Elogio dell`imperfezione - Atlante digitale del `900 letterario

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Atlante digitale del '900 letterario
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Una vita
straordinariamente
“imperfetta”: Rita Levi
Montalcini si racconta
Elogio dell’imperfezione di Rita Levi Montalcini
(Milano, Baldini, Castoldi, Dalai editore, 1987)
è l’autobiografia di una donna, scienziata,
senatrice a vita e premio Nobel per la
medicina: a seguito dell’attenta lettura di
questo libro è davvero possibile affermare
che quella di Rita Levi Montalcini è stata una
vita degna di essere raccontata.
Partendo dalla sua infanzia, dalle sue
curiosità di bambina, dalle prime perplessità
riguardanti il mondo che la circondava, la
scienziata lascia che ci vengano proiettate
davanti agli occhi le immagini di una società
che non osava ancora porre sullo stesso
piano uomo e donna. Il tema della parità dei
sessi, estremamente caro alla Levi Montalcini,
emerge sin da subito in questo testo: «A
quattro anni non sapevo che la palese
differenza fisica e quella, presunta, delle
capacità intellettuali tra individui di sesso
maschile e femminile della nostra specie,
sono dovute al fatto di avere nel primo caso,
un cromosoma X e uno Y, nel secondo due
cromosomi X. A me era toccato in sorte di
avere due cromosomi X e di essere nata in
un periodo nel quale essere uomo o donna
significava il potenziamento o la repressione
delle naturali doti intellettuali del singolo. Allo
stesso modo nelle società arcaiche e in molte
tuttora fiorenti, l’aver ereditato i geni da
genitori di alto o basso rango sociale segnava
in modo indelebile il destino del nuovo nato.
Nel secolo scorso e nei primi decenni del
Novecento, nelle società più progredite (se si
accetta l’erroneo quanto radicato concetto
che sia valida l’equazione tra
industrializzazione e progresso), due
cromosomi X rappresentavano una barriera
insormontabile per entrare alle scuole
superiori e poter realizzare i propri talenti. Se
l’era vittoriana era tramontata, la sua
influenza era ancora molto potente
sull’educazione impartita ai giovani dei due
sessi, e determinava i ruoli che sarebbero
spettati a ciascuno di essi».
Sebbene nata in una famiglia
estremamente colta, meritevole di aver
incentivato ogni figlio ad accrescere la propria
cultura, la giovane Rita non era stata
destinata ad uno studio particolarmente
approfondito, poiché, in quanto donna, aveva
dovuto, più per norma sociale che per
volontà propria, frequentare un liceo
femminile, il quale precludeva l’accesso alle
facoltà universitarie, a differenza di suo
fratello Gino, a cui era stato concesso di
frequentare il liceo classico. La fine di questi
modesti studi, benché portati avanti con
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impegno e passione, aveva gettato l’appena
diciottenne autrice in uno stato di
insoddisfazione. Interessante è il racconto di
come la vocazione della medicina si fece
strada nella mente di quella che poi sarebbe
divenuta una delle più grandi scienziate del
nostro tempo: l’autrice presenta, in un passo
della sua storia, la figura di una giovane
governante, Giovanna, a servizio in casa Levi,
la quale, ammalatasi di una malattia che
aveva coinvolto lo stomaco, repentinamente
e con una breve ma dolorosa agonia morì.
L’impotenza e l’incapacità di dare aiuto alla
governante cui la Rita ventenne era
sinceramente affezionata, la spinsero verso la
medicina, che, infiammando il suo animo, la
convinse a domandare all’austero padre il
permesso di iscriversi alla Facoltà di Medicina.
Accordatole seppur senza molto entusiasmo
dal padre il tanto agognato consenso, iniziò
con fervore la preparazione in latino, greco e
matematica presso alcuni professori privati
insieme a sua cugina Eugenia, che le sarebbe
poi rimasta accanto nel corso dei suoi studi.
Con qualche difficoltà e molto entusiasmo
affrontò i primi anni di università: attraverso
la penna dell’autrice entriamo in laboratori e
sale anatomiche.
La tragedia della seconda guerra
mondiale e l’atrocità delle leggi razziali si
insinuano come un serpente velenoso tra le
righe di questa storia, e lo sfondo storico
influenza la protagonista che, mossa dalla
sua irrinunciabile passione per la ricerca,
durante le persecuzioni, allestì uno studio
nella sua camera da letto portando avanti le
ancora premature ricerche che le varranno
poi la sua più grande scoperta: il Natural
Growth Factor (NGF).
La storia di questa grande donna si
sposta poi, per un periodo lungo ben
trent’anni, in America. Questa sezione del
libro è dedicata quasi interamente alla
sensazionale scoperta del NGF, cui Rita Levi
Montalcini deve il Nobel per la medicina
dell’anno 1986. Nella fantasia dell’autrice il
NGF diventa quasi una presenza materiale
quando, sotto i riflettori e in una sala
addobbata a festa, piena di uomini e donne
in abito da gala, proprio il suo mostrarsi agli
occhi dei due scienziati (infatti della scoperta
fu partecipe anche un allievo della Levi
Montalcini) viene premiato, ed è questa
l’unica immagine che Rita Levi Montalcini
evoca della consegna del suo prestigioso
premio. Al termine della narrazione vera e
propria l’autrice pone un epilogo, costituito da
un messaggio a Primo Levi, elogiato per aver
«giustificato», o meglio, «tentato di
giustificare» la drammatica imperfezione
dell’uomo, che in tempi bui come quelli degli
anni delle persecuzioni naziste aveva
prodotto immani tragedie. Ella afferma che la
straordinaria forza del messaggio di Primo
Levi non deriva né da un tono profetico, né
dalla novità del contenuto, bensì dalla
implacabile analisi della mentalità e dei motivi
che hanno spinto criminali come il
comandante di Aushwitz ad agire come
hanno agito, dalla denuncia della facilità con
cui il bene può cedere al male. Rita Levi
Montalcini elogia Primo Levi per aver
racchiuso nel suo messaggio anche la
speranza; è ammirevole, infatti, come egli
abbia concepito un’idea del genere nella più
profonda disperazione, dimostrando di aver
preservato intatte le più elevate qualità
dell’uomo e di essere emerso da quegli abissi
con la fronte alta e lo spirito puro.
In chiusura, un’appendice in cui
vengono ricordati molti dei ricercatori che si
sono negli anni dedicati allo studio del NGF,
ed inoltre la scienziata dimostra come
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l’avvento della scoperta di questo fattore
abbia cambiato la visuale sul modo di
intendere la realtà da aperte dell’essere
umano.
Te m a p o r t a n t e d i q u e s t a
autobiografia, chiaramente richiamato dal
titolo, è l’imperfezione, caratteristica
profondamente radicata nell’uomo, la quale
permette il progresso: infatti appellarsi alla
propria onestà ammettendo di aver sbagliato
è un chiaro indice di maturità, l’imperfezione
è una tappa attraverso la quale bisogna
necessariamente passare, per accorgersi dei
propri errori e impegnarsi per non compierne
più di simili; inoltre è stata proprio la
primordiale imperfezione del cervello umano
a permetterne l’evoluzione. Infatti, mentre
negli invertebrati il “cervello” è nato semplice
e allo stesso tempo perfetto da non
permettergli di entrare nel gioco delle
mutazioni, quello dei vertebrati è sempre
stato soggetto a cambiamenti.
immaginato con gli occhi della mia mente
una donna che, divenuta ormai importante e
affermatasi, riguarda, come un naufrago
ormai in salvo guarda un mare in tempesta
dalla spiaggia, tutte le vicende che le hanno
concesso di assaporare appieno la sua vita,
fiera di essere riuscita a superare ogni
ostacolo.
Contributo:
Erica Cassano (classe V A, L. C. Aldo
Moro, Praia a Mare)
La narrazione è discorsiva ed in prima
persona: ogni immagine rievocata porta con
sé l’eco di un ricordo, e l’autrice sembra
condurci per mano attraverso i meandri della
sua lunga memoria, affrontando, in questo
testo straordinariamente interessante, molti
dei motivi che le sono cari, come accade in
molte altre sue opere, fra cui il grande valore
della famiglia - traspare infatti l’immenso
amore per i fratelli ed i genitori, sempre
ricorrenti nelle immagini evocate dalla sua
memoria -, la passione per la ricerca,
l’impegno sociale, l’importanza della cultura
fra i giovani.
Si tratta dell’opera forse più
sentimentalmente vicina alla scienziata, un
riassunto della straordinaria esistenza
condotta fino a quel momento. Affrontando
la lettura di questo testo, più volte ho
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