Francia e bullismo: boom di episodi di violenza nelle scuole

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Francia e bullismo: boom di episodi di violenza nelle scuole | 1
venerdì 16 dicembre 2016, 15:00
Casi in aumento
Francia e bullismo: boom di episodi di violenza nelle
scuole
Intervista al ricercatore Eric Debarbieux, esperto di violenza nelle scuole
di Lea Vettorato
Recrudescenza della violenza nelle scuole francesi. Giovedì scorso, un ragazzo di 16 anni è morto sgozzato in un liceo
professionale nei distretti meridionali di Marsiglia. Nelle scuole si nota una spirale di violenza, non solo aggressioni a
calci e pugni ma adesso anche armi bianche e addirittura colpi di armi da fuoco. Una rissa tra studenti di un liceo
professionale di Poinso-Chapuis ha condotto il 1°dicembre al tragico epilogo. Dopo due coltellate, di cui una sulla spalla e
l'altra molto profonda alla carotide, la vittima è morta di fronte alla scuola, nell’orario in cui centinaia di studenti escono
dalle lezioni. Quarantotto ore prima, i due studenti avevano avuto un alterco per l'occupazione di un armadietto. I fatti di
cronaca di violenza nelle scuole non sono pochi in Francia. Alla fine di ottobre, uno studente di un’altro liceo
professionale sempre a Marsiglia è stato vittima di molteplici coltellate alla fermata del pullman dopo la
scuola, alcune di esse hanno raggiunto la colonna vertebrale. Nel mese di maggio, i genitori e gli insegnanti avevano
manifestato nel tredicesimo arrondissement dopo che uno studente di 14 anni, all'uscita del corso, era stato colpito da alcuni
colpi esplosi da un’arma da fuoco alla coscia. A fine novembre due donne hanno gravemente ferito degli insegnanti solo per
aver rimproverato una delle loro figlie. "La sociologia della violenza contro la scuola rimane una sociologia di esclusione"
dice il ricercatore Eric Debarbieux, esperto di violenza nelle scuole, che analizza l'ondata di aggressioni in esse e nei loro
dintorni, e che a ottobre ha pubblicato il libro l’Ecole face à la violence: décrire, expliquer et agir. Cosa si intende per
bullismo, facendo un po' di chiarezza per quanto riguarda l'uso di questo termine? Possiamo dire che il termine
bullismo è una traduzione italiana piuttosto impropria del termine inglese 'bullying', usato da molti anni nelle ricerche sulla
violenza nei luoghi di istruzione. Nel suo significato originale tendeva ad identificare una particolare forma di prevaricazione
e di violenza che si verifica all'interno delle scuole: nelle ricerche risalenti ormai a trent'anni fa, condotti su un individuo, da
parte di uno o più autori, in maniera continuativa. Vi deve essere anche un'evidente differenza di forza, che provoca una
condizione di grave malessere nell'individuo che la subisce, proprio per il carattere della sua continuità nel tempo. Negli
ultimi anni in Francia si è parlato molto ed in maniera esaustiva di bullismo, usandolo per qualunque episodio di
sopraffazione. Con l’evoluzione dei mezzi di comunicazione, l'opinione pubblica si è concentrata su episodi rappresentati e
diffusi con le nuove tecnologie. Si è trattato di fatti che hanno destato un enorme scalpore, producendo così una sovrarappresentazione giornalistica. In ambito scolastico si sono moltiplicate iniziative, circolari ministeriali e ricerche sul
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
http://www.lindro.it/francia-e-bullismo-boom-di-episodi-di-violenza-nelle-scuole/
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problema. In quali forme si manifesta la violenza oggi rispetto a 10 o 20 anni fa ? Cos’è cambiato e perché?
Evito di parlare di bullismo e preferisco parlare, in linea con una tradizione di ricerca francese ed inglese, di violenza nella
scuola. Per l'Osservatorio Internazionale è importante considerare l'insieme delle relazioni aventi carattere violento nel
contesto scolastico. Certo la violenza nella scuola può essere di carattere 'orizzontale', quindi tra soggetti che condividono la
condizione di studenti o di alunni: l'aggressione fisica, la violenza e la prevaricazione psicologica (sovente più attribuita alle
ragazze, ma attualmente praticata da entrambi i generi) e l'esclusione dai rapporti. Ma guardare solo ad essa fa dimenticare
che esistono anche forme di violenza, magari non diretta o fisica, di carattere 'verticale'. Penso in particolare ai casi di
prepotenza degli studenti nei confronti degli insegnanti. Ma l'aspetto maggiormente sottovalutato è la violenza da parte
dell'istituzione, di insegnanti o dirigenti nei confronti degli studenti. Quest'ultimo tipo il più delle volte non ha carattere
fisico, ma è una violenza che si esprime in forme di esclusione, nel non riconoscimento di alcuni ragazzi, nella non capacità
di accogliere le differenze tra i soggetti ecc. Ciò può dare luogo a sofferenze vere e proprie, meno tematizzate delle
sofferenze delle vittime tra coetanei. Chi sono i soggetti coinvolti nelle diverse forme di aggressione ? Violenza
fisica, psicologica e relazionale, vedono uno o più protagonisti in questa veste. In tutti gli studi si mette bene in evidenza
come il contesto ed il clima scolastico favoriscono l'emergere di relazioni connotate da aggressività, ma evidenziano che le
dinamiche coinvolgono non solo aggressori e vittime, ma aggressori, vittime e spettatori. Gli spettatori possono essere i
compagni o i rappresentanti dell'istituzione, che possono reagire in modi diversi al manifestarsi di questi fatti. In alcuni casi
provocando, come insegna la sociologia della devianza di carattere interazionista, l'acuirsi degli atteggiamenti aggressivi e
trasgressivi. In altri casi regolando queste situazioni attraverso opportuni interventi in difesa delle vittime, oppure prendendo
in carico il significato che può avere per l'aggressore il comportarsi in questo modo. Io ho lavorato molto su questo tema dei
significati, assumendo che l'aggressività e la violenza e il bullismo vero e proprio sono forme di 'comunicazione'. Attraverso
questo comportamento chi aggredisce comunica una serie di cose, a seconda della situazione in cui si trova. La scuola ha il
dovere di capirlo. Chi sono i soggetti che di solito usano la violenza ? È difficile delineare un profilo, anche se molti
hanno tentato. Da un punto di vista sociologico alcune caratteristiche dei ragazzi aggressori possono prevalere:
tendenzialmente sono più maschi che femmine, sono spesso soggetti che vivono dimensioni di disagio e di esclusione anche
all'esterno della scuola, possono essere ragazzi che hanno vissuto esperienze di vittimizzazione o relazioni di carattere
violento all'interno della famiglia. Vi sono, però, molte altre situazioni nelle quali non è la connotazione della marginalità
sociale a prevalere. Occorre considerare alcuni fattori di carattere generale legati alla cultura dominante in questi anni, quali
la tendenza a legittimare comportamenti aggressivi. Il farsi strada ignorando i diritti degli altri e affermandosi con la forza,
rispondere in modo violento a quelle che possono essere percepite come ingiustizie o 'offese dell'onore', sono elementi che
caratterizzano il clima in cui i ragazzi crescono. In molte situazioni, l'esprimersi attraverso la violenza è un modo per dire
all'istituzione scolastica e agli adulti: 'Io ci sono, anche se tu non mi vedi perché non rispondo ai canoni del buon studente.
Faccio sentire la mia presenza facendo vedere i miei punti di forza fisica piuttosto che le qualità intellettuali che invece sono
l'elemento che fa valutare positivamente i miei compagni'. E' vero che il fenomeno della violenza a scuola è in
aumento? Soprattutto si è evoluta a cavallo tra gli anni 90 e 2000. A quel tempo, molto è stato pubblicato sulla violenza
'anti-scolastica' e la 'etnicizzazione' della violenza: un pensiero in termini di 'loro' e 'noi', molto minoritario certo, ma che a
volte è espressa violentemente. In questa logica, è un attacco alla scuola e alla polizia o al trasporto urbano; la violenza che
si esprime in questo segmento di giovani è strettamente legata alla delinquenza dell’esclusione. Piccoli gruppi sono
identificati contro la scuola, contro le istituzioni, contro quelli che sono 'inclusi'. Come i mezzi di comunicazione
alimentano questo fenomeno? Molestie online creano più odio tra i giovani? Le principali forme di bullismo sono:
fisica, verbale, relazionale (ostracismo) e Internet. Il cyberbullismo prevede l'utilizzo di telefoni cellulari o di Internet. Il
bullismo diretto è la violenza faccia-a-faccia, mentre il bullismo indiretto inflitto tramite terzi (diffusione di illazioni e
pettegolezzi per esempio). Vi è un'altra forma di bullismo, in base all'identità di un gruppo piuttosto che sulle caratteristiche
individuali quali l'omofobia, il sessismo, il razzismo, la violenza contro i gruppi vulnerabili come i portatori di handicap. Il
legame tra molestie e discriminazione deve essere chiaramente indicato. Come vengono trattate queste situazioni
dalla giustizia minorile? Gli episodi di cui abbiamo parlato, proprio perché hanno avuto ampia notorietà, sono stati portati
all'attenzione del Tribunale per i minorenni. C'è qualcuno che sostiene che gli insegnanti, in quanto incaricati di un pubblico
servizio dovrebbero sempre denunciare. Ma la posizione più diffusa è che si tratta di questioni che devono essere regolate
dall'interno, attraverso interventi di carattere educativo, di sostegno psicologico, di mediazione scolastica dei conflitti. Certo
ci si può trovare di fronte a episodi in cui si ritiene che occorra l'intervento dell'autorità giudiziaria, perché si configurano
come veri e propri reati. In alcuni casi però le esperienze di 'mediazione' in ambito penale possono essere la risposta più
appropriata. Assumendo cioè la logica di una risposta penale non fondata su una sanzione negativa, ma su un impegno a
fare, a riconciliarsi con la vittima, a rimediare al danno inferto. Per quello che riguarda i professori come spiegare
l’aggressività di cui sono vittima in alcune occasioni da parte dagli allievi o dai loro genitori? Gli insegnanti
sono vittime di aggressioni più spesso rispetto al passato? A ottobre un insegnante è stato aggredito da giovani per
strada a Argenteuil (Val-d'Oise), mentre portava la sua classe di bambini di 8 anni ad una lezione di sport. Ore prima, il
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preside di una scuola a Tremblay-en-France (Seine-Saint-Denis) ha ricevuto pugni e calci alle 8 del mattino all'ingresso della
sua scuola e una bottiglia Molotov è stata gettata oltre il cancello. E' stato il secondo attacco alla scuola in dieci giorni.
All'inizio di settembre, l'aggressione di un supervisore a Saint-Denis aveva portato ad una forte mobilitazione da parte della
squadra educativa, in sciopero per dieci giorni per rivendicare maggiori risorse umane. Questi eventi sono molto discussi.
Sono un segno di tensione speciale? Queste violenze sono gravi, con conseguenze permanenti per il personale docente.
Banalizzare tali atti sarebbe un oltraggio intollerabile per le vittime e l'intero corpo docente. Ho completato un importante
studio della vittimizzazione, che sarà pubblicato in dettaglio nel mese di gennaio. Abbiamo intervistato a campione 12.000
membri della Pubblica Istruzione con un questionario dettagliato, in particolare sull'abuso. Il rischio di essere vittime di
violenza fisica esiste: si tratta dello 0,8% all'anno. Questo è il doppio nell’istruzione primaria: 1,6%. Su 900.000 insegnanti,
da questi dati emergono una dozzina di casi ogni giorno. Il rischio è reale.
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