La contrapposizione con la Regione, per il taglio del budget, ha

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anno i - n° 0 venerdì 23 dicembre 2016
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Ulisse Di Giacomo
L’Oscar del giorno lo assegniamo
a Ulisse Di Giacomo. Il senatore
molisano ci sta provando a portare
all’attenzione della politica molisana la situazione in essere a livello
sanitario. Al momento, però, la
stessa opposizione regionale risulta
essere debole rispetto a quanto sta
accadendo.
L’Ardire
L’acqua, unica risorsa
La regaliamo e falliamo
anche noi
di Giuseppe Saluppo
U
nica risorsa, vera, del Molise è
l'acqua. Ebbene, rischiamo di
far fallire anche Molise Acque
con un buco da 10 milioni di
euro. Oggi, si dice che paghiamo il costo
più basso d'Italia a metro cubo. Non si dice,
però, che oltre due milioni di metri cubi la
giriamo alle regioni limitrofe. Senza considerare, poi, le acque del San Bartolomeo e
del Volturno a Venafro e quelle di Occhito
che nessuno può controllare. Acqua sorgiva del Molise nelle tubature dei napoletani, dei pugliesi e degli abruzzesi in
contropartita delle quali non c’è nulla che
possa giustificare il mantenimento di una
condizione da cui il Molise economicamente non ricava granché. Il tutto a prezzi
stracciati, magari sottoscosto. Lo stato delle
cose può essere considerato uno sberleffo
politico e amministrativo al quale i molisani sono costretti a sottostare a causa dell’inerzia politica di chi li amministra oggi,
al pari di chi li ha amministrati ieri. Sulle
perdite d’acqua dalle reti di distribuzioni
nei comuni e sulla derivazione da parte
delle regioni contermini si può scrivere un
pesantissimo atto d’accusa contro gli amministratori locali e regionali e indicarli al
pubblico ludibrio per la indifferenza che
pongono al problema. Che non è di oggi,
ma si trascina da decenni. Perchè, alla cessione di milioni di metri cubi di acqua sorgiva dal Molise non c'è, contestualmente,
la fondata richiesta che il Molise ne ricavi
un vantaggio? Un governo meno imberbe,
inesperto e tremebondo, andrebbe lancia
in resta a discutere una revisione delle concessioni e, se necessario, a paventare, la
chiusura dei rubinetti che forniscono acqua
(gratis o semigratis) alla Campania, alla Puglia e all’Abruzzo invece di far fallire Molise Acque e la Regione. Purtroppo, ancora
oggi gli amministratori di Palazzo Vitale
non si rendono conto dell’entità del danno
che lasciano correre, dell’impoverimento
progressivo delle risorse idriche, della insolenza con cui la questione viene glissata
dalle parti in causa.
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Stefano Ramundo
Il Tapiro del giorno lo diamo a Stefano Ramundo. Ancora tanta e troppa
è la confusione sul sistema di raccolta
differenziata dei rifiuti che dovrebbe
partire dal centro storico di Campobasso. Una confusione che si trascina
da tempo visto e considerato che tutto
sarebbe dovuto partire dalla scorsa
estate.
La contrapposizione con la Regione,
per il taglio del budget,
ha portato la discussione
al tavolo del ministero dell’Economia
Servizio a pag.3
IL FATTO
pagina 4
Molise Acque, il disavanzo
fa rischiare l’azienda
Anche Molise Acque naviga in cattive acque. Un buco di oltre 10 milioni di euro che preoccupa i dipendenti che potrebbero restare senza lo
stipendio. In questi anni, però, la Regione Molise non è intervenuta
così come non lo ha fatto per l’acqua che continua ad essere girata alle
altre regioni.
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23 dicembre 2016
Approvata dalla giunta regionale la proposta del Piano regionale integrato per la qualità dell’aria
Prova di maturità e di responsabilità civile:
chiunque può prendere visione degli elaborati
e presentare in forma scritta osservazioni
La “vulgata” popolare vuole il Molise una sorta di terra vergine ma la realtà dice invece che abbiamo
discariche abusive a cielo aperto, emissioni inquinanti nell’aria, infiltrazioni pericolose nelle falde
acquifere e una miriade di altre condizioni ambientali poco rassicuranti per la salute pubblica
Un Piano per garantire la salubrità dell’aria che respiriamo. La
proposta elaborata dall’Agenzia
regionale per la protezione ambientale
(Arpa) è stata approvata dalla
giunta. Anche in questo caso il
Molise paga lo scotto del traccheggio, della lentezza, della incertezza che caratterizzano le
attività regionali. Ciò perché la
direttiva europea è del 2008 e il
decreto legislativo che assegna
alle Regioni l’adozione di un
Piano di qualità dell’aria, è del
2010. “Meglio tardi che mai”: accontentiamoci di questa saggezza
popolare per attutire l’insoddisfazione e le preoccupazioni soprattutto, che accompagnano le
statistiche che collegano malattie
respiratorie e mortalità prematura
all’inquinamento atmosferico.
Come abbiamo accennato, sia
l’Europa che il governo nazionale
hanno emanato direttive e assunto
provvedimenti legislativi e normativi per fronteggiare questa
“emergenza ambientale”
chiamando in causa le Regioni
con l’adozione di un Piano di
qualità dell’aria che contenga le
misure necessarie ad agire sulle
principali sorgenti di emissione
laddove i livelli degli inquinanti
superano i valori limite, e le misure necessarie a preservare la
migliore qualità dell’aria nelle
aree restanti. Il dato certo e inoppugnabile che si ricava dalla direttiva
europea
e
dei
provvedimenti legislativi è uno
solo, peraltro avallato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
e dagli studi dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro Perché, ossia che il rischio
inquinamento è il nemico comune
da abbattere. Perché mai, però, la
giunta regionale abbia preso in
considerazione il decreto legislativo del 2015 solo il 30 giugno
2015 per affidare all’Arpa l’incarico di redigere i Piani previsti
agli articolo 9 -10 e 12 del decreto, e un progetto di adeguamento della rete di misura della
qualità dell’aria, qualcuno degli
amministratori che siedono a Palazzo Vitale dovrebbe spiegarlo.
Spiegare le ragioni che hanno
fatto sì che l’Arpa fosse coinvolta
a distanza di cinque anni dall’emanazione del decreto legislativo e non con immediatezza,
tenuto conto che la “vulgata” popolare che vuole il Molise una
sorta di terra promessa contrasta
fortemente con la realtà che dice
invece che abbiamo discariche
abusive a cielo aperto, emissioni
inquinanti nell’aria, infiltrazioni
pericolose nelle falde acquifere e
una miriade di altre condizioni
ambientali poco rassicuranti per
la salute pubblica. L’Arpa ha
provveduto a svolgere l’incarico
ricevuto dando la possibilità alla
giunta regionale di prendere in
esame la proposta del Piano regionale integrato per la qualità
dell’aria Molise, della proposta di
rapporto ambientale di Valutazione ambientale strategica (Vas),
dello studio per la Valutazione di
incidenza e della Sintesi non tecnica. Ma c’è una postilla ancora
da prendere in considerazione ed
è questa: l’approvazione finale
del Piano la si potrà avere solo
quando il Piano, la Valutazione
ambientale strategica e la Valutazione di incidenza e la Sintesi non
tecnica saranno stati garantiti
della loro massima divulgazione
e dal’esito della fase detta di
“scoping”. A tal fine la giunta regionale ha deliberato la pubblicazione della deliberazione relativa
all’approvazione della proposta
del Piano sul Bollettino ufficiale
della Regione Molise e dell’Arpa;
di stabilire le sedi in cui chiunque
sia interessato possa prendere visione e consultare la documentazione del progetto di Piano
(unitamente al rapporto ambientale di Vas, allo studio per la Valutazione di incidenza ed alla
Sintesi non tecnica): Regione
Molise – Servizio tutela ambientale - Via N. Sauro 1 Campobasso
– tel. 08744291; Arpa Molise –
Via U. Petrella 1, Campobasso –
tel.: 0874492600; Provincia di
Campobasso – Servizio tutela
dell’ambiente - Via Roma 47,
Campobasso tel. 08744011; Provincia di Isernia – Settore Ambiente e energia - Via Berta 1,
Isernia – tel. 08654411. La giunta
ha anche stabilito che chiunque
può prendere visione degli elaborati sopra richiamati e presentare
in forma scritta proprie osservazioni.
Dardo
Fuochi d’artificio e divieti, un discrimine
di Michele Rosa *
Mozione presentata dai consiglieri comunali Pilone, Cancellario, Iafigliola e Tramontano
Leggo e anche riscontro che sono
state emesse diverse ordinanze contingibili e urgenti che
vietano di far esplodere ogni genere di fuochi d’artificio
e prodotti pirotecnici.
Ebbene i fuochi d’artificio in commercio, destinati ai
consumatori, sono marcati CE e rispettano pertanto i requisiti della direttiva europea 2013/29UE, regolarmente
attuata in Itali, il cui articolo 1 così recita:la presente direttiva stabilisce norme volte a realizzare la libera circolazione degli articoli pirotecnici nel mercato interno
assicurando un livello elevato di protezione della salute
umana e di sicurezza pubblica nonché la tutela e l’incolumità dei consumatori, e tener conto degli aspetti pertinenti connessi alla protezione ambientale. Pertanto
essendo marcati CE, sono stati progettati, costruiti e testati secondo normative tecniche CEN/UNI volte ad assicurare il rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza,
che non hanno motivo di essere considerati pericolosi per
le persone, per gli animali o per l’ambiente. Occorre
quindi distinguere i cosiddetti “botti” (track, cipolle), sicuramente pericolosi e proibiti, dai fuochi d’artificio acquistabili in apposite rivendite munite di autorizzazione
prefettizia. Numerosi sindaci ultimamente, dopo aver rilasciato licenze ambulanti provvisorie per la vendita di
giochi pirici, hanno emesso ordinanze di divieto di accensione fuochi definite “contingibili e urgenti” che presentano sovente una cattiva interpretazione dell’articolo
57 del TULPS (che riguarda unicamente spettacoli realizzati da professionisti e presenza di pubblico) ed un errata interpretazione dell’articolo 54 del TUEL, ovvero
che non è consentito alle ordinanze sindacali ordinarie di
derogare a norme legislative vigenti (che caratterizzano
in questo caso uso e detenzione di materiale pirotecnico),
e una mancata comunicazione preventiva delle stesse
presso l’ufficio del Prefetto, criterio necessario e obbligatorio per la loro attuazione. Molte delle ordinanze
emesse quindi sono nulle, e anche se la contravvenzione
venisse emessa sarebbe facilmente impugnabile davanti
al giudice di pace. Ognuno con i propri soldi decide ovviamente cosa farci, e in quest’ottica i fuochi artificiali
sono un bene di consumo come qualsiasi altro (e danno
da vivere a centinaia di famiglie in tutta Italia), pertanto
noi del settore non accettiamo campagne discriminatorie
e offensive verso chi questi articoli li utilizza per svago
o per lavoro, ovviamente rispettando tutte le precauzioni
necessarie. chiedendo rispetto per i tanti operatori che
operano nel settore pirotecnico e per i tanti, tantissimi
cittadini che si divertono nell’accensione di un fuoco
d’artificio e che hanno la colpa di non andare a disturbare i politici e di non far sentire sufficientemente la propria voce, auguro a tutti, anche a voi, un gioioso natale e
capodanno pirotecnico.
*Pirogiochi
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La Regione Molise sotto accusa per il decreto taglia che tagli il budget alle strutture accreditate
Sempre spinosa la questione
Cattolica. Molta amarezza tra i
dipendenti, per la posizione assunta dalla Regione, mentre la
direzione centrale ha ribadito di
non avere più intenzione di
mettere un euro per coprire i ritardi e l’approssimazione della
stessa Regione Molise. Il taglio
di 2 milioni e 600mila euro inferti alla struttura, porterebbero
alla chiusura del Centro medico
di Tappino. Visto e considerato
che le posizioni restavano distanti, con la Cattolica a chiedere
al
presidente
e
commissario ad acta di ritirare
il decreto n.63, che taglia i budget alle strutture sanitarie accreditate, e lo stesso Frattura a
ribadire la necessità dell’integrazione ma non di sospendere
i tagli, tutto si è spostato a
Roma al tavolo del Ministero
dell’Economia e delle Finanze
dove è stato convocato un apposito tavolo. Anche per chiarire una volta per sempre le
posizioni in campo e, soprattutto, le volontà politiche sul sistema sanitario molisano. Sulla
questione della presenza della
Cattolica, oggi Fondazione
Giovanni Paolo II, non c’è stata
mai chiarezza dal punto di vista
della politica. La politica, nel
passato, ha sottovalutato i gravi
interrogativi che, pure, circolavano tra la gente e che attenevano: 1 - alle caratteristiche del
“Centro” della Cattolica, 2 alla incidenza del
Centro
della Cattolica sui parametri
della struttura ospedaliera regionale, e 3 - alla “integra-
l’intervento
Cattolica, c’è voluto il ministero
per affrontare la questione
zione” tra “Centro” e Ospedale di Campobasso. Le perplessità dell’opinione pubblica
e degli “addetti” non erano di
poco conto perché riguardavano
le finalità per cui questa struttura era approdata in Molise.
Fermo restando quanto denunciato, ormai, da anni, c’è la necessità di integrare le due
strutture sanitarie che oggi operano a Tappino: il Cardarelli e
la Cattolica. Un’integrazione
capace, tra l’altro, di dare vita a
quella struttura di Policlinico
che nessuno ha mai voluto nel
passato e che oggi dovrebbe diventare realtà per la presenza
della Facoltà di medicina. Attorno a questo concetto che noi
abbiamo sviluppato l’idea della
Città della Salute. Un’occasione unica e storica per assicurare qualità nelle prestazioni,
servizi completi ai pazienti e
occupazione e sviluppo per il
Capoluogo regionale che oggi
langue. Del resto, la struttura
della Cattolica è nata grazie all’intervento straordinario nel
Mezzogiorno e con un protocollo tra i ministeri della Sanità
e della Ricerca scientifica. Di
fatto, si tratta di una struttura
pubblica. Con alcuni accorgimenti e la realizzazione di un
altro piccolo blocco alla sinistra
dell’ingresso principale, consentirebbe il pieno trasferimento dei reparti dell’ospedale
Cardarelli in un corpo fabbricato per i 297 posti letto che
questo dovrebbe continuare a
gestire in piena autonomia funzionale. I servizi di camere operatorie e sale parto sarebbero
comuni alle due strutture e il
Centro medico resterebbe nel
corpo fabbricato nel quale già
oggi opera. Un corpo unico con
due distinte e autonome funzionalità tali da garantire l’unicità
degli interventi in spazi raccolti
e dediti anche alla ricerca. A
pochi metri, poi, insistono altre
strutture che potrebbero essere
utilizzate come strutture di ricettività alberghiere, a poco
costo, per i parenti dei ricoverati che vengono da fuori regione o da paesi distanti dal
Capoluogo. E’ un’idea sulla
quale lavorare, è un’idea che
potrebbe stravolgere il significato della stessa sanità come
fino ad oggi l’abbiamo conosciuta. Ben consci, però, che il
valore di un’idea sta nel metterla in pratica. Del resto, il
CIPE volle sottolineare che il
“Centro della
Cattolica”,
anche se non nasceva in funzione della piccola popolazione
molisana, ma in funzione di un
bacino interregionale con diversi milioni di utenti, aveva la
finalità di costituire “un volano
di sviluppo e di occupazione indotta oltre che diretta” per il
Molise, dando un contributo significativo allo sviluppo socio
economico regionale, oltre a
promuovere un salto di qualità
della struttura sanitaria regionale, che al contatto con un
presidio di ricerca di rilievo internazionale, avrebbe potuto,
primo, più agevolmente soddisfare l’esigenza di una più severa e selettiva formazione del
suo personale medico; e, secondo, realizzare un più facile
accesso delle popolazioni molisane, per alcune patologie, ad
una sanità di eccellenza. contribuendo cosi a ridurre il massiccio flusso di migrazione verso
strutture sanitarie di altre regioni”. Perchè, allora, non tornare alle origini e ricostruire un
percorso capace di essere, per
davvero, vicino al cittadino-paziente?
Scuola don Milani, delusi per la posizione del Sindaco
"I genitori della scuola Don Milani esprimono profonda delusione per la scelta del
Sindaco di Campobasso di trasferire i bambini presso la scuola di via Gorizia". Così,
i genitori dell’Associazione Scuola a Misura di Bambino in una nota.
"Il NO dei genitori alla scuola di via Gorizia si ha perché:
è un fabbricato in muratura costruito negli
anni 60’ (venti anni prima della Don Milani);
dopo i lavori del secondo intervento, che
devono essere ancora effettuati, raggiungerà una resistenza all’accelerazione da
collasso pari al 50,7 % di quella prevista
dalla normativa vigente;
questo consentirà di estendere la vita residua del fabbricato di 11 anni, ovvero come
indicato nella relazione tecnica 11 anni è
“il tempo entro il quale è necessario programmare e procedere ad un ulteriore intervento strutturale che incrementi
ulteriormente la sicurezza”
l’edificio è quindi caratterizzato “in ter-
mini statistici da una
vita residua di 11 anni,
ovvero nei prossimi 11
anni la probabilità che
si verifichi un evento sismico di accelerazione
tale da mettere in crisi
la struttura è analoga
alla probabilità che avrebbe un edificio
nuovo”.
Da un’Amministrazione che tenga a cuore
la sicurezza dei bambini i genitori si sarebbero aspettati una soluzione completamente sicura, non di certo che mettesse
circa 500 bambini in una struttura che garantirà una sicurezza solo al 50,7%, ma che
ha la documentazione tecnica “a posto” per
poterla utilizzare per altri 11 anni.
Questa soluzione lascia profondamente delusi perché i genitori della scuola Don Milani si sono battuti per ottenere una scuola
sicura per i propri bambini, perché hanno
lasciato la scuola di via Leopardi chiedendo SEMPRE un luogo completamente
sicuro per i propri figli;
delusi perché da un’amministrazione che non è
stata trasparente sulla
situazione dell’edificio
che frequentavano i
bambini ci si sarebbe
aspettati una risposta
certamente diversa, il coraggio di
un’azione che riscattasse se stessa e ridesse
fiducia ai genitori; delusi perché dopo tanti
disagi e sacrifici causati dai doppi turni ci
si aspettava finalmente di vedere la luce
alla fine del tunnel; delusi per l’assoluta assenza di dialogo, confronto e coinvolgimento nelle scelte e delusi perché questa
soluzione, o la prosecuzione dei doppi
turni, determineranno la fine della scuola
Don Milani.
Il bando esplorativo emesso dal Comune
prevedeva la valutazione di edifici adeguati all’ultima normativa antisismica, ma
pur non attingendo alle offerte del bando i
genitori si aspettavano comunque una si-
Inconcepibile
sdoppiare
il plesso scolastico
tuazione idonea alle proprie richieste, visto
anche il percorso e la situazione da cui provenivano.
La risposta è stata invece una scuola più
datata, che con interventi ancora da realizzare raggiungerà solo il 50,7% della sicurezza richiesta per un edificio nuovo, ma
che può essere utilizzato perché per i prossimi 11 anni probabilmente non si verificherà un evento sismico tale da metterlo in
crisi.
Per queste motivazioni i genitori della
scuola Don Milani NON PORTERANNO
i propri bambini nella struttura di via Gorizia, perché non basta una sicurezza del
50,7% per i propri figli e non giocano con
loro sulle probabilità; nel 2002 a San Giuliano di Puglia sono morti 27 bambini e
nessuno avrebbe mai ipotizzato che potesse accadere.
I bambini, i genitori, le insegnanti e tutta
la scuola Don Milani meritano e pretendono altre soluzioni".
Il Comitato genitori
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Preoccupazione dei dipendenti per le perdite dell’azienda di oltre 10 milioni di euro
Molise Acque, un buco
da fare temere il peggio
Si è tenuta l’assemblea del personale dell’Azienda Speciale Molise Acque di Campobasso indetta
dalla RSU ed estesa anche ai lavoratori in somministrazione.
La partecipazione è stata massiccia ed il personale tutto ne è
uscito fortemente preoccupato
dalla drammatica situazione economica ed amministrativa in cui
versa l’Ente/Azienda, illustrata
dai Responsabili degli Uffici.
Proprio la parte economica dell’Ente ha maggiormente creato
preoccupazione tra i lavoratori in
quanto negli anni si sono verificati sempre bilanci in perdita ovvero, l’anno 2013 si è concluso
con un bilancio in perdita di Euro
4.200.000,00, l’anno 2014 in perdita di Euro 3.700.000,00 e
l’anno 2015 in perdita di Euro
3.200,000,00, rimanendo al 2016
con un patrimonio netto di Euro
3.800,000,00. Ai lavoratori che si
chiedevano quali fossero le motivazioni dei bilanci in perdita,
stante da parte dell’Ente Azienda
Molise Acque la fornitura di un
bene primario ai Comuni, quale è
l’acqua e che viene regolarmente
pagata dai cittadini, gli è stato risposto dai suddetti responsabili
che probabilmente i Comuni riscuotono i ruoli idrici dai cittadini
ma non versano il corrispettivo,
peraltro consistente nella tariffa
più bassa di tutte le Regioni d’Italia. Sul punto si è precisato che
di sergio genovese
Assieme a pochi irriducibili, si può
dire da cinquantasette anni, ho la
buona abitudine di presidiare la piazza
di Campobasso. Su e giù per il corso
con pochi amici, per parlare molto del
meno e poco del più. Una capatina
giornaliera per segnare quasi sempre a
lutto, le argomentazioni trattate, rimette comunque in sesto il gruppo. E’
sempre condiviso all’unanimità l’assunto che la memoria da conservare è
roba per gli sparuti affezionati della
piazza. Chi negli anni ha gestito la
cosa pubblica ed ha legiferato sulla
vita e sulla storia di Campobasso, per
generoso eufemismo, ha avuto il cuore
blindato dal cemento armato. Andiamo
per ordine. Campobasso ha avuto luoghi che hanno raccontato per secoli la
sua storia sociale, il suo lignaggio aggregativo. Presto li rammento. Il Corso
Vittorio Emanuele ed i suoi negozi, il
Mercato coperto di Via Monforte, Il
Vecchio Romagnoli, il Cinema Ariston.
Spazi dove è stata promossa, come in
un ciclo industriale, vita costruita dal
basso e dall’alto con una sinergia che
appalesava, senza discussioni, un’armonia contaminante. Chi in quei luoghi ci ha messo i piedi ed il cuore non
può restare inerme nell’inibire le corde
della nostalgia che diventa rabbia
l’Ente/Azienda Molise Acque,
unitamente all’EGAM, è stata
anche richiamata dall’autorità lucegas e acqua, proprio perché ha
la tariffa più bassa e gli è stato richiesto di uniformarla a quella
delle altre Regioni. La situazione
economica sopra rappresentata si
ripercuote negativamente sull’andamento
gestionale
dell’Ente/Azienda ed inevitabil-
mente anche sul personale dipendente,
in
quanto
se
l’Ente/Azienda non può pagare
più i fornitori questi potrebbero
promuovere rivalse ed i loro stipendi potrebbero essere a rischio.
La stessa preoccupazione è stata
manifestata dai lavoratori in somministrazione che da oltre 10 anni
prestano servizio attivo presso
Molise Acque, i quali, peraltro,
sono ancora in attesa di una eventuale stabilizzazione avendo acquisito esperienze professionali
specifiche. Dagli interventi conclusivi dei presenti è emerso che
la Regione Molise – proprietaria
dell’Azienda – deve intervenire
adottando i provvedimenti di sua
competenza, quali, primo fra tutti,
quello di obbligare i creditori di
Molise Acque a saldare i loro debiti, anche per evitare un eventuale danno erariale. Tuttavia,
nelle more di quanto sopra, i lavoratori hanno manifestato la volontà di proclamare lo stato di
agitazione ed hanno dato mandato ai sindacati presenti alla riunione (CSA e UIL), di chiedere
un tavolo sindacale presso il Prefetto di Campobasso al quale dovranno
essere
invitati
l’Amministrazione
dell’Ente
Azienda Molise Acque, la Regione Molise, l’EGAM, i Sindacati,
la
RSU
ed
una
rappresentanza dei lavoratori interinali.
Una città e una memoria
da salvare
quando poi al saldo ti accorgi che tutto
è consegnato all’oblio. La legge del
domani è un altro giorno o quella del
tempo che passa e non torna, ha connotato nel tempo i nostri Amministratori ma dietro non c’era un progetto.
Dietro c’era semplicemente la insensibilità di non comprendere che le
nuove generazioni avrebbero avuto il
diritto ma anche il dovere di capire e
di tramandare ( in una specie di staffetta della vita) che cosa avveniva al
Mercato coperto di Via Monforte o al
Vecchio Romagnoli in questi giorni di
Natale. Invece oggi il Corso V. Emanuele è vuoto, il Vecchio Romagnoli è
abbandonato, il Mercato coperto è deserto, il Cinema Ariston cade a pezzi.
Neanche lo straccio di un grande progetto identificativo per rimettere in
piedi almeno uno dei Santuari raccontati. Ma un grande progetto necessita
di grandi cervelli o di grandi cuori?
Sarei tentato a rispondere sulla seconda ipotesi. In piazza si dice che
sono mancati l’uno e l’altro. Oggi i
nostalgici dello struscio, definiscono
Campobasso una città con poca vita
davanti e senza una storia. A chi rac-
conteremo di quel giorno che con
mezzo metro di neve caduta in giornata, la città si mobilitò per ripulire il
Vecchio Romagnoli mentre i rossoblù
battevano il Livorno per due reti a
zero? E a chi rammenteremo che nell’occasione della proiezione del Dott.
Zivago, al Cinema teatro Ariston,
quella domenica degli anni settanta,
furono venduti oltre tremila biglietti?
Non lo racconteremo a nessuno perché
Campobasso muore sulla sua memoria
che è più importante della sua vita per
chi ha cuore e cervello.
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23 dicembre 2016
Briciole, poco più che briciole: sessantamila euro per l’assistenza sociale 2016
Destinatarie le famiglie in condizione di vulnerabilità
economica (basso reddito, roblematiche sociali,
abitative, lavorative, sanitarie, eccetera eccetera),
e particolare attenzione alle donne sole
e alle minorenni in stato di gravidanza
Possibile fronteggiare non più di trenta casi e per ognuno un contributo di 2mila euro
da ripartire in quattro trimestri e per ogni trimestre, 500 euro
Briciole, poco più che briciole i
60mila euro del Governo assegnati alla Regione Molise per il
progetto “Linus” a sostegno
della natalità, sulla scorta delle
indicazioni fornite dal decreto
ministeriale del 17 giugno 2016
a firma del ministro per gli Affari
regionali e le autonomie, con delega in materia di Politiche per la
famiglia. Una lavata di faccia; un
mettersi l’anima in pace; un
modo peloso di ingannare il
prossimo; in questo caso, le
donne in gravidanza e nel corso
del primo anno di maternità in
condizione di privazione economica e in una fase esistenziale caratterizzata
da
particolare
fragilità emotiva e da dispendio
economico. Lo rilevano, lo ammettano, lo confermano e lo scrivono il presidente della giunta
regionale Paolo di Laura Frattura
e gli assessori Pierpaolo Nagni,
Vittorino Facciolla e Carlo Veneziale, assistiti da Mariolga Mogavero,
nel
corpo
della
deliberazione con cui, appunto,
hanno preso in esame ed approvato il progetto “Linus”, l’impegno e la destinazione dei 60mila
euro, cui vanno aggiunti altri 12
mila euro attinti dal bilancio re-
gionale. Dai redattori del Progetto è stato valutato che con
quelle risorse è possibile fronteggiare non più di trenta casi e per
ognuno un contributo di 2mila
euro da ripartire in quattro trimestri e per ogni trimestre, 500
euro. Destinatarie, come detto, le
famiglie vulnerabili costituite
anche da un solo elemento, con
presenza di donne in gravidanza
dal sesto mese o da bambini dalla
nascita fino ad un anno di vita, in
possesso di questi requisiti:
residenza nel Molise e condi-
zione di vulnerabilità sociale ed
economica (basso reddito, problematiche sociali, abitative, lavorative, sanitarie, eccetera
eccetera), e particolare attenzione alle donne sole e alle minorenni in stato di gravidanza.
Per decenza omettiamo di elencare gli adempimenti da fare per
accedere all’assistenza e i condizionamenti tecnici e amministrativi che ne fanno un capolavoro
di inestricabile complessità. Ancora una volta la burocrazia
prende il sopravvento sulla linea-
rità dell’azioni e dei comportamenti che dovrebbero essere il
segno distintivo della Pubblica
amministrazione, per confermarsi nella sua debordante invadenza e nel suo potere di
condizionamento. Tutto questo,
per mettere in circolo 72mila
euro e dare un piccolo sollievo a
non più di trenta destinatari. Se
ne occuperanno gli operatori
degli Ambiti Territoriali Sociali
del Molise e gli operatori dei servizi sanitari e sociosanitari dell’Azienda Sanitaria Regionale
(Asrem), in stretta relazione col
responsabile dell’Ufficio coordinamento degli Accordi interministeriali e per l’implementazione
delle Politiche sociali. La distribuzione delle risorse sarà in favore degli Ambiti territoriali
sociali del Molise sulla base della
popolazione femminile compresa
nella fascia di età da 15 a 45 anni
(fonte Istat). All’Ats di Agone
andranno 2.000 euro per un solo
intervento; 16.000 euro all’Ats di
Campobasso per 8 interventi;
8.000 euro a Isernia per 4 interventi; 6.000 euro a Larino per 3
interventi; 8.000 euro a RicciaBoiano per 4 interventi; 14.000
euro a Termoli per 7 interventi;
6.000 euro a Venafro per 3 interventi. Numeri abbastanza contenuti, che farebbero pensare a una
contenuta realtà afflitta da particolare fragilità emotiva e da condizioni di vulnerabilità sociale ed
economica, sicuramente condizionati dalla esiguità delle risorse
e dalla complessità dell’assistenza. Il Babbo Natale di Palazzo Vitale ha le tasche piene
soltanto per sé.
Dardo
Crescono i poveri nel Molise e la Regione guarda altrove
I molisani “a rischio di povertà o
esclusione sociale”, secondo gli ultimi dati Istat, sono al 31,7%, con un leggero miglioramento rispetto all’anno
precedente, mentre le famiglie che vivono
sotto la soglia di povertà sono oltre il
21%, con i soggetti a rischio di grave deprivazione al 9,9% e i soggetti a bassa intensità lavorativa che superano l’11%, con
il tasso di disoccupazione ancora alto al
12,9%.
Numeri che delineano una vera e propria
emergenza, con un evidente ritardo sul
fronte dell’esclusione sociale, ma le misure da mettere in campo per contrastare
la povertà a che punto sono?
Nell’ambito del FSE 2014-2020 il Molise
ha destinato 12 milioni di euro all’inclusione sociale, aspetto fondamentale per
garantire a tutti pari dignità e diritti,
quando finalmente verranno pubblicati i
bandi? E quando verranno sbloccati i
complessivi 48 milioni del fondo sociale
assegnati al Molise? È necessario, difatti,
che gli interventi previsti dal Governo nazionale, quali il SIA, siano accompagnati
da politiche regionali capaci di garantire
a tutti i cittadini uguale dignità, stante la
situazione di profonda difficoltà che si sta
vivendo in Molise.
Perché nulla si muove?
Perché assistiamo a questi continui ritardi?
E cosa dire del Patto per il Molise? Il Governo regionale non ha previsto nessuno
stanziamento di fondi da destinare al welfare molisano, nonostante le evidenti
emergenze sociali, perdendo un’occasione
che invece ha colto la Basilicata, che ha
destinato 268 milioni di euro per l’asse
delle politiche sociali, con interventi fondamentali quali il contrasto alla povertà e
all’esclusione sociale con lo strumento
della cittadinanza solidale, assimilabile a
quel reddito di cittadinanza istituito nella
nostra regione con la
legge finanziaria del
2012 dal Governo di
centrodestra.
Perché non si è deciso
di impegnare le risorse
sulla valorizzazione
del welfare, non solo
come strumento di protezione sociale ma
anche come fonte di
nuova e buona occupazione?
Perché non si è tenuto
conto delle effettive esigenze dei cittadini
molisani?
Angela Fusco Perrella, Michele Iorio,
Nicola Cavaliere e Giuseppe Sabusco
6
TAaglio
lto
23 dicembre 2016
Doppia tappa alla scuola dell’infanzia di Campobasso. Dopo ieri, si ripete oggi
Al Cep Nord, arriva Babbo Natale
CAMPOBASSO.
Musica,
canti, balli e poesie. Anche quest’anno Babbo Natale ha fatto
visita ai piccoli alunni della
Scuola dell’Infanzia ‘Cep Nord
Giovanni Paolo II’. Ieri e oggi
l’omone dalla barba bianca ha
portato regali e dolciumi raccogliendo anche le richieste dei
bimbi che lo hanno accolto indossando il tradizionale cappellino rosso. Il 21 dicembre è
toccato ai piccoli della sezione
Primavera preparati dalle loro
insegnanti, Cinzia e Maria Antonietta attente e presenti come
sempre che gli hanno aperto le
porte della loro ‘casa’ per la
gioia dei loro ‘piccolini’. Oggi
invece 22 dicembre è toccato
agli altri bimbi che coadiuvati
da tutto il corpo insegnante
hanno accolto Santa Claus con
trepida attesa. Un generale
clima di festa e gioia come solo
i bambini sanno regalare abituati anche ai flash delle macchine fotografiche. Impeccabili
con il loro cappellino rosso,
impeccabili nei loro canti e
nelle loro poesie. Impeccabili
perché così sono le loro insegnanti che anno dopo anno li
fanno crescere, e ‘sognare’. E
quest’anno ancora una volta gli
hanno regalato il magico sogno
natalizio. Le maestre: Adriana,
Adri, Costantina, Concetta, Roberta, Rosanna, Francesca,
Carla e le due collaboratrici
scolastiche Antonella e Maria
così importanti per le giornate
di tutti i bimbi . Tutti in fila i
piccoli alunni si sono assemblati nell’atrio dell’istituto e
hanno atteso l’arrivo tanto desiderato preannunciato da un allegro scampanellare e con i loro
sguardi stupiti ma anche vigili
hanno sorriso e gioito per
l’omone dalla barba bianca che
sedutosi sulla sedia a lui riservata ha potuto godere di un fan-
tastico spettacolo. Al termine
tutti sono ritornati nelle loro
classi e di nuovo per loro c’è
stata una piccola attesa per
poter scartare i regali a loro riservati con naturalmente tanti
sacchetti pieni di caramelle e
dolciumi e poter fare ognuno la
foto con Babbo Natale. Anche
per quest’anno dunque splendida iniziativa, come sempre organizzata egregiamente, bravi
tutti e naturalmente brava la dirigente scolastica Agata Antonelli sempre sensibile a giornate
come queste.
Sicurezza scolastica, urge la programmazione
La FLC CGIL del Molise, da tempo
chiede ai decisori politici regionali di intervenire in maniera adeguata sulle criticità presenti nel nostro sistema
d’istruzione. In questi giorni è sotto gli
occhi di tutti la situazione caotica in cui
versa l’istruzione nel capoluogo di regione, sintomo di come la classe politica
locale stia dimostrando difficoltà e carenze nell’affrontare le questioni riferite
all’organizzazione della rete scolastica ed
ai punti di erogazione del servizio da garantire agli studenti.
E’ chiaro, infatti, che la mancata programmazione, a breve e a lungo termine
– che si tratti di offerta formativa, dimensionamento o di edilizia scolastica – ha
come risvolto immediato il caos; le conseguenti soluzioni raffazzonate sono dettate dall’intento malcelato di “placare gli
animi” piuttosto che dall’affrontare e risolvere le criticità. Siamo di fronte ad
una continua emergenza che si sta affrontando con strumenti inadeguati.
Rivendichiamo, come FLC CGIL Molise,
di aver posto da anni il problema della sicurezza nelle/delle scuole, in termini di
denuncia (si veda il Dossier presentato
nel 2012, in occasione dei dieci anni del
terremoto nel basso Molise, alla Sala
della Costituzione), in un’ottica educativa
(concorsi nelle scuole “Morire di la-
voro”), dal punto di vista sindacale (con
il presidio delle RSU nei luoghi di lavoro)
e con denunce alle autorità competenti
per chiedere il rispetto della normativa
sulla sicurezza degli edifici scolastici.
Gli allievi, i docenti ed il personale ATA
devono poter studiare e lavorare in luoghi sicuri. Continuiamo ad insistere perché le istituzioni rendano esigibile non un
generico diritto all’istruzione, ma il diritto ad un’istruzione in edifici sicuri,
adeguati ed attrezzati secondo le disposizioni normative vigenti. Per questo condanniamo la situazione emergenziale in
cui versa l’edilizia scolastica in molti
centri molisani. A Campobasso, in particolare, centinaia di alunni (con le rispettive famiglie) e lavoratori, sono stati
costretti nell’ultimo anno ai doppi turni
con frequenza delle lezioni in orari serali,
dagli effetti devastanti sotto il piano pedagogico e delle relazioni familiari e sociali.
La giunta comunale, fino ad ora, non ha
trovato adeguate soluzioni al problema,
prefigurando spostamenti a catena da un
edificio all’altro (rischiando di scontentare tutti), oppure annunciando l’utilizzo
di stabili ad oggi dismessi da riadattare,
senza certezza su tempi, e con il rischio
di inscenare una “lotta tra i poveri” tra
studenti e famiglie dei diversi Istituti. In
tal senso, non riteniamo opportuna la
scelta di collocare gli alunni della Scuola
Primaria “Don Milani” di Campobasso
nei locali dell’I.C “D’Ovidio” di via Gorizia. Trattasi di una scelta che non risolve
il problema nell’immediato, considerati i
tempi di consegna dei locali e l’impossibilità di dare risposte a tutti gli alunni
della scuola, e determina criticità anche
per futuro, stante il possibile smembramento dell’Istituzione scolastica con evidenti ripercussioni sulle iscrizioni degli
alunni.
Pertanto, la FLC Cgil Molise, chiede al
Prefetto di Campobasso, per quanto di
competenza, di adoperarsi per verificare,
insieme alle Istituzioni in indirizzo, altre
soluzioni condivise e praticabili per
uscire dall’emergenza. Sarebbe auspicabile, al riguardo, la convocazione di un
tavolo di confronto tra tutte le parti coinvolte (Dirigenti scolastici, genitori, studenti, RSU dei lavoratori), che veda la
presenza dell’Ufficio Scolastico Regionale, che dovrebbe essere parte attiva nel
trovare soluzioni da discutere con gli amministratori locali
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