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SEMINARE E RACCOGLIERE Pensiamo

che la politica si faccia a partire dai contenuti, non dai posizionamenti. La scelta di campo di

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è sempre stata coerente a questa ipotesi: lavorare sui progetti e sui contenuti, partendo dal dialogo e dal confronto tra territorio e amministrazione. È la strada che abbiamo percorso fino a oggi e che vogliamo continuare a percorrere nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Sono i nostri valori e le nostre idee a essere alla base del nostro modo di fare politica, al fianco dell’amministrazione milanese. In questo senso abbiamo affrontato la questione periferie e sicurezza non in modo ideologico, dicendo “no” all’esercito per una presa di posizione di principio, ma lo abbiamo fatto ribaltando la prospettiva e riproponendo e rilanciando la nostra idea di sicurezza, realizzata dalla concretizzazione di altri diritti: dal diritto alla casa al diritto al lavoro, dal diritto al welfare al diritto alla socialità; coerentemente, abbiamo chiesto che nei quartieri periferici “a rischio” si mettessero al primo posto rigenerazione e riqualificazione. In questo senso molto positiva è stata la serata organizzata da

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del

Municipio 6.

Così abbiamo partecipato al dibattito sugli scali mettendo al centro della discussione non solo la contrapposizione tra edilizia pubblica e edilizia privata ma privilegiando le questioni della riconnessione della città e dell’apertura e partecipazione dei cittadini al dibattito sulla progettazione delle aree La vocazione di

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è legata a Milano e al suo orizzonte, ma è anche legata al modello Milano, di cui rivendichiamo una dose importante di protagonismo. Siamo anche consapevoli di come la scelta stessa di passare da lista elettorale a associazione politica porti con sé una discussione e una prospettiva potenzialmente più ampia. Per questo l’assemblea di oggi, convocata nella due giorni di metà Novembre, vuole essere un momento di discussione politica e di confronto aperto sulle nostre prospettive e sul nostro modo di essere sinistra anche alla luce della mutata scena politica nazionale. Solo negli ultimi giorni abbiamo registrato l’esito del referendum e l’alta affluenza elettorale, la conseguente crisi di governo, l’intervista a Giuliano Pisapia e la discussione che ne è scaturita intorno al ruolo della sinistra in un ipotetico tentativo di ricostruzione o meno del centrosinistra anche su scala nazionale. Stasera vorremmo discutere anche di questo: se e come

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si può o deve inserire in queste riflessioni. Noi siamo anzitutto un’esperienza milanese, ma siamo anche un laboratorio di una sinistra di governo, oggi sempre più rara in Italia.

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Siamo consapevoli che quando si parla di Modello Milano, in fondo, si parla anche di noi. Per questo vorremmo che non si parlasse tanto o solo di posizionamento e di alleanze possibili o impossibili, quanto di metodo, di percorso e di contenuti. Non è un caso se nelle ultime settimana da tante parti di Italia ci giungono richieste di poter capire e replicare il nostro modello, dai comuni della città metropolitana fino a tante altre regioni Italiane. Per questo rivendichiamo la complessità del “modello Milano”: non solo un centrosinistra unito e coeso, ma anche politiche pubbliche che sperimentano davvero il governo della sinistra di oggi. Motivo in più per spostare la discussione “che ci riguarda” dal posizionamento tattico al metodo, al percorso e ai contenuti. Il metodo, significa quindi, per noi dare al popolo del centrosinistra un ruolo da protagonista nelle scelte costitutive porsi con un ruolo da protagonisti, non rinunciando, ad esempio, alle primarie per la scelta dei candidati: così è stato nel 2010, lo abbiamo chiesto e ottenuto nel 2016. E per noi metodo è la stessa scelta di campo di uscire dallo scacchiere elettorale e proporsi come soggetto vivo, sul territorio oltre che nell’amministrazione, e attivo e partecipe al dibattito pubblico. Contenuti che significa ripartire dai temi grandi che in questi anni sono stati non solo dimenticati, ma anche scavalcati e calpestati: le disuguaglianze e le distanze, fisiche e simboliche, tra i centri e le periferie (anagrafici, sociali e geografici) e del paese. Le politiche del lavoro, le riforme della scuola, le politiche sociali e fiscali che non vanno più in direzione della redistribuzione della ricchezza ma si trasformano in concessioni, in misure una tantum finalizzate a risolvere il problema contingente e non ad affrontare le questioni strutturali, la stessa riforma del sistema bancario, sono sintomo di una politica che ha perso di vista la prospettiva dell’essere utile alla comunità e alla vita dei cittadini e che rinuncia al proprio ruolo di cambiamento e di guida del modello di sviluppo. La domanda e la discussione che vorremmo aprire stasera va in questa direzione: partendo dalla convinzione che l’attuazione dei nostri riferimenti valoriali non possa prescindere dal contesto geografico oltre la città di Milano. Ci interessa ragionare insieme di come poterci inserire in un discorso più ampio? Ci interessa contribuire con un ruolo da protagonisti a un dibattito che – pensiamo - non può e non deve essere solo di posizionamento, che non può e non deve partire dalle alleanze e dai suoi leader, ma che dovrebbe partire della (ri)definzione, prima di tutto, del campo entro il quale ci vogliamo collocare?