Novara senza “Freccia Bianca” Causa: la mancata connessione

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REALTÀ LOCALI
venerdì
9 dicembre 2016
Ora si paga la scelta politica di bocciare un progetto già finanziato
Novara senza “Freccia Bianca”
Causa: la mancata connessione
Per la città di Novara è un
danno la cancellazione dei servizi svolti dai treni “Freccia
Bianca”? Rispondere a questa
domanda è abbastanza semplice. Sì, lo è. Senza alcun dubbio è un danno. Scompaiono
dall’orario treni di qualità, che
garantivano servizi diretti per
Torino, Milano e per tutte le
principali città del nord sino a
Venezia.
Più complesso è forse rispondere ad una seconda e
conseguente domanda. Perché
scompaiono questi servizi ferroviari dalla città di Novara?
Alla risposta entrano in gioco due fattori distinti ma connessi. Il primo è l’attraversamento della città di Novara da
parte della linea ferroviaria ad
alta velocità Torino-Milano, il
secondo è l’entrata in servizio
dei nuovi treni “Freccia Rossa
1000”.
Primo fattore. Il progetto
della linea ad alta velocità Torino-Milano prevedeva la connessione con la linea storica ad
I treni della Tav non
entrano in città.
C’è una soluzione?
Sì, ma improbabile
est della città di Novara, secondo un tracciato ad “esse” tra
Pernate e Romentino.
Questo collegamento, totalmente finanziato e del quale
esisteva già un progetto esecutivo, non è stato realizzato perché è stato bocciato dal mondo politico novarese: c’è chi lo
riteneva uno scempio ambientale, chi avrebbe preferito costruire un’altra stazione lungo
la linea ad alta velocità. Fatto
sta che i treni ad alta velocità
passano dal territorio della città di Novara ma non possono
fermarsi in stazione perché
non esiste un collegamento
ferroviario tra l’alta velocità e
la stazione.
Secondo fattore: l’entrata in
servizio dei nuovi treni “Freccia Rossa 1000”. Dal 2015 stanno entrando in servizio con
buon ritmo questi nuovi convogli destinati alla rete ad alta
velocità. La disponibilità di
questi nuovi convogli permette a Trenitalia di ampliare la
sua offerta anche sulla linea
Torino-Milano. In questi ultimi
anni la limitata quantità di
convogli in grado di percorrere le linee ad alta velocità ha
portato all’uso sulla TorinoMilano dei convogli “Freccia
Bianca”, treni formati da locomotive alimentate a corrente
continua, quindi non idonee
alla rete ad alta velocità alimentata a corrente alternata, e
da carrozze ristrutturate.
Ora che la disponibilità dei
“Freccia Rossa” è in aumento è
abbastanza ovvio che i “Freccia
Bianca” vengano eliminati dalla Torino-Milano e destinati a
zone prive dell’alta velocità.
Si torna quindi al vero problema: i treni che percorrono
la linea ad alta velocità non
possono fermarsi alla stazione
di Novara perché la stazione di
Novara non è collegata alla linea ad alta velocità.
Il sistema ferroviario del
nord-ovest, così come era stato
definito ancora negli anni ’90,
prevedeva due tipi di treni ad
alta velocità: quelli diretti tra
Torino e Milano e quelli con
sosta a Vercelli e a Novara, percorrendo il tratto di linea storica tra le due città.
Tutta la rete italiana ad alta
velocità è impostata così: treni
di primo livello senza fermate
intermedie tra le grandi città,
treni di secondo livello con fermate anche nelle città di media
importanza. Sulla linea Milano-Roma, ad esempio, alcuni
treni sono diretti Milano-Roma
senza fermate intermedie, altri
fermano a Bologna e Firenze,
città più importanti di Novara,
altri ancora però fermano a
Piacenza e Parma, città importanti come Novara ma che, a
differenza di Novara, hanno il
Un convoglio Freccia Bianca di Trenitalia
collegamento tra la stazione e
la linea ad alta velocità.
Ancora, a questo punto potremmo porci una terza domanda. E’ possibile risolvere il
problema oggi e dare alla stazione di Novara il collegamento con la rete ad alta velocità?
In linea teorica sì, ma è molto
difficile che ciò avvenga. Una
prima soluzione tecnica è
quella di costruire quanto non
fatto una decina di anni orsono, cioè il collegamento ad est
della città tra la linea storica e
l’alta velocità. Ipotesi però assai improbabile a questo punto. Forse potrebbe essere studiata una soluzione più semplice ed economica: costruire
un raccordo tra lo scalo merci
del Boschetto e la linea ad alta
velocità in direzione Milano (lo
scalo è già collegato con la li-
nea ad alta velocità in direzione Torino). I treni provenienti
da Vercelli lungo la linea storica potrebbero effettuare la sosta alla stazione delle Nord (a
poche decine di metri dalla
stazione RFI) e poi proseguire
verso Milano sull’alta velocità.
In pratica si potrebbe attuare quel piano generale di gestione del sistema alta velocità
che prevedeva la sosta a Vercelli e a Novara di alcuni treni ad
alta velocità.
Probabilmente non se ne farà nulla, il treno lo si è perso da
anni, ma forse andrebbe esplorata questa possibilità di rimediare al grave errore commesso
anni orsono, del quale la cancellazione dei “Freccia Bianca”
è una logica conseguenza.
piero scandaluzzi
Formazione professionale per giovani
migranti: progetto, segno di “speranza”
“Ad-Dio”, presentato
alle Paoline il libro
di don Piermario Ferrari
Paolo Moroni, Eloisa Rapisardi e l’assessore Augusto Ferrari durante la presentazione alla sede di Filos. A destra i presenti
Don Ferrari e Cicala alla presentazione fra gli intervenuti
“Amal-Formare per integrare”. E’ questo il titolo di un
progetto nato dalla collaborazione tra Integra, cooperativa
che si occupa di accoglienza e
integrazione dei migranti che
lo ha finanziato, e Filos, storico ente di formazione attivo a
Novara, che lo realizza insieme alla Caritas diocesana.
Obiettivo del progetto
(“Amal” significa “speranza”
in lingua araba), illustrato venerdì scorso alla sede di Filos,
è fornire la possibilità ai migranti seguiti da Integra (circa 200 in tutto il Novarese) di
prendere parte a corsi di formazione professionale. Alla
base dell’iniziativa, infatti,
l’idea per cui la formazione
professionale non sia solo
una strada per l’integrazione
futura, ma anche un luogo
dove i processi di integrazione si realizzano concretamente. La formazione professionale offre - oltre a uno spazio
protetto dove il migrante può
compiere il suo percorso di
inserimento in una società
straniera (confrontandosi e
sentendosi al riparo da pregiudizi e stereotipi) - contenuti tecnici specifici e un pacchetto di competenze linguistiche e comportamentali indispensabili per poter trovare
cittadinanza nella realtà che
lo ospita. Il tutto in un processo multidimensionale e
interattivo, che prevede una
partecipazione attiva di ambo
le parti coinvolte, pertanto
anche della società che accoglie e che ospita i giovani migranti.
A spiegare i dettagli del
progetto, Eloisa Rapisardi, responsabile di Integra, con Simone Moro e Paolo Moroni di
Filos. Tre i percorsi individuati: collaboratore di cucina
(corso già avviato e che viene
ospitato nella cucina che la
Caritas utilizza per la Locanda d’Agosto in estate), idraulica e meccanica. Questi ultimi due percorsi prenderanno
il via il prossimo gennaio. I tre
corsi sono stati scelti in base
a una precisa ricerca di mercato, attuata da Filos e al dialogo con i migranti. Incontro
e discussione dai quali sono
emerse le loro aspirazioni, le
loro competenze.
«Come cooperativa – ha
esordito Rapisardi - siamo nati nel 2014, per aiutare ragazzi che scappano dalla guerra e
persone che si trovano in difficoltà. Il tutto nel complesso
quadro italiano. Ci sono tanti
ragazzi con sogni e desideri. In
questo contesto abbiamo sem-
pre cercato un equilibrio. Siamo partiti aiutando 40 profughi che avevamo 4 dipendenti. Oggi ci occupiamo di 200
migranti e abbiamo 25 dipendenti. Se si fa un’accoglienza
corretta, occorrono numeri
giusti e adeguati. Gli appartamenti in cui ospitiamo i ragazzi hanno proprietari del
territorio, noi paghiamo gli
affitti e acquistiamo qui quello che serve loro. Facciamo
quindi girare l’economia. Il
progetto vede una stretta sinergia tra noi e Filos, che ospita le attività relative ai tre corsi».
Il progetto vede il plauso
della Regione Piemonte e, in
particolare, dell’assessore alle Politiche sociali, Augusto
Ferrari: «Serviva un progetto
di questa portata – ha commentato – perchè c’era grande
bisogno. Un progetto che arricchirà il territorio, un progetto da guardare con gli occhi
del lavoro e del vivere insieme,
non con gli occhi della paura.
Con Filos ho già lavorato
quando ero assessore in Comune. Ha una grande tradizione di valori in cui Novara
crede molto. Le risorse non
vengono investite solo per l’accoglienza, ma anche reinvestite sul territorio. Siamo di fron-
te a un progetto di cooperazione importante. Può diventare
un modello vero di riferimento per la politica regionale».
Quindi Moroni: «Il nostro
obiettivo è fornire ai ragazzi
un titolo spendibile nel mondo del lavoro. Sono stati individuati 40 candidati, con
un’età tra i 18 e i 31 anni. Con
loro abbiamo svolto colloqui e
siamo partiti con l’attività. Ci
sono lezioni teoriche e pratiche. Per il corso di cucina ci si
alterna tra la nostra sede e via
Negroni 2 per le lezioni pratiche. Proponiamo anche lezioni di lingua italiana, fornendo altri elementi importanti
ai ragazzi», inviandoli anche
al Centro provinciale per
l’istruzione degli adulti (Cpia)
di Novara. Dopo i corsi ci saranno anche stage e tirocini,
con i quali prosegue l’azione
di integrazione dei ragazzi. A
tale scopo, Moroni fa un appello alle aziende e alle associazioni del territorio «per collaborare con noi, per aiutarci
a inserire i ragazzi nel mondo
del lavoro».
Alla presentazione anche il
consigliere regionale, Domenico Rossi: «un progetto interessante e frutto di una sinergia importante».
monica curino
Molte persone lo scorso venerdì presso la Libreria Paoline di Novara per partecipare alla presentazione del nuovo libro di don Piermario Ferrari, “Ad-Dio”, pubblicato con Interlinea. Presente l’autore, filosofo e teologo, che, dopo decenni di insegnamento vive un’esperienza eremitica. Nel libro ha voluto offrire ai lettori una raccolta di scritti e meditazioni, sorti in contesti disparati, che partono da “il ‘cuore’”
e, con taglio prevalentemente antropologico-filosofico, si orientano
su temi di attualità, quali la violenza e la guerra, dai quali si giunge a
riflettere sul denaro e più in generale sull’avere. Non mancano in seguito considerazioni sulla comunicazione, sull’educazione e sulla politica, sul pensare filosofico e sul pensiero metafisico, per concludere
col rapporto della filosofia con la scienza dell’uomo con la materia e
la natura.
Come relatore della serata, Roberto Cicala, direttore editoriale della casa editrice. «Questo libro viene dopo altri testi - ha detto Cicala ma sopratutto da un testo che si intitola “Passioni per il pensiero”. Io
credo che il titolo riesca ad esprimere bene l’idea di don Piermario rispetto al mondo e alla necessità di meditare. Il titolo può rappresentare un saluto finale, quasi la voglia di mettere un punto a un esperienza per incominciarne un’altra, ma sopratutto potrebbe voler dire un
“saluto per allontanarsi”. Altro significato ancora più immediato è
quello di un avvicinamento, cioè un “ad” che porta a “Dio”».
Un “incontro” tra filosofia e preghiera, due realtà che sono sempre
andate in parallello, fino a sembrare non comunicanti. «In realtà – ha
spiegato Ferrari - se uno attraversa la storia della filosofia, scopre che
questo incontro ha radici molto antiche, partendo anche dal primo testo di Aristotele “Peri euchés” ovvero Sulla preghiera. C’era l’abitudine
di invocare gli dei prima delle lezioni. Quindi lo spazio dell’invocazione diventa la base di preambolo inevitabile per la riflessione».
L’autore si è mosso da due convinzioni: in primo luogo che il pensiero alto e non banalizzante abbia il compito di rinfrancare la mente e l’animo, oggi più che mai. In secondo che la nostalgia di un pensiero più unito e meno frammentato, che senza dispotismi torni ad
abbracciare la realtà, sia un’esigenza irrinunciabile. Un invito, insomma, a un pensare che dialoga e ricerca, che cammina e si mette in
viaggio, e per fare questo deve essere pronto a lasciare quel che è effimero per aprirsi al Tutto. Un pensiero, in questo senso, capace di dire “ad-Dio”.
edlira m. comoli