di affiancare un coordinamento tecnico all’Ares, “al fine di accelerare le
procedure di mappatura di ogni
singolo edificio scolastico attivo
sul territorio molisano”. Presi dall’euforia generato dal clima unitario, i consiglieri regionali non
hanno più considerato il ruolo
istituzionale del presidente Frattura, tant’è che hanno ritenuto
possibile e opportuno impegnarlo
“a verificare che ogni struttura
scolastica risulti in possesso di
una scheda tecnica pluri-informativa nella quale siano rilevabili le
condizioni oggettive e soggettive
dell’edificio (grado di vulnerabilità, rischio sismico, eventuali
proposte per il consolidamento,
miglioramento dell’adeguamento
e, nel caso, proposta di dismissione)” e, per sovrappiù, di “attivarsi presso il Governo nazionale
per reperire ulteriori somme da
destinare alla sicurezza scola-
stica”. In questa loro sortita politica e dialettica i consiglieri
hanno omesso, ad esempio, di
avere contezza delle somme che
la Regione ha destinato e intende
destinare alla sicurezza scolastica; peggio ancora, hanno utilizzato l’Anagrafe Regionale
dell’Edilizia Scolastica, realizzata
grazie al concorso gratuito dei
tecnici della Regione Toscana e di
un loro programma specifico, che
– lo dice la parola stessa – degli
edifici scolastici molisani ha redatto una scheda da cui sono rilevabili tutti i dati necessari per
impostare e realizzare un piano di
ammodernamento e di messa in
sicurezza, per introdurre – udite
udite - un coordinamento tecnico, “al fine di accelerare le procedure di mappatura di ogni
singolo edificio scolastico attivo
sul territorio molisano”. Ovvero,
per creare i presupposti di assumere gente e fare “unitariamente”
clientela politica.
Dardo
Scuole a Isernia, dalle promesse ora ai fatti
Abbiamo letto con interesse il comunicato
stampa del Prefetto Guida e ancora una volta ci
sentiamo di ringraziarlo per il vivo interessamento.
Non conosciamo il cronoprogramma suggerito
dal Prefetto, ma naturalmente, nell’interesse
degli studenti e del personale delle scuole di
Isernia, ci auguriamo che l’iter sia veloce e che
sia possibile, al termine, aprire un confronto sereno con gli Enti interessati.
In questi tre mesi sono emerse diverse novità e
criticità. Infatti: abbiamo richiesto l’accesso
agli atti; abbiamo avuto un primo incontro in
Provincia; c’è stata una partecipatissima e civile manifestazione pubblica; abbiamo avuto
un secondo costruttivo e sereno incontro in
Provincia (il Presidente Coia era assente, ma
era presente il consigliere Di Pilla) il giorno
dopo la manifestazione, durante il quale, tra le
altre cose, si è parlato anche dei vecchi progetti
e, in particolare, di un progetto per la costruzione di una nuova scuola che doveva sorgere
alle spalle dell’ITIS e che risultava essere stato
già approvato. Di tale progetto però, nel giro di
un mese, si sono perse di nuovo le tracce. Si
disse che entro novembre avrebbe rimodulato
la richiesta del finanziamento di 2,5 milioni
proprio per consentire l’attuazione di quel progetto, invece di investire altri fondi pubblici per
recuperare solo una piccola parte di un edificio, il
Fermi, che non merita
ormai queste attenzioni.
Oggi, come sappiamo,
anche questo è stato disatteso;
dalla provincia
abbiamo poi ricevuto una
documentazione incompleta e preoccupante
che riguardava esclusivamente il Fermi e il
Manuppella; abbiamo avuto un altrettanto
proficuo colloquio con il Sig. Prefetto, al quale
abbiamo rimesso una “nota tecnica” riguardante la normativa per l’edilizia scolastica;
abbiamo prontamente esposto alla
stessa Provincia e per conoscenza al Sig. Prefetto, con una dettagliata relazione scritta, le
gravi problematiche riscontrate nella documentazione trasmessaci. Non è stato un percorso agevole, però abbiamo sempre cercato il
confronto propositivo e sereno. Quel confronto
che oggi ci pare negato dal Presidente Coia, dal
momento che sembra non abbia intenzione di
incontrarci di nuovo, rinviandoci al Prefetto.
Del resto le sue dichiarazioni apparse ieri sulla
stampa locale, sono praticamente le stesse di 3
mesi fa, quando in occasione del primo incontro in Provincia, ci illustrò i progetti che si intendeva realizzare su alcune scuole di Isernia.
Le uniche differenze rispetto al primo incontro
riguardano:
1.
il Fascitelli, la cui
apertura era prevista per
l’8 gennaio ma, come abbiamo appreso, riaprirà
invece l’8 marzo 2017,
con le stesse garanzie offerte nel 2009, 2010,
2014 e 2015 dai diversi rappresentanti della
Provincia che si sono succeduti: nessuna. La
storia del Fascitelli non è assolutamente secondaria, intanto perché gli studenti aspettano
di rientrarvi ormai da 8 anni, ma anche perché
il termine dei lavori consentirebbe di liberare
il terzo piano del Fermi, attualmente occupato
dal Liceo Linguistico Cuoco
2. Il Fermi, per il quale è stato recentemente
deliberato l’abbattimento del 3° piano e l’adeguamento di soli due corpi di fabbrica su otto
con il finanziamento di 2,5 milioni previsto per
il 2017 e non si procederà più all’adeguamento
dell’intero edificio, come invece ci era stato
detto nel primo incontro.
Per quanto riguarda il Fermi, poi, il Presidente
Coia conferma che, avendo tale edificio un
grado di vulnerabilità stimato in 0,52 può attendere sei/sette anni.
Insomma, 3 mesi e tanti documenti dopo, le di-
Il Comitato genitori
reclama
interventi veri
chiarazioni del Presidente Coia restano l’unica
certezza.
Auspichiamo e confidiamo che il Presidente
Coia ci voglia finalmente concedere l’incontro
richiesto e che che il Prefetto, a questo punto,
avendo tutta la documentazione in mano, possa
far chiarezza e, nel caso, trovare soluzioni idonee a garantire la sicurezza dei nostri figli.
Ciò naturalmente vale anche per le scuole comunali, per le quali non si conoscono gli interventi effettuati sulle strutture dell’Andrea
D’Isernia e della Giovanni XXIII - SE sono
stati effettuati – né quali garanzie vi siano per
la consegna a giugno del nuovo plesso a San
Leucio e della nuova scuola in località Tremolicci. Una precisazione è d’obbligo.
Il Fermi rappresenta la criticità maggiore, non
a detta delle famiglie, ma sulla base degli atti
analizzati da tecnici esperti. I genitori non si
preoccupano dello stato degli edifici scolastici
per puro divertimento o per mettere in difficoltà le Istituzioni, ma perché fino ad ora hanno
ottenuto solo rassicurazioni generiche, informazioni e documenti parziali, frammentari,
imprecisi e superficiali da parte di chi deve garantire la sicurezza dei nostri figli durante le attività didattiche.
Il Comitato dei genitori
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Sull’esclusione dai contributi regionali, è intervenuto il Tar del Molise
“Il Corecom deve rivedere
la posizione di Telemolise”
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Molise ha accolto
l’istanza cautelare nel ricorso
proposto da Radio Telemolise srl
relativamente al bando per i contributi pubblici statali della legge
448/1998 da cui era stata inopinatamente esclusa per decisione
del Corecom Molise a causa di
un presunto errore nella domanda.
I giudici amministrativi, nel condividere la tesi difensiva di Telemolise, rappresentata dagli
avvocati Giuseppe Ruta e Massimo Romano, hanno accertato
che il Corecom Molise non ha
verificato “in che misura” il presunto errore contenuto nella domanda di accesso ai contributi
“potesse influire sulla formazione della graduatoria”, rilevando che “un tale accertamento
sarebbe stato necessario, atteso
che ai sensi dell’art. 75 del d.P.R.
n. 445/2000 l’Amministrazione
deve disporre la decadenza dal
beneficio ottenuto dal dichiarante, quando la circostanza non
veritiera oggetto della dichiarazione emessa possa essere rilevante ai fini dell’attribuzione del
beneficio stesso”.
Per tali ragioni, il Tar Molise,
aderendo alla prospettazione
della ricorrente, ha accolto la sospensiva e ordinato al Corecom
di riesaminarne “l’istanza”, “verificando in particolare tale specifica circostanza”.
A questo punto il Corecom dovrà
riesaminare la domanda dell’emittente, rimodulando, di conseguenza, la graduatoria, ove
sarà confermata l’inidoneità dell’erronea dichiarazione ai fini
dell’assegnazione del punteggio.
Soddisfazione è stata espressa
dai legali di Telemolise, Giuseppe Ruta e Massimo Romano, i
quali hanno dichiarato quanto
segue:
“Un pronunciamento inappuntabile, quello del Tar Molise, che
consente, ora, al Corecom e alle
altre Amministrazioni coinvolte,
ossia Regione Molise, Ministero
dello Sviluppo Economico e Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, di riesaminare,
ciascuno per le rispettive competenze, gli atti del procedimento.
La presunta erronea dichiarazione si riferiva ad un solo dipendente su oltre quaranta, e
riguardava la contestazione che
questi avrebbe cessato il rapporto
di lavoro con due mesi di anticipo. Un errore chiaramente marginale, e palesemente materiale,
che la ricorrente ha tempestivamente chiesto al Corecom di
poter rettificare, addirittura prima
che lo stesso Organismo ne deli-
berasse l’esclusione, poiché la ricorrente ha sin da subito documentato come lo stesso errore
non incidesse sul punteggio e
dunque sulla graduatoria. A tale
istanza il Corecom non ha nemmeno risposto, procedendo direttamente
all’esclusione
di
Telemolise, senza alcuna istruttoria e senza alcuna verifica, nonostante le maggiori dimensioni
d’impresa e il maggior dato di
ascolto rispetto a tutte le altre
emittenti. Un’esclusione che è risultata sin da subito assolutamente illegittima e palesemente
ingiusta e discriminatoria, a
causa della quale la ricorrente ha
subìto gravissimi danni che si riserva di azionare nei confronti
dei responsabili. Attendiamo ora
il riesame del Corecom, fiduciosi
che nel condurlo il Comitato si
attenga ai paletti già prospettati
dalla ricorrente e ora fissati in
modo ineccepibile dal Tar Molise”.
Finalmente una legge regionale utile e di prospettiva
Il Molise dispone di una legge (la 143 del
2016) che sostiene la cura e l’assistenza
ai soggetti affetti di celiachia ch’è una infiammazione cronica dell’intestino tenue,
procurata dall’assunzione di glutine in
soggetti geneticamente predisposti. Il
glutine a sua volta è una componente proteica dei cereali, presente nel frumento e
in alcune varietà di cereali quali farro,
spelta, triticale, orzo e segale. Di conseguenza, è presente in tutti gli alimenti
prodotti con questi tipi di cereali: pane,
pasta, farina, pizza e biscotti ed in genere
i prodotti da forno. L’intolleranza al glutine è un fenomeno in forte espansione
che procura problemi di salute certamente
ma anche soluzioni di natura economica.
Da qui la necessità di adottare provvedimenti che mettano riparo alla vita dei celiaci; da qui la legge regionale; da qui la
soddisfazione espressa dal Comitato Imprenditoria Femminile di Campobasso e
dell’Associazione italiana celiachia Molise Onlus. Va detto anche che la Camera
di commercio del Molise è stata attiva
protagonista nel promuovere l’intervento
legislativo non solo per gli aspetti salutistici che garantisce, quant’anche per gli
aspetti economici che muove nel mondo
della produzione cerealicola e dei prodotti derivati. Il provvedimento legislativo varato dal consiglio regionale infatti
si pone anche l’obiettivo di incentivare la
coltivazione del grano saraceno e di altri
cereali senza glutine e di favorire la pro-
Sostegno alla celiachia e incentivo a un
nuova produzione cerealicola: il connubio
merita di essere seguito e valorizzato
duzione agricola e la trasformazione di
prodotti senza glutine, sostenendo la
competitività del settore e tutelando il
territorio. Un passo avanti, quindi, anche
per il sistema economico molisano con la
nascita e lo sviluppo di nuove imprese
agricole, di esercizi commerciali e punti
vendita di prodotti senza glutine e di negozi specializzati. Al tempo stesso le
aziende produttrici dei prodotti senza glutine potranno incentivare la loro distribuzione negli hotel nei ristoranti e nelle
caffetterie, con riflessi economici non di
poco conto. In tale considerazione si deve
leggere l’interesse della Camera di commercio, ancorché consapevole che l’attenzione ad un tema così importante
come quello della celiachia avrebbe portato benefici sì ai celiaci, ma anche al sistema
imprenditoriale,
laddove
quest’ultimo sarà capace di mostrarsi
pronto e recettivo a cogliere i segnali di
un mercato ad alto potenziale di sviluppo.
Concetta Iacovino, presidente del “Comitato imprenditoria femminile”
di Campobasso (Cif), che ha sostenuto
l’Associazione italiana celiaci nelle sue
rivendicazioni, non ha voluto mancare di
esprimere la propria soddisfazione e l’auspicio che si creino nuove opportunità di
crescita per le imprese del territorio legate alla specializzazione e alla diversificazione del prodotto e dei servizi in
chiave di /servizio offerto dagli operatori
economici. Sostegno alla celiachia; incentivo a una nuova produzione e distribuzione dei prodotti.
Connubio da seguire e da valorizzare.
Dardo
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22 dicembre 2016
La verità secondo Sinistra italiana Molise
“Il Governo ha scaricato i debiti pregressi di Trenitalia sul Fondo Sviluppo e Coesione del Molise”
Nel giorno in cui il Consiglio regionale ha preso atto dell’Accordo tra la Regione Molise e
Trenitalia, favorito dalla concessione da parte del Governo nazionale
di
un
“contributo
straordinario di 90 milioni di
euro” a copertura dei debiti del
servizio trasporto pubblico regionale”, senza accertarsi se si tratta
davvero di un contributo straordinario e non di un prelievo coatto
dai Fondi europei per lo sviluppo
e la coesione 2014/2020, i componenti il Comitato promotore di
“Sinistra italiana Molise” Gigino
D’Angelo, Sara Ferri e Angelo
Minotti, hanno diramato questo
comunicato: “Il Governo ha scaricato i debiti pregressi di Trenitalia sul Fondo Sviluppo e
prende a piè di lista tutti i debiti
senza avvertire alcun pudore.
Ora bisognerà tagliare 90 milioni
sul Patto per lo Sviluppo e in nessuna sede ci si sta confrontando
su questi temi. Questo atteggiamento è irresponsabile e non più
tollerabile. I diritti costituzionali
vanno garantiti anche al Sud e ai
viaggiatori molisani.
Le istituzioni si facciano rispettare e si apra un confronto su questa problematica”. La verità ha
una salutare virtù. Non è strabica.
Come in questo caso. Ma avremo
mai la versione esatta dei fatti e
delle circostanze?
Coesione del Molise con un blitz
non discusso a nessun livello. È
noto che il nostro sistema ferroviario offre uno dei peggiori ser-
vizi a livello nazionale con treni
antiquati e linee ottocentesche. I
ritardi ed i disservizi sono all’ordine del giorno come sanno be-
nissimo i pendolari molisani, ma
anziché far arrivare in Molise i finanziamenti per modernizzare il
sistema ed i treni, il Governo si ri-
Dardo
A portare i dati, il segretario della Uil Rua, Andrea Cutillo
“Investimenti e ricerca,
il Molise maglia nera”
“In un quadro sostanzialmente positivo,
soprattutto nel Mezzogiorno, con l’aumento degli investimenti in Ricerca in
quasi tutte le regioni italiane, spicca il
dato negativo del Molise che, in termini
di incidenza sul PIL regionale, vede contrarsi la spesa in Ricerca e Sviluppo”. E’
quanto dichiara Andrea Cutillo Segretario Regionale della UIL Ricerca Università ed Afam commentando l’ultimo
Report dell’Istat circa la Ricerca e lo Sviluppo in Italia relativo agli anni 20142016. “Eppure, prosegue il Segretario, in
una regione storicamente caratterizzata
da elevati flussi migratori, i giovani che
maggiormente e più facilmente trovano
lavoro in Molise, e che non sono costretti
a lasciare la terra d’origine, sono quelli
che sperimentano percorsi formativi spe-
Caro signor sindaco,
L’altro giorno camminavo sul marciapiede di fronte alla caserma dei Carabinieri in via Colle delle Api e sono
inciampato. Motivo? La scarsa illuminazione e l’assoluta precarietà delle piastrelle. Frequentavo il liceo ed erano già
in quello stato: di anni ne sono passati, e
versano ancora in quello stato! Parto da
questo episodio per sottolineare l’incomprensibile sordità della sua amministrazione ad istanze necessarie alla città
come il pane, quali il buono stato di marciapiedi e strade, il verde pubblico, il decoro ormai scomparso da anni,
nell’indifferenza di tutti.
cialistici in ricerca ed innovazione”. Da
qui l’invito rivolto, da parte della UIL
RUA molisana, all’intero mondo imprenditoriale e quello delle Istituzioni Pubbliche a collaborare e ricercare sinergie con
gli Enti molisani che, come l’Università
ed il Conservatorio, sono produttori di
Ricerca.
Un invito che deriva dalla convinzione
che i settori di Ricerca, Università ed
AFAM possano contribuire in maniera
determinante allo sviluppo del Molise attraverso la creazione di figure professionali spendibili sul mercato del lavoro, e
attraverso la partnership con imprese locali e l’organizzazione di eventi culturali
atti a stimolare l’interesse e le coscienze
della cittadinanza.
“Anche perché, dichiara Cutillo, il Mo-
lise analizzato
mediante
nuovi indicatori, per esempio
quelli
relativi al Benessere Equo e Sostenibile
che recentemente hanno affiancato strumenti tradizionali di analisi geo-economica ( Pil compreso), palesa, in maniera
scandita e netta, molti punti di forza della
regione in termini di risorse e capitale naturale, cultura, paesaggi e biodiversità;
elementi necessari per fondare un modello di sviluppo alternativo al classico,
che è sostenibile sia perché è basato sull’innovazione tecnologica, ma nel rispetto della dimensione umana e
ambientale del territorio, sia perché è garante delle risorse naturali e insieme dei
redditi e della crescita economica e sociale.
In sintesi, concludono dalla Uil Rua,
maggiori investimenti in ricerca consentirebbero alla nostra Regione di avere
delle politiche pubbliche in grado di trasformare situazioni comunemente ritenute di svantaggio, tipiche delle aree
interne del Mezzogiorno d’Italia, in opportunità di crescita e di sviluppo, e di valorizzare al meglio la cultura autoctona,
ritenuta da più parti la leva strategica in
grado di generare una reale riqualificazione urbana e territoriale.
I marciapiedi a Campobasso, un disastro
La cosa che mi lascia meravigliato è l’atteggiamento di assessori e consiglieri comunali che, fermati per strada da cittadini
come me, ti guardano come se fossi un
marziano mentre stai spiegando che cosa
c’è che non va nella città. A questo punto
mi chiedo e le chiedo: avete percezione
della gravità dei problemi o ritenete che
questi ultimi risiedano altrove? Il fatto,
ad esempio, che non siate riusciti a ripiantare una decina di alberi in viale
Elena e via Garibaldi, rimpiazzando
quelli morti –opera di scarsissimo im-
patto economico- la dice lunga su quelle
che sono, secondo voi, le priorità del capoluogo. Non posso credere che non abbiate mai visitato altre città: avrete notato
come alcune, soprattutto del CentroNord, emanino un senso di vivibilità, di
decoro, di ordine che una cittadina piccola come Campobasso dovrebbe porre
in cima alle sue attenzioni. Ed invece,
guardate che spettacolo… Non voglio
fare il criticone a tutti i costi: mi rendo
conto che il decoro cittadino è direttamente proporzionale allo spirito d’inter-
vento di chi vive in un determinato contesto, quindi siamo tutti, in prima persona, coinvolti nel processo di
costruzione di un certo tipo di città, tuttavia non posso non pensare che l’amministrazione comunale abbia il diritto di
lavarsene le mani. A questo punto mi
tocca essere d’accordo con Martin Luther
King: “Non ho paura della cattiveria dei
malvagi, ma del silenzio degli onesti”.
Distinti saluti
Gianpaolo Libertucci
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22 dicembre 2016
La Giunta comunale di Campobasso è stata portata a 9 assessori. Fibrillazione in maggioranza
Battista rimescola le carte
e assegna le nuove deleghe
Il sindaco di Campobasso Antonio Battista ha firmato i decreti
con cui ha assegnato le deleghe ai
due nuovi assessori: Maria Rubino e Francesco De Bernardo.
A Maria Rubino sono state assegnate le seguenti deleghe: Sport,
Servizi ai cittadini e semplificazioni, Bilancio partecipativo, Misteri
Patrimonio
Unesco,
Laboratorio di criminologia, Cimiteri cittadini.
A Francesco De Bernardo vanno
invece: Mobilità urbana, Polizia
Municipale, Protezione civile.
Nel contempo il primo cittadino
ha provveduto anche ad un rias-
setto generale delle deleghe.
Ad Adele Emma de Capoa: Cultura, Spettacolo, Istruzione, Associazionismo e Bilancio sociale,
Educazione alla legalità, Progetto
Europa, Pari opportunità, sanità
urbana.
A Pietro Maio: Opere pubbliche,
Piano triennale delle opere pubbliche ad eccezione della programmazione
scolastica,
Manutenzione.
Ad Alessandra Salvatore: Politiche per il sociale, Politiche giovanili.
A Salvatore Colagiovanni: Attività produttive, Sviluppo econo-
mico del territorio, Sostegno alle
imprese, Suap.
A Stefano Ramundo: Ambiente e
raccolta differenziata, politiche
energetiche e risorse alternative,
ciclo integrato delle acque, Ambiente Urbano.
Restano invariate le deleghe assegnate al vicesindaco Bibiana
Chierchia e all’assessore Massimo Sabusco.
Il sindaco Antonio Battista conserva per sé l’edilizia scolastica e
la programmazione dell’edilizia
scolastica.
Sanità, e se Frattura stesse bleffando?
Il commissario ad acta ora taglia milioni di euro di fondi già promessi ai
privati. Di mezzo ci sono anche la Fondazione Giovanni Paolo II e la sua
stessa sopravvivenza: il taglio mette a
rischio licenziamento circa 500 persone. Frattura, però, ostenta sicurezza.
Forse perché ha già individuato un
nuovo partner per il suo progetto di fusione pubblico-privato? Proviamo a
“immaginare” chi potrebbe essere…
Tutto nasce da un Decreto del Commissario ad acta per la Sanità, il n. 63,
che per il 2016 prevede il taglio lineare
al tetto di spesa per le prestazioni degli
erogatori privati, uno scherzo che per
la Fondazione Giovanni Paolo II vale
una sforbiciata di 2,7 milioni di euro
circa. Fondazione denuncia di aver già
speso quei soldi come previsto da un
precedente
provvedimento
(Dca
8/2016) con cui la Regione aveva confermato ai privati i fondi del 2015. Insomma ora il Commissario Frattura si
rimangia la parola. Senza i soldi promessi, però, Fondazione rischia di non
raggiungere il pareggio di bilancio il
che vorrebbe dire chiudere e licenziare
quasi 500 persone. Del resto, anche
con quei soldi, con il taglio a valere
dall’anno prossimo, comunque l’ex
Cattolica ne uscirebbe con le ossa rotte
perché, con la maggior parte dei costi
di gestione fissi e intoccabili, il personale resterà l’unica voce da tagliare.
Ecco perché l’integrazione è l’unica
chance di salvezza per la Fondazione.
Per altro, anche dopo aver letto l’atto
aziendale che dà attuazione al riordino
della Sanità si capisce che la questione
legata al protocollo d’intesa dell’integrazione resta aperta.
Dunque, uno scenario complesso nel
quale sia il pubblico che il privato sono
scontenti e nel quale siamo costretti a
muoverci nonostante l’occultamento di
ogni documento. Tuttavia tutto torna se
azzardiamo una teoria: e se Frattura
stesse bluffando? E se il Commissario
avesse deciso di proposito di togliere
soldi a Fondazione per favorirne la
chiusura? Molti non sanno che Fondazione e Cattolica sono due cose diverse. In passato accadeva che la
Cattolica ripianava i debiti della Giovanni Paolo II. Ora pare che questo
equilibrio si sia rotto, ecco perché Fondazione rischia. Ma niente paura.
La Regione avrebbe già un Piano B. Lo
azzardiamo in attesa di conferme: può
darsi che Frattura stia intavolando un
accordo con l’Università Cattolica per
un più ampio processo di clinicizzazione degli ospedali? Potrebbe essere
questo il fulcro del suo progetto di integrazione pubblico-privato? Ma se
così fosse, che ruolo avrebbe l’Università degli Studi del Molise? Cosa
avrebbe da dire in merito il Magnifico
Rettore Gianmaria Palmieri che, per
altro, già si era detto disponibile al
connubio università-ospedale proprio
con Unimol? Insomma, non vorremmo
che ci sia questo progetto dietro ai contrasti tra il Commissario e i vertici di
Fondazione o che magari sia in corso
anche la battaglia per la governance del
nuovo soggetto derivante dalla fusione.
Anche l’atto aziendale appena pubblicato, nonostante preveda protocolli
d’intesa con la Facoltà di Medicina,
non sembra dare garanzie assolute a
Unimol di recitare da protagonista
sullo scacchiere della Sanità che va ridefinendosi.
Con questo taglio Frattura e il Direttore
della Salute, Marinella D’Innocenzo,
vorrebbero dimostrare che non propendono verso il privato, invece vogliono
solo togliere Fondazione di mezzo. A
questo aggiungiamo gli investimenti
per circa 36 milioni di euro previsti per
ristrutturare gli edifici della Fondazione da pescare nel bilancio pubblico:
un grande affare per chi avrà la fortuna
di eseguire i lavori. Alla luce di tutto
ciò diventa lecito chiedersi se il focus
di queste manovre è davvero una Sa-
nità di qualità.
Da sempre il MoVimento 5 Stelle lavora per una gestione pubblica ed efficiente della Sanità molisana, affiancata
da un’offerta privata complementare,
come previsto dal sistema sanitario.
Ma con la proposta di integrazione è di
questo che si sta parlando? Ovviamente no. Le origini del nostro scetticismo hanno natura anche
normativa. In Italia l’integrazione pubblico-privato è disciplinata dall’art. 9
bis del D.Lgs. 502/92 e prevede prescrizioni che la rendono complicata; di
fatti le esperienze realizzate nelle altre
regioni non lasciano ben sperare e per
altro si riferiscono più che altro a cure
di riabilitazione, socio-sanitarie o a
servizi diagnostici.
Dopo due anni e mezzo di ritardi legati
a queste beghe, quindi, se davvero si
dovesse percorrere questa strada tortuosa, ai molisani resteranno le macerie di una Sanità allo sbando, ridotta al
lumicino, che avrebbe avuto bisogno di
investimenti sulla medicina del territorio, non certo di ospedali chiusi. Restano zero riferimenti per il cittadino in
vaste aree della regione, liste di attesa
che hanno superato i limiti della decenza e l’inevitabile crescita di mobilità passiva, vuol dire che sempre più
spesso i molisani scelgono di curarsi
fuori regione.
In definitiva, non riusciamo a gioire
dei presunti successi di Frattura. Non
fosse altro perché l’unico aspetto importante mandato in archivio dalla sua
gestione è l’aver chiuso le posizioni
debitorie con i fornitori, indebitando
però i molisani per i prossimi 30 anni.
Movimento Cinque Stelle Molise
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22 dicembre 2016
Dopo il taglio del budget alle strutture sanitarie accreditate, il Centro di Campobasso
ha rappresentato la difficoltà gestionale avendo soldi in meno
Cattolica, oggi si decide il futuro
In seduta il Consiglio di amministrazione. Timori tra i dipendenti per la ventilata chiusura
CAMPOBASSO. Oggi, il Consiglio di amministrazione della
Fondazione Giovanni Paolo II
dovrà esprimersi sul futuro del
Centro sanitario accreditato
dopo il taglio del budget alle
strutture private del Molise. Un
taglio, per la Cattolica, di oltre
due milioni e mezzo di euro.
Cosa accadrà? Tra il personale
c’è ansia e preoccupazione dopo
la ventilata volontà di chiudere
qualora la Regione non avesse
corretto il tiro. Il presidente
Frattura è tornato a parlare di integrazione, per salvaguardare
Cardarelli e Cattolica, anche se
sulla questione budget non pare
intenzionato a fare marcia indietro.
Sulla questione della presenza
della Cattolica, oggi Fondazione
Giovanni Paolo II, non c’è stata
mai chiarezza dal punto di vista
della politica. La politica, nel
passato, ha sottovalutato i gravi
interrogativi che, pure, circolavano tra la gente e che attenevano: 1 - alle caratteristiche del
“Centro” della Cattolica, 2 - alla
incidenza
del
Centro
della Cattolica sui parametri
della struttura ospedaliera regionale, e 3 - alla “integrazione”
tra “Centro” e Ospedale di
Campobasso. Le perplessità
di Francesco Totaro
dell’opinione pubblica e degli
“addetti” non erano di poco
conto perché riguardavano le finalità per cui questa struttura era
approdata in Molise. Fermo restando quanto denunciato,
ormai, da anni, c’è la necessità
di integrare le due strutture sanitarie che oggi operano a Tappino: il Cardarelli e la Cattolica.
Un’integrazione capace, tra l’altro, di dare vita a quella struttura
di Policlinico che nessuno ha
mai voluto nel passato e che
oggi dovrebbe diventare realtà
per la presenza della Facoltà di
medicina. Attorno a questo concetto che noi abbiamo svilup-
pato l’idea della Città della Salute. Un’occasione unica e storica per assicurare qualità nelle
prestazioni, servizi completi ai
pazienti e occupazione e sviluppo per il Capoluogo regionale che oggi langue. Del resto,
la struttura della Cattolica è nata
grazie all’intervento straordinario nel Mezzogiorno e con un
protocollo tra i ministeri della
Sanità e della Ricerca scientifica. Di fatto, si tratta di una
struttura pubblica. Con alcuni
accorgimenti e la realizzazione
di un altro piccolo blocco alla sinistra dell’ingresso principale,
consentirebbe il pieno trasferi-
mento dei reparti
dell’ospedale Cardarelli in un corpo
fabbricato per i
297 posti letto che
questo dovrebbe
continuare a gestire in piena autonomia funzionale.
I servizi di camere
operatorie e sale
parto sarebbero
comuni alle due
strutture e il Centro medico resterebbe nel corpo
fabbricato
nel
quale già oggi
opera. Un corpo
unico con due distinte e autonome funzionalità tali da garantire l’unicità degli interventi in
spazi raccolti e dediti anche alla
ricerca. A pochi metri, poi, insistono altre strutture che potrebbero essere utilizzate come
strutture di ricettività alberghiere, a poco costo, per i parenti dei ricoverati che vengono
da fuori regione o da paesi distanti dal Capoluogo. E’ un’idea
sulla quale lavorare, è un’idea
che potrebbe stravolgere il significato della stessa sanità
come fino ad oggi l’abbiamo conosciuta. Ben consci, però, che
il valore di un’idea sta nel metterla in pratica. Del resto, il
CIPE volle sottolineare che il
“Centro della
Cattolica”,
anche se non nasceva in funzione della piccola popolazione
molisana, ma in funzione di un
bacino interregionale con diversi
milioni di utenti, aveva la finalità di costituire “un volano di
sviluppo e di occupazione indotta oltre che diretta” per il
Molise, dando un contributo significativo allo sviluppo socio
economico regionale, oltre a
promuovere un salto di qualità
della struttura sanitaria regionale, che al contatto con un
presidio di ricerca di rilievo internazionale, avrebbe potuto,
primo, più agevolmente soddisfare l’esigenza di una più severa e selettiva formazione del
suo personale medico; e, secondo, realizzare un più facile
accesso delle popolazioni molisane, per alcune patologie, ad
una sanità di eccellenza. contribuendo cosi a ridurre il massiccio flusso di migrazione verso
strutture sanitarie di altre regioni”. Perchè, allora, non tornare alle origini e ricostruire un
percorso capace di essere, per
davvero, vicino al cittadino-paziente?
Il Vietri casa di cura, il San Timoteo un hub,
la sanità in basso Molise è stata distrutta
Programma operativo straordinario
(Pos) 2015-2018 per il rientro dal
disavanzo sanitario, il ‘Vietri’ di
Larino diventa ospedale di comunità, viene inaugurata un’unità di degenza
infermieristica, il San Timoteo è solo un
ramo dell’Hub del Cardarelli. Tali provvedimenti, in ultima analisi, confermano
la nostra tesi, ossia nell’ambito dell’offerta sanitaria regionale il basso Molise
esce fortemente ridimensionato, penalizzato rispetto alla nuova mappa sanitaria
regionale (contenuta nell’atto aziendale)
che vede il centro e l’alto Molise far da
padrone con ben tre ospedali pubblici (il
Cardarelli, il Veneziale e il Caracciolo di
Agnone) e ben 5 strutture private accreditate: Villa Maria a Campobasso, Villa
Esther a Bojano, la Gea Medica di Isernia, il Neuromed a Pozzilli e la Fondazione Giovanni Paolo II a Campobasso.
Una scelta, quella definita dal Governatore e commissario ad acta per la sanità,
Paolo Frattura che, ribadiamo, penalizza
ulteriormente il territorio bassomolisano
e che potrebbe creare disagi ulteriori per
la popolazione su di una materia così importante come la salute.
Come rappresentante di questo territorio
sento il dovere, prima ancora che politico,
morale di oppormi a tale riconversione e
lo farò nelle sedi opportune come la
quarta commissione consiliare e in consiglio stesso, in quanto questo territorio,
peraltro privo anche di una sanità privata
(ricordo la mia proposta di trasferire nel
complesso ospedaliero frentano la Fondazione Giovanni Paolo II) si troverà
nelle condizioni di non poter soddisfare
al meglio la richiesta di assistenza della
popolazione soprattutto riguardo alle acuzie. Infatti, in funzione della riconversione al Vietri, come al ‘Santissimo
Rosario’ di Venafro, non saranno più erogate prestazioni di assistenza ospedaliera
per le acuzie, e vi saranno soltanto ricoveri temporanei per quei pazienti per i
quali non sia rappresentabile un percorso
di assistenza domiciliare. Pur favorevoli
all’apertura al Vietri della nuova Unità a
Degenza infermieristica gestita da infermieri 24 ore su 24, non possiamo non rimarcare come l’ospedale frentano era da
considerare fiore all’occhiello della sanità
molisana e la sua interazione con il San
Timoteo di Termoli riusciva a garantire
risposte sanitarie di efficienza e di efficacia. Così come riconvertito determinerà
che per questa parte di Molise esisterà un
solo ospedale pubblico, il San Timoteo di
Termoli, che si troverà a dover dare,
come del resto sta già accadendo, risposte
sanitarie ad una popolazione che rappresenta un terzo di quella molisana, con il
rischio concreto di creare lunghe liste di
attesa inconciliabili con le esigenze di assistenza specie durante i mesi estivi
quando la popolazione cresce in maniera
esponenziale. A differenza del resto della
popolazione molisana che, come detto,
può contare su tre ospedali pubblici e 5
strutture private accreditate.
La riconversione del ‘Vietri’, l’aver trasformato il San Timoteo in un semplice
ramo della sanità regionale rappresenta
davvero un’ulteriore mannaia sulla stessa
economia della zona. Se vogliamo che
quest’area guardi al futuro dobbiamo
darle garanzie diverse, operare riconversioni che diano speranze e non che, al
contrario, provochino ulteriori ridimensionamenti, con il rischio crescente di vedere la popolazione scegliere l’offerta
sanitaria addirittura di altre regioni piuttosto che quella molisana.
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