La struttura consortile Campobasso-Bojano in assenza della riforma

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Transcript La struttura consortile Campobasso-Bojano in assenza della riforma

anno i - n° 0 Sabato 10 dicembre 2016
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Candido Paglione
L’Oscar del giorno lo assegniamo
a Candido Paglione sindaco di Capracotta. Ha organizzato “Una
montagna di solidarietà”, Capracotta per Castelluccio di Norcia. In
comune, hanno la coltivazione
della lenticchia (e di altri legumi)
ma anche il fatto di essere area interna e montana.
L’Ardire
Si accorge
la politica
della crisi in atto?
di Giuseppe Saluppo
P
ossibile che la politica molisana
non si sia ancora accorta della
gravissima crisi in atto? In verità, bisogna fare un passo indietro per vedere che la questione si
pone diversamente, e per fare questo è
necessario porre un quesito fondamentale: gli incentivi sono stati effettivamente progettati come strumenti di
politiche finalizzate ad incidere e orientare le scelte delle imprese verso obiettivi economicamente e socialmente
rilevanti? I fatti mettono in luce come
ciò non sia accaduto e come, piuttosto,
l’orientamento delle politiche che si
sono andate affermando sia stato di fatto
quello di non intervenire a modifica
delle caratteristiche del sistema produttivo a cui erano rivolte. Guardando al
Molise, le insufficienze del sistema industriale e dell’intervento pubblico per
le imprese assumono, infatti, proporzioni ancor più rilevanti. Il circolo vizioso si è ormai però innescato:
l’incapacità delle politiche industriali di
agire per quello che ora sono, lascia
gioco facile nel dimostrare che ogni
euro in più speso dallo Stato è un euro
sprecato e che, per questo, bisogna “lasciar fare” al mercato. In questi ultimi
anni la politica ha fallito, non perché
non abbia messo risorse e buona volontà, ma perché è mancata la capacità
di analisi e di monitoraggio del contesto
e, quindi, di porvi rimedio attraverso
una programmazione, una strategia industriale, un Piano. Stesso discorso
vale, anche, per tutti gli altri comparti.
Ora, laRegione ha le tasche piene per i
fondi europei, nazionali e risorse proprie
e straordinarie. Dovrà avere la capacità
di pianificazione e programmazione. Di
sapiente strategia e di un piano di interventi capace di mettere benzina in quei
motori capaci di sviluppare impresa e
occupazione. Per un nuovo modello di
sviluppo del Molise che è, ancora, possibile. E’ questa la sfida che non si può
perdere. Altrimenti, dovremmo solo inserire i titoli di coda.
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Micaela Fanelli
Il Tapiro del giorno lo diamo a Micaela Fanelli. Il segretario regionale
del Pd ha visto il prevalere dei no
anche nel suo comune, Riccia oltre
che nel Molise intero. Una riflessione
politica, forse, dovrebbe pure farla e
pensare a convocare l’assemblea regionale per una discussione generale
che manca da tempo.
La struttura consortile Campobasso-Bojano
in assenza della riforma regionale,
è prossima alla chiusura
Non meglio la realtà di Pozzilli
Servizio a pagina 3
IL FATTO
pagina 4
Di Renzo (Acem): “Le imprese
attendono i soldi del post sisma”
Sarebbero 13 i milioni di euro che le imprese edili molisane attendono dalla Regione per i lavori già fatti per il post sisma. A tornare alla carica nei confronti della struttura regionale è stato il
direttore dell’Acem, Gino Di Renzo. “Le imprese sono allo
stremo. I soldi prima di Natale”.
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Il Movimento “Cittadini per la sanità di qualità” esprime profonda preoccupazione per le
conseguenze che il Decreto n. 63 del 23 novembre 2016, emanato dal Commissario Ad
Acta Paolo Di Laura Frattura, sta avendo
sulla Fondazione di Ricerca e Cura “Giovanni Paolo II” di Campobasso.
“Tale Decreto, infatti, riduce di circa 2,6 milioni di euro il budget per l’anno 2016 alla
Cattolica e alle altre strutture accreditate, un
atto che di fatto compromette l’equilibrio
economico del centro di Largo Gemelli,
anche perché si riferisce all’anno in corso,
quando l’attività è già stata quasi completata.
In questi giorni c’è allarme tra la gente molisana, visto che in due anni alla Fondazione
“Perchè minare la Cattolica?”
Il movimento “Cittadini per la sanità di qualità”, preoccupato
dei tagli alla struttura accreditata decretati dalla Regione Molise
sono stati tagliati circa 5.500.000 euro, una
pesante riduzione che potrebbe portare alla
chiusura della Cattolica.
Da 180 posti letto si è arrivati a 106, nonostante in tutti questi anni la struttura abbia
avuto all’attivo 100 mila ricoveri, circa 5 milioni di prestazioni ambulatoriali, un migliaio
di pubblicazioni scientifiche e un centinaio di
progetti di ricerca.
I molisani vogliono continuare a curarsi nella
loro regione, senza essere costretti a tornare ai
cosiddetti viaggi della speranza, per non parlare del fatto che tantissimi pazienti vengono
a Campobasso da tutta Italia per farsi assistere da un centro di eccellenza come la Fondazione “Giovanni Paolo II”.
Ricordiamo che le strutture accreditate svolgono un servizio pubblico, senza nessun
onere per l’utenza. Con il Decreto in questione si indebolisce la Cattolica e l’intero si-
stema sanitario regionale.
Gli aderenti al Movimento “Cittadini per la
sanità di qualità” chiedono al Presidente Ad
Acta Frattura di revocare tale provvedimento
e invitano tutti i molisani ad una grande mobilitazione, ad iniziare dall’incontro pubblico
che si svolgerà giovedì 15 dicembre alle ore
17.30 presso la Sala della Costituzione della
Provincia di Campobasso, sita in Via Milano.
Al momento bloccata la libidine governativa a sottrarre uffici e funzioni al Molise
Corte d’Appello, il no
la tiene al riparo di tagli
Va in naftalina il progetto governativo che prevdeva la soppressione della struttura giudiziaria
Un sospiro di sollievo in attesa che si possa tornare a discuterne con altro governo
Mancava, solo, il sigillo ministeriale, ma tutto era già predisposto per togliere al Molise
anche la Corte d’Appello. Appena dopo sarebbe toccato magari alla prefettura d’Isernia. E
sulla abbrivio di questa libidine governativa a sottrarre uffici e funzioni, il Molise si
sarebbe presentato talmente
spogliato, da sollecitare l’intervento
della
Buoncostume! Da regione marginale, impoverita, depressa,
non riuscirà a fronteggiare ciò
che delle funzioni istituzionali
le sarà rimasto. La tristezza di
vivere in un luogo in cui la collettività è stata depauperata
della matrice sociale e culturale (la matrice economica non
l’ha mai avuta essendo stata
sempre una regione assistita),
ha già un precedente: l’avviso
nazionale per nominare il
nuovo direttore del ministero
dei Beni culturali per il Molise
andato deserto. Il Molise è
terra che non attira, non muove
interesse né passione. Eppure,
di storia alle spalle ne ha, e di
cultura anche, che ad un direttore ministeriale avrebbero dovuto
particolarmente
interessare. Eppure, come diciamo, il bando è andato deserto.
Probabilmente
gli
eventuali interessati sono al
corrente che nel prossimo futuro, permanendo la vocazione
governativa a smantellare i
suoi apparati periferici, quel
posto verrà cancellato. Meglio
dunque tenersi alla larga, e
puntare a qualcosa di serio ed
importante.
Un segnale allarmante dell’impoverimento progressivo non
solo di uffici ma anche di personale che nessuno finora dei
presunti “rappresentanti del
popolo” e dei presunti “governanti regionali” pare abbia percepito nella sua gravità.
Andando avanti di questo
passo, e con questa classe dirigente, sarà difficile diradare la
foschia che avvolge e impedisce al Molise di guardare
avanti con un minimo di certezza in un futuro che non sia
solo di lacrime e sangue. La
paralisi mentale dei vertici regionali sta riversando i suoi effetti malefici su tutti i gangli
vitali, impedendo che fosse
pensata e organizzata una sortita politica in difesa dei nostri
diritti costituzionali. Sono i comitati popolari a reagire contro
i tagli, le soppressioni, le cancellazioni, il ridimensionamento dei servizi essenziali.
Ma la loro incidenza è nulla
nei confronti degli apparati nazionali. Occorrerebbe pertanto
una mobilitazione politica, una
coalizione delle volontà per affrontare sul piano ufficiale,
nelle sedi istituzionali (soprattutto governative e parlamentari) il modo per uscire
parzialmente
indenni
da
quanto sta accadendo per mano
del governo nazionale con la
iconoclastica decimazione dei
diritti costituzionali, perché il
Molise abbia pari diritti e pari
dignità delle altre regioni. Abbiamo letto con interesse che
“Il Molise, dal 2008 non ha
mai avuto la forza di negoziare
col governo, ha ignorato il disegno di semplificazione che
ne determinerà la scomparsa,
ed ha continuato a dilettarsi
nelle proprie divisioni di basso
profilo, del tutto avulse dall’evoluzione degli assetti amministrativi imposti dalla
troika europea. L’agenda non è
mutata dal 2008 in poi perché
sia Berlusconi che Monti,
Letta e Renzi, hanno semplicemente messo in atto le indicazioni
di
Bruxelles
e
Francoforte, con tagli alla
spesa sociale, riduzioni delle
prestazioni pubbliche, contenimento dei costi previdenziali,
blocco del turn-over e del rinnovo dei contratti nella pubblica
amministrazione,
diminuzione a poco più del 6%
sul Pil della spesa sanitaria e
sforbiciate draconiane agli investimenti sulla scuola, la ricerca scientifica, l’università,
il sapere, l’innovazione digitale e sulle infrastrutture materiali”. Il Moloch che il Molise
si trova davanti lo sta atterrendo, paralizzando, rendendolo inerte e remissivo. La
vittoria del No al referendum
costituzionale ha bloccato
quelle politiche di sfoltimento
istituzionale “reso necessario
secondo le indicazioni della finanza internazionale, per ridurre la spesa pubblica e
rimanere competitivi nel mercato globale. Come se ridurre
di 50 milioni l’anno gli attuali
costi del Senato avesse consentito alle imprese tessili di
far rientrare in Italia le produzioni che in Bangladesh hanno
costi di pochi dollari di salario
al mese e senza alcuna protezione per i lavoratori, come
conferma il crollo di uno stabile a Dacca nel 2015 dove
morirono 1.300 operai nel silenzio assordante di chi compra nei negozi di Via Condotti
o di Via Montenapoleone a
Roma o a Milano”. Il “No” referendario, dunque, al momento ha bloccato l’ennesimo
taglioche si voleva infliggere
al Molise
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L’intervento
Il Vice Presidente dell’ACEM Carmine Abiuso ed il Direttore Gino Di
Renzo hanno incontrato stamattina il
Direttore dell’Agenzia Regionale
Post Sisma Manuel Brasiello, per rappresentare la situazione di difficoltà
delle imprese che ancora non riscuotono la tranche di 13 milioni di euro,
recentemente trasferita dal Governo
centrale per la ricostruzione, pur trovandosi a dover fronteggiare le scadenze ed i pagamenti di fine anno
ormai imminenti, senza la liquidità
necessaria. Il Direttore Brasiello ha
assicurato che le pratiche sono state
già avviate da oltre 10 giorni e sono
pronte per la liquidazione alle im-
Di Renzo (Acem): “Post sisma,
bisogna velocizzare la spesa”
prese e che sia l’ARPS sia la Regione Molise hanno profuso il massimo impegno per velocizzare tutti i
pagamenti entro Natale. Tuttavia, per
accelerare ulteriormente le procedure, la delegazione dell’ACEM ha
incontrato subito dopo la Banca tesoriera, Popolare di Novara, per rappresentare la situazione di emergenza e
la necessità di limitare al massimo i
tempi tecnici, ottenendo apertura e
rassicurazioni sulla velocizzazione
della tempistica.
I Consorzi industriali nel Molise sono l’emblema del fallimento delle politiche riformatrici della Regione
Consorzio per lo Sviluppo industriale Campobasso - Boiano:
un guazzabuglio indescrivibile,
cui ha tentato di porre mano la
giunta regionale il 13 ottobre
2016 deliberando di diffidare il
Consiglio generale ad eliminare, nel termine di 20 giorni
dalla notifica della deliberazione (tempo scaduto? – ndr) ,
“le cause oggetto di contestazione, così come esposte e ricondotte negli atti e nelle
relazioni dell’Organo di Revisione contabile dello stesso
Ente”, pena lo scioglimento. A
leggerle le cause e le contestazioni si rimane allibiti per la vastità dei problemi e del perché
si sono generati.
Diamo alcuni brani della relazione dei revisori dei Conti: “…
l’assoluta mancanza di equilibrio tra ricavi e costi di gestione anche in relazione alla
elevata componente di costi
fissi costituiti dal personale e
dagli altri costi di gestione della
struttura, le ripetute perdite
operative, l’insufficienza del
capitale circolante, flussi di
cassa negativi dell’attività operativa, eccessivo volume di debiti ed incapacità di rimborsarli,
fanno presumere al Collegio
che non vi siano i presupposti
per la continuità aziendale”.
Oltre ad esprimere un giudizio
negativo sul bilancio, il Collegio ha invitato gli amministratori, ma soprattutto la Regione
Molise che sui Consorzi esercita il controllo, “a predisporre
con somma urgenza un analisi
dei centri di costo dei diversi
servizi erogati, una revisione
delle tariffe applicate ed un dettagliato piano strategico per il
risanamento economico e finanziario dell’Ente da condividere con tutti i soci e i
Il Consorzio di Boiano
è sulla soglia
dello scioglimento
Quello di Isernia/Venafro vegeta in regime commissariale, e quello di
Termoli va a ruota libera, con possibile botto finale
competenti organi regionali, tenuto conto che il patrimonio
netto a causa delle ingenti perdite maturate nei vari anni è inferiore al fondo di dotazione
iniziale, ad adottare i provvedimenti previsti dallo statuto e
dalla normativa vigente”. Il
consorzio, insomma esiste sulla
carta, ma è praticamente finito.
Le cause del suo progressivo
decadimento sono note da diversi anni ma, a conferma che
la Regione Molise usa il discernimento in modo capriccioso,
bizzarro e bizzoso, è stato lasciato impunemente scorrere il
tempo e il danno. Il Consorzio
per lo sviluppo industriale
Campobasso – Boiano è riassumibile in una vergogna politica,
amministrativa e gestionale.
L’Avvocatura regionale chiamata a dare un giudizio oltre
quello del collegio dei revisori
dei Conti, ha calcato la mano e
rincarato la dose: lo scioglimento dell’ente consortile. In
fatti, il perdurante stato di crisi
strutturale del Consorzio determinerebbe l’applicabilità dell’articolo 14, comma 2 dello
Statuto: cioè lo scioglimento.
Conclusione che a parere dell’Avvocatura sembra ulteriormente avvalorata anche dalla
modalità di funzionamento
degli organi consortili che “suscita notevoli perplessità in ordine alla legittimità della
costituzione e/o permanenza in
carica, nonché della convocazione e validità delle deliberazioni consortili, sia sotto il
profilo del quorum strutturale
che del quorum funzionale richiesti a tal fine dallo Statuto”.
Un disastro. Però tenuto in
piedi nonostante le relazioni, i
richiami, gli avvisi e le crisi di
cui è stato reiteratamente oggetto. La Regione di Frattura
aveva annunciato una legge di
riforma dei Consorzi e su que-
sta ipotesi ha speculato parecchio sulla sua presunta carica
innovativa e razionalizzatrice
delle distorsioni organizzative e
gestionali lasciate da chi il governo Frattura lo ha preceduto.
Parole, parole e parole, che ancora oggi sono la cifra rinvenibile agli occhi e alle orecchie
dei molisani che non hanno ceduto alla fascinazione del renzismo/fratturiano e hanno
presenti gli appuntamenti cui è
venuto clamorosamente meno il
presidente: la Sanità, l’Industria, il Turismo, il Trasporto, la
Viabilità, il Commercio; a mala
pena si salva l’Agricoltura
avendo l’assessore Facciolla
provveduto a dotarsi di un
Piano di sviluppo che sta adoperando a colpi di bandi e di …
assunzioni. Il Consorzio di Boiano è sulla soglia dello scioglimento;
quello
di
Isernia/Venafro staziona in regime commissariale, e quello di
Termoli va a ruota libera, con
possibile botto finale. La legge
di riforma è rimasta nella mente
del presidente e della giunta regionali. Come tante altre riforme annunciate e mancate.
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10 dicembre 2016
Regione plantigrada: 7 anni per definire il quadro economico e il tempo di realizzazione dell’opera
Entro maggio 2017 Larino avrà il museo dei Frentani nel
Parco archeologico dell’anfiteatro romano e di Villa Zappone
Ciò che non mancano al Molise sono i finanziamenti. Manca vistosamente la capacità di metterli a frutto
Alcuni interventi di tutela e valorizzazione dei siti archeologici e del
patrimonio storico-artistico del Molise (Piano di Azione e Coesione –
Aree di attrazione culturale), finanziati con le risorse del Fondo per lo
sviluppo e la coesione 2000-2006,
portati a rendicontazione nel Programma operativo regionale 20072013, devono ancora concludersi.
L’immagine di una Regione ritardataria continua a reiterarsi negli atti
amministrativi da cui si rileva, appunto, come sia stato complicato il
percorso relativo all’allestimento
del Museo dei Frentani nel Parco
Archeologico dell’Anfiteatro Romano e di Villa Zappone di Larino.
Ci riempiamo la bocca dell’importanza dei reperti archeologici, delle
testimonianze architettoniche, delle
singolarità storiche e culturali che
punteggiano il territorio molisano e
però non ci indigniamo abbastanza
nel prendere atto del tempo che trascorre dal finanziamento alla realizzazione delle opere, e del danno
subito.
A dire il vero a non indignarsi sono
gli amministratori e i dirigenti della
Regione che si portano dietro il cumulo di anni (decenni) sprecati, di
finanziamenti non utilizzati, di
opere non realizzate. Il caso di Larino è testimonianza inoppugnabile
di una gestione poca accorta del
progetto museale. E come quella, ce
ne sono altre decine sparse nei vari
rendiconti dei vari fondi europei.
Maurizio Cacciavillani sposa
l’idea di Domenico Meo e
punta a portare la manifestazione in Russia, facendo appello alla Regione per istituire una legge regionale a sostegno degli
eventi più importanti del Molise. «La
grande affluenza di pubblico di quest’anno è frutto di un progetto di marketing territoriale che ha visto sfilare la
‘Ndocciata a Milano durante Expo
2015».
Le ultime due edizioni della ‘Ndocciata
dell’8 dicembre ad Agnone hanno più
che raddoppiato le presenze rispetto alle
precedenti, dimostrando l’efficacia dell’azione di marketing territoriale intrapresa negli scorsi anni e culminata con
“Il Giorno del Fuoco” a Milano il 26 settembre 2015, quando la ‘Ndocciata di
Agnone ha sfilato sulla darsena dei navigli, come evento di punta di Expo in
Città (il palinsesto degli eventi nel cuore
della città milanese organizzati durante
l’esposizione universale). «Abbiamo un
riscontro concreto che la ‘Ndocciata a
Milano – spiega Maurizio Cacciavillani
che è stato tra i promotori del progetto –
ha portato tantissima gente ad Agnone.
E questo è stato, fin da principio, l’obiettivo di tutta la nostra programmazione.
Fare di Milano una vetrina internazionale, per portare persone sul territorio
alto molisano. Molti ieri sono arrivati in
Dicono che ci sia un’autorità apposita per valutare il grado di efficienza della spesa regionale. Se c’è,
deve essere particolarmente magnanima. Sta di fatto che l’allestimento del Museo dei Frentani
risulta tra gli interventi ancora pendenti, individuati dalla giunta regionale il 25 gennaio 2013 (delibera
67). Vale a dire circa 4 anni fa. Ma
solo il 9 novembre scorso il direttore del Quarto dipartimento, Massimo Pillarella, è stato in grado di
prendere atto dell’approvazione da
parte del responsabile del procedimento, del nuovo quadro economico del progetto relativo al Museo,
rideterminato il 14 gennaio 2016 in
441.632,28 euro e in un’economia
riprogrammabile di 58.367,72.
Mezzo milione in tutto di euro, per
dare a Larino ciò che meritava di
avere molti anni prima. Tra le cause
del ritardo c’è anche l’erronea attribuzione di Ente attuatore dell’opera
in capo al Comune. La direzione regionale del ministero dei Beni e
delle attività culturali del Molise ha
dovuto pertanto correggere il tiro
(lo ha fatto con una nota del 17 ottobre 2013), sottolineando che gli
interventi che interessano siti e/o
musei di esclusiva proprietà statale,
l`Ente Attuatore deve essere la direzione regionale stessa. Ebbene, per
cambiare l’Ente attuatore e per ricomporre il quadro economico, ci
sono voluti la bellezza di circa 4
anni. Sono questi dettagli, questi ri-
lievi, i residui non rimossi di un sistema regionale che non funziona
secondo i canoni della tempestività
e della ragionevolezza.
Può accadere (e accade), perché alla
Regione Molise non sono stati attivati i meccanismi di controllo, il carico di lavoro e la tempistica. Tutti
vanno a ruota libera, e nessuno risponde a nessuno di alcunché. Il
Museo di Larino, se mai vedrà la
luce, non sarà prima del 10 maggio
2017, in corrispondenza del nuovo
termine per la trasmissione da parte
del segretariato regionale del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo del Molise, ex
direzione regionale, della documentazione necessaria per la chiusura della concessione, come
stabilito nel disciplinare allegato
alla determinazione del direttore generale della giunta regionale il 25
agosto 2014. Ciò che non mancano
al Molise sono i finanziamenti.
Manca vistosamente la capacità di
metterli a frutto.
Dardo
“La ‘Ndocciata come un festival dei fuochi
città perché avevano visto
o sentito parlare del
Giorno del Fuoco nel capoluogo lombardo. E questa è la migliore risposta a
tutti coloro che affermavano che la ‘Ndocciata a
Milano non sarebbe servita». Maurizio Cacciavillani evidenzia anche che il
format “Il Giorno del
Fuoco”, coniato in occasione di Expo 2015, ha un effetto positivo sulla manifestazione, in quanto
identifica meglio il significato della
‘Ndocciata, con un termine che la rende
facilmente riconoscibile da chi non è molisano.
Un format che lega la ‘Ndocciata alle
altre peculiarità di eccellenza dell’Alto
Molise: il fuoco quale elemento naturale
che dà linfa a tutta la manifestazione (che
illumina), diventa il fil rouge per la promozione dell’arte di fondere i metalli
(fuoco che crea le campane e permette la
lavorazione del rame) e per la promozione dei prodotti dell’agroalimentare (il
fuoco che cuoce i cibi), ricollegate alla
figura di San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi d’Italia.
«Questo format ha attirato tantissimi visitatori ad Agnone – spiega Cacciavillani
– ma ora, per far si che
l’evento sia ancora più da
traino per il turismo e faccia restare le persone sul
territorio per più giorni,
bisogna sposare l’idea di
Domenico Meo: trasformare la ‘Ndocciata in un
festival sui riti del fuoco,
che nel medio periodo
possa durare anche per
un’intera settimana. Questa azione avrà un effetto promozionale
superiore ed attirerà ancora più persone».
Inoltre, Maurizio Cacciavillani ritiene di
dover ancora esportare la manifestazione
oltre i confini molisani, per farle assumere una valenza internazionale.
L’idea è di far sfilare le ‘ndocce infuocate in Russia, nella grande piazza rossa
di Mosca, utilizzando l’evento come volano per il turismo del Molise e dell’Italia. «In Russia c’è la campana più grande
del mondo – spiega Cacciavillani – che
si aggancia con la tradizione della millenaria fonderia Marinelli e la Russia è un
mercato in crescita, che può rispondere
benissimo. La ‘Ndocciata diventerebbe
lo stimolo per aprire le porte alle imprese
locali ad un contesto più internazionale.
Abbiamo bisogno di uno shock promozionale per cambiare le sorti del territorio
e attraverso una forte azione pubblicoprivata la ‘Ndocciata può essere da apripista per incrementare il turismo ed
attirare investimenti, creare nuovi rapporti commerciali. Ovviamente si tratta
di un’iniziativa da organizzare con il
tempo, con il supporto delle istituzioni e
delle imprese molisane».
Per questo e per riconoscere la ‘Ndocciata come uno degli eventi di punta del
Molise, Maurizio Cacciavillani lancia un
appello alla Regione: «va istituita una
legge regionale ad hoc per gli eventi molisani più importanti, con un finanziamento fisso con il quale creare
un’organizzazione puntuale e strutturata.
Basta con i finanziamenti a pioggia, bisogna scegliere sono alcune manifestazioni e puntare su quelle, come traino nel
campo turistico e dell’agroalimentare, attraverso risorse pubbliche certe, da integrare con i finanziamenti dei privati. Solo
così si può fare il salto di qualità per la
promozione dell’intera regione». Cacciavillani sottolinea che il Comune da solo
non può sostenere un evento di grande
portata come la ‘Ndocciata e ringraziando i portatori di ‘ndocce e gli organizzatori per l’ottimo risultato, invita a
lavorare insieme per fare della ‘Ndocciata una manifestazione ancora più straordinaria.
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10 dicembre 2016
Da almeno 15 anni dal Comune di Campobasso non esce un progetto che uno
Se non fosse che gli edifici scolastici di Campobasso, tranne i
due o tre plessi costruiti con la
legge antisismica in vigore, sono
tutti esposti alla vulnerabilità del
terremoto, il consiglio comunale, i gruppi politici, i singoli
consiglieri non avrebbero di che
parlare, di che farsi protagonisti,
di che richiamare l’attenzione
dei media su se stessi. L’amministrazione ha consegnato il suo
programma elettorale, poi l’ha
chiuso nel cassetto e amen. Del
contenuto, a tratti pretenzioso,
nemmeno un accenno. Non un
opera, una strada, una piazza,
una struttura pubblica da quando
s’è insediata. Sta seguendo, e
forse riuscirà a vederne la fine,
il sottopasso di Via Mazzini (iniziato nel 1992) e il completamento della tangenziale Nord
(iniziata qualche anno dopo). Di
autonomo, sono almeno 15 anni
che dal Comune di Campobasso
non esce un progetto. Che uno.
L’encefalogramma comunale è
piatto. Al punto da non essere
stato in grado di registrare la
promessa della sede regionale
per fare del capoluogo un’entità
funzionale, eliminando la diaspora degli uffici regionali sul
territorio, e creando un meccanismo capace anche di alimentare
l’economia locale. Questi i
punti cardini del concorso internazionale d’idee di cui non si
hanno anni notizie da circa due,
né la curiosità del perché sia
abortito. Gli stimoli a saperlo
sono venuti meno, e non avrebbero dovuto, finanche al collegio dei revisori dei conti, ai
quali dovrebbe essere stato spiegato perché spendere 50 milioni
di denaro pubblico senza uno
L’intervento
Nel deserto d’iniziative, di programmi, di progetti
e d’investimenti, la sicurezza nelle scuole salga
e scenda nell’aula consiliare
E’ stato sufficiente che l’effluvio di chiacchiere confluisse monotematicamente
nell’aula consiliare e in quella sede in un ordine del giorno (condiviso), perché
le chiacchiere placassero gli animi e soddisfacessero la vanità di tanti
scopo e, peggio ancora, alla Procura della Corte dei Conti.
Siamo il Molise, che non a caso
tanto anima e solletica la verve
dialettica e la vis polemica del
presidente del consiglio dei ministri, l’ineffabile Matteo Renzi.
Va da sé che nel deserto d’iniziative, di programmi, di progetti e d’investimenti, la
sicurezza delle e nelle scuole
faccia saliscendi nell’aula consiliare a seguito degli episodi tellurici, di cui quello che nel 2002
ha fatto crollare la copertura
della scuola elementare Iovine
di San Giuliano di Puglia causando la morte di 27 bambini e
della maestra che li teneva a lezione e, recentemente, lo sciame
sismico che ancora tiene in allarme gran parte delle Marche,
dell’Umbria e dell’Alto Lazio.
All’onda simica segue inevitabilmente l’onda emotiva, e a
Campobasso gli amministratori
comunali nelle settimane scorse
ne hanno fatto oggetto di una
esplosione di umori, considerazioni, valutazioni e riflessioni
riaprendo il capitolo della sicurezza, solo formalmente chiuso,
ma sostanzialmente aperto, la
cui lettura è in atto da lustri
senza mai arrivare a un punto
fermo, a una puntualizzazione
sullo stato di fatto, sugli interventi migliorativi delle strutture
che, come abbiamo accennato ci
sono stati. Ciò perché alle valutazioni tecniche non è mai seguita un’azione amministrativa
che ne spiegasse i limiti, e il perché. Non poteva seguire, non
avendo il governo nazionale, il
governo regionale e l’amministrazione comunale riassunta
una dotazione finanziaria per avviare un serio e progressivo intervento risolutivo. Mancando
questo, ecco l’effluvio di chiacchiere, di emotività, di false polemiche, e falsi riscontri. Mesi
di contrasti tra l’amministrazione comunale e i comitati dei
genitori; tra l’amministrazione e
i consiglieri di opposizione fondati su un’unica certezza: l’impossibilità oggettiva di reperire
a breve una soluzione. Poi è
stato sufficiente che l’effluvio
di chiacchiere confluisse monotematicamente nell’aula consiliare e in quella sede in un
ordine del giorno (condiviso),
perché le chiacchiere placassero
gli animi e soddisfacessero la visibilità di tanti. Ma sul tema si
vogliono ancora chiacchiere,
non avendo altro di che discutere.
Dardo
Euribor taroccati, interessati 5.000 molisani
di Luigi Iosa*
La sentenza è arrivata dopo tre anni: una
ventina di pagine fondamentali per rivolgersi a un giudice e ottenere il risarcimento
delle
somme
versate
ingiustamente. In attesa ci sono almeno 5
mila famiglie che hanno acquistato un immobile con un mutuo a tasso variabile in
corso nel periodo compreso tra il settembre 2005 e il maggio 2008. Oltre a loro,
tanti altri clienti che nello stesso periodo
hanno ottenuto un finanziamento o stipulato un leasing. Tutti hanno pagato interessi taroccati. La sentenza della
Commissione Europea mette nero su
bianco quanto già si sapeva dal dicembre
2013: un gruppo di grandi istituti di credito internazionali ha creato un cartello
manipolando a suo piacimento l’indice
Euribor, il parametro al quale si agganciano mutui, derivati e molti altri strumenti finanziari. La conseguenza è stata
la falsificazione della quota interessi applicata alle rate, con effetti evidenti sino
alla primavera del 2009. Il cartello è stato
punito dall’ Antitrust della Unione Europea con una sanzione di 1,7 miliardi di
euro, poi ridotta a 1 miliardo. Ora, grazie
alla consegna della Sentenza alla Sos
Utenti e sua pubblicazione, parte la corsa
per ottenere i rimborsi.
I Molisani beffati. La manipolazione dell’Euribor da parte delle Banche condannate, tra loro la Deutsche Bank operante in
Italia, ha generato un effetto a cascata.
Perché le decisioni assunte in maniera arbitraria dal tavolo ristretto formato da 4
grandi Banche condizionavano anche le
banche più piccole, chiamate per legge a
recepire il valore Euribor di volta in volta
stabilito. Ecco perché, tra i 2,5 milioni di
italiani coinvolti nella grande truffa che ha
causato esborsi non dovuti dalle Famiglie
che hanno acquistato un immobile ricorrendo ad un mutuo bancario a tasso varia-
bile per 360 miliardi di euro, solo nel
2008, ci sono circa 5 mila molisani. È
stato calcolato che la sanzione giudiziaria
può restituire alle famiglie della regione
interessi, solo sui mutui accesi dalle famiglie per acquistare un immobile, per
oltre 28 milioni di euro riferiti al solo
2008. La Sos Utenti, utilizzando i dati statistici pubblicati sul Bollettino trimestrale
edito dalla Banca D’Italia, per il solo
2008, dove è stato possibile, tirando fuori
il tasso medio praticato dalle banche e sottraendovi la media Euribor taroccato, cal-
colare lo spread applicato per determinare
il maltolto, prendendo in considerazione
un mutuo per 100mila euro da restituire in
20 anni; l’importo che può essere richiesto giudizialmente, solo per il 2008,
oscilla tra 2.962 € e 4.078 Euro a seconda
della sanzione che ogni Giudice ritiene di
applicare. C’è chi, tra gli imprenditori che
hanno acceso un mutuo o un leasing per
avviare attività commerciali, ha subito un
danno economico ancora maggiore. Basta
moltiplicare gli importi citati per il N° di
anni di manipolazione illegittima e per i
multipli di 100.000,00 €. E in diversi casi
c’è stata una seconda conseguenza: molti
clienti sono entrati in crisi in seguito all’aumento spropositato dei tassi d’interesse e dunque delle rate. Ad alcuni la
banca ha chiuso i rubinetti perché non riuscivano a rispettare le scadenze. La colpa,
ma si è scoperto solo qualche anno dopo,
era di chi aveva taroccato gli interessi.
*Sos Utenti
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10 dicembre 2016
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