Il taglio dei fondi alla struttura sanitaria rischia di portare il centro

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anno i - n° 0 martedì 13 dicembre 2016
www.gazzettamolisana.com
E-mail: [email protected]
Gianmaria Palmieri
L’Oscar del giorno lo assegniamo a
Gianmaria Palmieri. Il Rettore dell’università degli studi del Molise, in
una precisa e coraggiosa analisi del
dopo voto referendario, ha posto
l’accento sulla scelta dei cittadini di
volere cambiare pagina. Anche in riferimento al sistema universitario e
alle distrazioni per quelle del Sud.
L’Ardire
L’Istat fotografa
un Molise
sempre più povero
di Giuseppe Saluppo
I
n Molise si pensa ancora ai tagli, a
dismettere, ad uscire dalla governance di aziende. Questo nella fantasia ragionieristica ed alchemica della
politica molisana. La realtà viene fotografata proprio oggi dall’Istat. Il Prodotto interno lordo in Molise è calato dal 2011 al
2015 del 2,6%. L’indice statistico più alto.
Dal 2007 al 2015, in parole povere, il Pil
è sceso del 13,77% e in soldoni di 3.149,7
euro a persona. Si aveva, infatti, nel 2007
un reddito pro capite di 22.872 euro oggi
e di 19.700. Calati sono gli occupati con
contratto a tempo indeterminato
dell’1,1%. A fronte di questo quadro economico noi siamo, invece, a fare ancora i
conti della servetta. Scoppiata la sanità
pubblica si rischia di fare esplodere anche
quella privata. La Gam è stata praticamente chiusa e l’ultima botta viene dall’Aia che ha intenzione di abbandonare
l’incubatoio e le uova trasferirle al Nord.
L’area di crisi complessa non ha una dotazione finanziaria certa e i bandi rischiano
di slittare nel tempo. Lo Zuccherificio è in
vendita a singolo pezzo mentre le imprese
edili sono allo stremo. E, da noi, una
cappa di silenzio ha freddato idee e programmi. Proprio mentre servirebbe una
governabilità di sistema, segnata da una
visione strategica per uscire dalla crisi
senza fine. E’ mancata, a parte le chiacchiere vuote, quella forte discontinuità
con il passato capace di archiviare gli interventi frammentati e localistici: un Piano
Marshall, alimentato da tutte le risorse disponibili, in primo luogo quelle europee
largamente inutilizzate, su grandi obiettivi
strategici in grado di attirare anche investimenti privati, con un effetto moltiplicatore. E ai finanziamenti dell’Unione
europea accoppiati quelli derivanti dai trasferimenti nazionali, sui quali c’è una gravissima inadempienza istituzionale.
Programmi e strategie, purtroppo, che
continuano a mancare. Si è detto di volere
abbattere lo spreco di un tempo. Giusto.
Di converso, però, il nulla. Ci si ricordi
che per Senca “lo spreco più vergognoso è
quello che avviene per trascuratezza“.
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Marinella D’Innocenzo
Il Tapiro del giorno lo diamo a Marinella D’Innocenzo. Il direttore generale della Salute della Regione
Molise, avrebbe dovuto garantire una
gestione non ragionieristica della sanità molisana. Catapultata in Molise,
nominata a capo della direzione Salute della Regione sta contribuendo al
caos nel sistema.
Il taglio dei fondi alla struttura sanitaria
rischia di portare il centro alla chiusura
A rischio anche Neuromed ed altre realtà
E gli ospedali pubblici in ginocchio
Servizio a pagina 3
IL FATTO
pagina 3
In 4 anni, in Molise,
il Pil cala del 2,6%
E’ l’Istat a certificare il calo del Prodotto interno lordo in Molise.
In quattro anni è calato del 2,6%. Uno dei più consistenti rispetto
alle stesse regioni meridionali. Dal 2007 al 2015, così, il reddito
medio pro capite è calato di oltre tremila euro. Ed è sceso da
22.872 euro a 19.722 euro.
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13 dicembre 2016
Lettera aperta
Egregio Direttore,
voglio raccontare una favola molitaliana di altri tempi, sospesa su una
nuvola che volteggia nel molitaliano
territorio.
Mettiamo che alcuni genitori vengano denunciati per non aver mandato
i figli a scuola..Loro dicono che il
fatto é una protesta contro la girandola di insegnanti che affligge e ridicolizza da molto tempo!!!! la scuola
italiana e che i loro figli hanno cambiato quattro insegnanti in tre anni.
All'inizio dell'anno scolastico, giornali, televisione, sindaco e gli altri
interessati proclamano che a settembre tanti milioni di studenti -non solo
il Molise nostro -tornano a scuola.
Per la sanità molisana
ci vorrebbe la Ncis statunitense
E va bene, ma non tutti trovano l'insegnante di prima né quello di adesso,
perchè non ancora è stato nominato ed allora arrivano i supplenti - che
magari abitano a 500, 600 chilometri
ed hanno un certo tempo per decidere
e nel frattempo briga che.......
E va bene....la prima ora potrebbe venire l'insegnante di religione...ma è
impegnato in un battesimo.... poi si
potrebbe portare i ragazzi a fare educazione fisica ma....non c'è palestra e
se c'è è in ristrutturazione....ed allora,
con gioia dei ragazzi, vengono man-
dati a casa e qui in genitori si "arrabbiano"
Governare è anche prevedere ma sul
Molise la riapertura delle scuole
piomba come un evento imprevedibile, un alluvione o un """terremoto"""ma mentre l'agricoltore sa
bene che a giugno si miete ed a settembre si vendemmia dove si dovrebbe non si sa che agli inizi di
autunno si riaprono le scuole e dovrebbero essere pronte.
Ora visto che nello stesso periodo riapre il campionato di calcio dove è
tutto previsto ed organizzato seriamente mi è venuta in mente una stupida idea " perché non dare alla
federazione calcio l'organizzazione
scolastica???? Dove noi italiani siamo
"""maestri ed allenatori"""
Ovviamente nulla è riferito alla situazione attuale delle scuole "inadatte"
ad ospitare alunni ed insegnanti.
Un augurio al nostro Molise che abbia
una buona scuola, per la sanità ci vorrebbe la NCIS statunitense..
AA
Aia ha già fatto sapere di volere dismettere l’incubatoio
Filiera avicola molisana,
ora si rischia il tracollo
Il 16 dovrebbe esserci un incontro a Roma per conoscere le sorti dei fondi dell’Area di crisi
Il futuro dei dipendenti della
Gam e quello della filiera
avicola sono condizionati
dalle sorti dell’incubatoio.
Infatti, a fine anno scadrà il
contratto delle lavorazioni
per conto terzi con l’azienda
AIA che ha comunicato la
volontà di non rinnovarlo.
Per i 280 dipendenti e sindacati, ovviamente preoccupati
per il futuro, il timore è che
possa saltare la proroga della
cassa integrazione straordinaria che scade a fine novembre
2017,
a
sua
volta legata ad un altro accordo,
precisamente
quello sull’aria di crisi complessa siglato lo scorso 25
novembre presso il Ministero del Lavoro. Un disastro
sociale.” Non so se qualche
dipendente potrà essere riavviato al lavoro presso
l’azienda, né possono farsi
previsioni attendibili essendo stata gestita tutta la
vicenda nel peggior modo
possibile - scrive Alfonso
Mainelli - ma resta l’amarezza di non aver saputo,
come collettività, pretendere
almeno il rispetto per quanti
perderanno definitivamente
il lavoro. La più grande
azienda agroalimentare del
centrosud esposta ad un sistema che sta dimostrando
tutta l’inadeguatezza di
fronte a problematiche pre-
“Tagliati
anche i fondi
per le borse
di studio”
vedibili. Addirittura ci si affida alla bontà del Gruppo
Amadori che dovrebbe sostituire una società concorrente
per continuare un contratto
negli immobili che ha acquistato. E poi, con chi dovrebbe
continuarlo
il
contratto? con la GAM che è
morta e sepolta? E questo
solo per consentire la proroga della cassa integrazione
straordinaria. E come glielo
spiegate ai cittadini che 36
persone lavorano e circa 300
beneficiano della cassa d’integrazione? Verrebbe voglia
di ricordare al Presidente
Frattura tutte le cose che gli
avevamo detto sulla “glo-
riosa dismissione”. Ecco,
adesso avete dismesso la
partecipazione, il privato
che ha acquistato c’è e non
ci sono motivi perchè non
debba pagare il dovuto e assumere le responsabilità che
gli competono. Solo che tra
queste responsabilità non ci
sono quelle di riassumere gli
ex dipendenti, nel bando
nulla si dice in merito. Cosa
dicono gli esperti e i dirigenti della Regione? Hanno
un piano B per evitare che
centinaia di padri di famiglia
vengano messi in mezzo ad
una strada? No, perché la
Regione Molise vorrebbe
che Amadori faccia la sola
cosa che capiscono ai piani
alti, medi e bassi dell’Ente,
e cioé fare l’elemosina per
provare ad avere una proroga della CIGS. Mica chiedono di avere il coraggio che
l’ Ente non ha avuto, e cioé
quello di provare a salvare
l’azienda. Può darsi che il
Gruppo Amadori, invece,
senta quel senso di avventura che c’è dietro ad ogni
iniziativa imprenditoriale di
questa dimensione, e può
darsi di no. Di certo è che
Bojano resta a guardare, anzi
nemmeno più quello, la distruzione della filiera avicola“.
“Dalla recente pubblicazione
relativa alla graduatoria dei beneficiari delle borse di studio
degli studenti Unimol emerge
che più del 18% degli aventi diritto non percepirà il sussidio
economico”. Lo sostiene, Rifondazione comunista. “In particolare, 126 studenti su 682
aventi diritto risultano idonei
non beneficiari. In pratica tali
studenti, pur essendo idonei in
base a requisiti di reddito e di
merito, non percepiranno la
borsa a causa dell'inadeguato finanziamento all'ESU (Ente per
il diritto allo studio universitario) da parte della Regione Molise. Continuiamo a constatare
che la tutela del diritto allo studio, nonostante la recente approvazione della relativa nuova
legge regionale, è condizionata
da un insufficienza di fondi che,
unitamente al disinteresse di
Consiglio regionale e Giunta
Frattura, determina forti disagi
e difficoltà a studenti cui la collettività ha invece il dovere di
garantire la possibilità di iniziare e completare il proprio
percorso accademico. Sia l’allora governo regionale Iorio
che l’attuale Frattura non hanno
investito nella formazione degli
studenti bravi e meritevoli ma
privi di mezzi, pertanto è evidente la scarsa sensibilità al
tema”.
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13 dicembre 2016
La decisione della Fials di tenere un’assemblea con il Presidente, rinfocola le polemiche
Sull’assemblea indetta dalla
Fials alla Cattolica con la presenza del presidente della
Giunta regionale, Paolo Frattura,
sulla questione del decreto 63
sui tagli alle strutture private, sta
generando un vespaio di polemiche. “La Direzione Generale
della Fondazione “Giovanni
Paolo II” manifesta grande preoccupazione per l’atteggiamento
che sta assumendo la più alta carica istituzionale della Regione
Molise. Il Presidente Frattura
parteciperà ad una assemblea indetta da una sola organizzazione
dei lavoratori,la Fials, che ha
preso tale iniziativa senza coinvolgere le altre single sindacali,
che hanno emanato una formale
diffida, con l’obiettivo di annullare l’incontro. La Fials sembra
aver ignorato tale richiesta, assumendo un atteggiamento che i
lavoratori sapranno valutare
adeguatamente. Il governatore
Commissario Ad Acta, manifesta la volontà di incontrare i dipendenti, ma si astiene
dall’informare gli organi direttivi della Fondazione: il Presidente e il Consiglio di
Amministrazione. Sarebbe, invece, auspicabile avviare un
proficuo confronto istituzionale,
coinvolgendo i soggetti legittimati al governo della struttura, e
non cercare spazi di mediazione
fuori dai contesti ufficiali. L’ennesimo atto di ostilità nei con-
IL FATTO
Oggi il reddito
medio
è di 19.772 euro
Nel 2007 era
di 22.872 euro
Diffusi dall’Istat i nuovi dati
della contabilità regionale e
provinciale, coerenti con le
stime a livello nazionale pubblicate a settembre 2016. Nel
2015 il Pil per abitante risulta
pari a 33,4 mila euro nel Nordovest, a 32,3 mila euro nel
Nord-est e a 29,3 mila euro nel
Centro. Il differenziale negativo del Mezzogiorno è molto
ampio: il livello del Pil pro capite è di 17,8 mila euro, inferiore del 44,2% rispetto a quello
del Centro-Nord (44,5% nel
2014). In termini di reddito disponibile per abitante, il divario
scende al 34,3% (35,0% nel
2014). La spesa per consumi finali delle famiglie a prezzi correnti è di 19,4 mila euro nel
Nord-ovest, 19,2 mila euro nel
Tra Frattura e Cattolica
scoppia la ‘guerra santa’
fronti della Fondazione che va
esattamente nella Direzione opposta rispetto ad un atteggiamento costruttivo e propositivo
che deve caratterizzare le istituzioni. I lavoratori della Fondazione e tutti i cittadini molisani
sapranno valutare adeguatamente tale comportamento e ne
trarranno le dovute conseguenze”. Anche i sindacati Cgil,
Cisl, Uil e Cobas, denunciano
“netta e ferma contrarietà alla
suddetta iniziativa, perchè in
contrasto con quanto previsto
dalla normativa vigente e lesiva
delle prerogative sindacali delle
altre sigle sindacali presenti in
azienda, e ribadiamo prime firmatarie del CCNL applicato
dalla Fondazione Giovanni
Paolo II e soprattutto per la migliore tutela dei lavoratori in servizio presso la stessa e loro
iscritti, pertanto DIFFIDANO e
invitano ciascuna delle parti
coinvolte a desistere da tale illegittimo comportamento e a favorire le corrette relazioni
sindacali. In particolare si
chiede alla Fondazione “Giovanni Paolo II” di procedere al
ripristino, in tempi brevi, della
correttezza delle giuste relazioni
sindacali, convocando al più
presto le parti interessate e permettendo la più ampia legittimazione e partecipazione al tavolo
aziendale, per la discussione e
ricerche della soluzione organica alle varie problematiche,
presenti in azienda. Resta inteso
che in assenza di riscontro alla
presente, le scriventi OO.SS.,
procederanno senza alcun indugio a mettere in atto tutte le procedure sindacali previste dalla
normativa vigente e dal CCNL,
a difesa e tutela dei diritti dei lavoratori e delle onorabilità delle
rispettive OO.SS.”
L’Istat certifica il crollo del Pil
In 4 anni, in Molise, sceso del 2,6%
Nord-est, 17,4 mila euro al Centro e 12,7 mila euro nel Mezzogiorno. Il divario negativo tra
Mezzogiorno e Centro-Nord è
del 32,1% Nel 2015 il Pil in volume, a fronte di una crescita a
livello nazionale dello 0,7% rispetto all’anno precedente, ha
registrato
un
incremento
dell’1,1% nel Mezzogiorno,
dello 0,8% nel Nord-ovest,
dello 0,7% nel Nord-est e dello
0,3% al Centro. Tra il 2011 e il
2015 le aree che registrano i cali
più marcati del Pil sono il Centro (-1,2%) e il Mezzogiorno (1,1%). La flessione è stata più
contenuta nel Nord-ovest (0,9%) e nel Nord-est (-0,5%).
Nel periodo 2011-2015, l’occupazione cresce solo nella Provincia Autonoma di Bolzano,
mentre il Molise, registra la caduta più ampia (con diminuzione del 1,2%. Il reddito
disponibile per abitante in termini nominali è pari nel 2015 a
circa 21,1mila euro nel Nordovest, 20,4 mila euro nel Nordest, 18,7 mila euro nel Centro e
13,2 mila euro nel Mezzogiorno. In Molise, dal 2011 al
2015, il reddito pro capite è diminuito del 2,6%. Nel 2015, al
primo posto della graduatoria
regionale per livello di reddito
disponibile si posiziona la Provincia Autonoma di Bolzano,
con circa 23,7 mila euro, all’ul-
timo la Calabria, con 12,2 mila
euro. Nel 2015 il reddito disponibile aumenta dell’1,3% nel
Mezzogiorno, dello 0,9% nel
Nord-ovest, dello 0,7% nel Centro e dello 0,5% nel Nord-est.
Nel 2014 Milano è la provincia
con il livello più alto di valore
aggiunto per abitante, pari a
44,8 mila euro; seguono Bolzano con 36,4 mila e Bologna
con 34,3 mila euro. Il Molise
segna un poco più di 19mila
euro. Nel 2015, il reddito disponibile a prezzi correnti segna
per il complesso dell’economia
nazionale un incremento dello
0,9% rispetto al 2014. Ad eccezione del Molise (+0,5%), tutte
le altre regioni dell’area presentano variazioni positive superiori alla media nazionale, con
gli incrementi maggiori in Puglia (+1,7%) e in Abruzzo
(+1,6%)
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13 dicembre 2016
Il fatto. La
burocrazia regionale viaggia come un accelerato delle ferrovie dello Stato
Centri storici, la burocrazia
ammazza la riqualificazione
Per avere la misura dei ritardi con cui la macchina regionale procede nell’amministrare e nel mettere in cantiere
le risorse finanziarie, questa
che riportiamo è la dimostrazione che meglio la rappresenta. Dimostra soprattutto
che se siamo una delle peggiori regioni italiane in fatto
di economia, sviluppo, cultura
e occupazione, è perché abbiamo una delle peggiori
classi dirigenti al governo in
quanto lenta, incerta, per nulla
motivata, perfettamente supina al tirare a campare. E’ accaduto che il 21 aprile 2011 la
giunta regionale, potendo disporre di 480.216 euro (di cui
430.216 euro a carico dello
Stato e 50 mila euro a carico
della Regione), ha approvato
un progetto interregionale il
cui scopo era di migliorare le
qualità turistiche dei borghi
storici, ma solo il 24 febbraio
2014 è riuscita a stabilire che,
mettendo in atto due distinte
linee d’intervento (“Riqualificazione dei centri storici” e
“Campagna di promozione del
progetto), fossero Agnone,
Frosolone, Scapoli, Oratino,
Ferrazzano, Fornelli e Sepino
i comuni destinatari dell’intervento. Dunque: il 21 aprile
2011 l’approvazione del progetto ““I Borghi di eccellenzaIdentità locali, cultura e tradizioni popolari”, e il
24 febbraio 2014 l’individuazione dei comuni destinatari.
Sarebbe già sufficiente questo
lasso di tempo per stabilire
che la burocrazia regionale
viaggia come un accelerato
delle ferrovie dello Stato. Ma
c’è dell’altro. C’è che s’è dovuto aspettare il 15 giugno
2015 per vedere la Regione
approvare il protocollo d’intesa da sottoscrivere con i comuni. Chiaro l’inceppamento
dei meccanismi amministrativi, ma a causa di chi e di
cosa, è un arcano che appartiene alla insondabilità della
Regione Molise. Da questo insieme è scaturito che per destinare
poco
meno
di
500miula euro ci sono voluti
la bellezza di quattro anni e
due mesi. Siccome nel protocollo era detto che le azioni
di valorizzazione andavano
realizzate entro il 31 ottobre
2015, alla data di scadenza è
stato inevitabile che non fossero state realizzate, così vi-
stosamente insufficiente era il
tempo di 4 mesi valutato dagli
amministratori di Palazzo Vitale. Chiunque dotato di buonsenso e di un minimo d’esperienza se ne sarebbe reso
conto, tranne gli apparati regionali costretti, difatti, a concedere una proroga. Ma ancora una volta con una visione
delle cose a dir poco dilettantesca, avendo ritenuto che le
azioni di valorizzazione si sarebbero potute concludere entro 31 marzo 2016. Conclusione che non c’è stata, anche
“a causa del ritardo nel trasferimento dell’acconto e della
prima rata”. Un’altra perla
dell’efficientismo molisano.
Per cui l’ulteriore proroga al
30 settembre 2016 sempreché
non accadano accidenti. La
successione delle date e dei
provvedimenti adottati ancora
una volta consegna alla realtà
molisana un governo regionale dichiaratamente insufficiente ad assecondare con immediatezza e concretezza le
circostanze da cui, seppure limitate, seppure modeste, si
sarebbero potute utilizzare le
risorse finanziarie. I borghi di
Agnone, Frosolone, Scapoli,
I Comuni hanno dovuto
attendere oltre 5 anni
per vedersi riconosciuti
i diritti d’intervento
Oratino, Ferrazzano, Fornelli
e Sepino hanno dovuto attendere oltre 5 anni prima di
avere la possibilità di migliorare la loro qualità urbanistica
e archittettonica. E il turismo
molisano aggiungere una tes-
sera al mosaico delle sue peculiarità turistiche che, purtroppo, sono neglette alla sensibilità
e
alla
cultura
di amministra.
Dardo
Una città allo stato brado
di sergio genovese
Sabato scorso nelle ore serali avevo promesso alla nipotina di girovagare un po’
nella piazza per buttare gli occhi e sicuramente le mani sulle cose più belle di
Natale: il presepe, l’albero, i pastori. Insomma le reminiscenze infantili che
fanno la voce grossa per regalare momenti di purezza a chi ha raccolto il testimone del sogno ancora limpido. Le
luci delle bancarelle e il tepore che trasmettono, hanno fatto da corollario ad
una impennata di emozioni. Il deja vu è
durato poco, purtroppo! Le piazze,
quella del municipio e quella della villa
dei cannoni, sono state assalite da
un’orda di bulletti in erba, alcuni con
tanto di genitori ( stolti) al fianco, che
nei due luoghi di aggregazione hanno disintegrato quella armonia sopra descritta,
facendo esplodere a più riprese tric e trac
e botti che hanno lesionato i timpani di
tante persone che si volevano godere una
serata speciale di quelle che sa regalare
solo il Natale. Negli spazi descritti non
si è visto un vigile urbano e neanche uno
straccio di poliziotto. Cosi molti uomini
e molte donne di buon senso hanno dovuto battere in ritirata per evitare problemi di ogni tipo per i propri piccoli. Si
può immaginare con quale gioia la nipotina è dovuta tornare a casa. Lo scenario
raccontato, facilmente verificabile magari il prossimo sabato, dimostra come
oramai i nostri luoghi più ancestrali
siano nella disponibilità esclusiva di chi
può delinquere senza nessuna resistenza.
Faccio notare che esistono leggi chiarissime che disciplinano l’uso dei petardi e
anche la vendita. Ma esistono leggi
anche sull’inquinamento acustico. Nell’uno e nell’altro caso erano palesi le violazioni. La inciviltà sulla civiltà, il
dileggio della legge sulle regole. Appare
evidente che in causa vengano chiamate
le forze dell’ordine le quali non possono
continuare a giustificarsi con le problematiche dei mezzi e delle risorse che
mancano. Non si sta chiedendo di assicurare alla giustizia i delinquenti autori
dei peggiori reati ma di poter stare in grazia di Dio in una piazza. E’ proprio su
queste semplici libertà che viene fatta
violenza. Quando vengono meno certi
profili civici così elementari, siamo con
le mani e con i piedi nella legge della
giungla. Tutto questo, a dispetto, grave,
delle conferenze stampa che di sovente
vengono organizzate sul tema delle città
più sicure perché più controllate. Non si
può certo fare una graduatoria delle sicurezze che devono essere osservate e di
quelle in cui è possibile chiudere non
uno ma due occhi. La legge dovrebbe rispondere al criterio del tutto e basta. Così
dopo il pericolo di girare in auto per autisti vocati alla disubbidienza tout court ,
dopo le notti insonni trascorse per i nostri
ragazzi che si ubriacano si drogano e
distruggono tutto, c’e altro. Sarà impedito ai nonni, alle mamme e ai papà per
bene, di tenere per mano i piccoli e accarezzarli con il sogno del Natale. Sig.
Questore, Sig. Sindaco, pensateci un
po’…
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“Nella valanga di No che ha sepolto la riforma costituzionale
non è difficile riconoscere un monito che travalica il merito del
quesito referendario”. Lo scrive il
Rettore dell’università del Molise, Gianmaria Palmieri, in un
articolo pubblicato su L’Huffington Post.
“Il voto plebiscitario sembra, infatti, esprimere un generalizzato
sentimento d’insoddisfazione per
politiche divisive e inefficienti,
fatte di slogan accattivanti, ma di
contenuti inadeguati e indigesti,
che segnalano una preoccupante
incapacità della politica di interpretare la realtà e di cogliere gli
autentici bisogni del Paese. In
altre parole, la sensazione è che
l’esito della consultazione del 4
dicembre esprima un dissenso dei
cittadini esteso e radicato, riguardante l’approccio, approssimativo
e provinciale, con cui in questi ultimi anni si sta affrontando l’ineludibile sfida delle riforme, che
rischia di provocare a lungo termine gravissimi inconvenienti e
un diffuso malessere sociale.
Paradigmatico al riguardo è il
comparto dell’Università sottoposto, ormai da più di quindici
anni, a un processo ininterrotto di
“riforma”, con risultati tutt’altro
che confortanti, tanto che, se il
trend in atto dovesse continuare,
si può ragionevolmente prevedere
che nel volgere di qualche lustro
l’Italia si accorgerà, caso unico
tra i paesi avanzati, di aver di
fatto rinunciato al proprio sistema
universitario.
Tutte le statistiche che misurano i
parametri “vitali” dei nostri atenei evidenziano negli ultimi anni,
con progressione crescente, valori
medi costantemente negativi:
meno docenti, meno laboratori e
strutture di servizio, meno dottorandi, meno studenti, anche se
quest’anno pare registrarsi, almeno sotto il profilo delle immatricolazioni, qualche segnale di
ripresa. Unico dato con il segno
più è quello delle tasse universi-
13 dicembre 2016
Il Rettore dell’università del Molise, ha analizzato il dissenso dei cittadini
“Un No alle inefficienze della politica”
tarie, aumentate in media nel
corso degli ultimi dieci anni del
cinquanta per cento.
Si tratta di dati arcinoti e incontrovertibili sui quali è inutile, e
anche un po’ ozioso, indugiare.
Per chi vive nell’università e ha
assistito da vicino alle vicende
che l’hanno interessata, non è difficile individuare le cause della
situazione attuale, che si è determinata per effetto di misure presentate come riforme, ma in realtà
finalizzate a operare una drastica
riduzione delle risorse e dell’organico, una vistosa compressione
degli spazi di autonomia organizzativa degli atenei ed un esponenziale incremento di sterili
procedure burocratiche.
Misure cui si è accompagnata una
studiata strategia di delegittimazione del mondo accademico, accusato agli occhi dell’opinione
pubblica delle peggiori nefandezze e uno strumentale richiamo
di categorie-slogan come “merito”, “eccellenza”, o “virtuosità”,
utilizzate per accentuare, le già fisiologicamente presenti, divisioni
e rivalità tra atenei, tra dipartimenti e tra docenti, secondo l’antico modello del dìvide et ìmpera.
Le recenti discutibilissime inizia-
L’intervento
Abbiamo appreso, nella seduta
della Commissione Lavori Pubblici
dello scorso 9 dicembre, le diverse soluzioni ipotizzate per mettere in una
struttura sicura i bambini della scuola
Don Milani che effettuano i turni di lezione pomeridiani. Tutte quelle che
fino ad ora sono state ipotesi, su cui
scegliere, devono essere ora trasformate in una decisione ufficiale.
L’incertezza presente ancora oggi preoccupa le famiglie e gli insegnanti e
rischia di portare a ulteriori conseguenze i disagi vissuti da bambini, genitori e docenti.
Il prossimo 17 dicembre si terrà inoltre
il programmato open-day dell’istituto
tive relative alle cd. “cattedre
Natta“ o alla costituzione del
Fondo per il Finanziamento dei
cd. “Dipartimenti Universitari di
Eccellenza” sono solo gli ultimi
esempi di questo ormai lungo, e
riuscito, processo di logoramento
del sistema.
Non può perciò sorprendere che
l’Università italiana, malgrado
continui a esprimere, dal Sud al
Nord, valori culturali e scientifici
d’indubbio livello in virtù della
capacità e della passione di tanti,
appaia oggi stanca, demotivata,
poco competitiva a livello internazionale e, soprattutto, priva di
appeal per i talenti che dovrebbero divenire i docenti e ricercatori di domani, incoraggiati a
preferire prospettive diverse dalla
ricerca e dall’insegnamento universitario nel proprio Paese.
D’altra parte, cosa altro può dirsi
di un sistema in cui l’età media
dei dottorandi di ricerca è di 32
anni (dati Almalaurea del 2015)
se non che è un sistema al collasso? Sembra ora giunto il momento di guardare in faccia la
realtà e interrogarsi senza ipocrisie sul da farsi, abbandonando la
retorica degli slogan. La lezione
del referendum dovrebbe indurre
a valutare con maggiore attenzione la sostanza dei provvedimenti da adottare e le loro
ricadute sociali.
L’impegno che attende il nuovo
governo in materia di università,
dunque, non è da poco e richiede
una prima fondamentale scelta di
campo, che costituisce presupposto affinché possa finalmente avviarsi un’azione coerente ed
incisiva.
Occorre una volta e per tutte
sgombrare il campo da un dubbio
che una serie di recenti provvedimenti rendono pienamente legittimo: si intende davvero
smantellare, attraverso la pretestuosa separazione tra atenei teaching e researching, il sistema
universitario del Paese, inteso
come rete di formazione e di ricerca al servizio dell’intera collettività e non solo di una parte di
essa?
La speranza è che non sia così. La
buona università deve, innanzitutto, consentire a un numero
quanto più elevato possibile di
giovani di poter accedere all’alta
formazione e alla ricerca scientifica e deve essere organizzata con
strutture effettivamente e pienamente fruibili dagli utenti, vale a
dire studenti e ricercatori.
In un contesto, come quello italiano, lontanissimo dal presentare, per ragioni culturali ed
economiche, le indispensabili
condizioni affinché la mobilità
sociale raggiunga un grado sufficiente, appare insensato, anche
sotto il profilo dell’efficienza e
della competitività, favorire, attraverso politiche di finanziamento funzionali allo scopo, la
concentrazione delle strutture
qualificate d’eccellenza in pochi
e affollatissimi poli, non accessibili a tanti giovani, vuoi per ragioni geografiche, vuoi per
condizioni di reddito familiare.
Si tratterebbe di Università per
privilegiati, non in grado di mettere a frutto l’enorme potenziale
intellettuale su cui l’Italia da sempre può contare; insomma, tutto
fuorché una buona università.
L’auspicio è di un’inversione di
rotta e di un’azione, politicamente più incisiva, che non divida il mondo dell’università, ma
lo renda più solidale ed efficiente,
e che mostri finalmente un recupero di consapevolezza circa il
ruolo decisivo della formazione e
della ricerca per la crescita del
Paese.
Il Comune riuscirà a indicare una soluzione?
Petrone, e tutti coloro che hanno intenzione di iscrivere i bambini hanno
il diritto di sapere dove andranno a
scuola. E’ ora il momento della responsabilità e della decisione, che non
può essere più procrastinata, scelta che
deve essere attuata entro il 15 gennaio
per far cessare tutti i disagi causati dai
doppi turni, seguendo l’impegno preso
verso tutta la cittadinanza di Campobasso.
Attendiamo ora gli atti ufficiali sulla
scelta individuata per i nostri bambini.
I
genitori
dell’Associazione
Scuola a Misura di Bambino
6
13 dicembre 2016
TAaglio
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