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Natale…
ne vale la pena
Osservavo, in questi giorni, aspettando Natale, l’immagine della “natività “ che è stata preparata sotto l’altare
della celebrazione nella nostra chiesa: Maria e Giuseppe, il bue e l’asino… in attesa che sia messa la statua di
Gesù bambino alla messa di mezzanotte.
Mi sono soffermato a guardare le figure di Maria e Giuseppe: in ginocchio, rivolti alla culla di paglia ancora vuota,
con le mani giunte, un po’ chinati, in segno di adorazione del loro Gesù… il loro figlio… no! Il figlio di Dio
generato da lei ma non da Giuseppe.
Sono stato preso da un sentimento di grande tenerezza per questa “strana coppia”. Strana perché Dio l’ha resa
tale. Fosse stato per loro, avevano già preso l’impegno reciproco di vivere insieme, di formare una loro famiglia.
Avevano fatto una scelta vocazionale: il matrimonio e la famiglia. Ma poi è arrivato l’angelo con un messaggio che
li ha sconvolti. Hanno dovuto ripensarci. La storia la conosciamo: l’abbiamo ascoltata dal Vangelo di Luca, l’8
dicembre scorso, e da Matteo domenica 18 dicembre.
La posizione in cui sono raffigurati – in ginocchio, con le mani giunte, rivolti alla strana culla del figlio – non la
sento vera. Almeno di primo acchito. Come facevano ad essere così belli, puliti, sereni, pii, quasi angelici?
Venivano da un lungo viaggio, e tanto faticoso! Un viaggio che non avevano voluto, ma che erano costretti a fare
per soddisfare il desiderio di “contare e contarsi” dell’imperatore di Roma.
Non solo: ho provato ad immaginare i loro pensieri, le loro preoccupazioni… sì, va bene, Dio aveva detto, con la
voce dell’angelo, “penso a tutto io”, ma un parto è pur sempre un avvenimento difficile e pericoloso… E non sei
a casa tua. Non hai punti e persone di riferimento…
Pensando alla loro santità e grandezza spirituale, ma anche alla loro umanità, credo che si tenessero per mano,
che si scambiassero qualche coccola in un momento così, anche un tenero abbraccio osservando quel figlio che
non gli apparteneva del tutto. Non posso pensare che non si siano scambiati qualche bacio. Dopotutto erano
promessi sposi, ed ambedue “giusti”, di quella giustizia che significa cercare la volontà di Dio e impegnarsi a
realizzarla. Insomma, non me li vedo in ginocchio, con le mani giunte!
O forse sì, a pensarci meglio forse sì. Quel figlio che veniva direttamente da Dio aveva stravolto le loro vite e il
progetto che avevano sognato di realizzare. A causa di quel figlio erano
andati in crisi. La loro fede e “giustizia” avevano vacillato. Avrebbero
voluto ribellarsi alla voce dell’angelo. Soprattutto Giuseppe che vedeva
ingrossare quel ventre… non riuscivano a capire perché proprio loro.
Come sarebbe andata a finire?
Nel presepio sono in atteggiamento di contemplazione ed adorazione.
Mi piace pensare che non guardassero sempre Gesù, ma che, ogni
tanto, incrociassero i loro occhi, accennassero ad un sorriso e,
sottovoce, per non disturbare o svegliare Gesù, si siano sussurrati:
“Maria”, ”Giuseppe”… “valeva proprio la pena di essere scombussolati
da Dio... Valeva la pena andare in crisi… Valeva la pena piangere… è
valsa la pena dire di sì a Dio… vero?”.
Con Maria e Giuseppe attendo anch’io che arrivi Gesù. Attendo con loro il Natale e spero di viverlo con loro, con i
loro sentimenti, con la loro emozione, con la loro consapevolezza, con la loro fede… e con i loro dubbi e
perplessità. Gesù verrà anche per me e per voi e butterà per aria i nostri progetti, le nostre convinzioni, le nostre
certezze, le nostre abitudini. Ma spero proprio – e voglio crederlo e viverlo – che anch’io, anche noi possiamo
sussurrare “ne valeva proprio la pena”.
Auguri, cari fratelli e sorelle!
Auguri di Buon Natale.
Che sia un Natale simile a quello
di Maria e Giuseppe!