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News da Orizzonte Scuola

La scuola in un click URL: http://www.orizzontescuola.it

Aggiornato: 54 sec fa

Sabrina Bono nuovo Capo di Gabinetto del Miur, Finas: segnale di cambiamento

17 min 40 sec fa L’esperienza maturata dalla Bono negli anni in tema di trasparenza e anticorruzione è un segnale di cambiamento importante.” Queste le parole di Vittorio Di Vincenzo Presidente Nazionale Finas Vittorio Di Vincenzo

CLIL, perché non renderne facoltativa l’applicazione?

23 min 8 sec fa Ricordiamo che la metodologia CLIL è stata introdotta dai decreti 88/2010 e 89/10, che prevedono l’insegnamento di una disciplina non linguistica (DNL) in una lingua straniera nell’ultimo anno dei Licei e degli Istituti Tecnici e di due discipline non linguistiche in lingua straniera nei Licei Linguistici.

Il monte ore della disciplina da insegnare in lingua straniera è passato dal 100% al 50%, come possiamo leggere nela circolare Miur n. 240/2013. Questo perché il Ministero si è reso conto delle difficoltà riscontrate nell’applicazione della normativa.

Le diffocoltà sono svariate e di varia natura: docenti non formati; mancanza di dati sulle scuole con docenti di DNL con livello C1 (quello richiesto dalla normativa) e dell’efficacia delle azioni svolte, ossia dei vantaggi derivanti per gli alunni; scuole che non realizzano l’insegnamento in

lingua straniera di una DNL secondo il monte ore previsto (50%), ma che si limitano a svolgere dei moduli pluridisciplinari.

Il problema principale risiede nel fatto che i docenti non sono stati formati, per cui si rischia di rendere sterile la nuova metodoligia che, laddove applicata, diventa un adempimento burocratico. Tale modo di procede non solo non è efficace, ma può essere controproducente.

Considerati i suddetti problemi, Scuola24 avanza la proposta sopra citata, ossia rendere facoltativa l’applicazione della metodologia CLIL, in modo che la stessa venga applicata in quelle scuole in cui vi sono le risorse necessarie.

Mobilità insegnanti. Stare lontani da casa peggiora condizioni fisiche e impone esborsi economici, giudice ordina trasferimento ad una sede di lavoro più vicina

1 ora 7 min fa Ancora una causa vinta contro l’algoritmo della mobilità docenti 2016.

Il Tribunale di Foggia con la sentenza n°8933/2016 del 21 dicembre scorso a firma del Giudice del Lavoro dott.ssa Roberta Lucchetti, ha dato ragione ad una docente della scuola secondaria di 1°originaria della provincia di Lecce, rappresentata e difesa dagli avvocati Graziangela Berloco e Gianluigi Giannuzzi Cardone, obbligata a trasferirsi a Cerignola (Foggia) pur di non perdere il posto di lavoro atteso e conquistato dopo anni di ulteriori sacrifici.

La sentenza costituisce un particolare precedente giurisprudenziale, poichè nel corso di un giudizio ordinario la ricorrente ha deciso di richiedere anche un ricorso cautelare d’urgenza, in considerazione del peggioramento delle sue condizioni fisiche dovute all’aumento dello stato di disagio causato dalla lontananza da casa stabilita in maniera illecita, e lo ha vinto.

Il Giudice del Lavoro ha ordinato al MIUR di trasferire la docente ricorrente ad una sede di lavoro più vicina rispetto a quella in cui l’aveva relegata.

Per il giudice “tali conseguenze pregiudizievoli, lesive di prerogative e diritti costituzionalmente tutelati, sono adeguatamente evitabili con un provvedimento di natura cautelare idoneo a preservare il diritto invocato, verosimilmente sussistente, durante il tempo necessario a farlo valere in maniera ordinaria (cit. sentenza)”

Concorso studenti “Il peso delle idee”, iscrizioni entro il 5 febbraio

2 ore 19 min fa Il Concorso è rivolto a tutte le classi delle Scuole d’Infanzia, Primarie, Secondarie di I e II grado.

La partecipazione è per classi, ognuna delle quali lavorerà sotto la supervisione di un

insegnante coordinatore e dovrà presentare un elaborato UNICO.

Il tema del Concorso ruota attorno all’acqua, nei vari aspetti che la contraddistinguono.

Per partecipare è necessario compilare la cartolina di iscrizione e spedirla per posta, fax o per e-mail (indicando tutti i dati richiesti nella cartolina) al seguente indirizzo: UFFICI MUSEO DELLA BILANCIA, Piazza Vittorio Emanuele II, 1 c/o Municipio 41011 CAMPOGALLIANO (MO) – fax 059 899422 – e-mail: [email protected]

Le domande di partecipazione devono essere inoltrate entro il 5 febbraio 2017.

Regolamento e cartolina partecipazione

Miur, Sabrina Bono nuovo Capo di Gabinetto

2 ore 37 min fa Quarantacinque anni, avvocato, laureata in Giurisprudenza e in Scienze Politiche, la Dott.ssa Bono, direttore generale di ruolo del Miur, ha già ricoperto al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca gli incarichi di Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, dal 2013 ad oggi, e di Vice Capo di Gabinetto Vicario, dal 2008 al 2013. Dal 2006 al 2008 è stata Vice Capo di Gabinetto del Ministero delle Comunicazioni.

Alla nuova Capo di Gabinetto vanno i “Migliori auguri di buon lavoro” della Ministra Valeria Fedeli.

“La profonda conoscenza della macchina amministrativa della nuova Capo di Gabinetto – sottolinea Fedeli – la sua esperienza pregressa, in questo e in altri Ministeri, saranno importanti per portare avanti il lavoro di innovazione avviato dal Miur nei settori di competenza. Lo saranno soprattutto in questa fase in cui dovremo verificare l’impatto delle riforme per valorizzarne i punti qualificanti e superare le criticità emerse, mettendo al centro la partecipazione di tutti i soggetti che devono attuare le trasformazioni e i cambiamenti in corso”.

Roma, 28 dicembre 2016

Mobilità. Anief, oggi riprende confronto Miur-sindacati: si torni alle graduatorie

2 ore 56 min fa A partire dalla mobilità del personale, per la quale sarebbe importante giungere alla stipula di un contratto nazionale annuale: un tema che, con l’approvazione della Legge 107/15, si è spostato al centro dell’attenzione pubblica e di comparto. A tenere banco, da mesi, sono infatti le più che discutibili e discriminatorie modalità di assegnazione dei docenti agli ambiti territoriali

e di gestione della chiamata diretta, come previsto dai commi 70 e 80 della “Buona Scuola”.

Dopo aver decretato precario anche il personale di ruolo, progressivamente destinato a perdere la titolarità su scuola per assumere lo status di insegnante “transumante”, costretto ogni tre anni a rifare le valigie, ha destato scalpore la “chiamata diretta” così come introdotta dalla Legge 107/2015: il piano di assunzioni straordinario ha, infatti, immesso in ruolo personale non sempre richiesto dalle scuole, con la mobilità a domanda e d’ufficio effettuata per ambiti territoriali e all’obbligo di pubblicazione del bando non ha fatto seguito nessun obbligo di assunzione. Pertanto, la chiamata diretta si è rivelato uno strumento non richiesto a priori, non utilizzato al presente e poco utilizzabile in futuro per mancanza delle professionalità richieste.

Anief ritiene, quindi, importante tornare alla precedente modalità regolamentare gestita attraverso criteri oggettivi quale il possesso di titoli culturali e di servizio: le graduatorie, siano esse di docenti di ruolo o di docenti precari, non si formano, infatti, mai a caso ma sulla base del computo di titoli, corsi di formazione e aggiornamento, progetti, abilitazioni, specializzazioni e servizio svolto. Tentare di “scardinare” questo sistema equo e controllabile, cui tutti vogliono tornare, a partire dagli stessi insegnanti, per imporne un altro a dir poco discutibile, antidemocratico e anticostituzionale, è stato un gravissimo errore che un sindacato che si vuole porre a tutela dei diritti dei lavoratori della scuola non può accettare. Migliaia di docenti, inoltre, verranno sottoposti al giudizio di Dirigenti scolastici spesso non in grado di comprenderne appieno le capacità e le competenze dalla presentazione di un mero curriculum. Lasciare che sia il dirigente, dunque, a selezionare il personale scolastico, risulta un’operazione vacua e inutile se non determinata dal preciso scopo di minare la libertà di insegnamento costituzionalmente garantito e mortificare la professionalità dei docenti.

“Si tratta di motivi più che validi per chiedere la soppressione della selezione decisa dai Dirigenti scolastici – afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – e per tornare il prima possibile alle graduatorie che, formandosi attraverso titoli conseguiti e servizi svolti, alla fine vanno per forza di cose, nel 99 per cento dei casi, a portare dietro la cattedra il personale docente più meritevole. La chiamata diretta si è rivelata, invece, nell’anno passato, uno strumento di reclutamento non richiesto, poco utilizzato e poco affine alle necessità legate all’autonomia scolastica, rivelatosi altresì focolaio di tensioni sindacali ed emotive”.

Tre le richieste del sindacato, sempre in tema di mobilità del personale scolastico, vi è poi quella di abolire il vincolo di permanenza per un triennio nella provincia di immissione in ruolo, unitamente a qualsiasi vincolo che riduca e mortifichi il diritto costituzionalmente garantito del lavoratore alla libera circolazione sull’intero territorio nazionale. Il sindacato richiede, inoltre, di riconoscere da subito e integralmente il servizio pre-ruolo (non solo i primi 4 anni), sia ai fini della carriera sia per la mobilità professionale, cancellando così una volta per tutte, la cosiddetta “temporizzazione” della carriera”: tale riconoscimento integrale dovrebbe, poi, essere esteso all’eventuale servizio svolto nelle scuole paritarie. Urge, infine, la presa d’atto, in seno all’amministrazione scolastica, della necessità di un’armonizzazione della normativa di settore volta al riconoscimento dell’utilità del servizio svolto durante il periodo di precariato ai fini del raggiungimento del quinquennio di permanenza su posti di sostegno.

“Al Miur devono comprendere che il servizio svolto con contratti di lavoro a tempo determinato ha la stessa valenza di quello svolto da chi è di ruolo. Questo vale – continua Pacifico – sia ai fini della carriera, sia ai fini del riconoscimento dell’anzianità di servizio anche durante il periodo

di precariato, sia ai fini dei diritti, contrattualmente regolati, alla fruizione di ferie, permessi retribuiti e qualsiasi altro diritto riconosciuto al personale di ruolo e non attribuito ai lavoratori per il solo fatto di svolgere o avere svolto la propria attività con contratti a tempo determinato”.

“Occorre, poi, attuare una riforma della normativa di settore sulla mobilità scolastica, a partire dall’abolizione del vincolo di permanenza per un triennio nella provincia di immissione in ruolo. Si tratta di provvedimenti urgenti che non possono attendere: la mobilità professionale non è, infatti, un problema a patto che – conclude il sindacalista Anief-Cisal – si consenta la libera circolazione sul territorio e si garantisca sempre il ricongiungimento, qualora vi fossero le condizioni, alla propria famiglia”.

Coord. Naz. TFA. Chiediamo un confronto con il ministro su reclutamento e concorso

3 ore 10 min fa Ora, i nostri associati, il cui supporto è fondamentale per le nostre iniziative, sono i primi ad essere contrari alla strumentalizzazione di certe polemiche, anche quando si avrebbe tutto il diritto di farlo. Certo, non abbiamo potuto restare insensibili alle parole con cui il Ministro Poletti ha offeso la nostra meglio gioventù, costretta a emigrare per valorizzare il titolo di studio, e a cui rivolgiamo la nostra vicinanza fraterna. Quanto invece alla polemica che l’ha riguardata, lo diciamo subito: la storia dell’ “infortunio lessicale” non ci ha convinto, ma vogliamo crederle sulla parola, in particolare quando afferma che la sua esperienza di lavoratrice e di sindacalista sarà preziosa nel portare avanti un lavoro delicatissimo e che richiede, come lei ha detto, quella disponibilità al dialogo e all’ascolto che non sempre ha contraddistinto i suoi predecessori.

Proprio per questo, siamo convinti che lei sappia benissimo chi sono gli abilitati TFA. E cioè quei lavoratori professionisti e qualificati che lo Stato ha prima selezionato (attraverso un concorso in tre fasi) e poi formato (con tirocinio annuale più esame conclusivo), proseguendo l’esperienza della SSIS terminata nel 2008. E tuttavia, a differenza dei cugini e colleghi “sissini”, per molti “tieffini” il conseguimento dell’abilitazione – paragonata, con dubbia scelta lessicale, a una “patente” – non ha garantito la “pari opportunità” del diritto all’assunzione, ma la partecipazione a un secondo e ulteriore concorso, in cui molti di loro si sono visti respinti.

A ragione o a torto? Abbiamo manifestato più volte le nostre perplessità riguardo alla gestione dell’ultimo “concorsone”, trovando conferma anche nei pareri di alcuni esponenti della maggioranza, nonché in quelli di molti colleghi, studiosi e intellettuali. Da mesi, inoltre, abbiamo richiesto delle informazioni più specifiche in merito alla “disciplina transitoria” con cui si intende tutelare – così almeno ci è stato detto – il destino professionale degli abilitati nel passaggio al nuovo sistema di reclutamento. Eppure, da quanto ci risulta, nell’ultimo incontro tra il MIUR e i sindacati la discussione di questo punto fondamentale è stata rimandata a data da destinarsi, lasciando ancora nel limbo quanti resteranno in attesa di un verdetto sul loro futuro.

Oltre a questo, vorremmo farle presente la situazione di chi invece questo doppio concorso lo ha superato, risultando tra i vincitori o tra gli idonei. Al momento, non ci è stata fornita alcuna garanzia che una eventuale deroga alla mobilità non comprometta – in particolare al Sud – le

possibilità di assunzione nel triennio dalle GM. Abbiamo fiducia che anche in questo caso una soluzione verrà trovata, nel rispetto del diritto acquisito da chi appunto ha vinto non uno ma ben due concorsi.

Tra i vincitori vorremmo inserire, non solo a titolo simbolico, gli idonei che non sono rientrati nel limite del 10%, vero e proprio unicum nella storia dei concorsi scolastici. Per questi idonei “fantasma” l’unica prospettiva è al momento il rinvio a un ipotetico e paradossale terzo concorso, senza neppure – ci teniamo a ricordarlo – la pari opportunità di un doppio canale che dovrebbe riguardare non solo gli idonei, ma tutti i tieffini.

Come si può vedere, le questioni sul tavolo sono molte. Da parte nostra, siamo convinti che si possa finalmente arrivare a un dialogo costruttivo e, pertanto, cogliamo l’occasione per invitarla a confrontarsi con noi. Ma, soprattutto, ci auguriamo che si abbia davvero quel cambiamento di stile da lei annunciato. Non vorremmo più sentire, da parte di un Ministro, parole come quelle con cui si è definito il nostro percorso una “fabbrica di illusioni”. In fondo, se un errore lo abbiamo commesso, è stato quello di confidare nello Stato.

La Presidente Prof.ssa Sara Piersantelli

Mobilità. I Nastrini Rossi di Napoli chiedono una deroga al vincolo triennale

3 ore 29 min fa La richiesta è stata ribadita da altri gruppi dello stesso movimento, in particolare in Puglia, con i sit in dei giorni scorsi.

Tale richiesta potrebbe essere accolta nel prossimo contratto sulla mobilità, relativamente al quale oggi si incontreranno Amministrazione e sindacati.

“Dal primo settembre – spiega la portavoce dei Nastrini rossi pugliesi, Francesca Marsico – dovremmo partire tutti”, per questo i Nastrini Rossi chiedono alla Fedeli “di ripristinare equità e giustizia attraverso la deroga al vincolo sia per il trasferimento che per la possibilità di produrre domanda di assegnazione provvisoria nel prossimo anno scolastico”

Notifica per pubblici proclami disposta dal Tribunale di Milano Sezione lavoro proc. 12691/2016 RGL – G.L. Dott.ssa Bertoli, udienza del 24.2.2017 ore 12,00

3 ore 38 min fa

Parti: Frondella Patrizia c/ Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; USR Lombardia; USR Emilia Romagna, USR Campania.

Con ricorso ex art. 700 cpc la sig.ra Frondella Patrizia ha chiesto che fosse accertato il suo diritto all’assegnazione in altra sede tra quelle indicate secondo l’ordine di preferenza degli ambiti (in primis quelli della Regione Campania) e delle Province riportate nella proposta domanda di mobilità o comunque in quelli dell’ambito di immissione in ruolo.

Nella procedura sono coinvolti i possibili controinteressati, individuabili in tutti i docenti che nell’ambito della mobilità straordinaria nazionale 2016/17 hanno ottenuto, nella classe “Scuola primaria – posto comune” assegnazione di sede di insegnamento negli Ambiti della Regione Campania ovvero in quelli della Regione Lazio e Emilia Romagna con punteggio inferiore a 21 Maggiori informazioni sul presente giudizio sono reperibili sul sito internet istituzionale del MIUR e sul sito internet istituzionale del Tribunale di Milano.

Lusciano, 21 dicembre 2016 Avv. Maddalena Carusone Scarica documenti

Organico autonomia 2017/18, dai posti comuni a quelli di potenziamento e sostegno: ipotesi e previsioni

3 ore 45 min fa Le operazioni di determinazione degli organici si avviano annualmente subito dopo la conclusione delle iscrizioni degli alunni che, per l’anno scolastico 2017/18, sono previste dal 16 gennaio al 6 febbraio 2017. Ma quest’anno si procederà in maniera diversa rispetto agli anni scolastici precedenti.

Il Ministro dell’Istruzione d’intesa con il Ministro dell’Economia e delle Finanze e con il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione ha emanato, in data 29 aprile 2016, un Decreto Interministeriale, trasmesso con nota n. 11729 del 29-04-2016, con le consistenze delle dotazioni organiche nazionali e regionali valevoli per gli anni scolastici 2016/17, 2017/18 e 2018/19. Il decreto ha tenuto conto del numero di alunni risultanti dall’organico di fatto 2015/16, della previsione della popolazione scolastica riferita al periodo 2016/2019, dell’andamento delle serie storiche della scolarità degli ultimi anni e dei criteri previsti dai commi 2 e 3 dell’art. 2 del DPR 81/2009 (esigenze degli alunni disabili e degli alunni di cittadinanza non italiana, densità demografica delle varie province, distribuzione della popolazione tra i comuni di ogni provincia, caratteristiche geo-morfologiche dei territori e condizioni socio-economiche e di disagio delle diverse realtà).

Successivamente i Direttori degli Uffici Scolastici Regionali hanno provveduto alla ripartizione delle consistenze organiche tra le province di competenza.

Infine le dotazioni organiche di Istituto, comprensive dei posti di potenziamento, per l’anno scolastico 2016/17, sono state definite dal Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale, su proposta dei Dirigenti delle istituzioni scolastiche delle provincia di competenza, nel limite dell’organico provinciale assegnato. A tal fine, i Dirigenti scolastici hanno rappresentato le esigenze indicate nei Piani Triennali dell’Offerta Formativa garantendo che, in base all’andamento della popolazione scolastica degli ultimi anni, dei dati desumibili dall’anagrafe degli alunni, nonché di altri elementi in possesso, la previsione fosse rispondente alle reali esigenze dell’Istituzione scolastica.

Da questo anno, quindi, c’è il PTOF (Piano Triennale dell’Offerta normativa) che definisce il fabbisogno, per le Istituzioni scolastiche, di risorse umane e materiali per un triennio e, per la prima volta, il Decreto Interministeriale sugli organici 2016/2017 ha previsto l’organico dell’autonomia triennale per gli anni scolastici 2016/17, 2017/18 e 2018/19, costituito da posti comuni, di sostegno e per il potenziamento dell’Offerta Formativa in virtù dei commi dal 63 al 69 della legge 107/2015.

Pertanto per l’anno scolastico 2017/18 e anche per il successivo 2018/19, il MIUR con il MEF e la Funzione Pubblica non emaneranno il consueto Decreto Interministeriale con le consistenze delle dotazioni organiche nazionali e regionali.

Resta tutto cristallizzato e gli organici regionali, determinati per l’anno scolastico 2016/17, resteranno validi per il prossimo anno scolastico 2017/18 e per il successivo 2018/19. E’ questo quello che si evince leggendo con attenzione i commi dal 63 al 69 della legge 107.

Il comma 63 stabilisce che l’organico dell’autonomia, costituito da posti comuni, da posti di sostegno e da posti di potenziamento, deve poter garantire tutte le attività per le finalità proprie delle Istituzioni scolastiche; il comma 64 prevede che l’organico dell’autonomia, su base regionale, sia determinato, con cadenza triennale, da decreti interministeriali del MIUR di concerto con MEF e Funzione Pubblica; il comma 65 stabilisce i criteri per la determinazione dell’organico dell’autonomia su base regionale e dispone che la copertura dei posti vacanti e disponibili deve essere assicurata dal personale della dotazione organica dell’autonomia; il comma 66 stabilisce che i ruoli del personale docente sono regionali, articolati in ambiti territoriali senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica (comma 67); il comma 68 disciplina la determinazione dell’organico dell’autonomia su base territoriale a cura degli Uffici Scolastici Regionali; infine il comma 69 recita: “All’esclusivo scopo di far fronte ad esigenze di personale ulteriori rispetto a quelle soddisfatte dall’organico dell’autonomia, ad esclusione dei posti di sostegno in deroga, è costituito annualmente con decreto del MIUR, di concerto con il MEF, un ulteriore contingente di posti non facenti parte dell’organico dell’autonomia né disponibili, per il personale a tempo indeterminato, per operazioni di mobilità o assunzioni in ruolo. Alla copertura di tali posti si provvede a valere sulle graduatorie di personale aspirante alla stipula di contratti a tempo determinato previste dalla normativa vigente ovvero mediante l’impiego di personale a tempo indeterminato con provvedimenti aventi efficacia limitatamente ad un solo anno scolastico”.

Vediamo, in ipotesi, come sarà determinato e gestito l’organico 2017/18 a livello territoriale e di Istituzione scolastica, se non intervengono correttivi della legge 107 sulla mobilità, sulla titolarità di ambito e sulla chiamata diretta dei docenti da parte dei Dirigenti scolastici.

In base al comma 64 della legge 107 quest’anno non ci sarà il consueto Decreto Interministeriale con le consistenze organiche nazionali e regionali e rimarrà valido il Decreto del 29 aprile 2016 con la tabella G di riepilogo dell’organico dell’autonomia regione per regione, qui di seguito riportata:

Tabella G

Riepilogo delle dotazioni organiche dell’autonomia triennio 2016-2018 I Direttori degli Uffici Scolastici Regionali provvederanno, quindi, alla ripartizione delle consistenze organiche tra gli ambiti territoriali di competenza, tenendo presente l’organico di fatto 2016/17 e operando anche compensazioni tra le dotazioni organiche dei posti comuni dei vari ordini e gradi di istruzione, nel rispetto della dotazione organica regionale.

Sarà cura, poi, dei Dirigenti degli Uffici Scolastici Territoriali: – vagliare le proposte di organico dei posti comuni e di sostegno delle Istituzioni scolastiche approntate sul SIDI dai Dirigenti scolastici, sulla base delle iscrizioni degli alunni, – procedere alle opportune verifiche e controlli nonché alla eventuale attivazione di interventi modificativi delle previsioni effettuate dalle singole istituzioni scolastiche, – assegnare e/o integrare alle Istituzioni scolastiche i posti di potenziamento e rendere definitivi i dati al SIDI.

I posti di potenziamento da assegnare e/o integrare alle Istituzioni scolastiche per il prossimo anno scolastico dovrebbero essere più congrui alle richieste delle scuole rispetto a quelli assegnati in questo anno scolastico.

L’organico dell’autonomia delle Istituzioni scolastiche deve poter garantire, a norma del comma 65 della legge 107, la copertura dei posti resi vacanti e disponibili dalle cessazioni del servizio o da altre cause. La copertura si realizzerà attraverso la chiamata diretta da parte dei Dirigenti scolastici, o assegnazione d’ufficio, di docenti con titolarità su ambito per – immissione in ruolo, – per trasferimento, – per soprannumerarietà, – per esubero.

Nel caso in cui l’organico dell’autonomia non fosse in grado di garantire ulteriori esigenze di personale è previsto, come abbiamo già detto, dal comma 69 della legge 107, che il MIUR e il MEF, attraverso un apposito decreto, istituiscano posti aggiuntivi, ma non in organico, destinati solo alle supplenze e alla mobilità annuale. I posti di sostegno in deroga saranno comunque garantiti.

Sparisce definitivamente l’organico di fatto e all’inizio delle lezioni del prossimo anno scolastico le Istituzioni scolastiche dovrebbero essere in grado di garantirne il regolare svolgimento, con tutto il corpo docente al completo.

Carlo Nesta SNALS Brindisi

Addio chiamata diretta? Oggi ci provano i sindacati

4 ore 36 min fa Addio alla chiamata diretta e passaggio dei docenti da scuola a scuola, sia per la mobilità

provinciale che interprovinciale. Quindi i docenti, se tutto andrà in porto, potranno presentare domanda da scuola a scuola.

Sarà possibile? Vedremo fino a che punto il Ministero accoglierà le richieste dei sindacati e soprattutto fino a dove si riuscirà a spingere il contratto. Ricordiamo, infatti, che la legge 107 parla esplicitamente di ambiti territoriali e di scelta dei docenti da parte dei dirigenti.

Un meccanismo che lo scorso anno ha mostrato tutti i suoi limiti e che non è stato gradito dai sindacati e da molti docenti coinvolti e che vogliono far domanda di mobilità.

Se da un lato i posti disponibili hanno concesso lo scorso anno (ricordiamo che la mobilità contava sul 100% dei posti liberi) ai docenti di avere una certa libertà di scelta, dall’altro alcuni dirigenti sono riusciti a dare il peggio di sé contravvenendo alle indicazioni date dal Ministero e istituendo delle modalità a dir poco creative. Basti pensare ai dirigenti che richiedevano video a figura intera o quanti hanno istituito una vera e propria commissione concorsuale.

Edilizia scolastica. La Provincia di Caserta chiede aiuto: a rischio chiusura dal 1 gennaio le sue scuole superiori

5 ore 46 min fa La decisione si aggiunge anche alla situazione critica di alcune scuole che sono costrette a fare turni pomeridiani perché non sono stati rinnovati i fitti delle succursali.

Sono 93 le scuole in provincia che avrebbero bisogno di adeguamenti antisismici e di prevenzione degli incendi: dal prossimo 1 gennaio saranno fuori legge e se ne dovrà disporre la chiusura.

La provincia di Caserta è inoltre debitrice nei confronti dello Stato di più di 41 milioni di euro, insieme ad altre cifre che portano il totale a circa 72 milioni, e molti sono stati gli interventi parlamentari per chiedere, nella legge di Stabilità del 2017, una riduzione del contributo richiesto, ma senza risultato.

La Provincia ha pertanto chiesto ai Comuni della zona, proprietari di edifici a norma, di metterli a disposizione per permettere la didattica degli studenti delle scuole superiori casertane.

A Torino nasce a settembre una scuola innovativa: niente compiti, niente zaino, niente voti

6 ore 14 min fa Si chiamerà “La scuola possibile” e partirà a settembre. È un istituto privato che nasce da un’idea di Laura Milani, direttore e “ceo” dello Iaad, l’Istituto di arti applicate e design. Ne parla “Repubblica”

L’idea base è che “Il tempo per la scuola e quello della famiglia devono coesistere”.

“La scuola possibile” avrà pochi bambini, massimo 15-18 per classe per riservare ad ognuno un’attenzione particolare alla didattica, fondata sul rapporto di collaborazione attiva tra allievi e maestri” spiega Milani.

Gli insegnamenti saranno suddivisi su cinque aree: alfabetizzazione, immagine, scienza, suono e movimento. Ogni anno aumenteranno le attività in inglese. Si entrerà a scuola alle 8 e si uscirà alle 17, ma si faranno solo tre moduli di lezione da 80 minuti, intervallati da lunghe pause per mangiare e giocare.

In questa nuova scuola non sarà necessario portare lo zaino, perché i materiali didattici saranno già reperibili a scuola. Gli studenti non dovranno fare alcun esercizio: “Oggi i compiti non sono per i bambini, sono per le famiglie che devono assistere i propri figli nello svolgimento di lavori su cui i piccoli non possono essere autonomi” spiega la responsabile.” Il tempo libero, i weekend e le vacanze sono da rispettare e impiegare in altre attività che fanno parte della scuola della vita”.

“La scuola possibile” non mette voti: “La valutazione assume un’identità diversa: gli esami si trasformano in progetti, diventano momenti di verifica attiva, strumenti interpretativi per una relazione di cui sono autori tanto i bambini quanto gli adulti” dice Milani.

Funzionerà? La fondatrice è convinta di sì, così come lo è Mauro Gianesini, suo ex professore di matematica alle medie, che la sta supportando in questa avventura. Anche i diversi partner sono sicuri che “La scuola possibile” è la strada giusta. Uno dei più decisi è il signor “Robe di Kappa” Molti sono gli sponsor dell’iniziativa, da Robe de Kappa, Lavazza, Fondazione Pistoletto, Aurora e altri ancora. La frequenza costerà 7-8 mila euro l’anno, ma ci saranno borse di studio. Si parte con le elementari, ma l’idea è di creare fra tre anni anche una sezione di scuola media.

TFA sostegno, quali Università proporranno i corsi. Pagina in aggiornamento

6 ore 24 min fa Dunque presto sapremo quali Università proporrano i corsi per il conseguimento della specializzazione di sostegno per l’a.a. 2016/17.

Nel frattempo alcune Università aggiornano le pagine dei loro siti dedicate al TFA sostegno, per cui è possibile sapere quali Università si sono proposte.

Naturalmente le Università i cui siti presentano pagine non aggiornate non significa che non parteciperanno, semplicemente non hanno ancora dato avvio alle operazioni propedeutiche.

Sappiamo però che ad es.

l‘Università degli Studi di Ferrara non ha proposto l’attivazione dei corsi di specializzazione per le attività di sostegno per l’anno accademico 2016/2017. Le Università proponenti in attesa di autorizzazione da parte del MIUR per l’attivazione di tali corsi, nella Regione ER, sono risultate L’Università degli Studi di Bologna e di Modena e Reggio

Emilia.

In Lombardia aggiornate le pagine di Unibergamo e Milano Bicocca, in Sicilia quella di Palermo.

In Puglia in attesa dell’autorizzazione sicuramente l’Università di Foggia , in Veneto Padova e in Toscana Siena Qualora le Università volessero essere aggiunte all’elenco, al fine di informare tempestivamente i candidati interessati della richiesta di attivazione del corso, è possibile farlo scrivendo a [email protected]

TFA Sostegno, presto Decreto Miur e bandi Università. Nota Miur operazioni propedeutiche entro 16 gennaio

Il paradosso della valutazione in Italia. Come riconoscere le vere eccellenze?

6 ore 52 min fa “Repubblica” ha riportato i dati in un articolo di qualche giorno fa: al Sud sono molti i voti altissimi alla maturità, si conta che nel 2015/6 i 100 e lode al Sud siano stati il 56%, al Nord solo il 24%. Nella sola Puglia si sono diplomati 851 ragazzi con 100 e lode, tre volte in più della Lombardia, che, nonostante conti un numero di studenti doppio, ha diplomato con eccellenza solo 256 ragazzi. Al Nord nello stesso anno si sono diplomati con 100 e lode 1.136 studenti in totale.

La cifra che fa pensare è quella che si riferisce non tanto alla maturità in sé, che riguarda un po’ tutte le materie, ma a quelle che vede gli studenti impegnati in concorsi nazionali su singole discipline, concorsi tipo olimpiadi, certamina, kangourou e altre competizioni a carattere nazionale.

In quel caso la situazione si rovescia: secondo la banca dati dell’Indire gli studenti del Nord eccellono con 503 studenti su 856 censiti nell’anno 2014/15, in pratica il 59%. Nel Sud si raggiunge solo il 23% del totale. La statistica è confermata anche per gli anni precedenti. I concorsi in questione presentano compiti, tracce, esercizi, brani, versioni uguali per tutti i partecipanti con stesso criterio di valutazione. I risultati della maturità invece no, essendo valutati da docenti provenienti da altre scuole della stessa provincia.

La domanda sorge spontanea: esiste la valutazione veramente oggettiva? Quali sono i dati da tenere conto per una corretta valutazione dei risultati delle competenze, delle conoscenze e delle abilità a carattere nazionale?

Immissioni in ruolo: obiettivo dei sindacati aliquota 50%. Cosa significa

6 ore 58 min fa Il contingente va suddiviso tra tutti gli ordini di scuola, compreso il Personale educativo e ripartito tra posti comuni e di sostegno.

Il contingente va inoltre suddiviso tra Graduatorie ad esaurimento e concorso, rispettivamente al 50% , a meno che non ci siano compensazioni, se ad es. sono state autorizzate nomine in classi di concorso prive di aspiranti il relativo numero viene dirottato in altre classi di concorso, o da una graduatoria all’altra tra graduatorie del concorso e graduatorie ad esaurimento (con recupero nella tornata successiva).

Per le prossime immissioni in ruolo le assunzioni verranno disposte dalle Graduatorie ad esaurimento ancora residue (consistenti soprattutto per infanzia e primaria) e dalle graduatorie di merito del concorso a cattedra 2016, fino al 10% di idonei (così al momento stabilisce la legge 107/2015).

Sui posti vacanti e disponibili, Ministero e sindacati stabiliranno una aliquota.

Il numero presente nella colonna Aliquota per ogni classe di concorso andrà poi ripartito al 50% tra le graduatorie del concorso e le graduatorie ad esaurimento (si tenga conto anche del personale che usufruisce della riserva di Legge 68/99).

Negli anni scorsi (fa eccezione il 2016, perché la mobilità ha saturato quasi tutti i posti vacanti e disponibili, riducendo le immissioni a poche migliaia, e non si è parlato di aliquota), l’aliquota è stata bassa, anche del 25 – 30%. Fa eccezione il 2014, in cui l’aliquota è stata del 58%.

Per le immissioni in ruolo 2017/18 obiettivo dei sindacati è di concordare con il Ministero l’aliquota del 50% per le immissioni in ruolo, in modo da garantire un numero elevato di assunzioni e nello stesso tempo assicurare un numero consistente di posti disponibili per la mobilità interprovinciale.

Il numero esatto sarà stabilito durante la contrattazione che porterà – forse già entro il 15 gennaio – alla sottoscrizione dell’ipotesi di contratto di mobilità per il personale docente, Ata ed educativo per l’a.s. 2017/18.

Piano Formazione Istituto: principi guida, attività da inserire e rilevazione esigenze docenti

7 ore 15 min fa Il decreto è stato preceduto dalla nota n. 2915 del 15/09/2016, che ha fornito “Prime indicazioni per la progettazione delle attività di formazione destinate al personale scolastico”, ed è stato seguito dalla nota n. 3373 del 01/12/2016, che ha fornito “Indicazioni per un efficace utilizzo

delle risorse assegnate alle scuole polo, per lo sviluppo dei piani formativi delle istituzioni scolastiche negli ambiti territoriali”.

PREMESSA

Il Piano si propone di orientare la progettualità delle scuole e dei docenti e di concretizzare le proposte formative dell’Amministrazione centrale e periferica, in modo rendere coerenti e sistematici gli interventi formativi.

La formazione è promossa, organizzata e gestita da: Miur, UU.SS.RR. e Scuole/Reti di scuole.

Il Miur definisce, ogni tre anni, le priorità del sistema di istruzione, attraverso il Piano nazionale per la formazione dei docenti, definisce gli standard professionali e monitora il sistema.

Gli Uffici scolastici regionali costruiscono una task force regionale di supporto organizzativo e di coordinamento della formazione a livello territoriale, supportando quindi gli ambiti territoriali, e monitorano a livello territoriale.

Le scuole progettano in rete, all’interno degli ambiti territoriali, si coordinano con altri poli formativi e redigono il Piano di Formazione dell’istituto.

IL PIANO DI FORMAZIONE D’ISTITUTO

Il Piano di Formazione d’Istituto, ricordiamolo, deve innestarsi nel Piano di formazione della rete di ambito (il cui Piano, a sua volta, deve essere una sintesi di tutti quelli delle scuole facenti parte della Rete), di cui la Scuola fa parte.

Il Piano di Formazione d’Istituto deve essere parte integrante del PTOF e deve rispondere alle direttive e ai principi del Piano Nazionale. Le attività, in esso contenute, devono attenersi ai seguenti criteri: • essere coerenti con le finalità e gli obiettivi posti nel piano triennale dell’offerta formativa; • innestarsi su quanto emerge dal rapporto di autovalutazione (RAV) in termini di priorità e di obiettivi di processo; • tenere conto delle azioni individuate nei piani di miglioramento; • essere coerenti con le priorità dei piani nazionali, assicurando la partecipazione dei docenti alle attività nelle modalità indicate dai diversi piani nazionali.

• rispondere alle esigenze formative dei docenti, espresse nei piani individuali di sviluppo professionale, come si evince a pag. 20 del Piano Nazionale (Capitolo 3.3): “Il dirigente, infatti, nella definizione delle linee di indirizzo da proporre al Collegio Docenti per l’elaborazione del Piano di formazione dell’Istituto, tiene conto delle esigenze formative espresse dai docenti nei propri piani individuali. Il Piano di formazione dell’istituto è quindi il risultato di tali valutazioni e dovrà essere inserito nell’aggiornamento annuale del PTOF”.

Le attività formative da inserire nel Piano d’Istituto, in sintesi, devono integrare le necessità formative dei docenti e della Scuola nel suo insieme, come si evince dal PTOF, dal RAV e dal PdM, con le priorità nazionali indicate nel Piano 2016-19.

Nella nota del 1° dicembre 2016 si suggerisce, relativamente ai Piani di formazione delle Reti di scuole (suggerimento valido naturalmente anche a livello di singola istituzione scolastica), di fare in modo che ogni iniziativa di formazione sia riferita ad una specifica priorità del Piano Nazionale per evitare sovrapposizioni con le azioni nazionali.

Le 9 priorità (Ricordiamo che nel Piano ciascuna priorità è ampiamente descritta e per ognuna sono indicati i contenuti chiave, le linee strategiche, le azioni formative previste a livello centrale e la relativa tempistica, e i destinatari): 1. autonomia e organizzazione didattica; 2. didattica per competenza, innovazione metodologica e competenze di base; 3. competenze digitali e nuovi ambienti per l’apprendimento; 4. competenze di lingua straniera; 5. inclusione e disabilità; 6. coesione sociale e prevenzione del disagio giovanile; 7. integrazione, competenze di cittadinanza e cittadinanza globale; 8. scuola e lavoro; 9. valutazione e miglioramento.

Ricordiamo ancora che le attività formative, inserite nel Piano di Istituto, possono essere rivolte ai docenti della scuola, non solo nella loro totalità, ma anche a gruppi differenziati a seconda della funzione svolta e delle competenze da acquisire/potenziare. Così, ad esempio, si potranno attivare corsi distinti per: • insegnanti impegnati in innovazioni curricolari ed organizzative, anche alla luce della legge 107/2015, come alternanza scuola-lavoro, flessibilità didattica, potenziamento dell’offerta formativa, funzionamento del comitato di valutazione, ecc.

• gruppi di miglioramento, impegnati nelle azioni conseguenti al RAV e al piano di miglioramento; • docenti coinvolti nei processi di digitalizzazione e innovazione metodologica, nel quadro delle azioni definite nel PNSD; • docenti neoassunti in relazione ai processi interni di accoglienza e prima professionalizzazione;

• altro personale, insegnante e non, da coinvolgere in azioni formatve strategiche in coerenza con le indicazioni attuative del Piano; • consigli di classe, docenti e personale nei processi di inclusione e integrazione.

Le attività proposte dalle istituzioni scolastiche vanno articolate in un’Unità Formative, argomento questo affrontato dalla prof.ssa K.Pitino, e non devono rispondere ad un numero predefinito e obbligatorio di ore, infatti l’obbligatorietà della formazione è intesa come rispetto dei contenuti del Piano d’Istituto e di Rete.

Il Piano di formazione d’Istituto, articolato nelle summenzionate attività e rispondente ai sopra descritti criteri, costituisce uno strumento che permette di indirizzare verso un unico fine, ossia il miglioramento dell’offerta formativa e dei risultati d’apprendimento degli studenti, lo sviluppo e il miglioramento della scuola e lo sviluppo professionale del personale docente.

Sottolineamo che i percorsi formativi realizzati con la card docente, se coerenti con il piano elaborato dal collegio docenti, divengono parte integrante del piano stesso e quindi sono riconosciuti nell’ambito della formazione obbligatoria (nota n. 3373 del 01/12/2016). Vedi in proposito: Formazione obbligatoria, valgono anche le scelte individuali dei docenti su corsi e attività. Attenti al PTOF

RILEVAZIONE ESIGENZE FORMATIVE DOCENTI

Un’azione propedeutica alla redazione del Piano, alla luce di quanto suddetto, consiste nella rilevazione delle esigenze formative dei docenti (gli altri elementi necessari – PTOF, RAV, PdM, priorità nazionali – sono già disponibili).

Uno strumento efficace e già sperimentato con i docenti neo assunti è il bilancio iniziale di competenza, citato nel Piano Nazionale laddove si parla del portfolio professionale: “In sintesi il portfolio … consente al docente di … elaborare un bilancio di competenze e pianificare il proprio sviluppo professionale”.

Il bilancio comprende quelle che costituiscono le principali aree dello sviluppo professionale docente: 1. possesso ed esercizio delle competenze culturali, disciplinari, didattiche e metodologiche in relazione ai traguardi di competenza ed agli obiettivi di apprendimento previsti dagli ordinamenti scolastici; 2. possesso ed esercizio delle competenze relazionali e organizzative in relazione alla migliore gestione dell’insegnamento e degli ambienti di apprendimento; 3. partecipazione responsabile all’organizzazione scolastica, al lavoro collaborativo in rete, anche assicurando funzioni di coordinamento e animazione; 4. cura della propria formazione in forma di ricerca didattica, documentazione, riflessione sulle pratiche, diffusione di esperienze di eccellenza.

Al bilancio iniziale deve seguire la redazione del piano individuale di sviluppo professionale (per

i neo assunti si chiama patto individuale di sviluppo professionale ): “Il bilancio delle competenze sarà adattato agli scopi della formazione in servizio nel Piano individuale di sviluppo professionale”.

Valutate le esigenze formative dei docenti, sulla base dei piani individuali di sviluppo professionale, tenuto conto degli obiettivi e delle finalità del PTOF, dell’autoanalisi d’Istituto (RAV) , delle azioni e dei processi di miglioramento e delle priorità nazionali, si può procedere alla redazione del Piano di Formazione di Istituto.

Tutto sulla formazione obbligatoria Tutto sulla formazione docenti

Maestra elementare morta di meningite a Roma. Profilassi obbligatoria per gli alunni

7 ore 27 min fa Gli alunni sono stati sottoposti a profilassi antibiotica. Fino allo scorso giovedì, ultimo giorno di lezione prima delle vacanze natalizie, la donna era regolarmente in aula nella sua scuola. Ricoverata il giorno di Natale al San Giovanni, la maestra era stata trasferita al Policlinico Gemelli, dove è morta il giorno seguente.

La Asl, attraverso la scuola, ha inviato e-mail ai genitori degli alunni della maestra morta raccomandando, previo consulto con il medico curante o con il pediatra, l’assunzione di uno specifico antibiotico a quanti avessero avuto contatti stretti e in un luogo chiuso per più ore al giorno con la docente. La donna, 52 anni, insegnava matematica da circa 30 anni ed era molto conosciuta nel quartiere.

Un’altra docente è morta nell’ottobre scorso a Milano, ma in quel caso non è stato necessario applicare la profilassi, in quanto la meningite che l’ha colpita non era di natura contagiosa.

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I criteri su cui si basa il simulatore sono quelli indicati dalla COVIP nel documento “Istruzioni per la redazione del “Progetto esemplificativo: stima della pensione complementare”.

Link al simulatore link al documento 1 2 3 4 5 6 7 8 9 … seguente › ultima » Source URL (retrieved on 28/12/2016 - 15:17): http://www.icsbitti.it/aggregator/sources/2