La via toscana del superintensivo

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direttore LUIGI CARICATO - [email protected]
saperi > olivo
La via toscana del superintensivo
Il modello superintensivo rappresenta oggi il sistema più interessante. Nessuno può negarlo. L’olivicoltura italiana è
vetusta. Sono necessari modelli affidabili e competitivi, capaci di aumentare le rese unitarie e che garantiscano nel
contempo un'alta qualità del prodotto. In Toscana è recentemente disponibile un nuova macchina (italiana) per la
raccolta in continuo su parete laterale
Aleandro Ottanelli
Pensiamo di conoscere la realtà olivicola, ma non è così. Ecco allora una fotografia che ci racconta il contesto produttivo
italiano con le molteplici concause che hanno portato all’attuale situazione.
Ci si lamenta per la situazione attuale, ma non tutto è perduto, anche perché le opportunità dei nuovi mercati globali non
mancano. C’è spazio per investire.
Partiamo da un presupposto fondamentale: in Italia la situazione deficitaria di prodotto non potrà essere colmata nel breve
periodo. Così non si può proseguire. E’ necessario un cambio di passo dell'intero comparto. Non è facile. Per realizzare
tale proposito occorre avere una visione strategica, che contempli anche dei nuovi modelli di coltivazione. Modelli che
siano affidabili, ma soprattutto competitivi, capaci di aumentare le rese unitarie e, allo stesso tempo, che siano anche in
grado di assicurare qualità del prodotto.
Il modello superintensivo rappresenta oggi il sistema più interessante. I suoi punti di forza risiedono nell'alto grado di
meccanizzazione e nella precoce entrata in produzione. Non solo, perché complessivamente anche la qualità dell'olio
(intesa come parametri merceologici) risulta ottima, in quanto tale sistema permette la raccolta delle olive al punto
ottimale di maturazione, con l'immediata lavorazione in frantoio.
Per contro, questo modello presenta comunque dei limiti. Non c’è mai un modello perfetto. Tra i limiti del modello
superintensivo vi è da mettere in evidenza un esiguo numero di cultivar impiegabili, ma anche input agronomici e risorse
idriche elevate, oltre a una durata incerta dell'impianto e una incompatibilità con i prodotti a indicazione territoriale Dop e
Igp.
Non è un giudizio negativo. Si tratta infatti di un sistema ancora in evoluzione, per il quale in un prossimo futuro saranno
disponibili nuove cultivar, come pure saranno migliorate le tecniche agronomiche, calibrandole alle caratteristiche
pedoclimatiche dei vari territori olivicoli.
Recenti esperienze in Toscana hanno già consentito, per esempio, di validare il sistema anche per la produzione di olio
extra vergine di oliva Igp Toscano.
Ci sono ulteriori nuove opportunità all’orizzonte. Recentemente è disponibile infatti un nuova macchina (italiana) per la
raccolta in continuo su parete laterale. Questa novità, seppur meno performante della vendemmiatrice/scavallatrice,
offre interessantissime opportunità sullo sviluppo di una nuova olivicoltura, basata sull'olivo allevato a filare. Ciò
consentirà l'impiego di moltissime cultivar tradizionali, e, inoltre, rispetto al sistema superintensivo, tale forma di
allevamento richiede potature e cure colturali molto meno onerose.
Questa novità sta suscitando interesse in Spagna e nei principali Paesi produttori extra UE.
Anche la potatura meccanica in continuo si è evoluta. Oggi, con alcuni accorgimenti, è possibile praticare
convenientemente questa tecnica, un tempo ritenuta quasi impossibile.
Cosa succede, di conseguenza? Al pari del settore enologico, è necessario professionalizzare l'intera filiera, quindi
produzione, trasformazione, packaging, valorizzazione e, nodimeno, marketing.
La svolta, insomma, è possibile. Occorre solo metterla in pratica.
La foto di apertura è di Aleandro Ottanelli
Aleandro Ottanelli - 20-12-2016 - Tutti i diritti riservati
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