La rassegna di oggi

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – martedì 20 dicembre 2016
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2)
Posti fissi giù del 36% in Fvg senza gli sgravi fiscali (Piccolo)
Wärtsilä conquista la commessa argentina per Pampa Energia (Piccolo)
La scuola blinda l’entrata: tornelli e codici di sicurezza (M. Veneto, 3 articoli)
Concorsone per i prof, altra bocciatura dal Tar (M. Veneto)
La corsa di Bolzonello: «Pronto a candidarmi» (M. Veneto)
«Niente dimissioni». Scudo su Panontin (Piccolo, Gazzettino e M. Veneto, 3 articoli)
La Cassazione dà ragione ai sindaci contro l’elettrodotto (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 9)
Ritmi sostenuti all’Electrolux. Turni di 8 ore anche a gennaio (M. Veneto Pordenone)
Ideal Standard, 30 giorni di mobilità in più (M. Veneto Pordenone)
A due settimane dalle Uti scoppia la protesta dei vigili (M. Veneto Udine)
Altri tagli all’ospedale: Ortopedia a orario ridotto (M. Veneto Udine)
Fermata del bus sperimentale per i pendolari di Tolmezzo (M. Veneto Udine)
Lo sciopero degli studenti: vogliamo una scuola sicura (M. Veneto Udine)
«Solo tre assunzioni alla Pipistrel con l’aeroporto ancora chiuso» (Piccolo Gorizia-Monf.)
La Helios, con una filiale a Gorizia, acquistata da un gruppo giapponese (Piccolo Go.-Mon.)
«Sugli immigrati la politica non alimenti paure e sospetti» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Portorosega rimane ancora nel limbo (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Travolta dal bus a Roiano. Cinquantenne in coma (Piccolo Trieste, 2 articoli)
Il cassiere costa. Al museo si entra gratis (Piccolo Trieste)
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ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE
Posti fissi giù del 36% in Fvg senza gli sgravi fiscali (Piccolo)
di Diego D’Amelio - Continua il calo delle assunzioni a tempo indeterminato in Friuli Venezia
Giulia e nel resto d'Italia: fra gennaio e ottobre 2016 la flessione segna in regione un -36,8%
rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. In termini assoluti le assunzioni con contratto
senza scadenze passano da 22.842 a 14.436: un saldo negativo più marcato di quello nazionale, che
tocca il -32%. I dati forniti da Ires Fvg sono basati sulla rielaborazione di quelli forniti
dall'Osservatorio sul precariato dell'Inps. La dinamica negativa è in buona parte effetto della forte
accelerazione delle assunzioni a tempo indeterminato verificatasi alla fine del 2015, quando le
imprese si affrettarono ad assumere per beneficiare dell'abbattimento integrale dei contributi
previdenziali a carico del datore di lavoro, per un periodo di tre anni. Nel 2016 il governo ha
trasformato l'esenzione in uno sgravio biennale, limitato al 40%: secondo il ricercatore dell'Ires,
Alessandro Russo, «è dunque probabile che alla fine del 2016 si registrerà un divario ancora
maggiore rispetto all'anno scorso, contrassegnato da un picco delle assunzioni a tempo
indeterminato a dicembre, quando in un solo mese di concentrò il 16,5% delle assunzioni avvenute
nell'intero anno». Sempre nei primi dieci mesi del 2016, in Fvg risultano invece in crescita le
assunzioni a termine: rispetto al 2015 il dato registra un +7,5% contro il +4,9% nazionale.
L'aumento dei contratti per apprendisti è ancora più sensibile, con un trend che in regione segna il
+21,2%, contro il 24,5% nazionale. I contratti d'apprendistato rappresentano il contraltare del calo
delle assunzioni a tempo indeterminato: in seguito alla riduzione degli sgravi per queste ultime,
l'apprendistato torna infatti a essere più conveniente per le imprese interessate ad assumere giovani
lavoratori. Tali dinamiche conducono a un saldo regionale negativo fra assunzioni e cessazioni, pari
a -335 unità. Secondo Russo, «la diminuzione delle interruzioni dei rapporti di lavoro a tempo
indeterminato, in calo del 3,6%, non è sufficiente a bilanciare quella delle assunzioni. Le stime
fornite dall'Istat, comunque, fanno prevedere un probabile aumento dell'occupazione anche nel
2016, trainata dalla crescita di contratti a termine». Preoccupa tuttavia la continua crescita del
lavoro accessorio, cioè quello pagato con i voucher. Fra gennaio e ottobre, i tagliandi venduti in Fvg
sfiorano i 5,4 milioni di unità. Rispetto allo stesso periodo, la crescita è del 27%, corrispondente a
1,1 milioni di buoni in più. In Italia il ritmo è più sostenuto, con un aumento medio del 32,3%,
mentre nel Nordest la crescita è del 28,8%.
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Wärtsilä conquista la commessa argentina per Pampa Energia (Piccolo)
di Massimo Greco - Wärtsilä a ritmo di tango. Tango che verrà danzato sulle piste di Bagnoli. Negli
ultimi sei mesi due ricchi ordini sono planati a Trieste (ma sono sei complessivamente quelli
ottenuti da Wärtsilä) provenienti dall’Argentina, un mercato finora “vergine” per l’azienda
motoristica finnica. Ieri mattina la multinazionale ha annunciato una commessa da 75 milioni di
euro: si tratta della fornitura di una centrale “smart power generation” da 101 Mw alla Pampa
Energia Sa. Oltre Atlantico - spiega un comunicato di Wärtsilä - verranno spediti motori 50DF a
tecnologia multi-fuel alimentati a gas naturale o a olio combustibile pesante: il progetto afferisce
all’ultimo trimestre 2016 e la consegna avverrà durante il prossimo anno, mentre la piena
operatività sarà conseguita alla fine del 2017. Una tempistica che il gruppo finlandese ritiene
sicuramente celere. Proprio la tecnologia multi-fuel, come ha dichiarato il responsabile comerciale
di Pampa Energia Rubén Turienzo, si è dimostrata la carta vincente per Wärtsilä, in quanto il gas
non è materia prima scontata nel Paese latino-americana e la zona, dove la centrale sarà installata, è
facilmente approvvigionabile dall’olio pesante, una soluzione più economica per la committente,
soprattutto in raffronto agli impianti a turbina. La struttura energetica - informa la nota - sorgerà a
Central Piedra Buena, vicino a porto White, che a sua volta opera vicino a Bahia Blanca, nella
provincia di Buenos Aires. Come si accennava in precedenza, questo è il sesto progetto che
Wärtsilä si è aggiudicato in Argentina nel corso del 2016, due di questi riguardano Pampa Energia:
in estate Bagnoli aveva portato a casa un ordine simile a quello annunciato ieri, si trattava infatti di
una centrale da 100 Mw con 6 motori 50DF, dal valore di 72 milioni di euro, che entrerà invece in
funzione nell’area di Santa Fè nell’agosto 2017 e sarà in grado di garantire l’approvvigionamento
energetico di mezza Trieste. Interlocutore di Wärtsilä era stata allora Albares Renovables, una
controllata di Pampa Energia. Queste operazioni si iscrivono nel programma impostato da
Cammesa, gestore della rete nazionale argentina, per bilanciare le fluttuazioni provocate dalle
intermittenze di energia rinnovabile. Guido Barbazza, presidente e amministratore delegato di
Wartsila Italia, aveva presente l’opportunità argentina, quando la scorsa settimana, incontrando i
sindacati, aveva sottolineato le buone chance del settore energetico-terrestre rispetto al polso ancora
fiacco del comparto mare. A fine ottobre, in occasione della terza trimestrale, Helsinki aveva
corretto al ribasso le previsioni riguardanti il 2016, perchè i ricavi erano stimati con una flessione
del 5% e il risultato operativo si fermava al 12%. Vedremo se il rush di fine anno consentirà al
gruppo finlandese di migliorare le attese.
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La scuola blinda l’entrata: tornelli e codici di sicurezza (M. Veneto)
di Martina Milia - Dall’Expo di Milano all’istituto superiore Kennedy di Pordenone. I tornelli che
hanno regolato l’accesso della manifestazione internazionale lo scorso anno arriveranno – smontati
e riadattati – all’ingresso della scuola che forma i migliori tecnici della provincia di Pordenone.
Ragione? Sicurezza: per controllare l’ingresso dei ragazzi e di tutto il personale scolastico, ma
anche dei genitori. E siccome, si sa, la sicurezza costa, il progetto comporterà un esborso di 123
mila euro, coperti – per metà circa – da un contributo straordinario della Provincia, quell’ente
commissariato oramai da mesi e che chiuderà i battenti il 31 dicembre. Il contributo, insomma,
arriva giusto in tempo. Il progetto. Come spiega la dirigente dell’istituto Antonietta Zancan, il
progetto “Came Kampus – Security expo al Kennedy” –, va oltre l’installazione dei tornelli.
«Parliamo di un intervento complesso di sicurezza – precisa Zancan – che è stato studiato da un
team che vede coinvolti in prima persona numerosi studenti della nostra scuola nell’ambito delle
attività di alternanza scuola-lavoro. I nostri ragazzi hanno potuto lavorare a stretto contatto con i
progettisti della Came Spa, che è il nostro partner in questa operazione». Il campus. Came, che ha
sede a Dosson di Casier (provincia di Treviso) ma ha rilevato anche l’azienda di Sesto al Reghena
Bpt (azienda che produce cronotermostati, videocitofoni e che si occupa di domotica) è partner
della scuola già da alcuni anni attraverso il progetto “Campus Came” che porta gli studenti a
mettersi alla prova anche in azienda. I tornelli. Ma perché installare i tornelli in una scuola
superiore? In questo modo il controllo sui ragazzi sarà totale, ma non solo sui ragazzi. «E’ una
questione di sicurezza più che di controllo sulle frequenze rispetto alle quali c’è già il registro
elettronico – prosegue la dirigente –. Proprio attraverso il codice del registro elettronico sia gli
studenti che i loro genitori, oltre che il personale scolastico, saranno identificati all’ingresso
dell’edificio e la loro presenza sarà trasferita immediatamente al registro elettronico. In caso di
evacuazione, per esempio, questo ci consentirà di sapere subito quante persone siano all’interno
della scuola. Non dimentichiamoci che i nostri numeri sono molto importanti: 1605 studenti e 189
persone tra docenti e personale Ata». Sono i numeri insomma di una grande azienda. Gli ospiti
esterni I costi. L’operazione sicurezza, tuttavia, non è certo a costo zero per la scuola. Il preventivo
di spesa inviato alla Provincia ammonta a 102.250 euro a cui vanno aggiunti 23 mila euro di Iva.
Sulla base di questi conti la Provincia ha concesso un contributo straordinario, come si legge da
determinazione datata 15 dicembre (due settimane prima che l’ente chiuda i battenti), di 50 mila
euro. Per la parte restante sarà coperta da fondi scolastici. Possibile che il riutilizzo i cancelli “usati”
abbia un costo di installazione così elevato? «In realtà se non avessimo la collaborazione
dell’azienda – spiega Zancan – spenderemmo molto di più. Si tratta di un progetto di domotica
piuttosto ambizioso e poi ci sono delle opere murarie che vanno realizzate per cui non è possibile
spendere meno di così. E siamo fortunati perché l’impresa mette a disposizione il proprio know
how. Per Came è il primo progetto in una scuola per cui anche l’azienda ha interesse a misurarsi
con questa sfida». I lavori. Dovendo rifare l’ingresso dell’istituto scolastico, che si trova in via
Interna a Pordenone, e quindi procedere con un cantiere vero e proprio, la scuola ha deciso di
avviare i lavori «una decina di giorni prima dell’interruzione delle lezioni in occasione del
carnevale. Dovendo procedere con lavori edili abbiamo bisogno che la scuola sia chiusa». Nel giro
di qualche mese, quindi, i tornelli che i visitatori dell’Expo hanno conosciuto da vicino,
diventeranno familiari agli studenti. Le famiglie. Questa ulteriore restrizione sembra accontentare
tutti. «I ragazzi sono contenti perché hanno progettato il nuovo sistema – continua Zancan – mentre
le famiglie sono favorevoli perché si tratta di una misura che va a garantire ancora di più la
sicurezza dei ragazzi. Tra l’altro non inventiamo nulla perché ci sono già diverse scuole superiori
che hanno adottato questo sistema. C’è un’esigenza, soprattutto per le scuole che hanno molti
iscritti, di avere un controllo su chi entra e su questo scuola e famiglie non possono che essere
d’accordo».
Plauso di Santoro: «Così si favorisce l’ordine interno»
«Strumento inutile: presenze verificate in tempo reale»
testi non disponibile
4
Concorsone per i prof, altra bocciatura dal Tar (M. Veneto)
Il Tar continua a dare ragione agli aspiranti insegnanti. Dopo le due sentenze depositate all’inizio di
dicembre con cui i giudici amministrativi censuravano gli orali a porte chiuse del concorso della
scuola, nei giorni scorsi sono stati depositati altri pareri simili. E la lista pare essere destinata ad
allungarsi. «È fondata la censura relativa allo svolgimento della prova orale a porte chiuse, poiché
non è stato consentito l’accesso al pubblico – scrivono i magistrati Umberto Zuballi, Manuela
Sinigoi e Alessandra Tagliasacchi nella sentenze depositate nei giorni scorsi –. E lo svolgimento
della prova orale a porte chiuse contrasta con i principi che riguardano la pubblica amministrazione
in genere e lo svolgimento delle prove orali dei concorsi in particolare, le quali, salvo che non sia
stabilito altrimenti, devono essere accessibili al pubblico». E invece, a quanto pare, alcune prove
orali si sarebbero svolte a porte chiuse. Ma la legge impone trasparenza e su questa base il Tar ha
accolto i ricorsi degli aspiranti insegnanti che, dopo la bocciatura, ora potranno ritentare il
colloquio. Le domande arrivate all’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia per
partecipare al concorso bandito a febbraio nell’ambito della Buona scuola, erano 2 mila 872 per
mille 315 posti in ogni ordine e grado. Posti che alla fine dei colloqui non saranno interamente
coperti. E questo significa che, mediamente, la percentuale di bocciature supera il 54 per cento. A
terminare in tempo utile per le ammissioni in ruolo per l’anno scolastico 2016/2017 erano state, a
settembre, soltanto le prove delle scuole medie e superiori. La primaria sta ancora attendendo la
conclusione degli orali, destinati a protrarsi fino a maggio. Proprio fra i candidati delle scuole medie
e superiori ci sono i ricorrenti cui il Tar ha dato ragione. Accolte pure le due richieste di
riammissione al concorso presentate da altrettanti candidati che avevano sbagliato a compilare la
domanda online. Il Tar basa il parere sull’esistenza di un «principio fondamentale secondo il quale
l’utilizzo dello strumento informatico e dei mezzi di comunicazione telematica debbono
necessariamente essere considerati serventi all'attività amministrativa e non sostitutivi della stessa»,
scrivono i magistrati. In altre parole, accanto alla domanda online si dovrebbe sempre prevedere
anche l’invio cartaceo.(m.z.)
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La corsa di Bolzonello: «Pronto a candidarmi» (M. Veneto)
di Mattia Pertoldi - Sergio Bolzonello rompe gli indugi trasformando i tanti rumors di questi mesi
per «mettersi a disposizione» del centrosinistra e provare a guidare la coalizione alle prossime
Regionali. Il vicepresidente del Fvg, uno dei veri uomini del “fare” della giunta di Debora
Serracchiani che ha legato il proprio nome ad alcune delle riforme più incisive e importanti
dell’esecutivo – da Rilancimpresa alle leggi organiche su commercio e turismo –, non teme la corsa
elettorale. Una partita teoricamente in salita, ma che Bolzonello ha tutte le intenzioni di giocarsi –
anche a costo di passare per quelle primarie che certamente non lo entusiasmo – rivendicando
quanto realizzato in giunta, ma avvisando il Pd della necessità di «ritornare allo spirito del 2008»
senza trascurare il ruolo del civismo. Vicepresidente qual è lo stato di salute del centrosinistra dopo
un 2016 certamente non molto allegro? «L’anno che sta per andare in archivio lascia in eredità una
serie di difficoltà complessive legate non tanto al Pd o al centrosinistra, quanto a uno stato generale
che noi, a livello nazionale e regionale, abbiamo provato ad affrontare con forza e determinazione.
Purtroppo in questo momento le avversità sono tante e chi governa è costretto a muoversi con il
vento in faccia». I risultati elettorali però parlano chiaro... «È vero, sono sotto gli occhi di tutti, ma
come giunta rivendichiamo di aver cercato di risolvere i problemi con serietà e, credo, anche con
buoni risultati considerato come i numeri di ogni istituto di ricerca dimostrino che questa Regione,
attualmente, viaggia con il “segno più” su ogni casella». Ma alla giunta regionale davvero non
rimprovera nulla? «L’esecutivo non ha nulla di cui vergognarsi. Probabilmente in alcuni casi
avremmo dovuto cercare una maggiore condivisione con il territorio, ma è evidente come la giunta
abbia impresso un notevole spirito riformatore alla Regione. Come sempre questo comporta un
grado di pericolosità elettorale enorme perché i tempi attuali della società non permettono il
sedimentarsi delle novità e quindi la loro applicazione. È accaduto prima a Renzo Tondo e poi a noi
che abbiamo osato dieci volte di più dell’amministrazione precedente. Peccato, ma sono convinto
che nel futuro i meriti di queste riforme ci verranno riconosciuti». Si aspettava un clima da lunghi
coltelli come quello che si respira, attualmente, nel Pd? «Sì perché rientra nell’ordine naturale della
politica, ma non mi appassiona molto, a differenza invece della strada che vuole intraprendere il
partito». Prego... «Io penso che il Pd oggi abbia davanti a sé una vera sfida che è quella della
capacità di essere figlio del partito del 2007 e 2008. Di quel Pd, cioè, che nasceva come contenitore
di tre anime: il mondo post democristiano, quello post comunista e il sistema delle realtà laiche
formate da movimenti civici e liberali. Lo spirito dell’Ulivo nasceva dall’incontro di questi tre
grandi filoni e, oggi più che mai, quella visione che poi si è trasformata in partito, ritrova una
centralità di proposta, che, però, deve essere nuovamente interpretata». In quale maniera? «Serve la
capacità di tenere assieme l’elemento legato all’economia, quindi a quel fare impresa che crea posti
di lavoro, al disagio sociale legato a una forbice della distribuzione della ricchezza che si sta
ampliando a dismisura. È il vero tema che il Pd deve riuscire a interpretare». La legislatura
regionale, secondo lei, arriverà a scadenza naturale? «Me lo auguro perché i cittadini abbiano la
possibilità di testare nella vita reale i risultati delle riforme messe in atto e che quindi il nostro
operato venga giudicato non in base alla contrapposizione politica, ma in virtù degli effetti pratici
sulla vita di tutti i giorni». Ma se Serracchiani dovesse dimettersi in anticipo, lei è pronto a reggere
la Regione sino al 2018? «Il tormentone sul futuro della presidente dura da inizio legislatura. Io ho
sempre detto, e lo ripeto, di essere a completa disposizione della Regione e che se dovessi essere
chiamato a governare il Fvg sino al 2018 lo farei con assoluta dedizione». Per poi candidarsi alla
presidenza? «Con la dovuta consapevolezza delle difficoltà, ho messo sul tavolo del centrosinistra
la mia esperienza e, se dovessero chiedermelo, certamente non mi tirerei indietro, ma farei tutto il
possibile per vincere le elezioni». Senza la necessità di “smarcarsi” da Serracchiani? «Non ne avrei
bisogno perché, come già detto, ritengo che questa giunta abbia saputo guardare lontano». La
presidente, però, vuole le primarie e, in giro, si vocifera di un possibile coinvolgimento del rettore
dell’università di Udine Alberto Felice De Toni... «Il centrosinistra ha molti nomi a disposizione e
questa è una ricchezza. In generale credo che le primarie non portino grandi risultati, perché,
comunque vadano, si lasciano alle spalle strascichi di tipo politico, ma se non è possibile trovare
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una sintesi tra le diverse anime non ci sono alternative. D’altronde una persona che crede di poterne
rappresentare altre che si riconoscono in un progetto comune non può avere alcun timore di
confrontarsi con la base». La coalizione, nel suo disegno, che sembianze dovrebbe avere? «La
sinistra deve ripartire dallo spirito del 2008 mescolata all’esperienza dei territori. In questo senso
guardo con grande interesse all’esperimento di Giuliano Pisapia, molto più che a Sinistra italiana,
oltre a quel civismo, molto importante in Fvg, in grado di interpretare quella parte di offerta politica
non ancorata ai partiti tradizionali».
«Niente dimissioni». Scudo su Panontin (Piccolo)
di Diego D’Amelio - Né autosospensione, né dimissioni. L'assessore alle Autonomie locali, Paolo
Panontin, resta al suo posto con la piena fiducia del suo partito. I Cittadini difendono il proprio
uomo nella giunta Serracchiani e lo faranno fino all'eventuale rinvio a giudizio, che potrebbe invece
rimescolare le carte. Questa la decisione assunta ieri da Bruno Malattia, presidente della lista civica
di ascendenza illyana, dopo la riunione del direttivo e in seguito all'incontro avuto nei giorni scorsi
con la presidente Serracchiani. Non manca nemmeno una critica alla Procura, con «perplessità su
alcuni aspetti dell'indagine». Malattia parla dopo un summit di due ore, convocato per stabilire la
linea in seguito all'iscrizione nel registro degli indagati dell'assessore regionale, per l'ipotesi di
concorso in peculato, truffa e falso: «Il direttivo regionale dei Cittadini, all'unanimità, esprime
fiducia e solidarietà all'assessore - afferma il presidente - e auspica che la magistratura si pronunci
in tempi brevi. Il direttivo si rimette alle determinazioni della presidente Serracchiani e, confidando
nella sua saggezza, sostiene che solo l'eventuale rinvio a giudizio potrebbe determinare l'uscita dalla
giunta regionale». Panontin è finito assieme all'ex assessore Elio De Anna (Fi) all'attenzione del
magistrato Massimo De Bortoli, per il presunto uso improprio dell'auto blu della Regione, nel caso
di entrambi affidata all'autista Paolo Spitz. I fatti, risalenti al periodo marzo-agosto 2013,
vedrebbero Panontin e De Anna aver firmato fogli di percorrenza irregolari, contenenti 6mila
chilometri percorsi da Spitz per ragioni private. L'assessore è inoltre indagato per essersi servito
dell'auto di servizio per recarsi a un pranzo non connesso ad attività istituzionale. Un'ipotesi di falso
in atti pubblici è contestata infine per le dichiarazioni, che Panontin avrebbe pronunciato per aiutare
l'autista a evitare la sospensione della patente dopo un'infrazione per eccesso di velocità.
L'assessore, che non rilascia dichiarazioni, si era preso il fine settimana per riflettere
sull'opportunità di autosospendersi o addirittura dimettersi, incassando nel frattempo gli inviti del
centrosinistra e di una parte delle opposizioni a rimanere al suo posto. Serracchiani ha promesso
decisioni «rapide ma non frettolose». Alla governatrice viene attribuita comunque la linea delle
dimissioni: sia per l'accento posto in campagna elettorale sul tema della trasparenza, sia perché le
deleghe di Panontin sono riguardano il delicato nodo delle Uti e non consentirebbero una gestione
ad interim prolungata.
Panontin riconsegna le deleghe (Gazzettino)
testo non disponibile
Cittadini in pressing su Serracchiani: Panontin deve restare (M. Veneto)
testo non disponibile
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La Cassazione dà ragione ai sindaci contro l’elettrodotto (M. Veneto)
di Paola Beltrame - Un’altra vittoria giudiziaria dei Comuni e dei privati che si oppongono
all’elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest proposto da Terna e ne chiedono l’interramento. La
Cassazione infatti ha bocciato il ricorso avanzato dalla spa contro la sentenza del Consiglio di Stato
che nel 2015 dava ragione ai Comuni e ai proprietari sui danni paesaggistici dell’infrastruttura
bloccandone la realizzazione, arrivata comunque all’80 per cento. Terna è anche condannata a
pagare le spese legali. Una sentenza, quella appena pronunciata dalla Cassazione, che per i sindaci
dei sette Comuni ricorrenti (Basiliano, Lestizza, Mortegliano, Pavia di Udine, Palmanova, San Vito
al Torre, Trivignano Udinese) e per il referente del Comitato per la vita del Friuli rurale, Aldevis
Tibaldi, «è destinata a incidere sul nuovo iter di autorizzazione, visto che il progetto è identico». Il
“verdetto” è sottolineato con soddisfazione dal sindaco di Mortegliano, Alberto Comand, che in un
comunicato afferma: «È un’altra vittoria giudiziaria dei Comuni e dei privati nel complesso iter per
la realizzazione dell’elettrodotto aereo in doppia terna a 380 kV Redipuglia-Udine ovest. La
Cassazione si è definitivamente pronunciata contro il ricorso di Terna dichiarandolo inammissibile.
Tale ricorso aveva per oggetto la sentenza del Consiglio di Stato del mese di luglio 2015 che
annullò l’autorizzazione per la realizzazione dell’elettrodotto. La Suprema Corte ha pure
condannato Terna spa alla refusione delle spese di giudizio sostenute dai Comuni e dagli altri
ricorrenti. Un altro punto a favore delle amministrazioni locali e dei privati – continua Comand –
che da sempre chiedono di rivedere il progetto prevedendo l’interramento. I motivi, per cui i
Comuni e i privati contestano il pesantissimo impatto paesaggistico per 38 chilometri di pianura
friulana, sono in linea con quelli espressi sulla nuova procedura dal ministero dei Beni Culturali e
Paesaggistici, che ha definito drammatico l’impatto dell’opera. Un esito scontato quello ottenuto in
Cassazione – per il sindaco di Mortegliano e colleghi –, che rafforza il significato della sentenza del
Consiglio di Stato. Riteniamo che anche il nuovo iter intrapreso al ministero dello Sviluppo
economico abbia gli stessi difetti e questo deve indurre a una riflessione. Chiediamo che la Regione,
che è in grado di arrestare la nuova concessione, lo faccia». Per il sindaco di Palmanova, Francesco
Martines, «la sentenza è ulteriore prova che la proposta di Terna sul piano giudiziario è debole.
Presentando ricorso alla Cassazione, la spa tentava di allungare i tempi mettendo in dubbio il chiaro
pronunciamento del Consiglio di Stato sull’impatto del progetto. Contro il quale, nella
riproposizione di nuova autorizzazione, abbiamo già presentato ricorso al Tar». Tibaldi parla
dell’iniziativa persa da Terna in Cassazione come di «azione strumentale» e accusa la Regione,
favorevole all’opera, di essere complice di Terna.
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CRONACHE LOCALI
Ritmi sostenuti all’Electrolux. Turni di 8 ore anche a gennaio (M. Veneto Pordenone)
di Giulia Sacchi Ritmi di lavoro sostenuti all’Electrolux di Porcia: la multinazionale ha annunciato
che il regime delle otto ore per turno proseguirà anche a gennaio, al rientro dalle festività natalizie.
Ma per quanto tempo ancora non si sa: l’azienda ha informato le Rsu che l’orario pieno rimarrà in
vigore sino a nuova comunicazione. Nelle prime settimane del mese prossimo, l’impresa effettuerà
valutazioni sull’andamento produttivo e sulle esigenze aziendali: in seguito annuncerà eventuali
variazioni di orario. Per il momento si lavora a pieno ritmo: una notizia accolta positivamente dai
lavoratori, tra i quali permangono comunque le preoccupazioni legate ai 356 esuberi da gestire. Se il
piano di riassorbimento di 50 eccedenze nel Magazzino ricambi di Electrolux procede, anche se non
sono mancati i ritardi, il progetto di reindustrializzazione del sito di Porcia, che consentirebbe di
scongiurare 100 esuberi, non è ancora decollato. Nell’incontro di ottobre al ministero dello
Sviluppo economico, Electrolux ha comunicato che sono al vaglio le proposte di tre aziende, di cui
due del Triveneto. La multinazionale, comunque, ha garantito che, in mancanza di investitori terzi,
realizzerà in prima persona interventi di riassorbimento, mantenendo più volumi nel sito di Porcia.
Il bilancio della multinazionale sull’andamento della produzione, in ogni caso, è positivo: rispetto
all’accordo siglato nel 2014, Electrolux ha confermato la crescita dei volumi, tanto per il 2016
quanto per il 2017, e pure l’impegno negli investimenti che aveva programmato. Le previsioni per
l’anno in corso parlavano infatti di 950 mila lavatrici, ma ne saranno realizzate un milione 25 mila.
Per il 2017 il piano contemplava 750 mila apparecchiature, ma le stime ne prevedono 960 mila.
Quanto all’orario di lavoro, quest’anno le settimane a otto ore sono 29 e quelle a sei 23. Il prossimo,
invece, 16 a otto ore e 36 a sei. Anche gli investimenti che saranno realizzati sono importanti e in
misura maggiore rispetto a quanto ipotizzato. Tanti segni più, insomma, ma maestranze, sindacati e
istituzioni, Regione in primis, sono consapevoli che ci sono nodi che devono essere sciolti. Le parti
si incontreranno tra due mesi per fare il punto della situazione: il tavolo per la verifica dell’accordo
2014 e per tracciare il bilancio sull’andamento dei siti italiani di Electrolux è stato fissato a febbraio
al Mise. Quanto alle chiusure dello stabilimento di Porcia, in base agli accordi tra azienda e Rsu,
sono state stabilite quattro fermate collettive a dicembre e due a gennaio, coperte con ferie o Par
collettivi (permessi retribuiti). Stop alla produzione quindi il 27, 28, 29 e 30 dicembre e il 2 e 3
gennaio.
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Ideal Standard, 30 giorni di mobilità in più (M. Veneto Pordenone)
Tre mesi di mobilità in deroga per gli ex addetti Ideal Standard che hanno esaurito gli
ammortizzatori sociali: 30 giorni in più rispetto a quanto era stato annunciato nell’incontro in
Regione del mese scorso. Lo ha comunicato ieri l’assessore regionale al Lavoro, Loredana Panariti,
durante il tavolo di monitoraggio previsto dal protocollo siglato a novembre, cui hanno partecipato i
rappresentanti sindacali e datoriali, nonché la Direzione centrale lavoro e gli enti di formazione.
«Fatta un’analisi più approfondita delle risorse a disposizione, sarà possibile andare al tavolo
regionale di concertazione allungando di un mese lo strumento di sostegno al reddito – ha spiegato
Panariti –. Per percepire la mobilità in deroga, i lavoratori dovranno partecipare ai corsi di
riqualificazione, frequentando almeno il 70 per cento delle lezioni dei percorsi a loro dedicati. Le
richieste di accesso all’ammortizzatore dovranno essere presentate all’Inps, col supporto dei
patronati, entro il 28 febbraio». I rappresentanti degli enti di formazione hanno proposto una
panoramica sui contatti avuti con gli ex dipendenti Ideal Standard e sui percorsi di riqualificazione
più richiesti. In particolare è emersa la volontà di approfondire alcuni ruoli che i dipendenti avevano
già svolto in azienda, come le mansioni nel campo di logistica e gestione del magazzino. A questo
si aggiunge l’interesse manifestato per l’utilizzo delle macchine a controllo numerico e le saldature.
La Direzione centrale lavoro ha invece illustrato uno studio riguardante la dinamica della domanda
di lavoro nell’area di crisi del Pordenonese. L’obiettivo dell’indagine era analizzare i settori in cui si
sono registrate buone performance negli avviamenti, per individuare quali possano essere gli ambiti
in cui concentrare l’attenzione anche per una futura ricollocazione. Dal rapporto è emerso che i
migliori risultati sono stati conseguiti nell’area del mobile, seguita da quella dell’agroalimentare,
nella zona compresa tra San Giorgio della Richinvelda, Rauscedo e San Martino. I partecipanti al
tavolo hanno deciso di migliorare la rete di rapporti tra enti e aziende del territorio, per
incrementare le informazioni a propria disposizione, con le quali muoversi nel mercato del lavoro,
elaborando un questionario da sottoporre all’attenzione delle parti datoriali. L’intento è capire, in
prospettiva, quali possano essere i fabbisogni sia di personale sia di figure professionali in
determinati settori produttivi. Una scheda che sarà oggetto di analisi nel corso del prossimo incontro
del tavolo di monitoraggio Ideal Standard.(g.s.)
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A due settimane dalle Uti scoppia la protesta dei vigili (M. Veneto Udine)
di Giulia Zanello - Dalla carenza di organico, che si tradurrà in un peggior servizio reso ai cittadini
sul territorio, all’organizzazione del lavoro per garantire prestazioni di qualità del medesimo livello,
ma anche orari (la centrale operativa udinese funziona 24 ore al giorno), voltura di auto e palette,
mansioni, servizi. E poi c’è il discorso sulle qualifiche e sugli armamenti, che prevedono
un’indennità proprio per il maneggio e l’uso dell’arma ora concessa al solo personale dipendente
del Comune, e ancora il fatto che, armati, i vigili non possono valicare il confine di riferimento. Dal
1 gennaio il corpo di polizia locale della città entrerà a far parte dell’Uti Friuli Centrale ma a due
settimane di distanza regnano il caos e le perplessità da parte dei dipendenti. Ieri, in sala Ajace, il
sindaco ha incontrato, al mattino e nel pomeriggio, i dipendenti che saranno interessati al
trasferimento – oltre ai vigili anche assistenti sociali (nonostante l’ambito socioassistenziale siano
già intercomunali), amministrativi della statistica e informatica per un totale di circa 250 persone – i
quali hanno ribadito, ancora una volta, i punti poco chiari dell’imminente passaggio. Prima della
seduta del consiglio comunale gli stessi dipendenti - che hanno poi anche occupato l’aula - hanno
consegnato a politici, amministratori e altri cittadini una lettera aperta con i punti salienti e la
richiesta di far slittare l’entrata nell’Uti di un anno, mantenendo gli stessi vincoli contrattuali del
Comune di appartenenza. "Non siamo contrari a priori alle Uti - spiega Clara Metus rappresentante
territoriale della Sapol Cisal, sindacato autonomo della polizia locale -, ma ci spieghino chiaramente
cosa dovremo fare. Chi farà cosa e come, non sappiamo niente e non ci danno risposte concrete,
nemmeno ci dicono con che palette dovremo fermare le persone in altri comuni, o come
funzioneranno gli interventi fuori Udine con le auto ancora intestate al Comune". Anche
un’assistente sociale preme per far slittare la data: "Troppa poca chiarezza: non si sa nemmeno se
potremo utilizzare le mense". Preoccupati per un abbassamento degli standard dei servizi per Udine,
i dipendenti caldeggiano dunque lo spostamento della data. La stessa proposta è arrivata anche dal
capogruppo di Identità Civica Loris Michelini, che ieri sera ha presentato una question time proprio
sul trasferimento del personale, sottolineando come attualmente la legge sia troppo discussa per
procedere a interventi così impattanti, che vedranno "dal 1 gennaio la polizia locale allo sbaraglio e
dunque sarebbe opportuno rinviare il passaggio a inizio 2018". Ma per il sindaco Furio Honsell gli
aspetti elencati dai dipendenti sono "dettagli", problemi non così complessi da richiedere un rinvio
del trasferimento delle funzioni, che peraltro rappresenta una delle prime decisioni prese
dall’assemblea dei sindaci come esempio di cooperazione dei servizi e da un anno in calendario.
"Se dovesse risultare necessario per garantire un servizio di qualità alla comunità - ha detto Honsell
- prenderemo sicuramente in considerazione l’ipotesi di rimandare, ma francamente ritengo i tempi
maturi per compiere questa scelta e oggi non è emerso nulla di nuovo rispetto alle criticità sollevate
a luglio". Il tema dell’organizzazione del lavoro per il primo cittadino è fondamentale, tuttavia "si
attenderà l’arrivo del nuovo comandante per mettere a punto questi aspetti, il quale si prenderà il
sufficiente tempo per predisporre il lavoro. Fino a che non sarà nominato - ha concluso l’organizzazione rimarrà la medesima e non vedo particolari cataclismi all’orizzonte".
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Altri tagli all’ospedale: Ortopedia a orario ridotto (M. Veneto Udine)
di Piero Cargnelutti - L’ambulatorio ortopedico riduce l’orario di servizio e con l’anno nuovo
dall’ospedale San Michele se ne va anche la clinica neurologica. Mentre l’assemblea dei sindaci
dell’Azienda sanitaria 3 si riunirà oggi alle 17 a Gemona per approvare il Pal 2017, nuove notizie
riguardanti il ridimensionamento dei servizi all’ospedale gemonese si fanno avanti. Dopo le criticità
espresse negli scorsi giorni dai comitati, a segnalare i futuri tagli è il consigliere comunale Paolo
Copetti (Urbani sindaco per Gemona). «Sono venuto a conoscenza da personale interno – esordisce
–, che da un paio di mesi l’ambulatorio ortopedico, con annessa sala gessi, è passato a un orario
ridotto rispetto a prima: dalle 8 alle 18, tenendo presente che lunedì e martedì si effettuano visite
solo in professione libera, mentre succede anche che pazienti arrivati per farsi controllare dopo le
17, si sono sentiti rispondere di ripassare in quanto il personale medico era già in reparto. Per giunta
l’ambulatorio non risulta più aperto il sabato, come prima e sono dunque chiare ed evidenti le
ripercussioni negative su questa ennesima scelta». Ancora una volta, dunque, si fanno avanti
riduzioni dei servizi nella struttura ospedaliera gemonese che già negli scorsi anni si è vista
ridimensionare il pronto soccorso. Copetti ricorda l’importanza dell’ambulatorio ortopedico per lo
sviluppo del progetto Città dello sport, ma segnala anche la prossima scomparsa di un altro
importante reparto dell’ospedale: «Dal mese di gennaio - dice il consigliere - perderemo la clinica
neurologica che farà rientro a Udine: si stanno già predisponendo i traslochi, e inoltre non avremo
più lo screening colon retto regionale che quotidianamente era possibile eseguire nell’ambulatorio
di endoscopia del presidio per la salute di Gemona. Ritengo, dunque, a rischio, l’esistenza
dell’intero reparto endoscopico: con la perdita dello screening vengono ridotti notevolmente i
numeri degli esami che verranno effettuati a Gemona». Per Copetti il prossimo trasferimento della
clinica universitaria a Udine sarà l’ennesimo colpo subito ai servizi sanitari sul territorio gemonese,
che metterà a rischio anche la permanenza della facoltà di Scienze motorie nel centro pedemontano.
Di fronte a questa situazione il consigliere Copetti chiede ai sindaci del territorio di far sentire la
propria voce in occasione dell'approvazione del Pal di oggi: «Direi che le cose non funzionano
affatto: chiedo, da parte degli amministratori, locali e regionali del Gemonese di alzare la voce
perché è giunto il momento di farsi sentire e dire un grosso “no” agli ennesimi torti perpetrati ai
danni del nostro San Michele».
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Fermata del bus sperimentale per i pendolari di Tolmezzo (M. Veneto Udine)
di Tanja Ariis - Il Comune istituisce in via sperimentale dal 27 dicembre al 28 febbraio in via Val di
Gorto una fermata temporanea per i bus diretti a Udine. Ora la Saf, in qualità di concessionario del
servizio di trasporto pubblico locale, provvederà a collocare la necessaria segnaletica verticale di
avviso agli utenti secondo le modalità e procedure previste. Con tale operazione, attesa da tempo, il
Comune di Tolmezzo punta a venire incontro alle esigenze dei tanti pendolari tolmezzini e carnici
che si recano ogni giorno fuori dalla Carnia per lavoro: per questi nelle vicinanze di questa nuova
fermata vi è la disponibilità delle idonee e tanto richieste aree di parcheggio. Così si libererebbero
nel corso della giornata anche molti parcheggi gratuiti in centro città, dove proprio di recente l'ente
ha provveduto alla riorganizzazione del sistema di sosta a pagamento. Nell’incontro del 29
novembre scorso negli uffici regionali di via Linussio tra funzionari di Comune, Saf Autoservizi
Fvg Spa e Regione e rappresentanti dell’amministrazione comunale si è infatti deciso di porre a
sperimentazione sia la modifica della percorrenza limitatamente alle corse dirette a Udine via
autostrada, mantenendo inalterate le altre percorrenze, sia l’istituzione di una fermata temporanea di
trasporto pubblico locale in via Val di Gorto a Tolmezzo orientativamente nei pressi del civico 6. Il
relativo protocollo d'intesa fra la Comunità Montana della Carnia (ora Uti della Carnia), Saf e
Comune risale al febbraio 2014: con esso si prevedeva un diverso percorso del Trasporto pubblico
locale in partenza dall’autostazione di via Carnia Libera 1944 e con transito lungo via Morgagni e
via Val di Gorto così come previsto dalla variante 2 del Piano urbano del traffico approvato dal
consiglio comunale tolmezzino a fine ottobre del 2013. Ora gli interventi di competenza
dell’amministrazione comunale di Tolmezzo, previsti da tale protocollo, sono in fase di
completamento e così già ad agosto l’ente aveva provveduto a richiedere alla Saf, in qualità di
concessionario del servizio, di valutare la modifica della percorrenza, in sola partenza,
dall’autostazione dei bus Tpl e per i mezzi diretti a Udine via autostrada, lungo via Morgagni e via
Val di Gorto e conseguentemente l’istituzione di una fermata per il trasporto pubblico, in via
sperimentale, in via Val di Gorto nel tratto di viabilità comunale compresa fra via Morgagni
(Ospedale) e via XXV Aprile (mensa comunale) lato destro discendente direzione Udine.
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Lo sciopero degli studenti: vogliamo una scuola sicura (M. Veneto Udine)
di Elisa Michellut - Sciopero degli studenti, ieri mattina, all'Istituto Tecnico Tecnologico Malignani
di Cervignano. Cinquecento ragazzi sono scesi in piazza per chiedere a chi di dovere di mettere al
più presto in sicurezza tutti gli infissi dell'edificio che ospita la scuola. Non torneranno in classe
finché il problema non sarà risolto. Venerdì, poco dopo le 14, una finestra che pesa 70 chili, al
secondo piano dell'Iti Malignani, nella classe quarta di elettronica e telecomunicazioni, si era
schiantata su un banco. Per fortuna gli alunni erano già usciti. Una tragedia sfiorata. I ragazzi
dell'istituto si sono presentati a scuola alle 8. Hanno mostrato cartelloni e striscioni di protesta. In
corteo hanno raggiunto piazza Indipendenza, dove si daranno appuntamento anche questa mattina.
Esigono più sicurezza. Oggi, alle 8.30, in municipio, ci sarà un incontro cui prenderanno parte i
rappresentanti degli studenti, il dirigente scolastico Aldo Durì, il sindaco, Gianluigi Savino e
l'assessore provinciale Carlo Teghil. «Abbiamo il diritto - sostiene Gloria Di Paolo - di svolgere
l'attività didattica in luoghi sicuri. I nostri compagni hanno paura di tornare a scuola. Per fortuna gli
studenti erano già usciti ma poteva scapparci il morto. Chiediamo un controllo di tutto l'edificio
prima di tornare a scuola». Giulia Lugnan, l'altra rappresentante d'istituto, spiega che gli studenti
hanno organizzato lo sciopero per far sentire la loro voce. «Avevamo già segnalato, tempo fa, le
problematiche del nostro istituto, comprese le finestre. La nostra non è una protesta contro la scuola,
è un modo per far valere le nostre ragioni». Il dirigente scolastico, Aldo Durì, evidenzia che gli
infissi sono stati rinnovati. «Tutti salvo quelle maledette finestre, che risalgono a un'epoca che si
perde nella notte dei tempi - dichiara Durì -. Il funzionamento dell'anta superiore basculante era
apparso più volte difettoso. Il 16 dicembre 2011 il nostro ufficio tecnico lo aveva segnalato alla
Provincia. Niente poteva far sospettare che il perno della cerniera superiore di uno di quegli
esemplari cedesse di schianto, tanto più che i tecnici della ditta incaricata dalla Provincia, il 2
agosto 2011, avevano controllato tutti i serramenti. In ogni caso non c'era stato alcun segno
premonitore. Ora abbiamo provveduto a mettere in sicurezza le cinque finestre. I ragazzi hanno dato
prova di grande senso civico e la manifestazione dimostra il loro attaccamento alla scuola».
L'assessore provinciale Carlo Teghil assicura che il problema è risolto. «Anche oggi (ieri, per chi
legge), assieme ai tecnici, sono stato a scuola - le sue parole -. Già nella giornata di venerdì è stata
messa in sicurezza la finestra che è piombata sul banco. Dalla verifica fatta non sono stati riscontrati
altri problemi. I tecnici, ad ogni modo, hanno applicato la doppia sicurezza a tutte le finestre di quel
tipo, che sono una decina». Il sindaco, Gianluigi Savino, ieri mattina, si è confrontato con una
rappresentante degli studenti. «Ho chiesto alla Provincia di effettuare una verifica su tutte le finestre
e sono stato rassicurato dall'assessore competente in tal senso. Rimane il problema di un istituto
vetusto. Il nostro progetto di creare un nuovo polo scolastico nell'ex caserma appare ancora più
urgente».
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«Solo tre assunzioni alla Pipistrel con l’aeroporto ancora chiuso»
(Piccolo Gorizia-Monfalcone)
di Roberto Covaz - «Io parlo con i fatti. Avevo assicurato che entro l’anno avremmo completato la
nostra sede e così è stato. Se l’aeroporto Duca d’Aosta non riapre al volo nemmeno questa volta
chiedete ad altri i motivi». Abituato per vocazione a volare alto, questa volta Ivo Boscarol,
proprietario della Pipistrel, resta con i piedi ben piantati a terra. Non si illude più delle promesse
della Società consortile e dell’Enac. E per quelle novecento persone che hanno inviato domanda di
assunzione alla società aeronautica slovena nella speranza di rientrare nei 230 posti promessi da
Boscolar ecco profilarsi l’ennesima beffa. Che i responsabili di questa mancata opportunità
continuano a chiamare burocrazia. Termine che da qualche settimana ha forma di un branco di
caprioli. Ivo Boscarol, cosa pensa dell’ennesimo slittamento dell’apertura al volo del Duca d’Aosta?
«Cosa dovrei pensare? Penso invece al fatto che abbiamo rispettato in pieno il nostro programma. A
giorni sarà ultimata la prima fase della nostra sede. Un investimento di 5 milioni di euro. Domani
mi presenterà nella sede della Camera di commercio per riscuotere i 250mila euro di contributo
assicurato dalla Cciaa in aggiunta ai 250mila già incassati. Presenterò tutta la documentazione che
mi è stata richiesta e che attesta, appunto, il rispetto totale di quanto ci eravamo impegnati a fare».
Cinque milioni per un magazzino, visto che a Gorizia non potete, e chissà per quanto ancora,
produrre i vostri velivoli Panthera. «Noi vorremmo cominciare subito la produzione ma non ci è
consentito farlo». Ritiene che la presenza di un branco di caprioli all’interno del sito dell’aeroporto
sia un ostacolo così arduo da superare? «Non mi compete la soluzione del problema. Dico soltanto
che in fase di atterraggio o di decollo sarebbe un gravissimo problema trovarsi di fronte a un
animale di un quintale». Vale la pena di ricordare che se i caprioli pascolano serenamente
all’interno dell’aeroporto qualche motivo c’è e non è opera dello spirito santo. Per cominciare,
sarebbe bastato recintare completamente il sito: verso Savogna ci sono decine e decine di metri
privi di barriere. Di conseguenza, una volta risolto il problema dei caprioli, potrebbero spuntare
cinghiali, sciacalli dorati, cervi, lepri, magari qualche orso innamorato per non parlare di vipere
cornute e bisce integerrime. La società consortile, il sindaco di Gorizia e il presidente della Camera
di commercio, un mese fa, avevano solennemente promesso che l’aeroporto di Gorizia sarebbe stato
in grado di riaprire il volo entro il 20 dicembre. Così non è stato. Stupisce il silenzio della politica
goriziana che non si rende conto del rischio che sta correndo la città. Il punto non è rilanciare
l’aeroporto Duca d’Aosta. La vera emergenza è consentire a un imprenditore che vuole assumere
230 persone di procedere. Invece... «Nonostante tutto - svela Boscarol - voglio ancora credere
nell’investimento fatto a Gorizia. E per questo abbiamo proceduto alle prime tre assunzioni.
Abbiamo coperto la funzione di direttore di stabilimento e assunto due tecnici che seguiranno la
formazione del personale». Secondo lei è credibile l’apertura dell’aeroporto a gennaio? «So per
esperienza che quando si ha a che fare con il settore pubblico i tempi si allungano
drammaticamente. Non mi azzardo a individuare ipotesi o a fare pronostici. Posso solo dire che se
l’aeroporto sarà operativo a maggio offrirà una cena ad Ariano Medeot, presidente della Società
consortile». Il menù? Probabilmente polenta e capriolo.
La Helios, con una filiale a Gorizia, acquistata da un gruppo giapponese (Piccolo GoriziaMonfalcone)
testo non disponibile
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«Sugli immigrati la politica non alimenti paure e sospetti» (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
di Margherira Reguitti - Di ritorno dal primo viaggio nelle missioni isontine in Africa Carlo
Roberto Maria Redaelli, vescovo di Gorizia e vicepresidente della Caritas italiana, propone una
riflessione sull’essere missionario oggi, sull’importanza del dialogo interreligioso, allargando il suo
pensiero all’attualità dell’immigrazione e al ruolo della politica e ai cambiamenti in atto nella vita
delle parrocchie dell’arcidiocesi. Cosa significa essere missionario oggi? In questo quarto viaggio in
Africa, primo da vescovo in Costa d’Avorio e Burkina Faso, ho constatato come la chiesa africana
abbia conquistato la maturità per una condivisione di catechesi e di promozione umana. Nelle
comunità, dove da anni sono attivi i nostri missionari, è cresciuta una solida presenza di laici
formati e di fedeli appassionati, coinvolti nelle scelte pastorali. Missionari essi stessi verso le
nazioni africane confinanti in difficoltà. Quali sono i rapporti con i musulmani nei paesi che ha
visitato? Nei miei incontri con i vescovi locali e i rappresentanti delle comunità ho riscontrato come
il dialogo interreligioso sia fondamentale per il mantenimento della pace in una situazione sociale
non certo facile. Ho percepito un rapporto sereno con le altre confessioni in particolare con i
musulmani. In molte famiglie convivono fedeli di diverse religioni e hanno imparato a pregare
assieme. La preghiera in situazioni non facili ha impedito il precipitare della situazione. L’Africa ha
risorse importanti di materie prime e umane che vanno valorizzate affinché le genti possano vivere
in dignità, liberi dalle guerre e dalla sudditanza della povertà. Il nostro compito è aiutarli a saperle
sfruttare. Dalle coste africane anche quest’anno sono arrivati in Italia, e in minima parte a Gorizia
dalla rotta balcanica, migliaia di migranti. Che politica serve? Serve una politica giusta per gestire i
flussi migratori che non interessano solo noi, Gorizia e l’Italia, ma il mondo. Servono tempi lunghi
di investimento nei paesi d’origine per creare le condizioni che non rendano necessario migrare.
Dobbiamo però ascoltare le richieste di questi paesi, è necessario mettersi d’accordo con le realtà
locali senza imporre nostri modelli. In questo la chiesa con la sua capillarità di presenza è
avvantaggiata rispetto alle politiche nazionali. Servono però accordi fra i governi, altrimenti tutto è
velleitario. A livello goriziano la politica che cosa può fare? La paura del diverso, sentimento
normale, si supera sapendola gestire. I politici tutti non devono dare messaggi che facciano crescere
il sospetto e il timore. Il tema migrazione è complesso, va gestito in modo intelligente, oltre gli
stereotipi del tipo: “cacciamo tutti o accogliamo tutti”. Serve un progetto europeo. Noi come chiesa
dobbiamo intervenire a prescindere da tutto, per garantire i bisogni primari, dopo si procede alle
diverse valutazioni. Certo in una piccola realtà anche la presenza di un centinaio di stranieri si fa
notare, cosa che non accade in una grande città. Quali i futuri cambiamenti nella gestione delle
parrocchie isontine? Vorremmo fare delle scelte sistematiche ma progressive di rinnovamento
nell’aggregazione delle parrocchie, valutando di volta in volta. Nessuno verrà abbandonato, ma
saranno valorizzate le collaborazioni già esistenti anche nella comunità. In questo spirito di unione
la notte di Natale celebrerò la messa in Duomo e il giorno dopo nella chiesa di Sant’Ignazio. Il suo
augurio per il prossimo santo Natale? Non dimenticare il festeggiato Gesù, confrontarsi con la sua
figura in spirito di ricerca. Come fu per i Magi in viaggio verso la luce.
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Portorosega rimane ancora nel limbo (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
di Giulio Garau - È ancora nel “limbo” il porto di Monfalcone dopo l’approvazione della riforma
Delrio sui porti italiani e rischia di restarvi per ancora molto tempo se la situazione non si chiarisce.
Non è in discussione il passaggio di Monfalcone sotto Trieste dopo la costituzione dell’Autorità di
sistema del Mare Adriatico Orientale che ora è in mano al presidente Zeno D’Agostino. Il problema
riguarda i tempi di attuazione del passaggio di Portorosega che, a livello italiano, costituisce un caso
unico citato (anche se non in maniera evidente) nello stesso testo della riforma. È l’unico porto
infatti di carattere nazionale, con terreni demaniali, ma gestito (per concessioni e opere
infrastrutturali) da una Regione a statuto speciale che tra l’altro per ottenere il controllo ha varato
una legge, la 12 del 2012 che dopo un avvio assai periglioso sta creando più danni che benefici. La
stessa Regione, con una lettera inviata al ministro il 16 settembre scorso a firma della governatrice
Debora Serracchiani, aveva anticipato le mosse della stessa riforma Delrio per passare Monfalcone
sotto l’Autorità di sistema dando il suo via libera, chiedendo cioè l’applicazione di uno specifico
articolo di legge. Ma anche in presenza di tutti i presupposti per il passaggio dello scalo sotto
Trieste non è ancora chiara la via d’uscita, la strada normativa, e la palla ora è in mano direttamente
al ministro Graziano Delrio. A sollevare il problema è stato lo stesso direttore generale del
ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Enrico Maria Pujia, che è stato interpellato
dall’Ufficio di gabinetto del ministro qualche tempo fa, in riferimento alla stessa lettera della
governatrice, per esprimersi sull’inserimento di Monfalcone che è «classificato di categoria II,
classe I e la cui gestione è stata trasferita alla Regione Fvg». Secondo Puja, sono le sue parole
«Sussistono tutti i presupposti per l’attuazione di quanto stabilito dalla disposizione di legge in
parola». Come dire, per il direttore generale, Monfalcone è già inserita nell’Autorità di sistema e per
questo risponde di restare in attesa di sapere se la sua direzione «debba provvedere alla redazione
della bozza di regolamento per apportare le modifiche al decreto legislativo 196/2016». E dunque?
La palla passa in mano allo stesso ministro. «La situazione - spiega il segretario generale
dell’Autorità di sistema, Mario Sommariva che ha rapporti continui con Roma - è che stiamo
attendendo di sapere quale strada si vuole imboccare. Ovvero se bisognerà attendere la stesura del
regolamento per il passaggio di Monfalcone con Trieste. In questo caso servirà qualche mese.
Oppure, come ha ben evidenziato lo stesso direttore generale, visto che per la Regione è un caso
ben definito e c’è una lettera che chiede il passaggio, basta un semplice decreto dello stesso
ministro per far entrare lo scalo isontino. In questo caso non servono mesi, bastano pochi giorni».
Ma considerata la situazione che si sta vivendo a Roma con il governo appena insediato dopo le
dimissioni dell’ex premier Matteo Renzi, anche se Delrio è rimasto al suo posto alle Infrastrutture,
appare difficile che Monfalcone diventi una priorità del governo da risolvere in breve tempo.
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Travolta dal bus a Roiano. Cinquantenne in coma (Piccolo Trieste)
di Corrado Barbacini - Una donna di 50 anni è stata ricoverata ieri in gravissime condizioni a
Cattinara dopo essere stata travolta da un bus in viale Miramare, all’altezza del civico 29. A.M.C.,
queste le iniziali, ha riportato un serio trauma cranico. Ed è stata accolta al nosocomio in stato di
coma, come riporta il bollettino del 118. I medici della Rianimazione di Cattinara - da quanto si è
appreso in tarda serata, mentre si erano sparse alcune voci secondo cui la donna era deceduta, voci
smentite da autorevoli fonti sanitarie - stanno facendo di tutto per salvarle la vita. È accaduto in un
attimo, in una frazione di secondo. Proprio nel momento in cui stava sopraggiungendo la “44”. E
non è escluso - stando ad alcune testimonianze - che la donna si sia addirittura gettata sotto il mezzo
pubblico. L’incidente - assurdo e incredibile - si è verificato averso le 11.30. Secondo la prima
ricostruzione della polizia locale, A.M.C. è all’improvviso spuntata in mezzo alla strada. Pare si sia
come buttata all’esterno, verso la carreggiata. Sembrava volesse attraversare di corsa senza
nemmeno guardare. Ma in quel momento, appunto, stava arrivando il bus. L’impatto è stato
inevitabile. Il conducente del mezzo della Trieste Trasporti non ha nemmeno fatto in tempo a
frenare o a tentare una manovra d’emergenza. La donna è stata colpita violentemente dal bus
esattamente all’altezza del fanale destro. Poi è rotolata qualche metro più avanti. Subito è scattato
l’allarme. A chiamare i soccorsi è stato lo stesso conducente, sotto choc per l’accaduto. Le
condizioni della donna, come detto, sono apparse immediatamente gravissime. Era riversa
sull’asfalto priva di sensi. Per i sanitari del 118 è stata una lotta contro il tempo. Hanno effettuato un
massaggio cardiaco, la respirazione artificiale e poi l’hanno intubata. Quando il cuore di si è ripreso
- dopo una ventina di minuti - la donna è stata caricata in un’ambulanza che si è diretta a Cattinara
in codice rosso, quello cioè che identifica il pericolo di vita. Il codice più grave. Come anticipato,
quello che si è verificato in viale Miramare è stato comunque un’incidente assurdo e incredibile.
Perché la donna - secondo alcuni testimoni - si sarebbe addirittura gettata contro il mezzo pubblico.
Tant’è che il conducente del bus se n’è accorto solo all’ultimo momento. Troppo tardi per riuscire a
evitarla. «Non ho parole, si è buttata apposta!», dice Richard B.: «Ero transitato per viale Miramare
pochi minuti prima e quella donna si era lanciata anche contro la mia auto. Guardava in alto e
allargava le braccia». Continua: «Per fortuna ero attento e l’ho schivata anche perché andavo molto
piano. Così sono finito nella corsia opposta dove in quel momento non stava passando nessuno. In
quegli istanti ho visto anche che la donna si è girata e mi è quasi venuta addosso per farsi investire.
Ma per fortuna sono riuscito a schivarla». Aggiunge: «Ho avvisato subito la polizia ma non hanno
fatto in tempo...». Dopo pochi istanti, infatti, è arrivato il bus. Dello stesso tono sono le
dichiarazioni apparse su Facebook da Pamela D.L.: «L’altra sera ha tentato di farsi investire da mio
papà, conducente anche lui di autobus, che fortunatamente è riuscito a schivarla rischiando di
scontrarsi con i mezzi che stavano transitando sull’altra corsia...». Continua: «È stato convocato
dalla polizia locale per testimoniare domani in difesa dell’autista coinvolto nell’incidente di ieri
mattina».
Sconvolto l’autista. I colleghi: «È a pezzi»
testo non disponibile
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Il cassiere costa. Al museo si entra gratis (Piccolo Trieste)
di Silvio Maranzana - Il Comune abolisce il biglietto d’ingresso in quattro musei cittadini. Dal
primo gennaio si entrerà gratuitamente al Museo Sartorio di largo Papa Giovanni, al Museo di arte
orientale di via San Sebastiano, al Museo del mare di via di Campo Marzio, al Museo di storia e
arte e Orto lapidario di piazza della Cattedrale. In tutti i casi con raccolta di donazioni volontarie. In
compenso però, per il Castello di San Giusto vi sarà un unico biglietto a 3 euro (ridotti 2 euro) che
permetterà di vedere anche il Museo del Castello e il Lapidario triestino. Oggi invece per visitare
solo le mura del Castello c’è un ticket a tariffa unica di un euro, mentre il biglietto che prevede la
visita a Castello, Museo e Lapidario costa 6 euro. La giunta comunale, su proposta dell’assessore
alla Cultura Giorgio Rossi ha preso la decisione all’unanimità dei presenti. Se da un lato le porte si
spalancano per tutti senza aprire il portafoglio in quattro sedi che oggi raccolgono numeri modesti
di visitatori, dall’altro viene triplicata, seppur mantenuta nella somma non impossibile di 3 euro, la
spesa da fare per entrare nel Castello di San Giusto, ma al contempo dimezzata quella che
permetteva anche la visita del Museo e del Lapidario. Per questo in tutta l’operazione il Comune
conta addirittura di guadagnarci anche perché il personale addetto alle casse potrà essere adibito al
medesimo servizio presso altri musei che così potranno restare aperti più a lungo. Gli obiettivi sono
ben illustrati nei dettagli stessi della delibera. Si considera che «dall’analisi delle serie storiche dei
dati sui visitatori e sugli incassi degli ultimi anni emerge che il numero dei visitatori che acquista il
biglietto per il solo Castello/mura (quindi spendendo un solo euro, ndr.) supera di gran lunga il
numero dei visitatori complessivo (paganti interi e ridotti) di Castello, Museo e Lapidario» e si
valuta di conseguenza che «l’istituzione di un biglietto unico, di importo pari a 3 euro per gli interi
e 2 euro per i ridotti per l’accesso a tutto il Castello (Mura, Museo e Lapidario triestino), fermo
restando il biglietto visite scolastiche a 3 euro, da un lato non comporterebbe minori entrate, ma
piuttosto un aumento degli introiti, e dall’altro richiederebbe un minor numero di addetti alla
sorveglianza/biglietteria all’ingresso con la possibilità di impiegare detto personale presso anche
altre strutture». Si dà qui per scontato evidentemente che saranno ben pochi gli arretramenti di
fronte all’obbligo di dover pagare 3 euro anche da parte di chi vuole semplicemente farsi una
passeggiata sulle mura. Fin dal suo insediamento, la nuova amministrazione comunale ha affermato
di voler puntare forte sul Castello di San Giusto che ora farebbe la “miseria” di 50mila visitatori
all’anno. La recente delibera definisce invece «basso», mediamente di poco superiore ai 40mila
euro complessivi l’incasso annuale dei quattro musei che vengono ora “liberalizzati”. Si specificano
gli incassi fatti nel 2015: il Museo Sartorio dove il biglietto d’ingresso costa 6 euro (ridotto 4 euro)
ha totalizzato 9.777 euro, il Museo di arte orientale con biglietto a 4 euro (ridotto 3 euro) 9.247
euro, il Museo del mare con biglietto a 4,50 euro (ridotto 3 euro) 10.029 euro e il Museo di storia e
arte e Orto lapidario con biglietto a 5 euro (ridotto 3 euro) 14.518 euro. Il Comune dunque ne
deduce che «alla luce, da un lato del numero dei visitatori annui, in particolare del numero dei
visitatori paganti e quindi dei rispettivi incassi e dall’altro alla luce dei costi per il sevizio di
sorveglianza con la previsione di un addetto dedicato alla sola cassa e di gestione della cassa stessa
(installazione, stampa biglietti, eccetera) è stato valutato di abolire la tariffa d’ingresso prevista
prevedendo l’ingresso gratuito con la conseguente chiusura delle casse. Le minori entrate e le
minori spese si equivalgono - viene affermato in conclusione - e quindi questo provvedimento
mantiene inalterati gli equilibri di bilancio». In sostanza, il gioco non valeva la candela anche
perché la setssa delibera stabilisce di consentire che in questi quattro musei «vengano raccolte
donazioni volontarie in denaro a mezzo di appositi contenitori collocati nella zona dei rispettivi
bookshop».
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