LEOPOLDO ATTOLICO PUNTI DI (S)VISTA

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LEOPOLDO ATTOLICO
PUNTI DI (S)VISTA
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Immagine di copertina: http://sisterswarehouse.blogspot.co.uk/2013/01/profumi-ebalocchi.html
“Possiamo dire che due vocazioni opposte
si contendono il campo della letteratura
attraverso i secoli: l'una tende a fare
del linguaggio un elemento senza peso,
che aleggia sopra le cose come una nube, o meglio
un pulviscolo sottile, o meglio ancora come
un campo d'impulsi magnetici; l'altra tende
a comunicare al linguaggio il peso, lo spessore,
la concretezza delle cose, dei corpi,
delle sensazioni”
Italo Calvino
Nel citare la riflessione di Calvino (e condividendone in particolare l'ultima parte),
propongo qui una selezione di testi estrapolati dalle raccolte finora pubblicate.
Posso dire di aver sempre scritto per promuovere una idea di bellezza e di autenticità
in grado di opporsi alla negatività ai malesseri e ai veleni contemporanei; in ultima
analisi: al dolore e dintorni.
Anche se la poesia non mi (ci) risarcisce e non salva nessuno, credo possa -nei suoi
esiti migliori- veicolare una verità in grado di farsi storia di tutti, mediando una
parentesi di confronto e di resa certamente mai vana mai effimera in chi avrà la
capacità di accoglierne le suggestioni e gli inviti.
Nota Seguendo un ordine cronologico/temporale, ho collocato al secondo posto i testi de I
colori dell'oro che, per quanto pubblicato nel 2004, è stato composto negli anni 19751987, subito dopo il primo libro.
Da Piccolo spacciatore, 1965-1967, Editrice Il Ventaglio, 1987
ACCORDO
Al ragazzetto stretto stretto all'altro
nel cortile dei baci si fa corta la sera:
c'è la mamma che chiama
con voce greve
lontano dalla vista...
Nell'oro di un sorriso
di vela bianca che si stacca in dirittura
scabra purezza lancinante soffia
oltre un sembiante molle di sventura
ALL'AMICO MORTO
Stanotte ho portato un fiore in fondo al mare
dove la tua anima riposa.
Dio è passato mille volte di lì
ti viene sempre a trovare...
Ho portato la rosa intatta di una vita
dove s'impiega tanto, per morire.
Stringila forte.
Senza di lei non potrò più tornare
SERA
Portami con te.
Dalla quotidianità che gela
salvami.
E riconduci a crisalide di sole
questo intenerito grigio di piazza che si sfolla
muto cubicolo dolente
del bisogno di luce che lo svaria
Terse intriganti egemoni armonie
e spaesamento amore incantamento
defatiganti ostaggi alla memoria;
li ho qui sul viso;
come balconi saturi di fiori nei villini fragili del cuore
Un emiciclo di assenza
che mi abbaglia
Da I colori dell'oro, 1975-1987, Prefazione di Giuliano Manacorda, Caramanica
Editore, 2004
Ti ricordi dell'amore appena in tempo.
Come una nube improvvisa fa da schermo al sole
così le tue parole ritornano sul viso
lo stupore di esistere,
la disabitata tristezza di conoscersi
Forse il tuo amore, ora
è in questo breve margine: nel ritornarmi
un addio negli occhi oltre l'impossibile,
oltre un morire silenzioso e immane
ed io non so se piangerne o sorriderne
ADRIANO HA TRE ANNI
Dalle tue dita la musica
giunge ai miei foglietti,
tribolati antagonisti del tuo amore
Il tuo amore è come questo bimbo
che entra sorridente
per scompigliarmi con i foglietti il cuore
e poi resta a guardare...
Da Il parolaio, Prefazione di Luigi Fontanella, Campanotto Editore, 2004
TERRAZZA
La farfalla vivace dell'estate
blandisce e giustifica la noia.
Troppo sole fa male; e la poesia non decolla
fa tappezzeria, va in tilt con la matita.
Il corpo soltanto, sfiorato dalla musica
si fa colore, movimento, poi progetto di fuga:
c'è quella nuvoletta che sgorga bianchissima,
bisogna approfittarne per dare i resti al cuore
visto che non si batte un chiodo in questa sauna!
La noia si divincola fiondandosi in azzurro
con le valigie vuote.
Il chiodo puntualmente si inabissa
rimorchiandosi l'anima.
Foglio e matita quasi non si accorgono
che è iniziato -per loro- il conto alla rovescia.
La gioia vi nidifica impaziente.
Il patto è trasparente.
Un gioco d'innocenza innamorata?
Inevitabilmente
CAPO PASSERO
Al mio lapis mangiucchiato
Sarà un bellissimo settembre, la vita è gratis!
-mi diceva il lapis
che proprio perché accecato dalla luce
cominciava a nutrire qualcuno di quei santi dubbi
che guidano all'illuminazione.
Per fortuna le premesse c'erano tutte:
bevevo a sorsi una giornata tiepida, incantevole
e dal mare veniva un'aria come di serpentello sul viso.
Ci mancava soltanto il respiro degli Dei sulla nuca
e sarei stato a bomba! Magnifico magnifico -pensavo
e non si paga una lira! Che forza! Adesso mi scateno!
Fui così sopra al mare con piglio di libellula
veloce, radente, imbavagliato dal vento
respiravo a fatica, quasi quasi illuminandomi d'immenso
col Giuseppe ammiccante in gamma fulgida...
Fui nondimeno (devo dirlo?)
uno spettacolo-triste- di luce
perché l'occasione era la stessa
che fa l'uomo ladro di un po' di musica celeste
quando lo strumento si richiude.
Non mi smentivo mai.
Avevo dimenticato la matita
Da Scapricciatielle, Prefazione di Vito Riviello, El Bagatt, Bergamo, 1995
MARINA
A Daniela Rampa in Riviello
Daniela cara
stasera ti vedo proprio Marina
più che mai Cvetaeva.
Quel mare che si arena
nel profondo degli occhi
mi dà la scossa elettrica
ma per mia e tua fortuna
è solo una ferita priva di sublime:
vuol dire che sei di questa terra,
che non sei una marziana come la tua omonima
e non mi puoi sbranare.
Vuol dire
che mi puoi prendere e lasciare
e in questo gioco ridente
quando mi prendi mi stendi
quando mi lasci sei Marina due volte:
un bastimento che non ritorna più
salvo negli occhi
SUMMER TONF ovvero TUTTI AL MARE
Se fate mente locale
converrete che legato a doppio filo
con la fisiologia lunatica dei versi
c'è sempre lo stupore analfabeta degli invano.
E' lì; e noi ce lo guardiamo
implosi e circospetti, come un reperto lavico
fiottato dal cervello, sfrontato sortilegio
confitto in un riverbero d'assenzio
cui piace sempre di esser corteggiato...
Poi, quando si rinnova la scommessa col verso sciagurato
e si è metabolizzata la stralunata ameba
arriva puntuale il carico da otto
a ribadire l'osceno contropelo:
non è più questione d'amore o disamore
e l'impossibile fiaba d'assolutezza amorosa
deflagra silenziosa nella biro
come quando cade un Governo in Italia a Ferragosto:
tra disimpegno e fervore vacanziero
un tonfo troppo sordo per sentirsi
ed essere sentito
La Musa, abbandonata sul maggese
è rimandata a settembre in italiano
Da Siamo alle solite, Prefazione di Giorgio Patrizi, con due tavole di Giuseppe
Pedota, Fermenti Editrice, 2001
ENTELECHIA ARISTOTELICA
Da più parti ci si chiede come mai
la tromba delle scale non suona mai...
E' certo strumento inesemplare, infigurabile,
c'è ma non compare...
E' allora uno strumento virtuale?
Un sortilegio...condominiale?
Affatto! E' solo entelechia aristotelica:
quando un portone si richiude su un bacio
su un vaff, su una mezza frase o un commiato,
ecco che immantinente la tromba sublima
i suoi squilli di silenzio, li isola e li decanta,
restituendone la consonanza soltanto
a chi l'avrà pensata inane ma infervorata,
climax del transeunte
consecutio senza temporis
di un suo spartito celeste
ESTIVA
A tutto neon
è un mantra di scintille
la concrezione espunta dal contiguo
BALOCCHI E PROFUMI
FORMAGGI E SALUMI.
E' scorbuto celeste.
Due grammi di ieratico
quel tanto di cachettico
che il distico sommuove nei precordi
ed ecco dal sarcofago sortire Vanda Osiris
che in preda alla libidine
scatena la bagarre con Invernizzi
fa man bassa di rime succulente
s'attacca alle tende
ne trae tovaglie liberty
si strema in pic nic con Jacovitti
inonda la DC di polvere di stelle
redime bustarelle
tenta posologie da Prima Comunione
ricicla un batticuore di vecchio sirtaky
accende mille fiammelle nel triste Kemeny
galvanizza Magrelli
spupazza Palmery con l'oro dei capelli
squinzaglia Guy Laroche
come roggia di sole
a far le capriole tra ambasce e meteosat.
…............................................................
Poi
sul grande calembour che tutto ha consumato
avanzano le ore
si spengono le insegne
dileguano i colori nella notte che viene.
La Vanda in gran gramaglie
squittisce notturnale
non si vuol rassegnare
e tenta un sirventese formaggio con le pere;
ma l'ora è intemporanea;
lascia il tempo che trova;
e trova il tempo che lascia;
meglio soprassedere...
Solo un rumore s'ode
ad armeggiare ai vetri, roco,
primato nel silenzio:
è il fiato oscuro del vecchio DDT
ancora vampa
che non sa stare al gioco
CALLI AMARI
Nel vederla ogni volta così
bella nuda disponibile
ma con addosso i segni inequivocabili degli anni,
del decadere, della degradazione, del disordine,
si viene colti da rapida angoscia
coma accade leggendo sui muri
i segni di nuove e vecchie passioni
che sappiamo non troveranno risposta.
Ma la parola della pietas
con cui vorremmo condividerne il dramma,
la stessa che non dice la cosa
ma la accoglie e la suscita,
che non imita il reale
ma lo adombra e lo fa percepire,
rischia di farci diventare tutti quanti veneziani,
laddove delle stagioni mancano i segni vegetali e agresti
e la bellezza si esilia pestando calli e sottopassi...
Meglio allora decodificare
e nominarla senza pronunciarla
la parola riverberata
che proclama la carne negandone il possesso
e fa dell'appartenenza
il suo bruciante divieto, la sua malinconia:
perché stiamo tentando di parlare
all'ossimoro stressato dal possesso spossessato,
ovverosia alla nuda proprietà, al suo crudo dettato
Da La realtà sofferta del comico, Prefazione di Giorgio Patrizi , Post.ne di Gio
Ferri, Aìsara, 2009
IL ROSARIO DELLE VECCHIETTE
Se nunc et in hora
diventa 'ncatanòra
è scorbuto celeste
ma anche picco DADA di grande suggestione.
Lo sanno le fiammelle delle candele
nel divertito tremore
che sposa il fai da te del latinorum
al top dell'invenzione verbale
(s)conciata per le feste
CRISI DI COPPIA A CANALE CINQUE
Il plusvalore è evidente:
la terapia del valzer travolgente
è avallata dalla Brava Presentatrice (?!)
e il tubo catodico è il garante.
Ben venga quindi la metafora della danza
per proporre una strategia di coppia:
danzare insieme
tra comunicazione conflitto e mediazione!
(Se proprio non funziona
c'è la Sacra Rota di Sua Santità
che risolve
con la modica quantità
dell'obliterazione)
LA VISITA
A quasi novant'anni
li (di)mostra tutti,
nove decine circa di cardi luccicanti
cordiali e colloquiali
a spasso nel soggiorno
In questo golfo di viavai intermittente
lui dice di averne perso un poco il conto
e quindi l'inventario e un beneficio
da ascrivere comunque all'ospite indulgente
(che oblige la noblesse e fa lo sconto)
Finisce che te li regala ad uno ad uno
con quel suo stile inavvertito
da murmure dentale,
chiosandone i pudori
ma appena per un po',
birbante poi nel farli scomparire
come quei fiori gelosi
che la moviola ripropone in un abbraccio tenero di petali
dopo che il sole li ha aperti
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