Il Piccolo Trieste - 15-12-2016_Parte1

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È
LA SCALATA Vivendi sale al 20% del capitale Mediaset, i pm indagano
GIORNALE DI TRIESTE
€ 1,20*
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. ABB. POST. 353/2003
(CONV. L. 46-27/02/2004,) ART. 1, COM. 1, DCB TS
■ A PAGINA 16
GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016
FONDATO NEL 1881
y(7HB5J2*LQTOQS( +.!=!$!=!,
ANNO 136- NUMERO 295 ■ TRIESTE, VIA DI CAMPO MARZIO 10, TEL. 040 3733111 / GORIZIA C.SO ITALIA 74, TEL. 0481 530035 / MONFALCONE, VIA F.LLI ROSSELLI 20, TEL 0481 790201
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www.ilpiccolo.it ■ Email: [email protected]
Pizza connection, blitz da Peperino
Perquisiti i locali della catena: nel mirino un software per generare bilanci in “nero”
Cala il sipario
sull’emergenza
tubercolosi
Sei contagiati
Un software capace di generare una doppia contabilità, di
cui una in “nero”, per favorire il
riciclaggio di denaro. È quello
che avrebbero scoperto la
Guardia di Finanza e i Carabinieri che ieri mattina hanno
perquisito il “Peperino” di Trieste e le altre pizzerie del gruppo. È la seconda tranche dell’inchiesta della Procura di Trieste
che parla di «metodo mafioso».
■ TOMASIN ALLE PAGINE 22 E 23
■ SARTI ALLE PAGINE 22 E 23
TRIESte
Due carabinieri davanti alla pizzeria Peperino a Trieste (foto Lasorte)
trieste
Studenti sloveni
in rivolta:
«Inadeguate
le nostre scuole»
■ GORIUP A PAGINA 31
Serracchiani, lacrime in Consiglio
«Contro di me attacchi personali». La Consulta boccia la legge Fvg sul fine vita
QUEL PIANTO
COSÌ FRAGILE
E AUTENTICO
emergenza in banchina a monfalcone
LA FIRST LADY
Gas esplosivo nelle stive del cargo a Portorosega Dagli Usa a Trieste
via ai tour turistici
per visitare
il paese di Melania
di ROBERTO WEBER
I
La voce che trema e si rompe, il
pianto irrefrenabile: è successo in Consiglio regionale a Debora Serracchiani (nella foto).
l mestiere delle armi. Così
potremmo dire della politica, o forse di tutte le attività
e le discipline che implicano
una dedizione estrema, spesso
di natura monomaniacale e il
cui principale obiettivo è costituito dalla sopraffazione dell’altro.
■ ALLE PAGINE 2, 3, 4 E 5
■ A PAGINA 19
FIDUCIA con 169 sì e con tante polemiche
Il governo Gentiloni
supera l’ostacolo-Senato
di MICOL BRUSAFERRO
T
■ ■ Allarme nel porto di Monfalcone dove è approdata una nave da trasporto proveniente dal Mar
I ministri Minniti e Madia parlano con Gentiloni
Nero: aveva le stive sature di una miscela di gas esplosivo. Bastava una scintilla per scatenare il finimondo. Il pericolo è stato sventato dalla Capitaneria.
■ GARAU A PAGINA 14
utti in gita al paese di Melania Trump. Se fino a poco tempo fa i turisti in arrivo a Trieste chiedevano escursioni alla scoperta del territorio,
ora il trend è cambiato. Richiestissima da qualche settimana è
una tappa a Sevnica, cittadina
slovena che ha dato i natali alla
moglie del neo presidente degli
Stati Uniti Donald Trump.
■ A PAGINA 15
■ ALLE PAGINE 6 E 7
IL LIBRO
la storia
La traduttrice ombra Il cittadino onorario
venuta da Trieste
in causa con la città
Lucia Morpurgo
Rodocanachi
ritratta
da Oscar
Saccorotti
nel 1928
ONORANZE
FUNEBRI
REPERIBILITÀ
24H/24 PER
RECUPERO SALME
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Il regista
teatrale
già direttore
del Rossetti
Antonio
Calenda
+ 39 345 2355013
da oltre un decennio
al Vostro fianco
di ALESSANDRO MEZZENA LONA
di FABIO DORIGO
on stupisce che proprio Lucia Morpurgo Rodocanachi, triestina, fosse consigliata a Elio Vittorini per affiancarlo nel suo lavoro di traduttore.
N
a prima cittadinanza onoraria del Dipiazza ter salta prima di essere conferita: il prescelto, Antonio Calenda, ha
un contenzioso aperto con il “Rossetti”.
■ ALLE PAGINE 38 E 39
■ A PAGINA 25
L
800 833 233
TRIESTE - Via di Torre Bianca, 37/a
Via della Zonta, 7/D
NUOVA SEDE SAN GIACOMO - Via
Via dell’
dell’IIstria, 16/C
OPICINA - Via di Prosecco, 18
MONFALCONE - Via San Polo, 83
2
Primo piano
Lo sfogo dopo gli
attacchi delle
opposizioni su
riforme, doppio
ruolo e flop alle
urne. «Non so se
è perché sono
donna o non
sono nata qui»
di Diego D’Amelio
◗ TRIESTE
Troppa tensione, troppe delusioni, troppi attacchi politici e
personali. E così la presidente
Debora Serracchiani scoppia
in lacrime nella replica ai capigruppo, durante la discussione in consiglio regionale sulla
manovra di bilancio. L'opposizione spara: sul doppio ruolo
di governatrice e vicesegretaria Pd, sulle continue assenze
dall'aula, sulle riforme che
non decollano, sulle batoste
elettorali e referendarie. Serracchiani risponde a fine mattinata: una difesa dell'azione
amministrativa che nelle battute finali diventa un discorso
sul proprio futuro.
La voce si incrina per l'emozione: «Verrà un tempo in cui
tutte le valutazioni sul mio futuro verranno prese dalla comunità politica cui appartengo. Le cose fatte sono state
tante, ma permettetemi una
considerazione amara». A questo punto la presidente si ferma. Difficile continuare col
groppo in gola. Un bicchiere
d'acqua bevuto a rapidi sorsi,
un fazzoletto per asciugarsi gli
occhi. E un silenzio di quasi
venti secondi, lungo un'eternità. L'urgenza di ricominciare,
ma l'impossibilità di farlo senza continuare tra le lacrime:
«Non so se è perché sono donna o perché non sono nata qui
- è lo sfogo a cuore aperto - ma
credo di aver sopportato più
di qualsiasi altra persona in
questa sede attacchi che sono
stati tutti personali. Ci sono
momenti in cui faccio fatica
anch'io, ma non si può dire
che non abbia dedicato a questa Regione tutta ma stessa,
perché per questa Regione ho
rinunciato a tutte le cose più
care che avevo». Poi la chiosa,
a volersi subito scusare per il
momento di debolezza: «Mi
dispiaccio perché questa non
è la faccia delle istituzioni». Infine l'uscita dall'aula a passo
svelto, davanti a 49 consiglieri
in totale silenzio.
Il crollo emotivo arriva in
coda al fuoco di fila del centrodestra, con Riccardo Riccardi
I COMMENTI
◗ TRIESTE
L'uscita di Debora Serracchiani
dall'aula avviene in un rumorosissimo silenzio. Il consiglio regionale rimane attonito davanti
allo sfogo della presidente, solitamente ipercontrollata. Dalla
maggioranza non partono applausi né altri segni di solidarietà: nei corridoi alcuni lo attribuiscono allo stupore per l’accaduto, altri a uno scollamento fra la
presidente e il suo gruppo politico in consiglio regionale. Durante la pausa pranzo due consiglieri del Pd - ma solo a microfoni
spenti - commentano nei corridoi: «Oggi piange ma veniamo
da anni di decisioni imposte. Dispiace, ma se l'è cercata ed è andata a sbattere». Chi invece parla a viso aperto parte sempre dal
IL PICCOLO GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016
ma savino: si confronti
Rosato: sempre azioni concrete
«Ognuno di noi, se nel proprio lavoro mette
tutto se stesso, rinuncia a parte di sé. La
politica oggi è davvero totalizzante e un certo
modo di attaccare l'avversario trasforma il
confronto in guerriglia psicologica. Capisco lo
sfogo di Debora, donna capace da anni
impegnata in prima linea a fare bene tutte le
cose che fa: dal partito alla guida della
Regione. Agli attacchi
personali ha sempre
risposto con la
concretezza delle sue
azioni, e anche per
questo va colto e
apprezzato il lato
umano di Debora». Così
Ettore Rosato, il
presidente dei deputati
Pd (foto). Da Forza
Italia invece così la
deputata Sandra Savino: «Le lacrime non
possono cancellare il pensiero espresso dai
cittadini alle urne. La Governatrice abbia il
coraggio del confronto e smetta di comportarsi
da dittatore». Savino parla anche della scelta
dei candidati «giusti» di cui aveva parlato
Serracchiani: «Certo chi ha lavorato al servizio
della città merita rispetto anche se bocciato
dagli elettori», dice Savino riferendosi a
Roberto Cosolini, «indicato da Serracchiani».
Regione Fvg
Serracchiani in lacrime:
«Solo attacchi personali»
La presidente difende il proprio operato: non le abbiamo azzeccate tutte
ma per questa Regione ho rinunciato a tutte le cose più care che avevo
a sottolineare che «la vita del
Pd condiziona quella del Friuli Venezia Giulia: non ci interessano le aspirazioni di Serracchiani, che dovrebbe però
dirci quando si andrà alle urne, se ha deciso di lasciare, se
si dimetterà per farci votare in
contemporanea alle elezioni
politiche e se vuole aggiungere il terzo ruolo di aspirante
parlamentare a quello di presidente di Regione e vicesegre-
taria nazionale, facendo così
altri danni». Renzo Tondo lamenta l'iniziale assenza della
presidente dall'aula: «Segno
di debolezza di chi non dialoga con i sindaci e non parla
con l'opposizione: cambierà
registro o continuerà con le
messe cantate?». Meno diretto Alessandro Colautti (Ncd):
«Patto Padoan-Serracchiani
da rinegoziare, autonomia regionale azzerata, vittoria del
no, riforme zoppicanti: la
maggioranza batta un colpo».
Punti su cui Serracchiani
aveva cominciato a difendersi
con toni fermi ma distesi: «Entro nel totoministri di ogni governo, ma sono qui a fare la
presidente della Regione a
tempo pieno. Non nego l'esito
del voto, che è stato un giudizio su chi governa. Dietro ci
sono il disagio, la crisi, l'immigrazione, la disoccupazione. E
i tanti errori su come è stata affrontata la campagna elettorale: chi li ha fatti li ha pagati».
Poi il passaggio sull'attività
amministrativa: «Siamo la prima Regione in Italia per avanzi di bilancio e abbiamo messo in sicurezza i finanziamenti
alle infrastrutture e raggiunto
ottimi risultati col patto Padoan-Serracchiani». Infine il tema controverso delle riforme:
«Quella della sanità è fonda-
mentale per le esigenze di salute - continua la presidente con il rafforzamento del territorio. Poi c'è la riforma degli
enti locali e ricordo che tutto il
consiglio regionale ha votato
compatto sul superamento
delle Province».
Ma sul difficile corso delle
Uti la voce di Serracchiani comincia a tremare: «Il sistema
che abbiamo ideato risolverà i
problemi del calo delle risorse
Le grilline: i sacrifici non li fa solo lei
Dura nota delle consigliere M5s. Martines: esiste il diritto di emozionarsi
dato umano. Per l'assessore Sara Vito «fare politica per una
donna è più difficile: gli uomini
raramente sono messi davanti
alla necessità di scegliere tra famiglia e lavoro. Debora ha avuto una defiance comprensibile
davanti a grandi responsabilità». Solidarietà anche da Loredana Panariti: «Tanto stress e il peso del governo in una fase difficile: non si deve avere paura
dell'umanità delle persone».
Nel Pd, Vincenzo Martines difende «il diritto di emozionarsi»,
mentre la segretaria regionale
Antonella Grim invita «Debora
a tener duro e andare avanti. È
‘‘ ‘‘
loredana
panariti
sara
vito
Non si deve
avere paura dell’umanità
delle persone
Gli uomini di
rado devono scegliere fra
famiglia e lavoro
un momento duro, difficile. Stiamo portando avanti delle riforme impegnative e Serracchiani
è il volto più visibile, più esposto, di queste riforme». Mauro
Travanut, da tempo duro verso
la gestione Serracchiani, distingue: «Sono lacrime dovute a un
garbuglio nevoso irrisolto. Nell'
immediato suscitano empatia,
ma sarebbe bastato confermare
l'intenzione di rimanere in Regione fino al 2018: così tante
contraddizioni interiori si sarebbero sciolte».
Dalla maggioranza anche la
solidarietà di Giulio Lauri (Sel):
«Normale momento di debolez-
za dopo tre anni di attacchi pretestuosi». Il dem Diego Moretti
condanna invece «lo sciacallaggio di alcuni vergognosi messaggi», riferendosi alla dura nota
delle grilline Elena Bianchi, Eleonora Frattolin e Ilaria Dal Zovo: «Finalmente umana presidente, tanti di noi hanno sacrificato la sfera personale per questa Regione: non solo lei. Gli attacchi, di tipo esclusivamente
politico, ci sono stati perché lei
ha la responsabilità delle scelte
fatte in questi anni e perché ha
sbagliato spesso nei modi e nei
contenuti. Tutto il resto è l'ennesima fallace personalizzazio-
ne». E Bianchi aggiunge tagliente su Facebook: «Da maestrina a
povera vittima».
Per la Lega, Barbara Zilli: «Ho
sempre attaccato Serracchiani
Primo piano
GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016 IL PICCOLO
3
a roma
«Il potere al femminile
a volte può dare fastidio»
Dalla Camera al Senato, le parlamentari ragionano sulle due facce della crescente
partecipazione rosa. Prestigiacomo: davanti a Berlusconi piansi, era rabbia
di Giuseppe Alberto Falci
◗ ROMA
Sui social si scatenano reazioni e insulti
Russo: violenza verbale inaccettabile
«Sono il primo a non essere d'accordo con alcune scelte fatta da
Debora Serracchiani: l'ho detto più volte pubblicamente. Ma gli
insulti a cui è stata sottoposta in queste ore sui social sono
inaccettabili: la violenza verbale è uguale (e a volte peggio) di quella
fisica. E non la merita nessuno, in particolare nei momenti di
difficoltà». Lo scrive il senatore Francesco Russo su Facebook, in
merito agli attacchi subiti ieri da Serracchiani sui social. «Si
possono avere idee diverse e manifestare il proprio disappunto,
anche in maniera schietta e decisa - conclude Russo - ma senza
scadere nella volgarità e nella violenza. Che sono sempre e in ogni
caso da condannare». In effetti bastava andare ieri su Facebook per
rendersi conto di quale polverone virtual-mediatico abbiano
sollevato le lacrime della presidente della Regione. Pochi i
commenti a suo favore, mentre ne sono piovuti tantissimi di
contrari. Si va da chi le rinfaccia il doppio incarico tra Trieste
(governatrice) e Roma (vicesegretario del Pd) e chi le rinfaccia la
politica regionale sulla sanità con i tagli dei punti nascita a Latisana,
Gorizia e Cividale. E di fronte ai messaggi che a sua difesa
sostengono l’impegno sul versante politico e istituzionale di
Serracchiani, arrivano risposte acide: non si tratta di impegni
subiti, ma voluti, il senso. Tutte espressioni comunque con toni
decisi, e parole spesso assai poco forbite. Da qui il post pubblicato
da Russo.
economiche ed umane, nonché la gestione di territori
complessi come montagna e
Carso». Poi l'autocritica: «Non
le abbiamo azzeccate tutte e
mi prendo la mia parte di responsabilità, ma è anche mancato senso delle istituzioni, come nel caso dell'accordo stretto con l'Anci, disatteso nel giro
di 36 ore nonostante avessimo
accolto tutte le richieste dei
sindaci. È stato dato colore po-
litico a una questione istituzionale». Serracchiani confida
ancora nella possibilità di trovare «una soluzione condivisa: ma non accadrà se le opposizioni daranno un diktat ai
propri sindaci, invece di discutere sulla base delle esigenze
territoriali. Questo è il futuro,
come dimostrano le aggregazioni in atto in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il tono della voce non è quello
di sempre, per un attimo Debora Serracchiani, nell’aula del
Consiglio regionale del Fvg, si
sveste della carica di governatrice e mette in mostra il proprio stato d’animo. Dolcevita e
giacca color grigio, la presidente si difende dagli attacchi delle
ultime settimane: «Abbiamo
cercato di dare risposte ma non
le abbiamo azzeccate tutte».
Serracchiani dice di «attacchi
personali». E quelle lacrime si
trasformano in un video virale
che raggiunge tutto lo stivale. E
coglie di sasso il Transatlantico
di Montecitorio. «Debora, è
scoppiata in lacrime?», è il refrain da un capannello all’altro.
Ci si domanda sottovoce cosa sia successo. Perché colei
che nel 2009 in assemblea del
Pd diede a tutti una lezione di
leadership sia arrivata a questo
punto. La galassia parlamentare dem ancora scossa dalla fine
dell’esecutivo Renzi si ritrova
con un’altra questione da dovere affrontare. C’è chi, come Titti Di Salvo, democrat che proviene dal sindacato, è sbalordita: «Ma perché?». Poi Di Salvo
fa un sospiro e prova a ragionare: «C’è un livello di aggressività politica nei confronti delle
donne che hanno incarichi che
avviene fuori misura. C’è da
pensare che non sia un fatto
specifico ma un fatto culturale:
una polemica politica, sguaiata
e ostile, che supera un limite
quando si tratta del genere femminile».
Pochi metri più in là ecco Stefania Prestigiacomo, deputata
di Forza Italia. Che al solo sentire la voce del verbo “piangere”
sgrana gli occhi e si concentra.
Nel 2005 l’ex ministro per le Pari opportunità fu protagonista
di un braccio di ferro con l’allora premier Silvio Berlusconi. Lo
scontro si consumò su un provvedimento relativo alle quote
rose. Ogniqualvolta Prestigiacomo lo presentava in consiglio dei ministri i colleghi
dell’esecutivo si mettevano di
traverso. «Poi una volta - spiega
Stefania Prestigiacomo
Titti Di Salvo
Emma Fattorini
‘‘ ‘‘ ‘‘
l’ex ministra
azzurra
titti
di salvo
Non sono
segnali di debolezza e
non vanno giudicati. Ma
forse per sfogarsi è
meglio chiudersi da
qualche parte
Nei confronti di
quante hanno incarichi di
rilievo c’è un livello di
aggressività che supera il
limite. È un fatto
culturale
Non amo la
retorica del vittimismo,
ma quasi sempre a parità
di condizioni nella vita
pubblica le donne sono
più esposte
la forzista - Berlusconi non fu
solidale con me e mi disse:
“Non fare la bambina”. Non mi
trattenni e mi sgorgarono le lacrime. Ma furono lacrime di
rabbia. Considero dunque lo
sfogo della Serracchiani un atto umano che non va giudicato». L’azzurra è convinta più
che mai che le lacrime siano
«un segno di umanità e non di
debolezza». Anche se, confessa, «forse è meglio chiudersi e
farsi un pianterellino».
Il rapporto tra le donne e il
palazzo è tema che affascina
l’universo femminile. Lia Quartapelle, deputata Pd alla prima
legislatura, solidarizza con la
governatrice del Fvg: «Mi dispiace molto che Debora stia vivendo una fase così drammatica». Anche Gabriella Giammanco, deputata di Forza Italia,
prende le difese di Serracchiani: «Nel caso delle donne il fenomeno è più enfatizzato. Si
scade subito in offese gratuite».
Fabrizia Giuliani, parlamentare dem, autrice di saggi sulla galassia femminile e redattrice
della mozione comune contro
la violenza sulle donne approvata a Montecitorio, prova a dare una spiegazione in questi termini: «Per prima cosa viviamo
in un momento di rottura degli
argini per cui diventa molto facile passare dal confronto
aspro all’insulto personale. La
seconda questione è legata al
sessismo. Questa è la stagione
che registra il numero più alto
di donne in Parlamento. Mi viene da pensare allora che questa
partecipazione abbia infastidito qualcuno. Continuare così
significa tornare indietro di
qualche anno: quando la politica era fatta soltanto dagli uomini». Qual è allora la ricetta per
evitare questo fenomeno? Giuliani argomenta: «Noi donne
dobbiamo reagire con fermez-
za e reagire tutte insieme. Mi
arrabbio quando sono colpite
colleghe di partito, ma lo stesso
avviene quando ad essere denigrate sono Mara Carfagna o
Giorgia Meloni».
Da Montecitorio a Palazzo
Madama il sentiment non cambia. In un’aula del Senato infuocata per la prima fiducia a
Paolo Gentiloni c’è chi, come
Emma Fattorini (Pd), abbandona il refrain di giornata - «quale
sarà la maggioranza del nuovo
esecutivo Gentiloni» - e invia
un messaggio alla Serracchiani: «Da tempo abbiamo capito
che le lacrime sono un segno
non di debolezza ma di sensibilità. Si è forti se si fanno conti
con le dimensioni del sentimento. Non amo la retorica del
vittimismo femminile ma quasi sempre a parità di condizioni
nella vita pubblica le donne sono più esposte». Cambierà?
Pino: del futuro del Pd discutiamo nel partito
Renzo Tondo; a sin. Panariti e Vito
Riccardo Riccardi
‘‘ ‘‘
renzo
tondo
nel merito politico. Troppo facile oggi invocare la collaborazione per il bene comune quando
ha distrutto tutto ciò che di buono c'era in questa Regione in no-
riccardo
riccardi
Comprendo
una commozione che vissi
anch’io da presidente
Ma non
abbiamo ricevuto
risposta ai punti sollevati
me degli interessi del Pd». Più
pacati i commenti del resto del
centrodestra. Riccardo Riccardi
esprime «rispetto per reazioni
personali che non giudico: non
abbiamo però ricevuto risposta
ai punti sollevati. Oggi vedo Serracchiani molto sola». Renzo
Tondo comprende «una commozione che ho vissuto anch'io
emma
fattorini
Solidarietà a Serracchiani. Ma intanto lo scontro interno al Pd prosegue.
«Sabato scorso l’assemblea del Pd Fvg ha individuato un percorso
condiviso di rafforzamento e rilancio dell’azione della segreteria
regionale, che parte da una approfondita analisi degli errori commessi
sia a livello locale che nazionale». Lo afferma la segretaria Pd di Trieste
Adele Pino, replicando al senatore Francesco Russo e alle sue richieste di
dimissioni della segreteria regionale. «Ricordo non più di tre interventi
di richiesta di dimissioni. Tutti gli altri si sono incentrati sulla volontà di
rimediare velocemente agli errori che ci hanno portati alle recenti
sconfitte elettorali. Si è deciso di farlo rafforzando e rilanciando il
percorso di elaborazione politica in modo unitario». Ok dunque, dice
Pino, «che si organizzino incontri pubblici per ragionare in maniera
costruttiva sul futuro del Pd locale, regionale e nazionale, ma non si
faccia confusione tra ciò che rientra in un dibattito pubblico aperto a
tutti e quello che invece compete agli organismi interni al partito».
durante la presidenza, ma le richieste sono state solo di carattere politico anche se aspro. I social invece sono una vera arena». Mara Piccin solidarizza
«con l'accumulo di tensione»,
mentre Roberto Novelli (Fi) è
«colpito dal silenzio totale della
maggioranza all'uscita della presidente dall'aula: in politica
©RIPRODUZIONE RISERVATA
‘‘
barbara
zilli
Facile adesso
chiedere collaborazione
per il bene comune
l'animale ferito non viene aiutato ma spinto nel burrone». Alessandro Colautti parla di reazione «figlia di delusioni locali e nazionali. Serracchiani dovrebbe
trarne spunto per riflettere sul
suo modo di stare in politica: il
confronto avrebbe aiutato le riforme». Intanto il vicesindaco di
Trieste Pierpaolo Roberti (Lega)
accoglie «l’invito a collaborare»
e, pur dicendosi «dispiaciuto
sotto il profilo umano», invita
Serracchiani a congelare «le Uti
e permettere a chi le subentrerà
di rivedere i contenuti di una riforma assurda e dannosa».
(d.d.a.)
4
Primo piano
IL PICCOLO GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016
regione fvg È la sentenza
La Consulta boccia la legge sul fine vita
Dichiarato illegittimo il registro delle Dat. «Incide su aspetti essenziali dell’identità personale: la competenza è dello Stato»
di Marco Ballico
◗ TRIESTE
La legge del Friuli Venezia Giuliasul testamentobiologico,che
prevedeva l’istituzione di un registro per le dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario e
disposizioniper laraccolta delle
volontàdi donazionediorganie
tessuti, è illegittima. Lo ha stabilito la Corte costituzionale a seguito dell’impugnazione governativa, nel maggio scorso, della
legge regionale 4/2015. La materia, spiegano i giudici, è di competenzastatale.
Legge incostituzionale, dunque. Così ha decretato la Consulta. Una bocciatura senz’appello, giacché la Regione non farà ricorso. «La sentenza è netta,
non credo proprio che ci opporremo», fa sapere a stretto giro
l’assessore alla Sanità Maria
Sandra Telesca. L’articolato era
stato oggetto di ampio dibattito
in aula, come inevitabile sul tema del fine vita. L’istituzione
delle Dat aveva infine messo in
fila 30 voti a favore e solo 3 contrari (Paride Cargnelutti di Ncd,
Bruno Marini di Fi e Roberto Dipiazzadi Ar).Concretamente,al
cittadino veniva consentito di
rendere nota la propria scelta
sul fatto di essere sottoposto o
Maria Sandra Telesca
‘‘
la linea
della giunta
Nessun ricorso
anche se i principi espressi
hanno forte rilievo sociale
meno a trattamenti sanitari in
caso di malattia o lesioni che
comportino una perdita di coscienza permanente e irreversibile secondo i protocolli scientifici a livello internazionale. Nella sentenza redatta da Marta
Cartabia e depositata ieri, oltre
alla violazione dell’articolo 3 sul
principio di uguaglianza, si pone l’accento sulla questione del-
Una corsia d’ospedale: la Corte costituzionale ha bocciato la legge regionale sul testamento biologico
le competenze di Stato e Regioni(articolo117 della Carta).
«Data la sua incidenza su aspetti essenziali dell’identità e
dell’integrità della persona - si
legge -, una normativa in tema
di disposizioni di volontà relative ai trattamenti sanitari nella
fase terminale della vita, al pari
di quella che regola la donazione di organi e tessuti, necessita
di uniformità di trattamento sul
territorio nazionale, per ragioni
imperative di eguaglianza». Ancor più nel merito: «L’attribuzione di un rilievo pubblico a tali
manifestazioni di volontà,
espressive della libertà di cura,
implica la necessità di un’articolata regolamentazione e interferisce nella materia dell’ordinamento civile, attribuita in ma-
niera esclusiva alla competenza
legislativadelloStato».
La prima reazione è dell’associazione Luca Coscioni. «Rispettiamo questa decisione che richiama le competenze statali in materia di diritti alla salute e principio di uguaglianza. La legge del
Fvg era effettivamente molto
dettagliata e incideva anche su
tali diritti», ammettono Filome-
na Gallo e Marco Cappato. Non
troppo diverso il commento di
Telesca, ben consapevole che la
norma, dal punto di vista giuridico, avesse dei limiti. «La legge
aveva per noi valenza solo amministrativa, ma i principi
espressi ci sembrano comunque di grande rilievo sociale e il
Consiglio regionale ha ritenuto
importante far valere la sua potestà». Sempre la consigliera del
Pd Silvana Cremaschi rilancia:
«È importante che le Regioni si
muovano per un cambiamento
culturale che porti a una nuova
legge nazionale». A centrodestra, invece, si polemizza. «L’esito era scontato - dichiara Mara
Piccin -, ancora una volta però
si è preferito perdere tempo dietro a scelte ideologiche con lo
scopo di fare i primi della classe». La neoconsigliera di Fi aggiunge: «Era evidente fin da subito la mancanza di competenza eppure Serracchiani ha voluto mettere la bandierina su questa legge parlando anche di una
“resistenza per coerenza” sapendo di andarsi a schiantare.
Soldi, tempo e risorse buttate
letteralmente via per fare una
legge perfettamente inutile sulle Dat, tema delicato e di competenzaesclusiva delloStato».
©RIPRODUZIONERISERVATA
Primo piano
GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016 IL PICCOLO
5
L’ultimoperiodo
passato
freneticamentea
incassaree
contrattaccare
allecritiche
piovutedapiù
versantiesu
frontidiversi
Ilcambiamento
netto dopoanni
semprevincenti:
dalleeuropeealle
regionalifino
all’incarico di
numeroduedel
Pdtenuto a
partiredal2014
di Marco Ballico
da con Roberto Cosolini di non
tirarsi indietro, Cosolini stravince il confronto interno, ma
poi Roberto Dipiazza fa il pieno al primo e al secondo turno.
Succede anche che il Pd perde
a Pordenone, a Cordenons e a
Ronchi, doveva pure governava, ma soprattutto a Monfalcone, dove la sinistra non aveva
mai smesso di comandare.
Ecatombe amministrativa
con colpe distribuite. Ma il parafulmine, assieme ad Antonella Grim, è ovviamente lei, Debora. Nelle stanze dem non
glielo dicono in fronte, ma il
messaggio è chiaro: colpa sua
perché non ha ascolto il territorio, ha imposto riforme non
condivise, ha sottovaluto gli
elettori. Nel frattempo, tra i
flop di giugno e quelli d'autunno, Serracchiani non si ferma
un attimo, non può, non c'è
tempo. Perché c'è la Regione
da amministrare, le polemiche
feroci sull'applicazione della
sanità da gestire, quelle ancora
più laceranti sulle Uti, con decine di sindaci che fanno appello al Tar per soffocare la riforma. E gli imprevisti, pure
quelli tragici. Sono le 6 del mattino del 24 agosto e il telefono
squilla: è il direttore della Protezione civile Fvg Luciano Sulli
che informa la presidente del
terremoto in Centro Italia e dei
volontari pronti a partire.
Sempre al lavoro, anche il
peggior nemico non può non
riconoscerlo. Al ritorno dalla
pausa estiva, ecco la campagna per il referendum sulle modifiche costituzionali. Serracchiani non si risparmia, batte
la regione, sostiene le ragioni
del Sì ai dibattiti in piazza e in
tv, non mostra incertezze anche se i sondaggi sono contrari. Finché il 4 dicembre arriva
un'altra bocciatura, l'ennesima di un anno che più storto
non si può. Difficile difendersi,
dopo una sconfitta così pesante. A più di una settimana dalla
disfatta, e senza aver detto
nemmeno una parola sabato
scorso in assemblea regionale,
Serracchiani parla in aula, due
giorni fa, ritorna alla vicenda
amara delle amministrative e
ammette che sì, i candidati
non erano quelli giusti. Una risposta al Pd che però non molla l'osso e chiede, una volta ancora, di sapere che cosa farà la
presidente. Il centrodestra,
nessuna sorpresa, lo chiede in
maniera ancora più netta: la
Regione non può restare appesa ai destini di una sola persona. Martedì la risposta è una
battuta: «Ho l'impressione che
sia come quando a Pasquetta ti
chiedono cosa farai a Capodanno». Ieri, invece, il cedimento.
◗ UDINE
Luigi di Maio, in una delle tante esternazioni grilline, le ha
detto «comparsa della politica». Massimiliano Fedriga, in
tema di migranti, ha usato una
sola parola: «Vergognosa».
Renzo Tondo, a riassumere i
primi tre anni di mandato,
qualcuna un più: «Romana politicamente, prima ancora che
di nascita. Misto di cinismo e
arroganza». Tanti altri hanno
insistito: «vai a casa», «ti spediamo a casa» o, più semplicemente, «a casa». Matteo Salvini, senza precisare il luogo: «L'
obiettivo è mandarla via».
Maurizio Gasparri, più articolato: «Prepari le valigie». Barbara
Zilli, definitiva: «La sua azione
politica è fallimentare». Come
l'orsetto al lunapark. O il punching-ball, il saccone d'allenamento dei pugili. Tutti contro
Debora Serracchiani. Non solo
la politica, nel mondo dei social chiunque può insultare
con il dito schiacciato sullo
smartphone. E lei a incassare,
a ribattere, a contrattaccare. Fino al crollo di ieri, succede.
Annus horribilis, il 2016, per
la presidente della Regione che
aveva sempre vinto, alzato le
mani al cielo, battuto Berlusconi alle europee 2009 e Tondo
alle regionali 2013, messo il
centrodestra all'angolo per un
bel po', respinto il primo tentativo del Movimento 5 Stelle di
fare la voce grossa anche in
Friuli Venezia Giulia.
Ci sono due fotografie che
riassumono il passato vincente di Serracchiani. La stessa immagine: quella in cui le braccia
solide di Roberto Cosolini la
sollevano. La prima volta all'
Ausonia, maggio 2011, quando
l'ex sindaco conquistò Trieste.
La seconda in piazza Oberdan,
aprile 2013, quando l'europarlamentare e segretaria regionale del Pd vinse di un soffio le regionali. Seguono anni di governo con piglio deciso - qualcuno dice arrogante - e, dal marzo 2014, pure l'incarico nazionale di vice Renzi. Più volte, in
giornata, da piazza Unità alla
capitale e ritorno. Fatiche e critiche: come fa una presidente
di Regione, incalzano le opposizioni, a dividersi in due ruoli
così impegnativi e, in alcuni casi, contraddittori? Per anni si è
sentito di tutto. «Calco di Renzi» (Renato Brunetta), «mille
mani» (Beppe Grillo), «non capisce una fava» (ancora Salvini, si parlava del prezzo del latte).
Serracchiani ribatteva ogni
veleno. Sicura ai limiti della
spavalderia, una macchina. Da
presidente faceva approvare riforme strutturali su sanità ed
‘‘
FRA ROMA
E TRIESTE
La campagna
in vista della
consultazione sulla
riforma: dal territorio
battuto palmo a palmo
ai dibattiti in tv
Debora Serracchiani con Matteo Renzi in una foto d’archivio
regione fvg È IL PUNTO
Dalle Uti al referendum
l’annus horribilis di Debora
La disfatta alle amministrative, le polemiche feroci sulla Sanità, la battaglia
perduta alla consultazione del 4 dicembre: i dodici difficili mesi della governatrice
Striscione di protesta a Latisana
All’assemblea Pd Fvg con Bolzonello
‘‘ ‘‘
LO SCHIAFFO
DI LATISANA
Chiusura del
punto nascita, il Circolo
Pd riconsegna le tessere
enti locali, non mollava di un
centimetro sull'operazione di
cancellazione delle Province,
teneva la linea nella trattativa
sul comparto unico. Da vicesegretaria del Pd, scudo di Renzi
dopo essere stata bersaniana,
la resa
dei conti
Pressanti
anche dal partito le
richieste di chiarezza
rintuzzava gli attacchi della minoranza, cercava di tenere unito il partito, sosteneva la partita madre della riforma costituzionale.
Poi è arrivato il 2016. Ed è
cambiato tutto. Anche in que-
Maggio 2011: Serracchiani in braccio al neosindaco Roberto Cosolini
sto caso, pur mancando una
immagine che lo racconti, c'è
un momento emblematico.
Marzo, infuria la contestazione sulla chiusura del punto nascita e il circolo del Pd di Latisana riconsegna le tessere. Uno
schiaffo. Era il primo giorno di
primavera, una primavera in
cui Serracchiani, per la prima
volta, inizia a conoscere la
sconfitta. Succede che a Trieste Francesco Russo forza le
primarie, la presidente concor-
in aula
Manovra, altri fondi destinati al capitolo Rilancimpresa
◗ TRIESTE
Dopo un giorno e mezzo di discussioni politiche sulle sorti
della giunta Serracchiani, in
consiglio regionale entra nel vivo la discussione della manovra di bilancio, con l'approvazione del primo articolo dedicato alle Attività produttive.
Approvato con l'astensione di
Ar e Ncd, e voto contrario di Fi
e M5s, il primo punto della legge finanziaria innalza le risorse
dai 37 milioni dell'anno scorso
ai 58,5 del 2017. Molte le risorse destinate al capitolo Rilancimpresa: 2,5 milioni in tre anni alle reti di impresa, oltre 2
milioni per il supporto mana-
geriale delle pmi, 3 milioni per
sostenere l'insediamento di
nuove aziende, più di 2 milioni
per cluster e startup, 500mila
euro per le microimprese e
375mila euro in tre anni per
spazi di coworking e fab lab.
Per bocca dell'assessore
competente, Sergio Bolzonello, la giunta ha introdotto alcune novità al testo originale. Gli
emendamenti hanno destinato 300mila euro alle società di
gestione degli alberghi diffusi
della montagna friulana (di cui
100mila per la formazione manageriale) e 500mila ai consorzi di sviluppo economico locale che intendano fondersi tra
loro.
L’aula del Consiglio regionale
Sul fronte del turismo e dello
svago, l'esecutivo ha aggiunto
400mila euro per la ristrutturazione del comprensorio termale di Arta Terme, 200mila a sostegno delle realtà impegnate
nell'organizzazione di escur-
sioni e pratiche sportive all'
aperto, 300mila per comitati e
compagnie che organizzano il
Carnevale a Trieste, a Muggia,
sul Carso e a Monfalcone.
Tra le poste minori figurano
infine 35mila euro per l'acquisto di bici elettriche e 25mila
euro alla coop sociale Davide
di Tolmezzo. Su iniziativa di
Forza Italia è stata riaperta la
concessione di aiuti a imprese
commerciali e impianti di carburante nelle zone montane,
mentre Roberto Revelant (Ar) è
riuscito a finalizzare 30mila euro alla promozione dei campeggi e 50mila per la progettazione di una rotonda in zona
Osoppo.
(d.d.a.)
©RIPRODUZIONERISERVATA
‘‘
la primavera
gelida
La sconfitta a
Trieste, quando Cosolini
vince le primarie ma viene
battuto da Dipiazza. E poi
il flop delle
amministrative d’autunno
6
Politica
IL PICCOLO GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016
nuovo governo È gli scenari
di Gabriele Rizzardi
◗ ROMA
Via libera del Senato al governo di Paolo Gentiloni che dopo l’ok della Camera ottiene
così la fiducia del Parlamento.
Il via libera di Palazzo Madama arriva con 169 voti a favore,
99 contrari e nessun astenuto.
I 18 voti di Ala e di Verdini non
sono stati necessari. Il governo
di Matteo Renzi, il 25 febbraio
del 2014, ottenne la prima fiducia del Senato con lo stesso numero di voti favorevoli. Ala e
Lega non hanno partecipato al
voto mentre il M5S, alla seconda chiama, ha votato in massa
no. Sono stati in 30 su 35 a
esprimere il voto contrario. A
differenza di quanto avvenuto
a Montecitorio, al Senato si è
preferito partecipare per fare
sentire il peso dell’opposizione e dei “20 milioni di No” al
referendum. I lavori si sono
svolti, come alla Camera, in un
Senato svuotato delle opposizioni, ma anche con gli scranni dei ministri quasi vuoti. Assenti in particolare Lega Nord,
M5S e Verdini con gli altri senatori di Ala. I 35 senatori pentastellati in mattinata hanno
polemicamente lasciato sui loro banchi deserti una copia
della Costituzione.
Nel suo discorso, durato
una ventina di minuti, Gentiloni ha spiegato che il suo è un
governo di transizione e un atto di responsabilità: «Non per
amore della continuità, ma
per la presa d’atto del rifiuto
delle forze parlamentari a una
convergenza più ampia». Una
responsabilità a cui, ha detto,
«forse sarebbe stato più utile
sottrarsi. Ma sarebbe stato più
pericoloso per il Paese». Poi,
l’onore delle armi al predecessore: «La scelta di Renzi di dimettersi è stata una scelta di
coerenza che merita il rispetto
di chiunque abbia a cuore la
coerenza e la dignità della politica. Si possono fare le polemiche che vogliamo, ma Renzi
aveva ancora la maggioranza e
si è dimesso». Quanto all’agenda del governo, Gentiloni ha
elencato le priorità: «Questo è
un governo che innanzitutto
deve completare la eccezionale opera di riforma e innovazione che ha iniziato in questi
anni. Si possono avere opinioni diverse, si possono criticare
riforme e cambiamenti, ma
sul fatto che c’è una mole di innovazione che si deve completare non c’è dubbio». I punti
del programma di governo sono quelli già annunciati alla
Camera: giustizia, diritti, completamento delle norme sulle
pensioni e poi un rilievo parti-
il caso
Al Senato sì a Gentiloni
«Avanti con le riforme»
L’esecutivo ottiene 169 consensi. Lega e verdiniani non hanno votato
Il premier cita anche Ciampi: «Servirò con umiltà gli interessi del Paese»
Decreto terremoto
500 milioni di euro
per ripartire
La politica accelera sul
sostegno alle popolazioni
terremotate. La Camera ha
approvato all'unanimità la
conversione in legge del
decreto che stanzia 505
milioni di euro per interventi a
favore delle popolazioni
colpite dal sisma del 25 agosto
e poi del 26 e 30 ottobre. Per
velocizzare l'iter del decreto
ed evitarne la decadenza il 17,
le opposizioni hanno ritirato
gli emendamenti. Il decreto
istituisce un Fondo per la
ricostruzione con una
dotazione iniziale di 200
milioni di euro nel 2016 per
l'attuazione degli interventi di
immediata necessità previsti
nei 131 comuni colpiti. A
disporli sarà il commissario
Errani, con l'aiuto di 4
vicecommissari che sono i
presidenti di Marche, Lazio,
Umbria e Abruzzo. Con le
risorse stanziate si punta fra
l’altro a dare contributi fino al
100% delle spese sostenute
da chi ha avuto l'abitazione e
l'attività produttiva
danneggiata.
colare al tema del lavoro e del
Sud.
Quel che è certo è che la differenza tra gli ultimi due via libera dell’aula di Palazzo Madama a un presidente del Consiglio sono abissali, per forma e
sostanza. Renzi nel 2014 si presentò, mani in tasca, avendo
bene in testa l’obiettivo della
sua riforma istituzionale ed
esordì dicendo: «Vorrei essere
Sopra i cartelli
di protesta dei
senatori del
M5S a Palazzo
Madama; a
sinistra l’ex
premier Matteo
Renzi e a destra
il presidente
del Consiglio
Paolo Gentiloni
mentre ascolta
gli interventi al
Senato
l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia in
quest’Aula». Un approccio
completamente diverso da
quello di Gentiloni, che guarda i senatori negli occhi e sul
referendum non fa il vago: «Ho
condiviso la riforma, ma il popolo ha deciso con un referendum dal risultato molto netto.
Quindi potrei dire che la fiducia che chiedo al Senato è un
po’ particolare: chiedo la vostra fiducia ed esprimo la mia
fiducia nei confronti del Senato e delle sue prerogative».
Attento ai problemi del lavoro, Gentiloni parla di un Paese
«con la povertà in crescita»
mentre per quanto riguarda la
legge elettorale la posizione
non cambia: il governo «non
sarà attore protagonista» ma
«avrà il compito di facilitare la
ricerca di una soluzione e avrà
il compito anche di sollecitare
le forze politiche». Durante il
suo discorso, il premier è stato
interrotto quattro volte dagli
applausi della maggioranza:
quando ha citato la questione
siriana («uno dei più grandi
non successi della democrazia
internazionale») e quando ha
rivendicato l’azione del governo Renzi sul fronte dell’inno-
Voto di scambio, De Luca nei guai
Il governatore della Campania indagato per istigazione nella campagna per il Sì
◗ ROMA
Il governatore campano De Luca
Istigazione al voto di scambio: è
l’ipotesi di reato per la quale il
presidente della Campania, Vincenzo De Luca, è stato iscritto
nel registro degli indagati della
procura partenopea. Si tratta
dell’inchiesta scaturita dall’audio, pubblicato dal sito del Fatto
quotidiano, dell’incontro avvenuto in un albergo napoletano
alla vigilia del referendum per la
riforma costituzionale tra De Luca e circa trecento sindaci della
Campania.
Nel corso di un intervento-fiume (25 minuti) il governatore,
con un linguaggio colorito, tale
da strappare spesso risate , aveva sollecitato i sindaci, in particolare rivolto a quello di Agropoli, Franco Alfieri, a svolgere una
intensa campagna per il Sì («vedi tu come Madonna devi fare,
offri una frittura di pesce, portali
sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire
qui con un voto in meno di quelli che hai promesso» è uno dei
passaggi del discorso, diventato
un cult sui social).
Dopo aver acquisito la registrazione presso il quotidiano, i
magistrati del pool per i reati
contro la pubblica amministra-
zione, coordinato dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino,
aprirono un fascicolo al
“modello 45” dove confluiscono
notizie che non costituiscono reato. Agli atti dei magistrati anche l’esposto, presentato all’indomani della diffusione dell’audio, presentato dal consigliere
regionale del M5S Valeria Ciarambino, che ha definito «il contenuto e i fatti emersi nel corso
della riunione gravissimo e agghiacciante».
Il fascicolo è stato invece inserito ora al modello 21, con l’iscrizione di De Luca nel registro degli indagati. De Luca, replicando
alle polemiche, aveva parlato di
«reato di battuta», sottolineando il contesto ridanciano che
avrebbe caratterizzato il suo invito, anche con la prospettazione di finanziamenti da parte del
governo. Cosa ha indotto ora i
magistrati a ipotizzare la sussistenza di una ipotesi di istigazione al voto di scambio? Fonti giudiziarie spiegano che l’iniziativa
della procura si collega alla necessità di interrogare alcuni testimoni, che altrimenti, con la
permanenza del fascicolo al modello 45, non si sarebbero potuti
ascoltare. Martedì è stato interrogato un collaboratore di De
vazione. Un terzo applauso è
partito quando ha chiesto il rispetto del Parlamento. E ancora, in chiusura, i senatori si sono alzati ad applaudire quando il premier ha citato Carlo
Azeglio Ciampi: «Resto in carica per il tempo che sarà necessario in questa delicata transizione e servirò con umiltà gli
interessi del Paese».
©RIPRODUZIONERISERVATA
Luca, presente all’incontro con i
sindaci, e nei prossimi giorni saranno convocati altri testimoni,
tra cui esponenti del comitato
per il Sì. Tra questi Piero De Luca, figlio del governatore della
Campania, e Francesco Nicodemo. Non è escluso che possa essere richiesta anche la testimonianza di qualche sindaco.
«Quando hai la coscienza
tranquilla si va avanti, oppure
qui moriamo di avvisi di garanzia mentre i cittadini non hanno
i servizi essenziali» ha detto De
Luca all’inaugurazione di tre servizi nell’Ospedale del Mare. Il
governatore non ha commentato l’indagine: solo un accenno
indiretto quando, riferendosi al
commissario per l’ultimazione
della struttura, ha detto che è necessario avere dirigenti «che
mettono in conto di ricevere un
avviso di garanzia».
Politica
GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016 IL PICCOLO
7
Grillo incita i parlamentari: «State facendo la Storia»
di Gabriella Cerami
◗ ROMA
«Sono problemi di Roma». Gelido. Così appare Beppe Grillo
quando gli viene chiesto cosa
succederà nella Giunta capitolina ora che un altro assessore,
Paola Muraro, quello all’Ambiente, si è dimesso dopo aver
ricevuto un avviso di garanzia.
Assediato da microfoni e telecamere durante la sua trasferta
nella Capitale non ne vuole parlare, ma il leader pentastellato
sa bene che la tensione in Campidiglio è altissima.
Mentre è ancora incerto il futuro delle deleghe all’Ambiente
di Roma - se torneranno alla
Muraro una volta superati i suoi
guai giudiziari o se andranno a
un nuovo assessore - la seduta
dedicata al bilancio nell’Aula
Giulio Cesare si apre tra le polemiche e le accuse dell’opposizione. Tanto che all’inizio si sfiora la rissa tra consiglieri Pd e
5Stelle, dopo che i dem hanno
chiesto chiarimenti sulle dimissioni dell’assessore e sulle ripercussioni su Ama esponendo cartelli di protesta con scritto «Di
notte fa i video, di giorno dorme. Raggi in Aula».
Grillo e Casaleggio però sono
arrivati a Roma con una missione ben precisa: infondere entusiasmo tra i parlamentari M5S
dopo la vittoria referendaria e
soprattutto in seguito alle liti,
spesso a colpi di interviste sui
giornali, tra le varie correnti. Per
questo il leader, durante una
riunione congiunta di senatori e
deputati, ha detto: «Dobbiamo
dirci le cose in faccia. Se ci sono
problemi si risolvono». Poi l’annuncio del ritorno in piazza:
«Questo fine settimana iniziamo i flashmob». Grillo ha esordito così: «Voi state facendo la Storia della politica italiana». Casaleggio ha ringraziato i parlamentari e lo staff che si occupa della
comunicazione, per le energie e
l’impegno messo nella battaglia
referendaria. Adesso quindi bisogna incassare la vittoria pungendo il governo e attaccando
sui temi. È questo il messaggio
che Grillo consegna ai suoi. Venerdì ci sarà un flashmob parla-
mentare a Siena, dove scotta il
caso Monte Paschi, domenica i
pentastellati si spostano in Val
di Susa. «Ogni qualvolta parlano male di noi vuol dire che abbiamo vinto. Si inventano trame assurde su di noi - prosegue
il leader M5S - ma noi dobbiamo rispondere sempre col sorriso e parlare di temi, di contenuti
e dei problemi dei cittadini inascoltati da anni. Stiamo facendo
una cosa bellissima insieme».
Ma a pesare sulla riunione c’è
il caso “firme false” di Palermo,
per il quale tre deputati sono
stati sospesi, tra cui Giulia Vita,
in assemblea con la voglia che il
discorso venga affrontato quanto prima.
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L’arrivo di Beppe Grillo alla stazione Termini di Roma
Su Renzi aleggia lo spettro
del referendum sul lavoro
Il presidente
di Confindustria
avverte:
«In attesa
del verdetto che
uscirà dalle urne
La Consulta decide l’11 gennaio sul Jobs act: le firme “contro” raccolte dalla Cgil
gli imprenditori
Gaffe istituzionale del ministro Poletti: «Se cade il governo non si va al voto»
smetteranno
di assumere»
ferendum contro i voucher e il
I referendum sul "jobs act"
◗ ROMA
L’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi
«Se si vota prima del referendum il problema non si pone
ed è questo, con un governo
che fa la legge elettorale e poi
lascia il campo, lo scenario più
probabile». Così Giuliano Poletti, appena rieletto ministro
del Lavoro, commenta la notizia che la Consulta deciderà il
prossimo 11 gennaio sull’ammissibilità del referendum sul
Jobs act contro il quale la Cgil
ha raccolto le firme.
La notizia piomba in Parlamento proprio mentre Paolo
Gentiloni parla al Senato per
avere la fiducia. E svela il piano del Pd per disinnescare la
bomba che potrebbe di qui a
breve dissolvere la riforma del
lavoro fortemente voluta dal
governo Renzi. Smatellando,
dopo la riforma costituzionale, un’ altra architrave delle riforme renziane. Poletti, subito
travolto da una valanga di critiche, prova a fare retromarcia.
«È stata una scivolata», spiega,
la mia è solo «un’ipotesi e non
dipende certo da me che questa volontà possa accadere»,
dice. Ma la frittata è fatta. Ed è
doppia. Infatti il ministro non
solo commette una gaffe istitu-
9 dicembre
oltre
3 milioni
Firme raccolte
dalla Cgil
2016
Via libera
della Cassazione
(Ufficio centrale
per il referendum)
11 gennaio
2017
primavera
Giudizio
della Corte
Costituzionale
(ammissibilità)
Eventuale
data del voto
(quorum al 50%+1
degli aventi diritto)
2017
LE 3 NORME DI CUI SI CHIEDE L’ABROGAZIONE
Modifiche all’art.18
Statuto dei lavoratori
(nuove norme
sui licenziamenti)
‘‘
Camusso
contro Boccia:
«La smetta
di minacciare disgrazie
perché non funzionano»
zionale annunciando la data
del voto anticipato, ma svela
anche il piano al quale sta lavorando l’ex premier. In direzione infatti Renzi ha detto che bisogna andare al voto presto,
«velocemente». Ora è il vicese-
Limitazioni alla
responsabilità in solido
di appaltatore e appaltante
per violazioni verso
il lavoratore
gretario dem, Lorenzo Guerini
a spiegare quando. «Volendo
si può votare a giugno», dice a
Porta a Porta. Si spingono oltre i renziani. «La finestra utile
va da aprile a giugno, ma bisogna sfruttare la prima finestra
utile, ad aprile, perché al prossimo G7 di Taormina a fine
maggio deve andare il nuovo
governo», avverte un renziano
di provata fede. Un eventuale
vittoria del fronte abolizionista della riforma del Lavoro
avrebbe effetti devastanti sulla
rivincita che Renzi immagina
Introduzione
dei voucher
(buoni per prestazioni
accessorie)
di avere alle prossime elezioni.
Tema che sarà al centro
dell’Assemblea del Pd di domenica prossima che dovrà
decidere se convocare o no il
congresso anticipato e che si
trasformerà in un nuovo duello tra minoranza e segretario.
«Più che invocare le urne
per evitare che si svolga il referendum - attacca già bersaniano Roberto Speranza - è necessario intervenire subito sullo
jobs act, a partire dai voucher». «Il governo vuole impedire agli italiani di votare al re-
il blitz
Attivisti “arrestano” ex deputato
Napoli (Forza Italia) bloccato dai Forconi in piazza Montecitorio
◗ ROMA
Un gruppo di attivisti del Movimento “9 Dicembre Forconi”,
guidato dall’agricoltore pontino
Danilo Calvani, ha aggredito ieri
mattina l’ex deputato e attuale
capogruppo di Forza Italia in
Consiglio comunale a Torino,
Osvaldo Napoli, a due passi dalla Camera.
I militanti si erano dati appuntamento in piazza Montecitorio
per protestare contro il governo
e con l’intento di “arrestare” un
politico. Una volta riconosciuto
Napoli, gli hanno letto un articolo del codice penale e hanno ten-
tato di bloccarlo. Solo l’intervento dei carabinieri è riuscito a
“liberare” l’ex deputato, che poi
si è rifugiato in un bar. «Sono solo dei delinquenti incalliti - ha
commentato l’ex parlamentare
- è una brutta vicenda». «Neanche sapevano chi io fossi - ha aggiunto Napoli - avrebbero fermato qualunque politico. Sono
solo dei delinquenti».
Alcuni degli attivisti sono stati
portati in commissariato per
l’identificazione. Undici di loro
sono stati denunciati: l’accusa è
di manifestazione non autorizzata. Al vaglio degli investigatori
anche i video a disposizione per
individuare eventuali responsabili di violenza privata. Immediata la solidarietà all’esponente
di Forza Italia, da parte di tutte le
forze politiche. A cominciare dal
Pd, che per bocca del senatore
Stefano Esposito ha parlato di
«frutti della campagna populista
di stampo grillino».
La presidente della Camera,
Laura Boldrini, in un tweet ha
espresso solidarietà «per l’inaccettabile aggressione» e si è augurata che «gli autori ne rispondano al più presto». Solidarietà
via Twitter anche dal capogruppo di Forza Italia alla Camera,
Renato Brunetta: «Delinquenti
Un momento dell’aggressione al deputato Napoli davanti alla Camera
vengano assicurati alla giustizia.
A furia di gettare benzina sul fuoco...». Così come dal capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato: «Irresponsabile chi pensa
che la politica debba essere farsa, insulti e aggressioni». E se il
presidente del gruppo Misto alla
Camera Pino Pisicchio invita ad
«abbassare i toni», Silvia Frego-
jobs act? Bene, non hanno capito il voto del 4 dicembre»,
rincara Nicola Fratoianni (Si).
Nella polemica si inserisce
anche il presidente di Confindustria. Il referendum sul Jobs
act «crea incertezza e ansia»,
dice Vincenzo Boccia avvertendo che in attesa del referendum gli imprenditori non assumeranno.
Boccia? La smetta di «minacce di disgrazie perché non funzionano», dice Susanna Camusso, ricordando che la strategia del presidente degli industriali che non ha fatto breccia
lo scorso 4 dicembre. Quanto
a Poletti e alla fine della legislatura Camusso dice «mi pare
dotato di una sfera di cristallo». Ma sulla possibilità che il
referendum possa slittare di
un anno per le elezioni anticipate la segreteria generale della Cgil è netta: «Non conta il
merito, ma la sostanza». «Mi
pare evidente che questo Paese ha chiesto discontinuità e il
lavoro è uno dei temi fondamentali della discontinuità, è
arrivato il momento di discutere», avverte Camusso chiedendo alla politica di smettere di
discutere di calendari per dare
risposte ai problemi.
(m.b.)
©RIPRODUZIONERISERVATA
lent, vice-presidente del gruppo
Pd alla Camera, parla di «clima
pericoloso». «Fermiamoci finché siamo in tempo, le accuse
gratuite, gli insulti, gli inviti a
bombardare il Parlamento, i
“fate schifo” urlati a ogni proposta di legge... prima o poi trovano qualcuno che li prende sul serio» commenta il presidente dei
deputati di Ap, Maurizio Lupi.
«Ai parlamentari della Repubblica deve essere sempre garantita
la libertà, ai delinquenti e agli
squadristi deve essere impedita
ogni possibile iniziativa e azione» dice Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana.
Sul fronte dei sindaci, Napoli
«incassa» la solidarietà della prima cittadina di Torino, Chiara
Appendino, che gli telefona, e
del presidente dell’Anci, Antonio Decaro, che invita a «non fomentare l’odio».
8
Attualità
IL PICCOLO GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016
Migranti, fatto l’accordo
tra Comuni e Viminale
Previsti incentivi e ospitalità in proporzione ai residenti: 2,5 ogni mille abitanti
Juncker: «Per Italia spese fuori dal patto». Oggi Gentiloni al Consiglio europeo
◗ ROMA
Dopo mesi di confronto, arriva
l’accordo tra il Viminale e i Comuni su Piano nazionale di riparto dei migranti sul territorio
nazionale, una intesa siglata nello stesso giorno in cui il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ribadisce che l’Italia «non può essere
lasciata sola» a gestire la crisi migratoria e che è necessario
«escludere i fondi che l’Italia
mette a disposizione dal patto
di stabilità», come Roma chiede
ormai da tempo.
L’intesa è stata raggiunta ieri,
in un incontro tra il neoministro
dell’Interno Marco Minniti e gli
esponenti dell’Anci. Al Tavolo
di coordinamento nazionale anche Province, Regioni, Unhcr,
Oim e organizzazioni non governative. Principio cardine del Piano è la proporzionalità dell’accoglienza dei migranti rispetto
alla popolazione residente che
si attesta su circa 2,5 posti ogni
1.000 residenti con i necessari
correttivi per i piccoli Comuni, i
Comuni capoluogo e le zone terremotate, oltre al coinvolgimento dei prefetti e delle istituzioni
Un gruppo dei 678 migranti sbarcati a Catania domenica scorsa
locali. I Comuni che aderiscono
alla rete Sprar (il Servizio di protezione per i richiedenti asilo e
rifugiati) saranno, secondo
quanto fissato dalla direttiva del
Viminale dell’ottobre scorso,
salvaguardati da ulteriori invii.
Il progetto si fonda sulla volontaria adesione delle amministra-
zioni e presuppone il coinvolgimento delle Regioni, che incontreranno il Ministro dell’interno
nelle prossime settimane. A disposizione dei Comuni che aderiranno incentivi di natura economica e, soprattutto, la garanzia di una proporzionalità delle
presenze rispetto alla popola-
zione residente.
«Il Piano permetterà una distribuzione equilibrata dei migranti - ha detto il presidente
dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro - attraverso l’adesione volontaria dei Comuni alla
rete Sprar. Un’occasione per
evitare invii di migranti in maniera massiva e non condivisa,
ottenendo incentivi di natura
economica». Per l’attuazione
serve un ulteriore un passaggio
alla Conferenza Stato Regioni, e
comunque l’applicazione «sarà
graduale, passando anche per
incontri con i territori. Oggi abbiamo chiesto inoltre che la prima accoglienza sia fatta con lo
stesso criterio cercando di distribuire sulla base delle quote regionali che rimangono valide»
ha spiegato Decaro.
Il dossier migranti sarà sul tavolo dei capi di Stato e di governo europei riuniti a Bruxelles oggi, giorno dell’esordio di Paolo
Gentiloni nel ruolo di premier. I
campi minati del vertice sono il
dibattito sull’accordo con la
Turchia e la revisione del regolamento di Dublino sul diritto
d’asilo. Gentiloni ribadirà la richiesta italiana che il meccani-
ok per 35mila famiglie
Emilia Romagna, sì a reddito di solidarietà
Il Consiglio dell’Emilia-Romagna ha approvato il Reddito di
solidarietà. Fino a un massimo di 400 euro al mese per un
anno, un sostegno a chi sta peggio per superare le difficoltà
economiche. La norma, proposta dalla maggioranza, Sel e
Pd (primi firmatari i rispettivi capigruppo Igor Taruffi e
Stefano Caliandro), è passata con i sì di Pd e Sel,
l’astensione del M5S, il voto contrario di Ln e Fi (Fdi e
AltraEr assenti). Lo strumento potrebbe interessare 80
mila persone, corrispondenti a circa 35mila nuclei familiari
in condizione di grave povertà. Famiglie composte
soprattutto da giovani coppie con tre o più
figli, single, anziani con bassissimo reddito
che rappresentano quasi il 2% dei nuclei
residenti. Al reddito di solidarietà sono
stati destinati 35 milioni stanziati dalla
giunta che si aggiungo ai 37 milioni che lo
Stato ha erogato all’Emilia-Romagna per il
Sostegno all’inclusione attiva (Sia).
Ma mentre il Pd plaude al provvedimento, il
Movimento 5 Stelle- da sempre fautore a
livello nazionale di un sostegno al reddito in aula decide di non votare. «È
sicuramente un primo passo che va verso il
contrasto della povertà - spiega la
consigliera Giulia Gibertoni, relatrice di minoranza del
progetto di legge - ma non è sufficiente, e se non si riapre
presto il dibattito non basterà. Le soluzioni individuate da
giunta e Pd rischiano di escludere, più che includere, tutte
quelle persone che oggi fanno fatica ad arrivare alla fine del
mese». Per la consigliera pentastellata, i limiti della
neonata legge sono «tanti»: «In primo luogo quello relativo
alla platea dei beneficiari». Soddisfatto invece il Pd
Caliandro: «La lunga crisi economica ha creato un vero e
proprio esercito di poveri, con questa legge diamo una
risposta concreta a questo dramma».
smo dei ricollocamenti sia al
centro della revisione e sia su
base obbligatoria, mentre i
quattro Paesi del Gruppo di Visegrad, Ungheria e Polonia in testa restano contrari. Il premier
slovacco Robert Fico ieri ha definito «morte» non solo le attuali
quote obbligatorie per la ridistri-
buzione dei migranti tra i Paesi
membri della Ue, ma anche la
proposta della Commissione di
introdurre un sistema automatico. Per Fico, il cui Paese ha la
presidenza di turno della Ue,
serve una «solidarietà effettiva»,
cioé «dipende da ciascun Paese
che mezzo scegliere».
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10
Istria ❖ Quarnero ❖ Dalmazia
IL PICCOLO GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016
Fermo pesca, niente sgombri né sardelle per Natale
◗ FIUME
Umago, peschereccio all’ormeggio
L'ordinanza è stata emanata
puntuale dalla Direzione pesca
del ministero croato dell'Agricoltura. Come già avviene da
più di dieci anni a questa parte,
nel periodo a cavallo tra dicembre e gennaio viene introdotto il
fermo pesca in Croazia per sardelle, acciughe e papaline. I pescherecci istriani, quarnerini e
dalmati utilizzati nella pesca all'
azzurro di piccola taglia dovranno stare fermi a partire da oggi e
fino al 5 gennaio prossimo.
La misura è intesa a tutelare e
se possibile aumentare la biomassa di queste tre specie di azzurro, sottoposte negli ultimi
decenni a una esagerata attività
alieutica ritenuta molto pericolosa dagli esperti. Da qui il tradizionale fermo biologico nel peri-
odo a cavallo delle festività natalizie. Divieto che non piace affatto ai pescatori professionisti e
ancora meno ai consumatori. I
quali dovranno puntare tutto su
baccalà o stoccafisso, oppure
acquistare specie tutto sommato costose per il tenore di vita in
Croazia.
Da quanto è dato sapere, non
ci dovrebbe essere il breve intervallo intorno alla Vigilia di Nata-
le, periodo in cui il fermo pesca
negli anni scorsi veniva revocato per un giorno o due, in modo
da consentire agli acquirenti di
avere in tavola pesce azzurro di
dimensioni minute e dai costi
contenuti.
Il Consiglio dei ministri della
pesca dell'Ue, conclusosi ieri a
Bruxelles, non ha comunque introdotto alcuna misura straordinaria aggiuntiva per la pesca dei
piccoli pelagici - essenzialmente acciughe e sardine appunto nell'Adriatico. Rimangono in vigore le decisioni prese a maggio
dalla Commissione generale pesca nel Mediterraneo. Tuttavia i
ministri attendono di conoscere il piano pluriennale di gestione della pesca dei piccoli pelagici. Intanto l'europarlamentare
croata Ruža Tomasi„ ha incontrato il commissario Ue per la
Pesca, Karmenu Vella, chiedendo il riutilizzo delle reti da posta
fisse per la piccola pesca costiera.
Andrea Marsanich
Fidanzati morti, spazzacamino sotto accusa
I due giovani deceduti nel sonno nell’agriturismo: chiuse le indagini, la Procura solleva l’atto contro l’uomo
◗ PARENZO
È lo spazzacamino il colpevole
della tragedia accaduta nell'agriturismo Milena di Mondellebotte, presso Visignano, nella quale
hanno perso la vita due giovani
fidanzati del circondario, uccisi
dal monossido di carbonio. Questa, almeno, è la conclusione della Procura comunale di Pola
che, al termine dell'inchiesta nei
confronti dell’uomo, ha sollevato il capo di imputazione presso
il Tribunale. Gli viene contestato
il reato contro la sicurezza generale: se riconosciuto colpevole,
rischia fino a otto anni di carcere.
A renderlo noto è stata la Procura stessa, senza peraltro rivelare l'identità dello spazzacamino, che a quanto appreso in via
‘‘
‘‘
la causa
a pola
la tragedia
nel 2015
Il gas, hanno
accertato le perizie, si era
sparso nella stanza dalle
prese della corrente e dalla
griglia del climatizzatore:
proveniva dal vano caldaia
Le famiglie dei
due ragazzi contro il
proprietario della
struttura e la società
assicuratrice: chiedono un
risarcimento di 1,8 milioni
Il luogo della tragedia
ufficiosa ha 24 anni. Il 18 luglio
del 2015 - così l'accusa - come
dipendente della ditta Dimso di
Cavle, nel fiumano, l’uomo aveva effettuato dei lavori nell'agriturismo senza però controllare
l'efficienza del camino collegato
alla caldaia a gas del sistema di
riscaldamento centrale. In base
alle norme vigenti, avrebbe do-
vuto avvertire l'azienda fornitrice di interrompere l’erogazione
del gas fino a quando non fosse
stato accertato che tutto era in
ordine. Il camino evidentemente fuori regola è rimasto così fino
al giorno della tragedia, il 25 ottobre 2015. Quella sera i due fidanzati Lara Nikoli„ 22enne di
Varvari e Patrik Blasko di Paren-
Lara Nikolic
zo si erano ritirati in una stanza
dell'agriturismo per passarvi la
notte. Il monossido di carbonio
li ha uccisi nel sonno. Le perizie
hanno accertato che il gas era
fuoriuscito dalle prese della corrente e dalla griglia del climatizzatore dopo essersi infilato nelle
condutture dei cavi elettrici collegate col vano caldaia.
Intanto la ditta Dimso, che il
20 febbraio 2015 aveva firmato il
contratto di concessione di 10
anni per la pulizia dei camini nel
Comune di Visignano, nega
qualsiasi responsabilità per la
tragedia. E al Tribunale comunale di Pola è in corso il procedimento giudiziario che le famiglie Nikoli„ e Blasko hanno av-
viato contro il proprietario dell'
agriturismo Djordje Stefanov e
la società assicuratrice Grawe, ai
quali chiedono il risarcimento
di 1,8 milioni di euro per danni
psichici.
La sera di sabato 24 ottobre
2015 Patrik e Lara, prossimi al
matrimonio, erano tra gli invitati al banchetto nuziale degli amici Zoran Stupar e Ana Lugarov
nel ristorante dell'agriturismo.
Dopo la festa, come concordato,
ai 18 invitati era stato offerto di
trascorrere la notte nelle stanze
invece che mettersi subito in
viaggio per il rientro a casa. L'appuntamento successivo per tutti
era stato fissato per le 9.30 della
mattina successiva, per fare colazione insieme. Ma i due giovani a quell’appuntamento non si
sono mai presentati.
(p.r.)
Balcani
GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016 IL PICCOLO
di Giovanni Vale
Slovenia, il governo
pensa al referendum
sui sindaci “cattivi”
◗ BELGRADO
C'è preoccupazione in Albania dopo che il Parlamento italiano ha approvato nei giorni
scorsi, nell'ambito della nuova
legge di Bilancio, una norma
che rischierebbe di mettere fine all'eldorado dei call center
italiani delocalizzati oltre
Adriatico. La legge, licenziata
dal Senato lo scorso 7 dicembre e che entrerà in vigore la
prossima primavera, prevede
regole più severe per le compagnie che decidono di trasferire
il proprio servizio clienti all'
estero, impattando così su un
business che in Albania (dove
ampi strati della popolazione
parlano italiano) dà lavoro a
decine di migliaia di persone.
Nello specifico, la normativa impone alle compagnie che
delocalizzano l'obbligo di indicare preliminarmente «il Paese in cui l'operatore è fisicamente collocato», ovvero, al
momento di alzare la cornetta,
di avvertire se chi parla si trova
in Italia, in Albania o altrove. Il
cliente potrà allora richiedere
di essere messo in contatto
con un operatore che si trovi
all'interno dell'Unione europea. Inoltre, chi decide di trasferire il proprio call center al
di fuori dell'Ue non potrà più
usufruire di alcun beneficio,
anche di tipo fiscale o previdenziale, e per le imprese che
non si adeguano - anche tra
quelle già delocalizzate - sono
previste delle multe fino a
50mila euro al giorno. Insomma, le nuove norme - è il timore a Tirana - renderanno difficile la sopravvivenza dei call
center italo-albanesi. È previsto infatti un periodo di transizione di tre mesi, dopo l'iscrizione della legge in Gazzetta
ufficiale, per permettere alle
aziende di adeguarsi.
Ma quante sono le imprese
"colpite" dalla nuova legge? Secondo il portale locale Birn, le
imprese italiane che lavorano
nei «servizi alla clientela» in Albania sono 804, per un totale
di circa 25mila impiegati. Abbastanza per porre un problema serio, in un Paese da 2,7
milioni di abitanti e con un tasso di disoccupazione del 15%
(e del 27% tra i giovani). Così,
dopo che a inizio dicembre
l'esecutivo albanese ha provato a fare pressione sulle autorità di Roma, questa settimana è
✝
Ha raggiunto la Sua amata
MARILÙ
GianfrancoTononi
Lo annunciano con immenso dolore i figli ALDO e PIERO con PIERA e STEFANIA e
le nipoti IRENE e MARTA.
Si ringrazia tutto il personale medico e paramedico
della Pneumologia della Casa di Cura "Pineta del Carso" di Aurisina e del Reparto
di
Pneumologia
dell’Ospedale di Cattinara.
Il funerale si terrà sabato 17
dicembre, alle ore 11.30,
nella Chiesa Beata Vergine
del Soccorso in piazza Hortis. La salma verrà esposta
in via Costalunga dalle 9.30
alle 10.30.
La tumulazione avrà luogo
nel Cimitero di Mezzolombardo (Trento).
Trieste, 15 dicembre 2016
Vicini a ALDO e PIERO
- NUCCIA, GIANFRANCO
- ISA, SPIRO
- MARINA, ROBERTO
Trieste, 15 dicembre 2016
11
di Mauro Manzin
rale municipale a seconda
dell’ampiezza del Comune. Il
voto, infine, sarà valido se vi
I sindaci della Slovenia trema- parteciperà almeno il 90% di
no. Tutti, o meglio quasi tutti. quanti avevano votato alle ultiNel disegno di legge della rifor- me elezioni municipali e se la
ma degli enti locali che oggi sa- “scomunica” del primo cittadirà all’ordine del giorno del Par- no avrà superato il 50% più
lamento di Lubiana, infatti, c’è uno dei suffragi.
un articolo il quale prevede
Facciamo una simulazione
che i cittadini di una municipa- sulla capitale Lubiana. Per avlità possono chiedere le dimis- viare il procedimento servirebsioni del proprio primo cittadi- bero 2.466 firme. Quindi la racno se questi non si impegna a colta delle firme per attuare il
portare a termine i propri pro- “referendum” sarebbe di
positi presentati in campagna 22.864,mentre il sindaco sarebelettorale.
be destituito se contro di lui ci
L’idea è nasarebbero
ta in seno al
36.960 firme.
governo sloInteressante
veno già nel
anche la si2014 dopo le
mulazione
diffuse proteper Capodiste popolari
stria: 606 firche hanno rame per il via;
dunato deci6.273 firme
ne di migliaia
per chiedere
di
persone
il voto e 9.092
nella capitabocciature
le, ma anche
per il sindaco
nelle vie e nel- Zoran Jankovic
e quella per
le piazze delle
Bled: 606 firaltre principame per il via,
deciderà
li città del Pae6.273 per chieil parlamento
se, che protedere
il
stavano con“referendum
La proposta:
tro il potere e i cittadini possono
” e 9.092 per
le istituzioni
“cacciare” il
dello Stato. chiedere le dimissioni
primo cittadiUna forma di
no.
democrazia
La maggiodiretta elevaranza dei sindaci, ma anche
ta all’ennesima potenza e che dei partiti (compreso quelli
rischia, come sostenuto da che fanno parte della maggioquasi tutti i partiti presenti in ranza) sono contrari a questo
Parlamento, di diventare una articolo di legge che, a loro detsorta di “arma” nelle mani del- ta, sarebbe un’arma micidiale
le opposizioni per far decadere nelle mani delle opposizioni.
il sindaco eletto.
Eppure c’è chi, come il sindaco
La norma prevede che per at- di Lubiana, Zoran Jankovi„, sotuare il “super referendum” stiene tale disegno di legge. E
sull’operato del sindaco ci deb- anzi rilancia chiedendo che lo
ba essere una richiesta sotto- stesso strumento possa valere
scritta dal 3% degli aventi dirit- per l’intero Consiglio comunato al voto nell’area comunale. le ma anche per i funzionari
Poi deve seguire una raccolta del municipio stesso. La parola
di firme che dovrà essere pari ora passa ai deputati.
dal 10 al 30% del corpo eletto©RIPRODUZIONERISERVATA
◗ LUBIANA
Nella foto d’archivio l’immagine di un call center
Nuova legge italiana
sui call center
È allarme in Albania
Regole più severe per le aziende con il servizio clienti all’estero
Il pressing di Tirana e le rassicurazioni del nostro ambasciatore
intervenuto anche l'ambasciatore italiano a Tirana, Alberto
Cutillo, assicurando che «le
imprese che operano attualmente in Albania non chiuderanno» ma che «dovranno operare nel rispetto della nuova regolamentazione».
Una frase che non diffonde
la rassicurazione voluta nel Paese, dove il settore ha vissuto
negli ultimi anni una crescita
sostenuta. Nel 2014, uno studio dell'Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo) si
Caro
Fradelot
ti ricorderemo sempre nei
nostri cuori.
FILIBERTO con FRANCA, FEDERICA con ALESSANDRO,
CARLOTTA e VERONICA.
Trieste, 15 dicembre 2016
Franco
ti ricorderemo sempre.
CRISTIANA, PAOLA con
FULVIO, LUCA con FRANCESCA e ANNA assieme a SILVIA, ELISA, GIORGIA, FABIO e PIETRO.
Trieste, 15 dicembre 2016
Con vivo cordoglio, partecipano i condomini di viale
Terza Armata.
Trieste, 15 dicembre 2016
XX ANNIVERSARIO
LodovicaCoslovich
inPrisco
Ricordandoti sempre
I tuoi familiari
Trieste, 15 dicembre 2016
‘‘
era interessato proprio al caso
dei call center albanesi, che allora fiorivano nella città di Durazzo (oltre che a Tirana). Tra
il 2010 e il 2014 - scrive l'Ilo - il
settore dei call center ha creato 2mila posti di lavoro nella
sola cittadina adriatica. Un
boom che non stupisce se si
considera che lo stipendio medio pagato dalle aziende, di circa 300 euro al mese (un terzo
di quello pagato in Italia) permette alle imprese che delocalizzano dei grandi risparmi,
particolarmente interessanti
in tempi di crisi.
Come la Francia con i suoi
call center in Tunisia o in Marocco, o come il Regno Unito
con le sue aziende finite in India, così l'Italia - concludeva
l'Ilo - aveva trovato un terreno
economicamente fertile in Albania. Ma era senza contare
sulle conseguenze che il trasferimento delle imprese avrebbe avuto sul mercato interno
italiano.
✝
✝
✝
✝
Circondato dall'affetto dei
suoi cari, dopo una vita di
Amore donato, è tornato alla Casa del Padre
Si è spento troppo presto il
nostro amato
Ha chiuso gli occhi serenamente la nostra cara mamma e nonna
Ci ha lasciati
BenitoRomano
Giurco
Lo annunciano MARINA,
ALESSANDRA con ROBERTO, ELENA con NEVIO, ROBERTA con MICHELE, GABRIELLA, GIULIA e FRANCESCA.
Lo saluteremo sabato 17 dicembre alle 10 nella chiesa
di piazzale Rosmini.
Trieste, 15 dicembre 2016
Ti ricorderemo con affetto.
Elena, Alessandro, Irina,
Grazia e Fabio
Trieste, 15 dicembre 2016
Vicini a MARINA e ROBERTA nel caro ricordo di
Romano
gli amici di sempre
- ANNAMARIA e GIUSTO
con ANDREA e SILVIA
- ARIELLA e GIANNI con MICHELA ed ENRICO
Trieste, 15 dicembre 2016
©RIPRODUZIONERISERVATA
N.H. COLONNELLO
Giovanni Mugittu
da Arborea (Oristano)
Lo annunciano la moglie
ANTONIETTA BERGAMASCO, le figlie RAFFAELA
con SERGIO, MARTINA e BEATRICE, DANIELA con FULVIO e LASZLO, unitamente
alle sorelle MARISA con
CARMELO, FRANCA con LORENZO, cognata DINA, nipoti, consuoceri FERRUCCIO e NERIA ZENNARO,
FRANCESCO GERZEL con
FEDERICA e parenti tutti.
Ringraziamo tutti coloro
che gli sono stati vicino.
Lo saluteremo sabato 17 dicembre, alle ore 11.30, presso la Chiesa di Santa Caterina in via dei Mille.
Trieste, 15 dicembre 2016
FlorianoGiacomini
grande uomo, marito e papà.
Con dolore lo annunciano
la moglie MAURA, la figlia
LORENZA, i suoceri LIVIO e
REDENTA e parenti tutti.
Lo saluteremo sabato 17
dalle 10 alle 11.40 in via Costalunga.
Trieste, 15 dicembre 2016
Ciao
Floriano
-EVA e NARCISO
-TANJA e ROSSANO
Trieste, 15 dicembre 2016
SofiaZobec
ved. Salvi
Lo annunciano la figlia NEVENKA con DARIO, gli adorati nipoti ELENA, ERIK con
VALENTINA e parenti tutti.
Un ringraziamento particolare al personale sanitario
del Distretto di Aurisina.
Il funerale avrà luogo venerdì 16 alle ore 13.20 nella
Cappella di via Costalunga.
Campo Sacro,
15 dicembre 2016
A. MANZONI & C. S.p.A.
Lo sportello di Trieste sito in Via di Campo Marzio 10
(tel. 040/6728311 fax 040/6728327)
Partecipano al dolore della
famiglia DARIO e VALNEA.
Trieste, 15 dicembre 2016
segue il seguente orario di apertura:
Dal lunedì al giovedì
Il venerdì
Mattino: dalle 8.30 alle 13.00
Pomeriggio: dalle 14.00 alle 17.00
Orario continuato:
dalle 9.00 alle 16.00
12
Cronaca
Ulteriori sviluppi
nell’inchiesta su
Savarese. Accusa
di riciclaggio
e trasferimento
fraudolento di
valori. I sospetti
dell’aggancio
con la Camorra
IL PICCOLO GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016
il lavoro degli investigatori
L’aggravante del «metodo mafioso»
Nella foto
di Francesco
Bruni gli
inquirenti
mentre escono
dalla pizzeria
di via Coroneo
con una serie
di documenti
acquisiti. Nel
comunicato la
Procura parla
di possibile
«metodo
mafioso»
di Gianpaolo Sarti
◗ TRIESTE
Un altro blitz al “Peperino”,
la nota pizzeria di Pietro Savarese. Ieri mattina la guardia
di finanza di Trieste e i carabinieri di Udine si sono presentati in via Coroneo per acquisire computer e documenti
necessari a ricostruire il giro
d’affari del ristoratore, marito dell’ex miss Italia Susanna
Huckstep, che in città gestisce anche il “Marinato” sulle
Rive.
L’intero materiale è sottoposto a sequestro, tanto più
quello informatico, in cui sarebbe stato rintracciato un
meccanismo in grado di
“sdoppiare” la contabilità, come ritengono gli investigatori. Una lecita e l’altra in nero.
Gli accertamenti sono in corso.
È una nuova tranche
dell’inchiesta avviata dalla
Procura di Trieste a carico del
quarantasettenne di origini
napoletane e del “gruppo Peperino” su cui si sospetta il reato di cosiddetto trasferimento fraudolento di valori e di riciclaggio. Sullo sfondo, come
venuto a galla già a fine luglio, un possibile aggancio
con la Camorra. Analoghe
perquisizioni ieri sono state
messe a segno in tutta Italia
su ben 19 “obiettivi”, legati
sostanzialmente alla ristorazione, sparsi tra Trieste, Udine, Verona, Pordenone, Milano, Napoli e Conegliano. E riferibili, in parte, alla holding
dell’avvocato napoletano Nicola Taglialatela, la “mente”
dell’impianto societario nel
mirino della Procura. È la
Pikkius Hld srl a cui fanno capo i due locali di Savarese.
Ma il fiuto degli inquirenti
sta scoperchiando un sistema più complesso che coinvolge una rete di imprenditori, anche in regione: chi mette il capitale, chi si occupa di
aprire i locali, chi investe e fa
lavorare altri o chi fornisce i
dispositivi informatici per
l’evasione fiscale. Dopo la prima fase dell’indagine che risale alla scorsa estate, ma scaturita nel 2014 dalla Direzione distrettuale antimafia di
Trieste e poi passata nel maggio 2015 alla guardia di finanza e ai carabinieri, ora c’è di
più.
La Procura, in un comunicato diffuso nel mattino, parla apertamente di «metodo
mafioso», un’aggravante apparsa a settembre quando il
Tribunale del Riesame si era
espresso a favore dell’accusa
formulata dal procuratore capo Carlo Mastelloni e dal pm
Federico Frezza. Di questo,
insomma, si sta parlando.
Ma non solo. L’inchiesta è
proseguita, passo dopo passo, con nuovi elementi, «evidenze che richiedevano un
approccio più analitico», fanno sapere nell’ambiente degli investigatori.
Durante le operazioni i militari della guardia di finanza
e dei carabinieri si sono accorti che le società sono riuscite a escogitare un modo
Il procuratore
capo Carlo
Mastelloni
(nella foto)
coordina
l’inchiesta
della
Direzione
distrettuale
antimafia
coadiuvato
dal pm
Federico
Frezza
Nella foto
di Andrea
Lasorte,
autore anche
della foto
centrale, una
signora
guarda
incuriosita
dentro il locale
Il blitz degli
investigatori
ha interessato
19 “obiettivi”
in sette città
PIZZA CONNECTION È l’indagine
Registratori di cassa “truccati”
Peperino di nuovo nella bufera
Nuovo blitz di finanza e carabinieri su input della Procura a Trieste, Udine, Napoli e altre quattro città
Per gli inquirenti il “nero” derivante dallo sdoppiamento della contabilità serviva ad aprire altri locali
per occultare «sistematicamente» buona parte dei ricavi giornalieri. Chi indaga ha
validi elementi per ritenere
che i gestori dei locali perquisiti, tra cui appunto il
“Peperino” di Savarese a Trieste, usavano un apposito software installato nelle casse,
un marchingegno capace di
generare una doppia contabilità fiscale.
Stando agli accertamenti,
le entrate in nero si aggirerebbero attorno al 40% dell’intero volume fatturato negli ultimi anni dalle pizzerie Peperino. Una maxi evasione, non
ancora quantificata, ottenuta
con le consumazioni dei
clienti ai tavoli. Un metodo,
scrive la Procura, che ha contribuito all’espansione del
gruppo sul territorio nazionale: i soldi servivano ad aprire
nuovi locali, gestiti poi da personale napoletano «apposita-
mente selezionato» da Savarese, sostiene la magistratura.
Il blitz di ieri non è altro
che un ulteriore step dell'inchiesta che fin dalle prime
mosse intendeva accertare i
rapporti, diretti o indiretti,
con alcuni “soggetti” di casa
«Fenomeno in aumento nel Nord»
Il procuratore capo Mastelloni: «Da anni trattorie e ristoranti si spostano in regione»
◗ TRIESTE
«Il riciclaggio attraverso la ristorazione è in aumento nel
Settentrione. A Napoli, e più in
generale al Sud, il settore è saturo. Da anni c’è uno spostamento a Nord di trattorie e ristoranti, in particolare in Friuli
Venezia Giulia». Sono parole
del procuratore capo di Trieste, Carlo Mastelloni, a commento dell’operazione di ieri
mattina nei confronti del gruppo “Peperino” che ha investito
anche la nota pizzeria triestina
di via Coroneo gestita da Pietro
Savarese. «Le regioni del Nordest - aggiunge Mastelloni - sono attraenti. Località come Bibione o Tarvisio non sono note
come le isole del Tirreno al
Sud, ma mantengono un trend
turistico positivo. Luoghi così
si sono riempiti di ristoratori
calabresi e napoletani».
Il procuratore è soddisfatto
dell’indagine portata avanti in
questi mesi dagli investigatori.
«Va dato atto alla Guardia di finanza - afferma Mastelloni - di
aver fatto un lavoro intelligente, approfondito e faticoso, così come ai carabinieri, sia per la
ricostruzione della storia del
gruppo “Peperino”, sia per
aver vagliato il “nero” collegando informazioni sommarie e legami di parentela». Una rete su
cui la Procura aveva posato gli
occhi dal 2014. «In questa seconda tornata dell’inchiesta rileva ancora il procuratore - ci
siamo spinti all’acquisizione di
riscontri sulle modalità del
“nero”. Si tratta - conclude Mastelloni - di un’operazione ampia perché ampia è l’attività gestita da questi personaggi».
Le perquisizioni a Trieste, in
via Coroneo, sono scattate già
nel corso della mattinata e si
sono protratte per l’intera giornata fino a sera. La presenza
delle automobili della Finanza
e dei carabinieri che pattugliavano la zona, dei giornalisti e
delle telecamere, non è sfuggita ai passanti. Ma il locale, nonostante le perquisizioni del
materiale informatico, ha proseguito l’attività. Non è chiaro
se all'interno fosse presente
pure il gestore, Pietro Savarese. La moglie, Susanna Huckstep, si è avvicinata al locale
per poi allontanarsi.
(g. s.)
in Campania. Una possibile
“pizza connection” . Intrecci
che affondano le proprie radici nel passato: negli anni Novanta, con il cospicuo prestito che il padre di Pietro Savarese, Candido Augusto Savarese, che vive a Napoli e che
all’epoca era titolare di un'industria alimentare, aveva ricevuto da Pasquale Galasso,
pentito di Camorra. Denaro
della criminalità organizzata.
La Procura sta verificando se
parte di quella somma è confluita nelle tasche del figlio
per le sue attività imprenditoriali.
Ben quattro le pattuglie
della guardia di finanza e dei
carabinieri posizionate ieri,
fin dal mattino, all’esterno
della pizzeria, mentre gli investigatori in borghese passavano al setaccio computer,
casse e documenti. Lo hanno
fatto per buona parte della
giornata, seduti in uno dei tavoli del locale. Anche a ora di
pranzo, mentre i clienti affollavano la sala.
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Cronaca
GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016 IL PICCOLO
13
la difesa
«Non hanno niente in mano
Ogni ipotesi è infondata»
di Corrado Barbacini
◗ TRIESTE
La prima perquisizione della
Tributaria e dei carabinieri di
Udine era avvenuta a luglio.
Qualche mese dopo, a ottobre
Pietro Savarese, 54 anni, il gestore delle pizzerie e dei locali nel
mirino del procuratore Carlo
Mastelloni e del sostituto Federico Frezza, era stato assolto in
appello dalle accuse di evasione
fiscale per oltre 360mila euro. Ieri il secondo blitz al Peperino.
Motivato, come il primo,
dall’ipotesi di reato di riciclaggio con l’aggravante del metodo
mafioso. «Questa è la seconda
perquisizione in pochi mesi sbotta il difensore di Savarese,
l’avvocato Raffaele Corrente -.
L’unica spiegazione è che la Procura di Trieste stia coltivando
delle ipotesi accusatorie senza
avere alcun riscontro significativo». «Gli inquirenti - aggiunge sembrano dare per scontata la
sussistenza di una serie di reati
laddove in realtà stanno cercando le prove a supporto di questa
ipotesi». Poi il legale si concede
una battuta, che poi battuta
non è: «Questi - dice Corrente sono stati solo dei sequestri probatori su un’ipotesi infondata».
«Ora, a leggere quanto ripor-
Pietro Savarese
‘‘
la calma
olimpica
Al telefono
l’imprenditore
napoletano sfoggia
serenità declinando
l’invito a commentare
il nuovo blitz
tato dalla stampa, il profilo d’indagine arriva ai reati fiscali. La
Procura - ironizza - è partita
pensando al riciclagggio. Ma visto che non hanno trovato nulla
perché Savarese e gli altri indagati sono persone per bene allora hanno ipotizzato i reati fiscali. La verità è che siamo ancora
in attesa di capire quale sia l’accusa. Non abbiamo capito cosa
viene contestato a Savarese e
agli altri soci. Che, voglio ricordarlo, sono imprenditori del
Sud venuti al Nord proprio per
non aver nulla a che fare con la
criminalità. È in questa regione
che investono i proventi della loro attività».
Lui, Pietro Savarese, il personaggio di questa vicenda, ieri
non ha voluto rilasciare dichiarazioni. «Non ho nulla da dire ha tagliato corto dopo essere
stato raggiunto al cellulare mentre si trovava nel suo locale di
Udine. Poche parole proferite
con un tono di voce assolutamente calmo. La calma sfoggiata, ancora una volta, da chi è
convinto della propria innocenza ed è pronto a dimostrarla.
Su di lui pesano le rivelazioni
del pentito Pasquale Galasso riferite al padre, Candido Augusto Savarese, che vive a Napoli.
Lo spunto investigativo aveva
spiegato in occasione della prima spettacolare perquisizione il
difensore, è nato da un cospicuo prestito che il papà, all’epoca a capo di un’industria specializzata nella conservazione alimentare, avrebbe ricevuto negli
anni Novanta da Galasso. Soldi
provenienti dalla criminalità organizzata. Riciclaggio appunto.
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14
Cronaca
IL PICCOLO GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016
Nella stiva della nave un gas esplosivo
Monfalcone, pericolo sventato dalla Capitaneria. La bulk carrier, carica di rinfuse per le fonderie, aveva le paratie bollenti
di Giulio Garau
◗ MONFALCONE
Una nave da trasporto con le
stive cariche di ferro destinato
alle Ferriere Nord, ma anche
sature di una miscela di gas
esplosivo. Poteva scoppiare
con gravi conseguenze per il
porto di Monfalcone la Banos,
una bulk carrier da 33mila tonnellate, lunga 189 metri, battente bandiera delle Marshall
Islands, proveniente da un
porto del Mar Nero, arrivata lunedì scorso a Portorosega. Bastava una scintilla dopo l’apertura delle stive per scatenare il
finimondo con il porto in balia
di una nave di metallo incandescente che brucia a temperature altissime.
L’equipaggio, tutto filippino, compreso il comandante,
nonostante gli strumenti a bordo (la nave è recente, del 2010)
non si era reso conto di quanto
stava accadendo e che le paratie erano bollenti. Soltanto la
preparazione, la prontezza di
intervento e la professionalità
della Capitaneria di porto di
Monfalcone hanno evitato il
disastro. Arrivano spesso navi
cariche di bricchette, una situazione da manuale per le rinfuse di ferro che ossidandosi e
sviluppando ruggine in ambienti chiusi, senza ossigeno,
emettono gas che diventano
esplosivi. Ed è per questo che
lunedì scorso, quando la Ba-
Pasquale Di Gioia
‘‘
capitaneria
in azione
È stato
ordinato alla Banos di
lasciare il porto e dirigersi
in mare aperto, il tutto
secondo i più rigorosi
protocolli di sicurezza
La nave Banos, una bulk carrier da 33mila tonnellate, battente bandiera delle Marshall Island
nos ha attraccato, la Capitaneria ha attivato le normali procedure di prevenzione. Un intervento che di solito rientra
nella normalità e dà esito negativo viste le misure di sicurezza delle navi.
Ma quando sono saliti a bordo il personale della Capitaneria con il consulente chimico,
Stefano Pastrello, è emerso su-
bito che la situazione era grave. «Tre stive su cinque presentavano una elevata concentrazione di miscela esplosiva» racconta il comandante, Pasquale Di Gioia. Anche le paratie
della nave erano surriscaldate
in maniera anormale. E l’intervento di routine si è trasformato in procedura di emergenza.
Una situazione di grave ri-
manifestazione a roma
schio visto il carico: 29mila
tonnellate di brichette e 16mila billette. C’era il rischio che
saltasse tutto in aria. Non era
mai accaduto finora a Monfalcone. La Capitaneria, su indicazioni del chimico, ha ordinato di tenere chiuse le stive e ha
chiesto di ventilare il carico
per far scendere il livello di pericolo. Contemporaneamente
è stata allertata la Direzione
marittima di Trieste per
l’emergenza. Le ore scorrevano e la situazione precipitava
invece di migliorare. Nelle stive il processo chimico non si
fermava e le lamiere erano bollenti. «Nel pomeriggio - aggiunge De Gioia - ho ordinato
alla nave di lasciare il porto per
dirigersi in una zona sicura in
mare aperto. E la Banos è uscita con tutti i protocolli di sicurezza». C’era il rischio di bloccare tutte le attività in porto,
comprese quelle di Fincantieri.
La nave si è diretta in mare e
ha buttato l’ancora al largo di
Miramare. Bisognava ventilare di più le stive approfittando
del borino. Ma anche questa
manovra non ha dato buoni risultati. Durante la notte è continuato il monitoraggio dei gas
esplosivi e della temperatura
che hanno continuato ad aumentare. Ore frenetiche nella
sala di controllo del Comando
di Monfalcone sotto il coordinamento della Direzione marittima. Alle luci dell’alba, vista
la situazione, il comandante
Di Gioia ha fatto un altro tentativo.
«Rischiavamo non solo l’incendio di una nave nel golfo,
ma anche gravi ripercussioni
sull’ambiente - racconta - per
questo ho inviato a bordo nuovamente il chimico col tenente di vascello Francesco Benedetto che ha un’enorme esperienza maturata negli anni.
Una scelta fatta con scienza,
tecnica e coscienza che si è rivelata vincente». Assieme
all’equipaggio si è deciso di
ventilare forzatamente le stive, stavolta una per una e per
fortuna i valori sono rientrati
nella normalità.
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milano
Niente contratti per i precari Istat Abusi asilo, maestra condannata
Blitz dei ricercatori mentre parla Boccia (Pd): «Colpa del governo» L’insegnante ha patteggiato 2 anni e 9 mesi per maltrattamenti
di Andrea Scutellà
◗ MILANO
◗ ROMA
I colori sono quelli dei democratici, ma l’acronimo Pd, stavolta,
si scioglie in “Presto disoccupati”. È lo striscione che i precari
Istat srotolano di fronte al presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia, alla presentazione del rapporto sul “Benessere equo e sostenibile”. La stessa commissione che, dopo aver trovato l’accordo con la direzione dell’istituto per un emendamento alla
legge di Stabilità che permettesse la stabilizzazione dei 350 contratti a tempo determinato, che
rappresentano circa il 20% della
forza lavoro dell’ente, lo ha cassato. Nonostante ci fosse, come
ha sottolineato il presidente
Boccia, il consenso «tutti i gruppi di maggioranza e opposizione e dello stesso ministro
dell’economia, Padoan».
Per i precari la telefonata della condanna è arrivata direttamente da Palazzo Chigi. Come
ha spiegato il deputato Pd, la
presidenza del Consiglio «ha deciso di rinviare tutti i temi riguardanti le stabilizzazioni a un
provvedimento successivo e di
qui, la leggenda del “ne parliamo dopo il referendum”. In realtà posso dirvi che quell’emendamento sarebbe stato votato da
tutti i gruppi parlamentari
all’unanimità». Insomma: la
paura era quella di aprire una
partita, quella del precariato
pluriennale nella ricerca e del
blocco delle assunzioni, che riguarda almeno 10mila persone
e diversi enti. Per questo la decisione sarebbe stata rinviata a
dopo il referendum: l’emendamento era ancora lì, pronto per
La protesta organizzata ieri dai precari dell’Istat
essere inserito nella legge al Senato. Ma, come per la modifica
che finanziava le cure per i malati dell’Ilva e per la stabilizzazione dei precari dell’Istituto superiore di Sanità, è stato inghiottito dall’approvazione lampo tre giorni - e dalla decisione del
governo di porre la fiducia sulla
legge di Bilancio.
All’improvviso prende la parola Alberto, un precario di 38
anni, con una battuta fulminante: «Poi vi stupite che vince il
No...». Il presidente Boccia tenta la risposta: «No, no, io non mi
stupisco. Alcune cose le ho dette con grande forza, ma è il bello
della democrazia. Se ci si incaponisce nel pensare che le scelte prese in solitudine possano
essere comprese da tutti, i risultati sono quelli che vedete». Va-
leria lo inchioda: «Però lei fa parte di una maggioranza: noi non
abbiamo messo in dubbio la
buona volontà, ma l’efficacia
dell’azione». Danilo mette il carico: «Se tutti i gruppi erano
d’accordo lei ci sta dicendo che
il Parlamento non è indipendente dal governo».
La maggior parte dei 350 precari sono entrati nell’ente con
un concorso per figure a tempo
determinato nel 2010. Sono organizzati in un coordinamento
combattivo, che ha messo in
scena proteste spettacolari come l’occupazione del Nazareno, la”casa” del Pd. Chi passa
davanti la sede dell’istituto può
leggere gli striscioni: «Noi
dall’Istat non ce ne andiamo» e
«Stabilizziamo la ricerca».
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Afferra un bambino per il braccio, lo insulta e infine gli sferra
un morso sull’orecchio. È una
delle ultime scene riprese, il 27
luglio scorso, dalle telecamere
posizionate dai carabinieri
nell’asilo privato Baby World Bicocca, poco prima di intervenire
e arrestare per lesioni e maltrattamenti ai danni di 14 bimbi Milena Ceresa, coordinatrice della
struttura e il titolare Enrico Piroddi. Per quelle violenze, ieri,
davanti al gup Valerio Natale,
l’insegnante ha patteggiato 2 anni e 9 mesi di reclusione. Non
senza, però, sollevare le proteste
dei genitori di sei bambini che
sarebbero stati maltrattati e che
quindi sono parti lese nel procedimento. I difensori della maestra, gli avvocati Jacopo Pensa e
Paola Boccardi, chiederanno
nei prossimi giorni la revoca al
gup degli arresti domiciliari e
poi, per scontare la pena inflitta,
una volta dichiarata definitiva,
l’affidamento in prova ai servizi
sociali.
In uno dei passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Stefania Pepe, sono
documentati tre mesi di maltrattamenti nei confronti delle piccole vittime, tutte di età compresa fra i dieci mesi e i tre anni. Nel
marzo scorso, si legge nel provvedimento, un bambino è stato
addirittura legato alla sua piccola sdraio e rinchiuso, da solo e al
buio, nel bagno. Tre mesi dopo
poi, grazie alle telecamere, alle
intercettazioni ambientali e telefoniche, i carabinieri hanno documentato una conversazione
tra la Ceres e un’educatrice, della struttura. «Gliel’ho dato uno
schiaffo oggi - diceva la maestra
L’arresto della maestra avvenuto in estate
trapianto a TORINO
Un rene al posto della milza, bimba salvata
Quando si è risvegliata
dall’anestesia ha chiesto di bere
dell’acqua, un sogno realizzato
per la prima volta nella sua vita. In
dialisi dalla nascita per una rara
anomalia dello sviluppo del rene,
associata a una malformazione
dei vasi sanguigni e addominali,
una bambina di sei anni è stata
sottoposta per la prima volta al
mondo a un trapianto di rene al
posto della milza. L’eccezionale
intervento, all’ospedale Molinette
della Città della Salute di Torino, è
perfettamente riuscito e la piccola
paziente, che fino ad ora non
poteva bere e urinare, «può
finalmente cominciare a vivere».
Nel corridoio della terapia
intensiva del reparto trapianti di
fegato, al primo piano delle
Molinette, la mamma Laura ha
pianto di gioia. «Adesso mia figlia
potrà essere una bimba normale»
ha detto la donna, che risiede a
Mondovì. «Sono stati anni
strazianti, un inferno. Vivevamo
più in ospedale che fuori».
- non me ne frega niente... mi è
proprio uscito dal cuore. Continua a sputare la pappa e non capisce che la pappa non si sputa...». Poco dopo, al telefono con
Piroddi, la donna di nuovo aveva ammesso di aver colpito la
piccina «in testa, e non in faccia». E al titolare che lamentava
che la piccola ha «dei segni rossi
in faccia», lei rispondeva: «Metti
un pò di cremina, ditele (alla
mamma, ndr) che mentre giocava si è fatta male, che ne so».
Cronaca
GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016 IL PICCOLO
15
Tour alla scoperta del paese di Melania
L’hotel Savoia di Trieste lancia pacchetti con destinazione Sevnica per soddisfare le tante richieste di turisti americani
di Micol Brusaferro
◗ TRIESTE
Tutti in gita al paese di Melania Trump. Se fino a poco tempo fa i turisti in arrivo a Trieste
chiedevano escursioni alla scoperta del territorio, ora il trend
è cambiato. E gli operatori si
adeguano. Insomma ok castelli e musei, bene le degustazioni, ma richiestissima da qualche settimana è una tappa a
Sevnica, cittadina slovena che
ha dato i natali alla moglie del
neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Ad accogliere le richieste di
numerosi gruppi è il direttore
del Savoia Excelsior Palace,
Riccardo Zanellotti, che insieme a un’agenzia cittadina ha
lanciato il tour “The First Lady
Home Town & Slovenia”, che
partirà a breve. A lui infatti tanti turisti si sono rivolti desiderosi di recarsi dove è cresciuta
la consorte di Trump. «È nata
così l’idea proporre una chicca
che piacerà agli americani e
non solo - spiega Zanellotti - è
stato avviato il tour “The First
Lady Home Town & Slovenia”,
con partenza da Trieste, passando e pranzando nelle campagne della Slovenia, per arrivare nel paese di origine della
First Lady con una degustazione speciale, essendo il luogo
famoso per i suo vini e per la
torta dal nome “proibito”».
E il direttore si riferisce alla
“torta Melania” realizzata da
una pasticceria di Sevnica, ma
bloccata dall’entourage della
Trump, che non ha gradito
l’utilizzo del nome abbinato al
dolce. Poco male, la notizia intanto ha fatto il giro del mondo, regalando comunque un
po’ di notorietà al locale. Pare,
tra l’altro, che nel frattempo siano spuntate anche altre golosità dedicate all’ex modella:
meglio ricordare però, come
già sottolineato dai legali della
donna, che Melania Trump è
In Slovenia Sevnica, il paese natale di Melania Trump, è entrato nel giro dei tour operator
li, 3.200 di altri Paesi Europei,
529 cinesi e 533 russi, per un
totale di circa 60.800 presenze
previste a fine anno. Questo
vuol dire 37% di italiani e 63%
di stranieri». Starhotels ha investito 54 milioni di euro su
Trieste, dando lavoro a 87 per-
sone. «Si spazia dall’agenzia
specializzata nel congressuale
a quella che si occupa di sport
in bicicletta, e poi tour enoga-
stronomici e culturali. Gli sforzi per far crescere i flussi turistici richiedono investimenti
importanti, soprattutto perché la destinazione è poco conosciuta, di difficile raggiungibilità e non possiede molte attrattive di interesse in alcuni
segmenti che potrebbero davvero fare una grande differenza economica nel settore turistico. Poi - conclude Zanellotti
- vengono tutte quelle iniziative che non portano volumi importanti, ma fanno parlare di
sé quando rientrano nei loro
Paesi di origine, come il giro
sulle due ruote di un gruppo
motociclisti che arrivano
dall’Argentina e che organizziamo ogni anno, e ancora il
tour “3 Countries in 3 days”
(Italia, Croazia, Slovenia) o la
visita alle cantine del Carso e
alle osmizze».
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la scheda
Dalla campagna
alla Grande Mela
Melania Trump è nata nel 1970 a
Sevnica. Ha lasciato la Slovenia
per approdare nella Grande Mela
nel 1996, come modella. Ha
incontrato il futuro marito Donald
Trump nel 1998, alla Fashion Week
di New York. Nel 2006 la coppia ha
avuto un figlio, Barron William.
Gite organizzate
tra vini e sapori
Da Trieste partiranno dei tour in
direzione Sevnica (nella foto, la
casa di Melania Trump):
comprenderanno un vero e
proprio pacchetto turistico, che
permetterà ai visitatori di
apprezzare anche alcuni splendidi
scorci della Slovenia, insieme ai
sapori tradizionali del territorio.
La torta che ha fatto
infuriare la First Lady
La quota giornaliera
richiesta è di 200 euro
e comprende pranzo
e pernottamento
un marchio depositato. Bisticci culinari a parte la cittadina
comunque si gode la fama improvvisa e si prepara ad accogliere ondate di turisti curiosi.
Ma quanto costa una gita organizzata alla scoperta delle origini di Melania? «Circa 200 euro a testa - spiega Zanellotti che comprendono il pernottamento con prima colazione al
Savoia, l’autista con mezzo privato per gli spostamenti in Slovenia, con giro turistico, pranzo e quindi la visita a Sevnica.
Il principale mercato a cui ci rivolgiamo, viste le richieste, è
sicuramente quello americano, ma per esperienza crediamo che la novità sarà apprezzata anche da altri turisti, anglosassoni in primis».
E a ben vedere dai dati sulle
provenienze di chi ha alloggiato al Savoia Excelsior Palace
nel 2016 sorprende proprio il
numero di turisti a stelle e strisce, numeri che Zanellotti
snocciola con soddisfazione.
«Da gennaio abbiamo registrato 22.729 clienti italiani, 9.120
austriaci, 7.866 americani,
5.989 tedeschi, 3.600 inglesi,
2.702 svizzeri, 2.377 francesi,
1.887 australiani, 1.790 finlandesi, 1.472 serbi, 1.428 spagno-
La torta Melania, il dolce della
discordia, pare fosse molto
buona: realizzata con cioccolato
bianco, era stata arricchita con
mandorle e coperta con caramello
dorato in onore del nuovo ruolo
ricoperto dalla bella slovena dopo
le elezioni americane.
L’idea lanciata
da Bill e Giuliana
Nel 2011 al Savoia Excelsior di
Trieste hanno soggiornato
Giuliana e Bill Rancic (nella foto),
lei presentatrice tv americana, lui
primo vincitore dello show di
Trump “The apprentice”. Avevano
scelto Trieste come base per una
vacanza nella vicina Slovenia.
email: [email protected]
IL PICCOLO GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016
Economia
Mps congela tutto
in attesa della Consob
Il rebus-salvataggio
STATI UNITI
Fed ha deciso
di alzare i tassi
di un quarto
di punto
◗ NEW YORK
Slittato l’ultimo via libera alla conversione dei subordinati
in azioni. In attesa di 1 miliardo dal fondo sovrano del Qatar
di Andrea Di Stefano
◗ SIENA
Fiato sospeso per il piano di
salvataggio del Monte dei Paschi di Siena. Le speranze di
successo del piano comunicato al mercato il 25 ottobre,
pur con le sostanziali modifiche subite nel corso degli ultimi giorni, è appeso alla decisione della Consob sulla
conversione in azioni delle
obbligazioni in mano al risparmiatori. Aspettando il
pronunciamento della Commissione, il Consiglio di amministrazione riunitosi a Siena, ha preso la decisione di
sospendere i lavori nella serata di ieri per riprenderli oggi,
giorno in cui comunicherà al
mercato il percorso intrapreso. Se la Consob darà il via libera, la banca procederà con
l’aumento di capitale di mercato: con un miliardo già in
tasca con la prima parte della
conversione terminata il 2 dicembre, si lancerà la seconda tranche aperta anche ai risparmiatori dalla quale si
punta a recuperare tra l’1 e i
2 miliardi di euro. Poi dovrebbero arrivare i fondi
messi dagli investitori esteri,
a partire dal Qatar, e quelli recuperati dalle banche tramite il collocamento delle azioni sul mercato, fino ad arrivare il più possibile vicino alla
fatidica soglia dei 5 miliardi
di euro necessari per mettere
in salvo la banca. Il tutto deve essere perfezionato entro
la fine dell’anno, come ha
messo nero su bianco nella
comunicazione recapitata ieri mattina a Siena, la Bce.
Qualora invece la Consob
dovesse mettersi di traverso,
si schiuderanno il più velocemente possibile le porte del
cosiddetto “Piano B”, leggi
l’intervento dello Stato. Venerdì è convocato a Roma il
consiglio dei ministri che potrebbe dare alla luce il decreto per soccorrere la banca
più antica del mondo e, più
in generale, per puntellare
gli istituti di credito più in difficoltà, e con loro l’intero sistema bancario nazionale.
Gli osservatori sono comunque convinti che l’intervento
del Tesoro sia quasi inevitabile essendo venuto a mancare il consorzio di garanzia.
Il nodo vero, a questo punto,
è quali condizioni potranno
dis Dombrovskis che dopo il
risultato referendario avrebbe assunto una posizione
più conciliante verso le posizioni italiane aprendo a un
intervento meno traumatico
per i risparmiatori. La solu-
zione potrebbe essere quella
di un scambio tra obbligazioni Mps e titoli di stato subordinati alla verifica dell’effettiva posizione di piccolo risparmiatore.
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Le tasse e la casa si “divorano” la tredicesima
Numerose anche quest’anno saranno però le imprese che non riusciranno a pagarle
◗ ROMA
La tredicesima sarà un po’
più ricca nel 2016 ma, come
ogni anno, gran parte andrà a
coprire spese già in agenda,
debiti e, per almeno un terzo,
per il saldo delle tasse sulla casa, che chiamano alla cassa il
16 dicembre, giusto il giorno
dopo l'arrivo dell'assegno aggiuntivo, che la maggior parte degli italiani riceve il 15 dicembre.
A fare i conti su come andrà
spesa la tredicesima è il 25esimo Rapporto di Adusbef e Federconsumatori, che evidenzia come tra casa, bollette, assicurazioni, rate del mutuo,
agli italiani resteranno appena 5,1 miliardi di tredicesime
sui quasi 35 complessivi (il
14,8%), da utilizzare per acquistare i regali di Natale, per
i viaggi, per il cenone, o anche
per cercare di mettere qualcosa da parte.
Secondo i dati dei consumatori, le tredicesime ammontano quest'anno a 34,9
miliardi, l'1,5% in più del
2015. Ma, per chi ha una seconda casa, un terzo, in media circa 530 euro, se ne andrà appunto per il saldo dell'
Imu entro il 16 dicembre, cifra che sale a due terzi (1000
euro) per chi ha un immobile
in una grande città.
Le tredicesime andranno
per 9,30 miliardi ai pensionati (come nel 2014), 9,70 miliardi ai lavoratori pubblici
(+1,00%); 15,90 miliardi
(+0,6%) ai dipendenti privati
(terziario agricoltura, industria), che saranno però «subito spese - osservano Elio Lannutti e Rosario Trefiletti - se
non già impegnate per onorare debiti pregressi».
Meno regali ma più tasse
Numerose anche quest'anno le imprese che non saranno in grado di pagarle sia (lo
indica il 73%) per «l'eccessiva
concentrazione degli adempimenti fiscali in dicembre» sia,
per il 27% per «la mancata
concessione da parte delle
banche del prestito necessa-
rio a coprire l'esigenza di
maggiore liquidità».
L'Rc Auto, secondo il rapporto, assorbirà 5,1 miliardi,
-1,9% rispetto al 2015. Per
rimborsare prestiti e/o ratei
se ne andranno 4,3 miliardi,
+2,4% rispetto al 2015.
Per pagare le rate di mutuo
si spenderanno 3,8 miliardi,
-2,6% rispetto al 2015. Per il
bollo auto/moto occorreranno 4,2 miliardi, +2,4% rispetto al 2015.
Le bollette assorbiranno
7,7 miliardi, +1,3% rispetto al
2015. L'Imu sulla seconda casa assorbirà 2,3 miliardi,
+9,5% rispetto al 2015, mentre la seconda rata della Tasi
costerà 2,4 miliardi, +9,1% rispetto al 2015.
Il totale delle voci di uscita
considerate ammonta a 29,8
miliardi, +1,7% rispetto al
2015.
La Fed alza i tassi di interesse,
nel primo aumento del 2016 e
il secondo in dieci anni. Un incremento di un quarto di punti
che fa salire il costo del denaro
in una forchetta fra lo 0,50% e
lo 0,75%. E lascia intravedere la
possibilità che procederà più
velocemente del previsto nel ritoccare i tassi: gli aumenti previsti per il 2017 sono infatti tre,
più dei due stimati in settembre, quando ancora l'America
doveva andare al voto.
«L'aumento è un voto di fiducia nell'economia americana», afferma Janet Yellen, assicurando comunque che la politica monetaria resta accomodante, a sostegno della crescita
e di un ulteriore rafforzamento
del mercato del lavoro. L'annuncio della Fed arriva a mercati chiusi in Europa: le piazze
finanziarie del Vecchio Continente chiudono tutte in rosso,
mostrando cautela in attesa
della decisione.
Wall Street apre negativa,
bruciando però le perdite
quando mancavano pochi minuti alla diffusione del comunicato della banca centrale. La
prima reazione dei listini americani è stata positiva, con un
balzo in avanti e il Dow Jones a
un nuovo record storico. Poi
gli indici hanno ripiegato, metabolizzando l'idea che la Fed
possa procedere più velocemente nel ritoccare il costo del
denaro. Yellen invita alla cautela: la revisione al rialzo, a tre da
due, del numero delle strette è
«minima».
Ma ammette: la politica di
bilancio può avere un impatto
e alterare l'outlook economico, costringendo di fatto a rivedere la sua politica. «Non cerco
di dare consigli alla nuova amministrazione» Trump, ma «dico che il rapporto debito-pil va
tenuto in considerazione» nel
definire le politiche di bilancio.
Il riferimento, non troppo indiretto, è il maxi piano di investimenti e il taglio delle tasse preannunciati dal presidente eletto, Donald Trump.
NAVI A TRIESTE
Il reddito delle famiglie
spacca in due il Paese
L'Italia è uscita dalla morsa della recessione e vede significativi
miglioramenti sui diversi fronti, ma appena si va oltre il dato
medio, di sintesi, emerge un Paese spaccato, dove i divari tra
Sud e Nord non fanno che crescere: nel Mezzogiorno si guadagna il 37% in meno a testa. E
crepe profonde dividono anche
i ricchi dai poveri. Nonostante
un po’ di terreno sia stato recuperato, l'Europa è ancora distante, soprattutto guardando
al mercato del lavoro e all'abbandono scolastico. Resta poi
La sede del Monte dei Paschi di Siena
CONSUMATORI
ISTAT
◗ ROMA
essere poste dall’Ue per il salvataggio pubblico richiesto
ieri a gran voce dai tre segretari confederali dei sindacati, Camusso, Barbagallo e
Furlan.
L’applicazione della normativa prevede che le perdite siano condivise con azionisti e obbligazionisti, ma il governo vuole evitare un nuovo caso Etruria con decine di
migliaia di risparmiatori rimasti con un pugno di mosche. Padoan anche ieri si è
consultato con il vice presidente della commissione Val-
16
alta la sfiducia degli italiani nei
confronti della politica: bocciati senza appello, con pagelle
ampiamente insufficienti, partiti (voto 2,5), Parlamento (3,7),
istituzioni locali (3,9) e sistema
giudiziario (4,3). A tenere il polso del Paese è l'Istat che nel rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) va al di là del Pil,
scandagliando la Penisola attraverso 130 “sonde”. Una copertura a tappeto che svela come
l'aumento del reddito pro capite (+1% nel 2015 sul 2014) non
sia stato accompagnato da una
riduzione della forbice tra benestanti e non.
IN ARRIVO
DA CAPODISTRIA A MOLO VII ore 7.00
MSC
ELEONORA
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DA BRINDISI A A.F. SERVOLA ore 11.00
NEW
GEMINI
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DA NOVOROSSIYSK A RADA ore 22.00
EURO
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SEMPLICEMENTE EFFICACE.
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
IN PARTENZA
DA ORM. 39 PER HAYDARPASA ore 4.00
PAQIZE
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
DA ORM. 57 PER ANCONA
CRUISE
EUROPA
ore 4.30
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
DA
SCALO
LEGNAMI
B
PER
FIUME
BEGONIA
S
ore 12.00
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
DA
RADA
PER
TURCHIA
ABSHERON
ore
16.00
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
DA
MOLO
VII
PER
FIUME
MSC
PALOMA
ore
17.00
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
DA ORM. 32 PER ISTANBUL ore 20.00
UN
AKDENIZ
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
DA ORM. 47 PER CESME
SAFFET
BEY
ore 20.00
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
DA S. SABBA 2 PER BAKAR
MARISA
N.
ore 23.00
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
DA
MOLO
VII
PER
RAVENNA
MSC
ELEONORA
ore 23.00
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
MOVIMENTI
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
DA
ORM. 13 A FRIGOMAR
HH1
VENICE
ore 8.00
..............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
TRIESTE TRASPORTI S.P.A.
AVVISO DI GARA PER L’ASSEGNAZIONE
DEL SERVIZIO DI RISTORAZIONE AZIENDALE
(CIG N.° 6901248203)
Trieste Trasporti S.p.A. intende procedere all’aggiudicazione del servizio di
ristorazione aziendale, come meglio descritto nel bando integrale di gara.
Gli interessati potranno scaricare il bando integrale di gara anche dal
Profilo di committente di Trieste Trasporti S.p.A.
Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro le ore 12:00
del 04.01.2017. Alle ore 10:00 del giorno 05.01.2017 si terrà la seduta
pubblica per l’apertura delle buste contenenti le domande di partecipazione.
IL R.U.P.
DARIO DEL BO
Economia
GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2016 IL PICCOLO
Non si ferma la scalata di Vivendi che ieri aveva già superato il
20% di Mediaset. Solo tre giorni
fa il colosso transalpino dei media aveva comunicato l’ingresso
a sorpresa con il primo 3%, annunciando di voler diventare il
secondo azionista industriale
con almeno il 20% del capitale.
Un’operazione lampo contro la
quale Fininvest ha reagito portandosi al 38,26% del capitale e a
sfiorare il 40% dei diritti di voto,
considerato che Mediaset ha
azioni proprie. «Una scalata ostile», ha sottolineato Fininvest
che ha usato parole molto dure
nei confronti di Vivendi: «Ha
avuto l’opportunità, con l’accordo strategico firmato nello scorso aprile, di avviare con Mediaset una collaborazione che si
preannunciava proficua per entrambi i gruppi - ha detto Silvio
Berlusconi - purtroppo, questo
accordo è stato disconosciuto
da Vivendi nei modi e con le note conseguenze, anche giudiziarie. Non è certo questo il miglior
biglietto da visita che Vivendi
possa esibire nel riproporsi come azionista industriale della società».
Ma sulla scalata ieri è entrata
in gioco anche la procura di Milano che ha ufficializzato l’inchiesta per manipolazione di
mercato contro ignoti. È il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, a seguire di persona
l’apertura dell’indagine, affidata
all’aggiunto, Fabio De Pasquale,
e ai due sostituti, Baggio e Civardi. Al momento, il fascicolo è
iscritto a modello 44, ovvero senza indagati. L’esposto presentato dai legali del gruppo Fininvest
è stato, quindi, immediatamen-
La procura apre l’inchiesta
sulla “scalata” di Vivendi
LE BORSE
L’accordo di aprile
Group Bolloré
14,53%
Soci principali
Marchi più noti
Fininvest (Berlusconi)
Mediaset Premium
passa sotto il controllo di Vivendi
41,3%
3,5%
Dallo scambio incrociato del 3,5% di azioni
Mediaset ricava una plusvalenza
di circa 700 milioni di euro
Fonte: comunicati del 27 aprile sul contratto, poi disdetto dai francesi a fine luglio
te recepito della magistratura
che potrebbe mettere uno stop
alla scalata. È possibile che il rastrellamento dei titoli Mediaset
in queste due sedute convulse
nelle quali è passato di mano
quasi il 20% del capitale sia attribuibile in gran parte al fronte in
difesa. Mediaset, infatti, ha la
possibilità di acquistare azioni
proprie fino al 10% del capitale,
cosa che aumenterebbe il peso
della quota Fininvest sul capitale con diritto di voto al 42,5%. Fino ad aprile Fininvest non può
muoversi direttamente oltre,
avendo già comprato, con gli acquisti della settimana, negli ultimi dodici mesi il 5% incrementale consentito prima di dover lanciare un’Opa sulla controllata.
Ieri le azioni del gruppo di Cologno Monzese sono cresciute
dell’1% chiudendo a quota 3,62
euro, con un massimo a 3,9 euro
sempre con scambi vertiginosi,
con oltre 83 milioni di azioni
passate di mano (per un controvalore di oltre 312 milioni di euro), pari al 7% del capitale. Con
questo ulteriore rialzo, il titolo
Mediaset è cresciuto del 53,03%
nell’ultimo mese. Prima che si
apra uno scenario di Opa e contro Opa - che al momento non
pare possibile - è probabile che
-1,18%
MILANO
Ftse All Share 20.239,11
-1,04%
MILANO
19.876,82
Dow Jones *
L’ingresso francese in Mediaset. Fininvest reagisce e si porta al 38% del capitale
Berlusconi blinda il patrimonio. A Milano si indaga per manipolazione di mercato
si avviino trattative segrete (magari affidate al comune “amico”
Tarak Ben Ammar) che rischiano, però, di costare molto care
alla famiglia Berlusconi.
Ieri sulla scalata di Vivendi si è
espresso anche il governo: «Gli
investimenti stranieri sono sempre benvenuti, quando portano
capitale di crescita e competenze e contribuiscono allo sviluppo del tessuto industriale italiano. Quando però si tratta di
un’azienda che opera in un campo strategico come quello dei
media, il modo in cui si procede
non è irrilevante. Mi pare che
questo principio sia in Francia
ampiamente riconosciuto e difeso», ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda in una nota ufficiale.
Premesso dunque l’assoluto
rispetto del Governo italiano per
le regole di mercato», prosegue
la nota, «non sembra davvero
che quello che potrebbe apparire come un tentativo, del tutto
inaspettato, di scalata ostile a
uno dei più grandi gruppi media
italiani, sia il modo più appropriato di procedere per rafforzare la propria presenza in Italia».
18.606,32
Ftse Mib
NEW YORK
-0,17%
Nasdaq *
5.459,88
NEW YORK
-0,07%
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6.949,19
LONDRA
-0,28%
Cac 40
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Nikkei
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542,446
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EURIBOR 360
3 mesi
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ANSA
◗ MILANO
*dati di metà giornata
di Andrea Di Stefano
17
©RIPRODUZIONERISERVATA
i titoli della borsa
TITOLO
A
A.S. Roma
A2A
Acea
Acotel Group
Acsm-Agam
Aedes
Aeffe
Aeroporto di Bologna
Alba
Alerion
Ambienthesis
Amplifon
Anima Holding
Ansaldo Sts
Arena
Ascopiave
Astaldi
ASTM
Atlantia
Autogrill
Autostrade Mer.
Azimut
B
B Santander
B&C Speakers
Banca Generali
Banca Ifis
Banca Mediolanum
Banca Sistema
Banzai
Basicnet
Bastogi
BB Biotech
Bca Carige
Bca Carige r
Bca Finnat
Bca Intermobiliare
Bca P.Etruria e Lazio
Bca P.Milano
Bca P.Spoleto
Bca Profilo
Bco Desio-Brianza
Bco Desio-Brianza rnc
Bco Popolare
Bco Sardegna rnc
BE
Beghelli
Beni Stabili
Best Union Co.
Bialetti Industrie
Biancamano
Biesse
Bioera
Boero Bart.
Bon.Ferraresi
Borgosesia
Borgosesia rnc
BPER Banca
Brembo
Brioschi
Brunello Cucinelli
Buzzi Unicem
Buzzi Unicem rnc
C
Cad It
Cairo Comm.
Caleffi
Caltagirone
Caltagirone Ed.
Campari
Carraro
Cattolica As
Cembre
Cementir Hold
Centrale del Latte d'Italia
Ceram. Ricchetti
Cerved
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Ciccolella
Cir
Class Editori
CNH Industrial
Cofide
Coima Res
Conafi Prestito'
Chiu
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2015-2016
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1,20
-2,34
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-17,33
0,95
-36,63
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16,25
-5,49
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8,950
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0,307
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1,527
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4,900
3,705
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0,005
1,762
3,212
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19,183
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14,535
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2,732
10,233
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0,005
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18,420
18,750
0,260
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11,080
0,16
-1,75
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1,80
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1,58
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0,54
1,72
-2,84
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2,21
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0,05
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3,15
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-13,01
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-47,95
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-34,14
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-33,08
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-75,88
-24,75
30,73
-26,15
-25,19
12,44
-8,96
-48,54
23,74
-45,69
-17,40
0,81
-7,31
-12,18
-28,70
24,29
-40,47
13,54
31,60
10,69
3,301
5,639
16,061
13,577
5,104
1,807
2,456
2,245
0,991
36,684
0,235
49,117
0,298
1,004
0,360
0,285
1,796
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1,529
1,596
1,813
5,289
0,365
0,337
0,477
1,810
0,242
0,114
9,391
0,181
16,870
16,412
0,250
0,342
2,634
26,725
0,045
13,100
9,693
5,915
7,136
7,974
33,162
29,133
8,391
4,868
6,603
4,870
2,456
66,535
2,338
198,988
0,605
3,545
0,613
1,022
1,796
0,411
3,532
2,979
12,174
11,213
0,672
0,499
0,765
2,860
0,590
0,560
19,165
0,676
22,453
24,533
0,797
0,922
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56,584
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19,905
22,568
11,637
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1329
5115
166
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449
3,346
3,698
1,254
2,074
0,704
9,145
1,560
5,620
13,500
4,100
2,914
0,160
8,090
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0,170
0,241
0,990
0,308
8,040
0,370
0,245
-0,12
0,05
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1,22
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2,17
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4,26
-17,75
-17,86
31,38
-10,60
-28,94
17,92
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-22,27
-1,46
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-12,75
-32,73
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-34,93
-24,02
4,60
-54,44
34,67
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3,052
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0,858
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3,341
2,548
0,151
4,083
0,015
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0,771
0,272
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5,113
30
5,968
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1,392
19
2,755
248
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87
10,139 5331
2,401
71
8,667
986
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230
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4,410
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13
8,194 1590
0,055
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0,244
44
1,116
788
1,319
29
8,845 11080
0,527
268
0,363
11
ACQUISTO E VENDITA ORO,
LINGOTTI, ARGENTO E MONETE
TITOLO
Cred. Artigiano
Cred. Emiliano
Cred. Valtellinese
Csp
CTI Biopharma
D
D'Amico
Dada
Damiani
Danieli
Danieli rnc
Datalogic
De'Longhi
Dea Capital
Delclima
Diasorin
Digital Bros
Dmail Group
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EEMS
EI Towers
El.En.
Elica
Emak
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Enel
Enervit
Eni
Erg
Ergy Capital
Esprinet
Eukedos
Eurotech
Exor
Exprivia
F
Falck Renewables
FCA-Fiat Chrysler Aut.
Ferragamo
Ferrari
Fidia
Fiera Milano
Fila
Fincantieri
FinecoBank
FNM
Fullsix
G
Gabetti Pro.Sol.
Gas Plus
Gefran
Generali
Geox
Gequity
Gr. Waste Italia
Gruppo Ed.L'Espresso
H
Chiu
€Ieri
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Ieri
anno
2015-2016
min €
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max € di €
5,645
0,384
1,058
0,459
-0,79
0,55
0,76
-1,21
-15,56
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-58,69
4,740
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428
35
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0,302
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14,190
17,750
21,640
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51,850
13,800
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1,75
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0,10
-5,15
-2,28
-55,36
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7,82
9,32
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-20,56
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7,62
92,74
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1,004
1,767
33,238
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0,748
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1,558
23,993
16,910
19,245
27,637
1,492
4,962
61,864
15,603
3,238
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1038
3235
341
2915
197
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0,085
47,750
21,890
1,679
0,860
3,180
4,040
2,696
14,880
9,580
0,046
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0,904
1,407
40,450
0,617
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0,12
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