Doppi turni e situazioni in sospeso I docenti e i ragazzi del liceo

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Transcript Doppi turni e situazioni in sospeso I docenti e i ragazzi del liceo

anno i - n° 0 domenica 11 dicembre 2016
www.gazzettamolisana.com
E-mail: [email protected]
Gino Di Renzo
L’Oscar del giorno lo assegniamo
a Gino Di Renzo, direttore dell’Acem, l’associazione costruttori
molisani. Ha risollecitato la Regione per il pagamento dei 13 milioni di euro per i lavori già
eseguiti dalle imprese per il post
sisma. Almeno, nel tentativo di far
pagare le imprese prima di Natale.
L’Ardire
Sanità, i molisani
continuano a vivere
in sospensione
A mezz’aria
di Giuseppe Saluppo
I
l Molise e i molisani vivono in sospensione, a mezz’aria. Avvertono
di non avere alcuna certezza di sé
affidati come sono ad una classe dirigente che non ha le idee chiare e, soprattutto, non ha la capacità di affrontare
e risolvere i problemi della loro esistenza. Niente è definito. Tutto è in itinere, ma non si conosce il traguardo.
Programmi, Piani attuativi, ipotesi di
riorganizzazione delle strutture e dei
servizi si annunciano, alcuni prendono
forma, altri s’impantanano, altri ancora
producono effetti collaterali drammatici.
Un profluvio di parole senza alcuna indicazione certa. Tutti a mezz’aria. Tutti
a brancolare alla ricerca di un appoggio.
Ciò che sta accadendo nella sanità è
l’emblematizzazione, la certificazione,
il dramma di una condizione in cui la
matassa da sbrogliare non offre un
punto da dove cominciare. La sanità
certo è stata massacrata, manipolata,
adattata, tagliata, rabberciata; chiudono
i reparti ospedalieri, altri li trasferiscono, non si attuano ricoveri, a stento si
affrontano le urgenze, manca il personale, si promettono assunzioni, si promettono ragguagli, ma né l’una cosa né
l’altra trovano corrispondenza, non si
hanno riferimenti certi sull’assistenza e
dove ottenerla. Quali sono i Reparti pienamente funzionanti al Cardarelli?
Quali quelli alla Cattolica? Cosa dovrà
funzionare al Neuromed? Cosa si pratica all’ospedale di Isernia? E a quello
di Agnone? Venafro e Larino saranno
oggetto di riconversione da struttura di
assistenza ospedaliera a struttura territoriale, divenendo così Ospedali di Comunità, che nessuno sa cosa siano e
cosa possano assicurare all’utenza. I pazienti del Molise 2016 sono merce
(umana), sono numeri, sono casi. Sono
casualità. Gli capiterà di vivere e di morire senza alcuna coscienza e conoscenza del perché. In sospensione, a
mezz’aria.
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Lorenzo Coia
Il Tapiro del giorno lo assegniamo a
Lorenzo Coia. Il presidente della Provincia di Isernia ora dovrà lasciare per
favorire le nuove elezioni. In questo
lasso di tempo, però, non ha brillato
sul piano politico nè sul quello amministrativo. Eppure, sul territorio,
non pochi tagli si sono avuti a partire
dall’ospedale.
Doppi turni e situazioni in sospeso
I docenti e i ragazzi del liceo Manzù
scrivono al sindaco di Campobasso
“Perchè ci fai sloggiare?”
Servizio a pagina 2
IL FATTO
pagina 3
La Cattolica: “Tagli e tagli
e noi siamo costretti a chiudere”
La direzione della Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso
ribadisce che a fronte dei continui tagli e a seguito dell’ultimo
provvedimento regionale, la struttura è destinata a chiudere. “Un
atto che fa pensare a un accanimento nei confronti della struttura
che ha assicurato cure e prestazioni”
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11 dicembre 2016
Natale a casa Manzù
Lettera aperta
Era il 23 Settembre 2015 quando si aprivano i cancelli della nuova sede del
Manzù: ragazzi pieni di creatività, aspettative, semplicemente felici di aver avuto,
finalmente, dopo quarant’anni di attesa,
una scuola idonea e dignitosa! Un clima
da visibilio!Le autorità presenti, tronfie
del loro operato, sembravano avessero finalmente adempiuto al proprio dovere di
garanti del diritto allo studio, consegnando le chiavi di una scuola sicura e
confortevole.
Il Sindaco A. Battista tagliava il nastro, il
Presidente della Provincia di Campobasso
R. De Matteis esprimeva: “ Un’ enorme
soddisfazione perchè un altro tassello è
stato aggiunto alle tante scuole , oggi è
una bella realtà!”; il Direttore regionale
A. P. Sabatini (oggi inspiegabilmente si-
lente) plaudiva.Il vescovo Mons. Giancarlo Bregantini , ispirato dai colori del
rosso e del blu, della facciata della struttura, sottolineava l’importanza dell’arte
nella vita di ognuno di noi.
Ed oggi, 10 Dicembre 2016, si scopre la
vulnerabilità delle scuole? Tanto da richiedere lo “sfratto” del Liceo Artistico!
NO, oggi si riconferma l’incapacità politica di garantire il diritto allo studio deli
giovani.
A nulla è servito il crollo della scuola di
San Giuliano di Puglia del 2002. Le coscienze si sono scosse per poco, e non
hanno spinto verso azioni tese a mettere
concretamente in sicurezza tutti gli edifici scolastici. In quattordici anni (volendo
ripercorrere solamente bla storia più re-
cente) si sarebbero potuti effettuare tutti
gli opportuni adeguamenti del caso...e,
perchè no? costruire qualche edificio
nuovo! INVECE NO! Quanto è più facile
fare il gioco delle tre carte, fingendo di
cambiare tutto per non cambiare nulla!
Fingere di prendere a cuore l’incolumità
dei ragazzi , spostandoli come pacchi tra
i pacchi insieme ai loro quadri, alle loro
sculture, ai loro banchi.
Gli alunni sono tutti uguali, e tutti in diritto di avere una scuola sicura. Forse diverso è l’elettorato! Un edificio scolastico
o è sicuro sempre o non lo è mai: non esiste una scuola sicura per gli adolescenti e
pericolosa per i bambini. Non è cacciando
200 alunni e i loro professori dalla loro
sede, che si risolve il problema! L’edilizia
scolastica è un problema politico che richiede, da parte degli Enti preposti, di assicurare il rispetto e l’attuazione del
diritto allo studio, una programmazione
seria ed oculata che si sarebbe dovuta avviare da tempo, anzi da sempre!
Alla luce di quanto esposto, profondamente indignati, delusi e amareggiati,
sentiamo di doverVi restituire la targa di
sodalizio consegnataci il giorno dell’inaugurazione, come dono da mettere
sotto il Vostro albero di Natale, mentre
noi, sotto il nostro, metteremo tutto il disincanto di questa inaccetabile proposta.
I Docenti, Gli Alunni del ‘Manzù’
Sicurezza nelle scuole, politica giustamente spernacchiata
Vulnerabilità delle scuole,
il pasticcio di Battista
Le opposizioni, dal canto loro, non riescono a porre la sfiducia su di un argomento tanto serio
Terremoti e paura. I mesi estivi
e autunnali del 2016 saranno ricordati per le centinaia di
scosse telluriche che hanno
procurato morte e disastri nell’Italia centrale. Infiniti i dibattiti,
le dichiarazioni, le
promesse, e a Campobasso,
sull’onda
dell’emotività,
avendo coscienza del grado di
alta sismicità del territorio, è
cresciuta la prote ta per la mancata sicurezza delle scuole: un
problema ciclopico, che nessuna bacchetta magica può risolvere dall’oggi al domani.
Eppure, interventi per migliorarle (le scuole) sono stati fatti.
Ma un grave difetto di comunicazione istituzionale ha lasciato che sui lavori effettuati,
e i possibili effetti ottenuti sul
fronte della sicurezza, rimanessero in mente Dei, ovvero di
qualche amministratore comunale e dei tecnici che quegli interventi per due o tre milioni di
euro li hanno realizzati. Cosa
aspetti il sindaco Battista a redigere un quadro preciso di ciò
che è stato fatto, i costi affrontatati, e i risultatiti ottenuti, per
darli all’opinione pubblica che
protesta, non si riesce a capire.
Potrebbe essere una base per un
confronto meno episodico e
sconclusionato di quelli che da
mesi vengono portati avanti.
Fintanto non si arriverà a disporre di un piano di edilizia
scolastica definito, e definitivo,
avremo sempre motivi per alimentare le incertezze, le paure,
e le proteste. E l’amministrazione comunale incapace di
dialogare sulla scorta di contenuti tecnici e finanziari inoppugnabili.
Se
davvero
l’amministrazione ha recuperato gli 11 milioni di euro dei
25 che la Regione aveva assegnato alla città per la realizzazione
di
diverse
opere
pubbliche (la ineffabile galleria
che avrebbe dovuto collegare il
Terminal con Via Insorti d’Ungheria), ebbene, se li ha davvero recuperati quei soldi, e ha
deciso di destinarli all’edilizia
scolastica, perché non ne parla
con chiarezza e, con cogni-
zione di causa, non indica,
cifre alla mano, le disponibilità
finanziarie cantierabili, le progettazioni, i tempi di realizzazione. Il difetto è nel manico.
Nella timidezza e nell’insicurezza dei propositi e dei programmi. Un’amministrazione
di questa fatta è fonte di insoddisfazione e, quindi, di proteste, ma, soprattutto, di
preoccupazione nell’asservirsi
alla Regione Molise, alla propria burocrazia e a quella altrui. Con un quadro chiaro
davanti sul da farsi, con la certezza del contenuto, con la certezza delle risorse finanziarie e
dei tempi di attuazione di un
programma di nuova edilizia
scolastica e di messa in sicurezza delle strutture esistenti
recuperabili, non ci sarebbe comitato popolare che eluderebbe
un dialogo responsabile, disposto ad accettare lo stato di fatto.
D’altronde, sono due le verità:
non si può prevedere quando
arriva un terremoto e i danni; le
vittime si possono evitare con
la necessaria messa in sicurezza degli edifici, come già
accade in altri Paesi a rischio
sismico. E’ inutile girarci attorno. Gli esperti (sismologhi,
geologi, ingegneri e architetti)
sono stati chiari con il Governo.
Occorrono un Piano nazionale
straordinario di messa in sicu-
rezza dal rischio idrogeologico,
e la verifica dell’intera filiera
delle costruzioni con controlli
più efficaci dalla progettazione
all’esecuzione; il fascicolo del
fabbricato obbligatorio, con
una classificazione sismica
degli edifici e l’integrazione
degli studi sulla pericolosità
del territorio nei piani urbanistici; e un piano di investimento in educazione e
formazione sui rischi sismici e
ambientali, a partire dai più
piccoli nella scuola primaria
che, manco a dirlo, dovrebbe
essere il primo comparto edilizio ad essere simicamente sicuro. Cose di là da venire. A
fronte di ciò, il fondo per la
prevenzione del rischio sismico
gestito dalla Protezione civile
nazionale è passato da 195 milioni di euro degli anni scorsi ai
soli 44 milioni per il 2016,
mentre i dipartimenti universitari di geologia rischiano di
chiudere a causa della carenza
di finanziamenti. Italia: 24 milioni di persone e oltre 5 milioni di edifici esposti ad alto
rischio sismico. Diversa la condizione in cui è venuta a trovarsi
l’amministrazione
comunale di Campobasso potendo disporre di 11 milioni di
euro per la sicurezza scolastica.
Ma non ne viene a capo. E il
consiglio comunale giustamente è stato spernacchiato.
Dardo
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11 dicembre 2016
La direzione del Centro sanitario, con i numeri alla mano, mostra i tagli inferti dalla Regione Molise
CAMPOBASSO. “Il taglio è costante, progressivo e deciso al
punto da far pensare a un accanimento nei confronti della struttura, ogni anno soldi in meno e
anche posti letto”. Si legge, così,
in una nota della direzione del
Centro della Fondazione Giovanni Paolo II. “Rileggendo i decreti di assegnazione che la
regione ha fatto dal 2012 al 2016
balza con evidenza inconfutabile
che una sola struttura molisana ha
avuto un taglio costante. Il taglio,
rileggendo i decreti, è di 3,013
€mil, negli anni che vanno dal
2012 al 2016 per i ricoveri; un record assoluto nella realtà molisana cui si aggiunge un taglio di
altri 2,092 €mil, nella specialistica dal 2012 al 2016. Si deve
precisare che negli anni 2012,
2013 e 2014 la regione ha applicato la spending review a tutti.
Questo è un criterio che non ammette discussioni, infatti le percentuali sono state “ex legem” di
0,5%, 1% e 2%, quindi sostenibili. Ma nel 2015 la spending non
è stata più applicata a nessuno,
eccetto che a noi. Infatti l’unica
struttura che ha pagato il conto di
un taglio ARBITRARIO, non
giustificato, non motivato, ma
solo imposto, è stata la Fondazione che ha subito una decurtazione di €mln 1,766, mentre agli
altri sono stati fatti delle integrazioni (siamo contenti per loro, ma
pretendiamo che qualcuno ci dia
“Contro la Cattolica,
un accanimento”
delle motivazioni valide, che si
spieghi ai nostri lavoratori, perché a noi e solo a noi ??). È evidente che il taglio della dotazione
futura dei posti letto, contenuta
nel Programma Operativo Straordinario 2015-2018, colpisce maggiormente
la
Fondazione
“Giovanni
Paolo
II”.
Che nessuno ci parli di programmazione sanitaria, perché questi
tagli sono avvenuti a dicembre
2015 e a fine novembre 2016,
cioè a fine anno, quando la struttura ha già fornito ai cittadini le
tutte quelle forme di riorganizzazione per raggiungere e mantenere l’equilibrio di bilancio,
anche con le decurtazioni subite
fino all’anno 2015. Tutto ciò
senza mai ricorrere a licenziamenti, ma l’ultimo colpo è inaccettabile. I numeri parlano chiaro,
sono inesorabili, sono scritti, decretati con spietata regressione,
con accanimento scientifico, ma
nonostante ciò rimane ancora un
po’ di tempo, pochissimo per la
verità, per provare a ritornare ai
tempi del dialogo, magari serrato,
Il ripasso dell’idea
e della storia non guasta
IL FATTO
La lungimiranza
politica
dell’on. D’Aimmo
aveva disegnato
il cammino
della Cattolica
in Molise
di Giuseppe SALUPPO
Sulla questione della presenza
della Cattolica, oggi Fondazione
Giovanni Paolo II, non c’è stata
mai chiarezza dal punto di vista
della politica. La politica, nel recente e ultimo passato, ha sottovalutato i gravi interrogativi che,
pure, circolavano tra la gente e
che attenevano: 1 - alle caratteristiche del "Centro" della Cattolica, 2 - alla incidenza
d e l
Centro della Cattolica sui parametri della struttura ospedaliera
regionale, e 3 - alla "integrazione" tra "Centro" e Ospedale
di Campobasso. Le perplessità
dell'opinione pubblica e degli
"addetti" non erano di poco conto
perché riguardavano le finalità
per cui questa struttura era appro-
prestazioni nel rispetto del contratto vigente e quindi delle indicazioni della regione. Ancora più
grave e inspiegabile che tali tagli
sono stati fatti mentre le parti, Regione e Fondazione, discutevano
della integrazione tra il Cardarelli
e la Fondazione. Che nessuno ci
parli di sacrifici equamente distribuiti perché non esiste un criterio e non è evidenziato in
nessun atto amministrativo; di
questo i nostri lavoratori chiederanno conto, anche perché fino a
oggi la Fondazione ha attuato
ai tempi in cui qualcuno sperava
di portare a termine l’integrazione. Se da parte della regione ci
fosse ancora la volontà di una inversione di tendenza, si potrebbero, prima della fine dell’anno,
reperire quelle risorse necessarie
a non perire, a continuare nella
difficile
integrazione
pubblico/privato che rappresenta
la salvezza di tutto il sistema sanitario regionale, quella integrazione che noi vogliamo ancora
perseguire, come azienda sanitaria sana e capace di garantire servizi di qualità e di eccellenza, con
l’unico vincolo dell’equilibrio
pluriennale di bilancio al quale si
può arrivare solo in seguito a manovre diverse da quelle storicamente portate avanti di anno in
anno, fino ad oggi. Se non ci sarà
nei prossimi giorni un provvedimento amministrativo adottato e
immediatamente efficace in controtendenza ai decreti suesposti,
non serviranno rassicurazioni né
dichiarazioni verbali, o a mezzo
stampa, perché chiunque legge i
dati sopra esposti capisce immediatamente che nessuna altra soluzione è compatibile con la
sopravvivenza della Fondazione”.
data in Molise grazie alla felice
intuizione dpolitica e programmatica
dell’on.
Florindo
D’Aimmo. Del resto, lo stesso
CIPE volle sottolineare che il
"Centro della Cattolica", anche
se non nasceva in funzione della
piccola popolazione molisana,
ma in funzione di un bacino interregionale con diversi milioni di
utenti, aveva la finalità di costituire "un volano di sviluppo e di
occupazione indotta oltre che diretta" per il Molise, dando un
contributo significativo allo sviluppo socio economico regionale,
oltre a promuovere un salto di
qualità della struttura sanitaria regionale, che al contatto con un
presidio di ricerca di rilievo internazionale, avrebbe potuto, primo,
più agevolmente soddisfare
l'esigenza di una più severa e
selettiva formazione del suo personale medico; e, secondo, realizzare un più facile accesso
delle popolazioni molisane, per
alcune patologie, ad una sanità di
eccellenza. contribuendo cosi a
ridurre il massiccio flusso di migrazione verso strutture sanitarie
di altre regioni”. Fermo restando
quanto denunciato, ormai, da
anni, c'è la necessità di integrare
le due strutture sanitarie che oggi
operano a Tappino: il Cardarelli e
la Cattolica. Un'integrazione capace, tra l'altro, di dare vita a
quella struttura di Policlinico che
nessuno ha mai voluto nel passato
e che oggi dovrebbe diventare realtà per la presenza della Facoltà
di medicina. Attorno a questo
concetto che noi abbiamo sviluppato l'idea della Città della Salute.
Un'occasione unica e storica per
assicurare qualità nelle prestazioni, servizi completi ai pazienti
e occupazione e sviluppo per il
Capoluogo regionale che oggi
langue. Del resto, la struttura
della Cattolica è nata grazie all'intervento straordinario nel
Mezzogiorno e con un protocollo
tra i ministeri della Sanità e della
Ricerca scientifica. Di fatto, si
tratta di una struttura pubblica.
Con alcuni accorgimenti e la realizzazione di un altro piccolo
blocco alla sinistra dell'ingresso
principale, consentirebbe il pieno
trasferimento dei reparti dell'ospedale Cardarelli in un corpo
fabbricato per i 297 posti letto che
questo dovrebbe continuare a gestire in piena autonomia funzionale. I servizi di camere
operatorie e sale parto sarebbero
comuni alle due strutture e il Centro medico resterebbe nel corpo
fabbricato nel quale già oggi
opera. Un corpo unico con due
distinte e autonome funzionalità
tali da garantire l'unicità degli interventi in spazi raccolti e dediti
anche alla ricerca. A pochi metri,
poi, insistono altre strutture che
potrebbero essere utilizzate come
strutture di ricettività alberghiere,
a poco costo, per i parenti dei ricoverati che vengono da fuori regione o da paesi distanti dal
Capoluogo. E' un'idea sulla quale
lavorare, è un'idea che potrebbe
stravolgere il significato della
stessa sanità come fino ad oggi
l'abbiamo conosciuta. Ben consci,
però, che il valore di un'idea sta
nel metterla in pratica. Perchè, allora, non tornare alle origini e ricostruire un percorso capace di
porre per davvero, il cittadino-paziente al centro del sistema sanitario regionale? Mancano gli
uomini? Quegli uomini?
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11 dicembre 2016
di Gianluca Di Lonardo
E’ singolare come un’opera pubblica
sia in grado di essere periodicamente al
centro dell’attenzione per poi ripiombare nel dimenticatoio. La diga di
Chiauci è un argomento da campagna
elettorale (sia abruzzese che molisana)
ed è la materializzazione di una tipica
espressione italiana: un buco nell’acqua. In questo caso il paradosso è rappresentato dal buco, che c’è e
purtroppo si vede, e dall’acqua che invece è ormai leggenda. Tra continue
promesse e costanti rinvii nel 2015 festeggeremo il trentesimo anniversario
dell’inizio dei lavori di una delle opere
più attese e dispendiose della regione
Molise. Il decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi non prevede
altri finanziamenti per ultimare l’invaso, Legambiente invece presenta un
documento in cui tra le 101 opere fondamentali per il rilancio nazionale
trova spazio proprio il bacino artificiale
altomolisano che ad oggi è costato allo
Stato circa 154 miliardi di Lire. Cifra
davvero esorbitante e totalmente senza
controllo, basti pensare che il Consorzio di bonifica Sud con sede a Vasto ha un stesso Consorzio. Il Consigliere abruzzese
passivo che sia aggira intorno ai 22 milioni Camillo D’Alessandro dichiara che tale
di Euro, lo dichiarava il Presidente del Col- operazione è fondamentale sotto diversi
legio dei revisori dei conti Raffaele Felice punti di vista e aggiunge che questi fondi
nell’estate 2013 il quale senza mezzi ter- saranno decisivi per ultimare l’incompiuta:
mini aggiunge che la cifra è destinata a cre- “il Governo regionale e’ al lavoro per fiscere senza controllo: “serve un autorevole nanziare ulteriormente le opere a Chiauci e
e immediato intervento delle competenti au- rendere chiaro a tutti che mai piu’ la Retorità, con invito alle forze politiche di gione o gli enti ad essa collegati dovranno
Vasto di prenderne visione e collaborare per rappresentare una zavorra per le esigenze
una soluzione positiva del problema, che ri- del nostro territorio”. E’ incredibile pensare
guarda tutti gli agricoltori del territorio, ed che il Cipe abbia deciso di restituire il poressere pronti, con gente
nuova e preparata, alla
gestione del consorzio
anche in considerazione
delle nuove sfide da affrontare, per i nuovi compiti che la Regione ha
deciso di assegnare ai
consorzi e anche per evitare che un domani la diga
di Chiauci passi sotto il
Uno scandalo tutto Italiano e il Molise ne paga le consecontrollo della Regione
guenze di uno scempio Ambientale... dove sono le AssoMolise, se la gestione delciazioni Ambientaliste ?
Ricade nei comuni di
l’ente non subirà alcun
Pescolanciano, Civitanova del Sannio e di Chiauci in procambiamento”. E’ imporvincia di Isernia. Il progetto iniziale è stato finanziato dalla
tante capire il senso delEx Cassa per il Mezzogiorno col progetto N° 29/58. I lal’ultima frase, evitare che
la diga di Chiauci passi
vori, iniziati nel 1985, sono stati ultimati nel 1997. La casotto il controllo della Repacità massima di invaso è di 15 ML di mc ,mentre quella
gione Molise. Qui infatti
utile di regolarizzazione è di 13,55 ML mc. La quota di
si
annida
l’assurdo.
coronamento è posta a 764,30 metri s.l.m. e l’altezza dello
Chiauci è una piccola losbarramento è di mt 78. E’ singolare come un’opera pubcalità della provincia
blica sia in grado di essere periodicamente al centro deld’Isernia, nonostante ciò
l’attenzione per poi ripiombare nel dimenticatoio. La diga
il bacino idrico che ha didi Chiauci è un argomento da campagna elettorale (sia
strutto una cascata natuabruzzese che molisana) ed è la materializzazione di una
rale
senza
nessuna
tipica espressione italiana: un buco nell’acqua. In questo
valutazione d’impatto amcaso il paradosso è rappresentato dal buco, che c’è e purbientale trasformando una
vallata in un enorme cantroppo si vede, e dall’acqua che invece è ormai leggenda.
tiere abbandonato non è
Tra continue promesse e costanti rinvii oggi ci apprestiamo
di sua competenza. Ce lo
a festeggiare il trentunesimo anniversario dell’inizio dei
ricorda il nome del Conlavori di una delle opere più attese e dispendiose della resorzio che se ne occupa e
gione Molise l'altro ieri finita sulle colonne del Corriere
lo ribadisce il Dottor Rafdella Sera. Sarebbe il caso che la Regione Molise prenfaele Felice nel suo interdesse effettivamente il controllo dell’opera e invitasse ad
vento. Si aggiunga una
un
tavolo tecnico realmente utile e costruttivo tutti i Conotizia delle ultimissime
muni interessati fisicamente dal bacino idrico per un nuovo
ore, il Cipe ha restituito 5
progetto in grado di portare a termine le opere fondamenmilioni di Euro al Consortali per il territorio ed il fattivo funzionamento dell’invaso.
zio di bonifica, finanziamento precedentemente
Ci troviamo dinanzi, tra l'altro, alla totale assenza di conrevocato a causa delsiderazione nei confronti dei molisani che subiscono la
l’inerzia per l’utilizzo di
violenza di un’opera senza vederne la fine sperata e tanto
tale somma da parte dello
tecnico realmente utile e
costruttivo tutti i Comuni interessati fisicamente dal bacino idrico
per un nuovo progetto in
grado di portare a termine le opere fondamentali per il territorio
ed il fattivo funzionamento
dell’invaso.
Opere quali Il disboscamento completo del fondale, la sistemazione
delle paratie e dei canali, la realizzazione di
un secondo sbarramento
di ritenuta in grado di
mantenere un livello minimo d’invaso e lo sfruttamento delle condotte
per
la
produzione
d’energia. Agli interventi elencati si aggiungerebbero
la
sistemazione a verde
dell’ex area di cava e la
creazione di un’area per
la fauna lacustre, lavori
abbondantemente realizzabili con i 154 miliardi
tafogli a chi ha dimostrato in trent’anni di
avere le mani bucate e scarsa voglia di fare. spesi fino ad oggi ma che non saranno alA dirlo è la stessa Regione Abruzzo che de- l’ordine del giorno con i 5 milioni appena
finisce il Consorzio “una zavorra”, lo fa sia restituiti e insufficienti perfino a saldare
D’Alessandro che Felice nel documento del l’ingente debito del Consorzio vastese. Il
2013. Alla luce delle incredibili falle di bi- Consigliere Camillo D’Alessandro si aflancio e dell’indifferenza con cui i respon- fretta a rassicurare gli abruzzesi garantendo
sabili abruzzesi hanno risposto all’incontro uno stop agli sprechi, ci auguriamo che
di poche settimane fa organizzato dai Co- prima o poi voglia fare altrettanto con i momuni molisani sarebbe il caso che la Re- lisani che attendono dal 1985 la fine di
gione Molise prendesse effettivamente il un’opera controversa che ad oggi ha lacontrollo dell’opera e invitasse ad un tavolo sciato lungo le sue sponde una serie di
opere incompiute ed inutilizzabili. La totale assenza
di considerazione nei confronti dei molisani che subiscono la violenza di
un’opera senza vederne la
fine sperata e tanto attesa,
la deficitaria gestione dei
fondi pubblici e l’assoluta
mancanza di un piano di
fruibilità dell’invaso portano a pensare che la Regione Molise consideri
Chiauci ed il suo lago una
sorta di enclave abruzzese
costretta ad adempiere al
suo compito di enorme cisterna d’acqua per la piana
di Vasto, tutto questo mentre il Consorzio di Bonifica rimane al suo posto di
comando sperperando le
ultime risorse rimaste. Mi
auguro che il presidente
Paolo Di Laura Frattura
decida di mettere fine a
questo teatrino durato
troppo a lungo e trasformi
in realtà ciò che Raffaele
Felice teme da oltre un
anno, credo che l’Alto
Molise sia una risorsa da
tutelare e da usare con abilità evitando abusi e danni
con progettazioni ormai
anacronistiche. Ci auguriamo che il Molise voglia
cambiare il corso delle
cose quanto prima restiattesa, la deficitaria gestione dei fondi pubblici e l’assotuendo ai suoi abitanti ciò
luta mancanza di un piano di fruibilità dell’invaso. O,
che gli spetta da trenforse, si vuole continuare quel teatrino che fa pensare che
t’anni: il diritto di poter
la Regione Molise consideri Chiauci ed il suo lago una
decidere del proprio desorta di enclave abruzzese costretta ad adempiere al suo
stino. Ai posteri l’ardua
compito di enorme cisterna d’acqua per la piana di Vasto?
sentenza.
Diga di Chiauci,
il Molise resta assente
L’avvio dei lavori 31 anni fa
Oggi l’invaso è senza acqua
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Avevamo, e continuiamo ad avere,
fiducia nell’assessore regionale ai
Lavori pubblici, Pier Paolo Nagni
di decidersi a riaprire il confronto
con la Campania, la Puglia e
l’Abruzzo sulla derivazione dell’acqua molisana nelle rispettive
tubature. Fiducia di vedere finalmente i milioni di metri cubi d’acqua sorgiva dati altrove, diventare
una posta attiva del bilancio regionale. Finora l’assessore è stato assorbito nella difesa dell’Egam,
l’ente di governo d’ambito, vista la
concentricità delle critiche a questa
scelta, peraltro di origine nazionale,
da parte di diverse amministrazioni
locali. Paralizzato, tra l’altro, dall’esito del ricorso sulla legittimità
dell’Egam pendente al Tribunale
amministrativo regionale. La faccenda Egam, essendo imperniata
sulla gestione e la distribuzione
dell’acqua, alla fine potrebbe maggiormente aiutarlo a riaprire il fascicolo delle convenzioni con la
Puglia, la Campania e l’Abruzzo,
per riconsiderare, in una prospettiva diversa, quei due milioni di
metri cubi di acqua sorgiva del
Molise nelle tubature dei napoletani, dei pugliesi e degli abruzzesi
in contropartita dei quali non c’è
nulla che possa giustificare il mantenimento di una condizione da cui
il Molise economicamente non ricava granché. Lo stato delle cose
può essere considerato uno sberleffo politico e amministrativo al
quale i molisani sono costretti a
sottostare a causa dell’inerzia politica di chi li amministra oggi, al
pari di chi li ha amministrati ieri.
Sulle perdite d’acqua dalle reti di
distribuzioni nei comuni e sulla
derivazione da parte delle regioni
contermini si può scrivere un pesantissimo atto d’accusa contro gli
amministratori locali e regionali e
indicarli al pubblico ludibrio per la
11 dicembre 2016
La storiaccia dell’acqua molisana data a prezzi stracciati alla Campania,
all’Abruzzo e alla Puglia non può rimanere eternamente in sospeso
Risorse idriche, rischiamo
di restare all’asciutto
indifferenza che pongono al problema. Che non è di oggi, come abbiamo fatto cenno, ma si trascina
da decenni, perché da decenni la
stampa più accorta del Molise batte
il tasto delle perdite dalle reti di distribuzione e quello ancora più insopportabile di mantenere in vita
convenzioni vecchie di decenni
con l’Abruzzo, la Campania e la
Puglia in cui è trascritta a lettere cubitali la dabbenaggine molisana e
la furbizia campana, l’alterigia
abruzzese, e la provata necessità
idrica della Puglia. Il tutto a prezzi
stracciati, magari sottoscosto. Scartabellando nella memoria c’è tornata alla mente la breve transizione
politica e amministrativa di Angelo
Di Stefano che sul finire degli anni
Novanta ha ricoperto la carica di
assessore regionale ai lavori pubblici. Lo ricordiamo per essersi
reso protagonista di una iniziativa
dirompente: indurre le tre Regioni
a prendere atto della necessità di
riaprire il discorso e le carte che riguardavano la captazione e l’utilizzo dell’acqua molisana. Quella
iniziativa ebbe l’effetto di muovere
finanche i pezzi grossi dei Palazzi
romani che in cambio dell’acqua
alla Campania, alla Puglia e all’Abruzzo, si dissero pronti ad assecondare le richieste molisane in
materia di viabilità (l’autostrada del
Molise) e il sistema della mobilità
in generale. Quell’iniziativa in sostanza sanciva la cessione di milioni di metri cubi di acqua sorgiva
dal Molise e, contestualmente, la
fondata la richiesta che il Molise ne
ricavasse un vantaggio. In effetti fu
un scossa tellurica, la scoperchiatura di concessioni idriche notevolmente penalizzanti per i molisani.
Purtroppo, ancora oggi gli amministratori di Palazzo Vitale non si
rendono conto dell’entità del danno
che lasciano correre, dell’impoverimento progressivo delle risorse
idriche, della insolenza con cui la
questione viene glissata dalle parti
in causa. Un governo meno imberbe, inesperto e tremebondo, andrebbe lancia in resta a discutere
una revisione delle concessioni e,
se necessario, a paventare, la chiusura dei rubinetti che forniscono
acqua (gratis o semigratis) alla
Campania, alla Puglia e all’Abruzzo. L’assessore Di Stefano
è durato poco in giunta, il tempo
necessario per leggere e rileggere il
contratto per l’utilizzo dell’acqua
dell’invaso d’Occhito e quello
della derivazione dell’acqua del Liscione e tanti altri punti oscuri.
Che chiunque si accorgerebbe andando a leggere e rileggere quei
documenti. Le vicende politiche
hanno fatto sì che la rivendicazione non fosse portata a termine e
chi è venuto dopo di lui s’è guardato bene dal riproporla. Ciò nonostante avevamo e continuiamo ad
avere fiducia nell’assessore regionale ai Lavori pubblici, Pier Paolo
Nagni.
Dardo
III Domenica d’Avvento - “Gaudete”
di Monsignor Grabiele Teti
Forse Giovanni il Battista mandò i suoi
a chiedere a Gesù se fosse lui il Messia,
non tanto per se stesso, ma nell'interesse
dei propri discepoli. Desiderava affidarli
a Gesù: “ Sei Tu colui che deve venire o
dobbiamo aspettare un altro? “. Era ormai
venuto il tempo in cui tutti i dubbi sarebbero stati chiariti: bastava osservare ciò
che faceva Gesù. La prova suprema offerta da Gesù non è mai un sofisticato ragionamento
intellettuale,
bensì
l'esperienza diretta del suo potere che
converte. La sfida di Gesù è ancora la
stessa. Egli non vuol dirci tanto: “Ascoltare quello che ho da dirvi”, ma: “ Guardate cosa posso fare per voi; guardate
cosa ho fatto per gli altri ”. Si può cogliere un tono di ammirazione nella voce
di Gesù, quanto parla di Giovanni. Egli
inizia il suo elogio chiedendo alla gente
cosa andassero a vedere nel deserto; non
certo un uomo qualunque, infiacchito e
debole come una “canna sbattuta dal
vento”. Bensì un profeta, un uomo con un
messaggio di Dio, e che aveva il coraggio di darne l'annuncio. Ma Giovanni era
più di un profeta. Era il precursore di Dio.
Nessun uomo potrebbe avere compiuto
più grande di questo. Poi, arriva la frase
sorprendente: “ Tuttavia il più piccolo nel
regno dei cieli è più grande di lui !”.
Quindi noi, giustamente, ora ci domandiamo: ma allora che cos'è che mancò a
Giovanni?. Giovanni non vide mai la
croce! C'era perciò una cosa che Giovanni non poté mai conoscere: la piena
rivelazione dell'amore di Dio. Conoscerà
la santità di Dio; potrà proclamare la giustizia di Dio, ma l'amore di Dio, in tutta la
sua pienezza, non potrà conoscerlo. E'
davvero sorprendente vedere che il cristiano più umile possa conoscere Dio meglio del più grande dei profeti dell'Antico
Testamento. L'uomo che ha visto la
Croce ha visto il cuore di Dio, in un modo
in cui nessuno degli uomini vissuti prima
della Croce, l'uomo mai visto. Davvero, il
più piccolo nel regno dei cieli è più
grande di ogni altro uomo vissuto prima
della Croce. “ In verità io vi dico: fra i
nati da donna non è sorto alcuno più
grande di Giovanni il Battista; ma il più
piccolo del regno dei cieli è più grande di
lui:” Ma grande è anche la nostra responsabilità di diffondere questa buona novella non con il criterio della grandezza
ma con gli occhi dei piccoli e degli umili.
Per questo , infine, possiamo ringraziare
Dio perché oggi ci concedi di conoscere
quello che Giovanni il Battista non ha
mai conosciuto. Insegnaci, o Signore, ad
essere più grandi di Giovanni, sempre fedeli, sempre assidui nell'adempiere la nostra missione e le nostre responsabilità
nella vita di tutti i giorni , anche perché :
“ In te io ripongo tutta la mia fiducia, o
Dio! Fammi essere il più piccolo nel tuo
regno!”
6
11 dicembre 2016
TAaglio
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