La Corte Costituzionale boccia il Molise sui capi dipartimento e il

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Transcript La Corte Costituzionale boccia il Molise sui capi dipartimento e il

anno i - n° 0 giovedì 8 dicembre 2016
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Vincenzo Cotugno
L’Oscar del giorno lo assegniamo
a Vincenzo Cotugno. Il presidente
del Consiglio regionale del Molise
è riuscito a piazzare l’ottimo colpo
con l’organizzazione della Giornata degli emigrati molisani per richiamare
l’attenzione
sulla
necessità di ritrovare l’Orgoglio
molisano.
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Francesco Totaro
Il Tapiro del giorno lo diamo a Francesco Totaro. Il consigliere regionale
del Pd ha lanciato la proposta di spostare la Cattolica in basso Molise.
Come se si trattasse di spostare un
sacco di nocelline. Nulla, però, ha
detto sui tagli al budget per le strutture private sanitarie che rischiano il
collasso.
L’Ardire
La D’Innocenzo
e la logica
ragionieristica
della sanità
di Giuseppe Saluppo
H
o letto e riletto le dichiarazioni del Direttore alla Salute
della Regione Molise (tra le
figure dichiarate illegittime
dalla Corte Costituzionale), Marinella
D'Innocenzo, in merito al Piano Operativo Sanitario. Anche rispetto al suo sottolineare sul Piano che è stato, prima
accusato di tagliare il pubblico e oggi il
privato. Pertanto, è da ritenersi atto programmatico buono e giusto. Un guizzo
di fantasia, evidentemente. La D'Innocenzo è stata catapultata da Roma in
Molise e, ad oggi, i tagli inferti al sistema sanitario molisano stanno minando i diritti dei cittadini a potersi
curare in regione. Il Piano come predisposto, infatti, non mi sembra percorso
da alcune idee chiave. Primo, il lavoro
di rete: in un sistema che voglia rispondere in modo adeguato ai bisogni di salute dei cittadini è indispensabile che gli
operatori della sanità, così come quelli
del sociale, si mettano in rete fra loro,
comunichino, condividano obiettivi e
costruiscano progetti comuni. L'altro,
quello della personalizzazione degli interventi: la centralità della persona non
è assolutamente il tema ricorrente del
Piano. Eppure, la sanità nasce per garantire i diritti della persona e tutto ciò
che essa sottende deve essere primariamente finalizzato alla soddisfazione di
tale esigenza. Così, come mancano i rimandi all'appropriatezza: finalità comune agli interventi proposti è l'offrire
una qualità assistenziale che faccia riferimento alla validità tecnico-scientifica,
all'accettabilità ed alla pertinenza delle
prestazioni erogate. L'attenzione del
Piano è puntata sulla sola efficienza, intesa come strumento utile al risparmio
economico e non già sull'efficacia, vista
come la ricerca del modo migliore di
operare per il bene della persona ammalata. Una serie di numeri e basta che
non danno risposte eque e di qualità.
Ma la sanità non è un percorso ragionieristico.
La Corte Costituzionale boccia il Molise
sui capi dipartimento e il direttore alla Salute
Ruoli ricoperti da esterni
“Aggiramento-svuotamento delle norme”
Servizio a pagina 3
IL FATTO
pagina 3
Area di crisi, il rischio
è lo stanziamento dei fondi
Gli scenari incerti di Governo apertisi dopo l'esito del referendum rendono la partita dell'area di crisi un terno al lotto di cui nessuno è in
grado di anticipare l'esito. Speriamo che nelle prossime ore la stabilizzazione degli scenari possa consentire di comprendere meglio cosa
accadrà a tal riguardo. I
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Reverendissimo Bregantini,
dica a Frattura di dimettersi
Lettera aperta
Rev.do Bregantini,
Oggi contesta Frattura per aver tagliato
i fondi alla Cattolica, ossia quel Frattura che ha votato e, sotto sotto, ci ha
invitato a votare. Eccellenza, ormai se
lo deve tenere. Io che non ho alcun potere
lo
devo
sopportare
.
Sono diabetico e devo essere sottoposto ad operazione delle arterie inferiori
e da mesi non ci riesco. Cosa devo
fare?
Giusto perché Lei sappia. Dal Cardarelli, dove Frattura ha fatto chiudere il
reparto di chirurgia vascolare, con urgenza mi hanno mandato alla Cattolica
ma questi non hanno potuto farmi
niente per mancanza di fondi che, sempre Frattura, ha tagliato. Lei perché
non fa qualcosa? Perché non convince
questo governatore ad andare a casa
consentendo ai molisani di vivere tranquilli? Questo dovrebbe essere il Suo
ruolo ossia prendere le parti dei più deboli,
come
dice
Francesco.
Se non avesse chiuso il centro anti diabetico di Isernia forse, curandomi in
quella struttura, mi sarei salvato. SI
rende conto dove ci ha portato questo
strano personaggio sponsorizzato da
Lei?
Lettera firmata
Nella redazione e presentazione degli ordini del giorno del consiglio regionale
Appena qualche settimana fa ci
siamo posti e abbiamo posto all’attenzione dei molisani un lato
poco gradevole della politica: la
ritorsione, l’ostracismo, la marginalizzazione di coloro che non
sono in linea con chi comanda,
che usano il cervello per pensare,
e la parola per criticare. In questo
contesto abbiamo preso in esame
gli ordini del giorno del consiglio
regionale mettendo in evidenza
una particolarità dal sapore vagamente vendicativo, ostracistico,
marginalizzante: cioè, che le interrogazioni, le mozioni e le interpellanze
dei
consiglieri
dell’opposizione e dei consiglieri
della maggioranza in posizione
contestativa, vengono iscritte
sempre in coda e pertanto costantemente aggiornate e rinviate, indipendentemente dall’incisività,
dall’attualità e dall’urgenza dei
contenuti. Il consigliere regionale
Massimiliano Scarabeo è stato e,
crediamo, continui ad essere, tra
i discriminati, pur essendo nella
maggioranza, ma in posizione
eretta e non supina. Né, a quanto
pare, gli sia valsa finora la protesta per il modo di redigere gli ordini del giorno da parte
dell’ufficio di presidenza e dello
stesso presidente Cotugno.
Le sue iniziative istituzionali non
vengono a galla. Rimangono costantemente nel limbo della probabilità. Purtroppo, le richieste di
chiarimento, la necessità di conoscere e approfondire problemi e
questioni regionali da lui sollevati
non riescono a guadagnare mai i
primi punti all’ordine del giorno.
Siccome il consiglio in genere,
Il lato poco gradevole della politica: la ritorsione,
l’ostracismo, la marginalizzazione di coloro che
non sono in linea con chi comanda, che usano il
cervello per pensare, e la parola per criticare
tranne sporadiche eccezioni, non
licenzia che uno o due punti, al
massimo tre, è chiaro che gli toccherà attendere il turno “sine
die”.
I consiglieri di opposizione
avranno fatto il callo ad essere e
sentirsi reietti, per cui non fanno
testo. Tant’è che non sollevano
obiezioni, né protestano. Va presa
in considerazione invece come
sia sgradevole che ad essere penalizzati siano consiglieri come
Scarabeo e chi, come lui, pratica
il dissenso, la critica, la distin-
zione tra gli atti legittimi e gli atti
illegittimi. A costoro viene applicato il silenziatore. E là dove riescono ad esternare all’esterno la
loro insoddisfazione, la risposta è
una: far finta di niente, ignorare,
glissare, sorvolare. Per quanto ci
riguarda non intendiamo affatto
sorvolare su ciò che ha scritto al
presidente Cotugno, al presidente
Frattura e alla conferenza dei capigruppo il consigliere “ostracizzato” Michele Petraroia: “Preso
atto della convocazione del consiglio regionale del Molise per il
13 dicembre e visti i punti iscritti
all’ordine del giorno per tale sessione di lavoro, sollecito, ai sensi
e per gli effetti delle vigenti disposizioni statutarie e regolamentari, ogni celere riscontro alle 10
interrogazioni e interpellanze riferite a problematiche che coinvolgono comunità locali, territori,
fasce sociali, lavoratori e imprese
agricole danneggiate da eventi
calamitosi. I cittadini interessati a
conoscere le posizioni della Regione Molise sulla materie oggetto delle interrogazioni e
interpellanze consiliari, hanno il
diritto di ricevere una risposta
istituzionale entro i termini di
legge, onde evitare ingiuste penalizzazioni derivanti da immotivate inerzie amministrative.
Spetta alla Conferenza dei capigruppo del consiglio regionale,
all’Ufficio di presidenza ed al
presidente del Consiglio regionale intervenire nei confronti
della Giunta Regionale, a tutela
del rispetto delle prerogative e
degli obblighi di legge oltre che
delle vigenti disposizioni statutarie e regolamentari”. Fa specie
leggere che esistono “vigenti disposizioni statutarie e regolamentari”e “termini di legge” che
assicurerebbero l’esame e la discussione delle interrogazioni e
delle interpellanze in tempi adeguati, e rendersi conto che sia le
vigenti disposizioni sia i termini
di legge devono essere implorati,
nella speranza di trovare una
qualche accoglienza. Il lato sgradevole della politica. Ed anche
dei politicanti.
Dardo
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CAMPOBASSO. Una vera e propria
mazzata, quella della sentenza della
Corte Costituzionale sulle disposizioni
in materia di bilancio 2015 della Regione Molise. A proporre il ricorso era
stato proprio il governo. A non essere
chiaro, soprattutto,il passaggio relativo
all'istituzione di alcune figure dirigenziali esterne. Come il Direttore generale
della Salute, ruolo ricoperto da Marinella D'Innocenzo; le figure dei direttori di Dipartimento: il Dipartimento
della Presidenza della Giunta regionale,
l'incarico di responsabile è stato assegnato all'ingegnere Mariolga Mogavero;
il Dipartimento delle Politiche di sviluppo, guidato da Maria Rosaria Simonelli;e il Dipartimento del governo di
territorio, mobilità e risorse naturali,as-
“Illegittime le figure dirigenziali”
Una pesante tegola sulla Regione Molise
segnato all'ingegnere Massimo Pillarella. Queste ultime nomine firmate il
12 agosto 2016. Ma già il 22 luglio 2016
a mettere le mani in avanti e a richiamare l'attenzione sulle questioni aperte
dinanzi al Corte Costituzionale era stato
il Procuratore generale della Corte dei
Conti del Molise, Carlo Alberto Manfredi Selvaggi. "Di specifico interesse è
poi il rilievo che attiene all’art. 44,
comma 1, 11 lett. b), secondo il quale alcune figure di dirigenza generale - Direttore di Dipartimento, Direttore
generale della Salute, Segretario generale del Consiglio regionale, Capo del
Servizio di Gabinetto del Presidente
della Giunta regionale e degli Affari istituzionali, Capo del Servizio di Gabinetto
del Presidente del Consiglio regionale e
degli Affari istituzionali - non sono ricomprese nelle dotazioni organiche
della Regione. Nel ricorso si è osservato
che una siffatta previsione, oltre a compromettere la corretta quantificazione
delle risorse da destinare al finanziamento della retribuzione di posizione e
di risultato dei dirigenti e ad avere effetti
negativi in ordine al rispetto della normativa vigente in materia di contenimento e controllo della spesa
complessiva di personale, non specifica
la modalità di conferimento dei relativi
incarichi dirigenziali ai fini del rispetto
delle percentuali indicate dall'art. 19,
comma 6 del decreto legislativo n.
165/2001. Ciò sarebbe in contrasto con
il principio di buon andamento dell’attività amministrativa, ai sensi dell’art. 97
Cost., e con la già ricordata competenza
legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile". Una brutta tegola caduta sulla Regione Molise che
potrebbe essere chiamata in causa per i
danni erariali e per tutta una serie di conseguenze negative per gli atti adottati.
Il centrodestra punta l’indice sulle illegittimità riscontrate dai giudici
“Arriva da Roma un’altra sonora
bocciatura per il Governo Frattura, difatti la Corte Costituzionale con sentenza n. 257/2016 ha
dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune disposizioni
della legge regionale n. 8 del 4
maggio 2015, nello specifico il
collegato alla manovra di bilancio
2015“. Lo sostengono i ocnsiglieri regionali di centrodestra,
Fusco, Iorio, Sabusco e Cavaliere. “Un giudizio severo che, di
fatto, ha dato ragione alla questione di legittimità costituzionale
avanzata dal Presidente del Consiglio dei Ministri con impugnativa del 30 giugno 2015, una
sentenza che non ammette repliche, e che ha visto la Regione
Molise addirittura non costituirsi,
probabilmente nella consapevolezza di non poter avere ragione,
stante i rilievi mossi su norme approvate solo e unicamente dalla
maggioranza di Centrosinistra in
Consiglio regionale. La sentenza
della Corte Costituzionale, dichiarando l’illegittimità costituzionale degli artt. 32, comma 3,
44, comma 1, lett. b) e 44, comma
6, lett. h) della legge regionale n.
8/2015, non ha fatto altro che
confermare le nostre perplessità
già espresse a suo tempo, difatti
quando ci chiedevamo se fosse
corretto prevedere come titolare
del servizio dell’istituenda centrale unica di committenza anche
personale esterno all’amministrazione regionale, non ricevemmo
alcuna risposta esaustiva né dal
Presidente della Regione; il dovuto chiarimento è arrivato prima
dal Consiglio dei Ministri, che ne
ha disposto l’impugnativa in
quanto “norma che eccede dalla
competenza regionale”, poi dalla
Corte Costituzionale che l’ha di-
“La Corte Costituzionale boccia
il governo Frattura
sulla manovra di bilancio 2015”
chiarata illegittima in quanto
“concretizza una deroga anche a
quelle norme in materia di conferimento di incarichi dirigenziali,
così ledendo la competenza che
l’art. 117, secondo comma, lettera
l), Cost. riserva allo Stato”, per
inciso una deroga che non risulta
giustificabile “con il riferimento
ad una fase di prima applicazione
e alla multidisciplinarietà delle
competenze del servizio neo istituito”. Non meno grave la pronuncia
di
illegittimità
costituzionale mossa sull’articolo
44, comma 1, lett. B) che prevede
l’inserimento nella l.r. n. 10/2010
dell’art. 20-bis, secondo cui alcune figure di dirigenza generale,
quali Direttore di Dipartimento,
Direttore generale della Salute,
Segretario Generale del Consiglio
regionale, non sono ricomprese
nelle dotazioni organiche della
Regione. Nonostante le modifiche introdotte con le lettere b) e
d) dell’art. 27 della legge regione
n. 4 del 2016, che hanno in parte
accolto le iniziali osservazioni del
Governo nazionale, la Corte Costituzionale ha sottolineato che
“permane una criticità nell’esclusione, dalla computabilità nelle
dotazioni organiche, di tre posti di
funzione dirigenziale, rispetto ai
cinque posti previsti dalla norma
originaria oggetto della censura di
costituzionalità”, quindi le rassicurazioni del Presidente Frattura
sulla bontà della modifica appro-
vata sono di fatto state sconfessate in quanto “la non computabilità di tali posizioni nella
complessiva dotazione organica
di dirigenti di prima fascia determina in ogni caso effetti negativi,
sia di ordine finanziario, sia riguardo al razionale assetto organizzativo realmente rispettoso
delle previsioni normative in materia”, determinando “effetti negativi sul reale contenimento
complessivo della spesa”. La
Corte Costituzionale infine ha dichiarato la illegittimità costituzionale anche dell’art. 44, comma
6, lettera h), in quanto determinando l’entità del trattamento
economico dei dirigenti lede l’art.
117, secondo comma, lettera l),
Cost., in quanto interviene in materia di ordinamento civile, quale
“la regolazione del rapporto di lavoro pubblico regionale, con specifico riferimento al profilo della
sua contrattualizzazione, previsto
dalla legislazione statale come
principio regolatore del rapporto
di lavoro con tutte le pubbliche
amministrazioni, comprese le Regioni”. Ricordiamo che nel giudizio di parificazione della Corte
dei Conti riguardo al rendiconto
2015 il Procuratore regionale, in
merito al ricorso allora ancora da
discutere, scrisse nella sua relazione che l’esito avrebbe rivestito
sicuramente una notevole importanza in quanto “meritevole di
particolare attenzione, non solo
per l’incidenza delle norme impugnate sull’organizzazione della
Regione e dei soggetti da essa dipendenti, ma anche, in considerazione
dell’oggetto
delle
disposizioni, sotto il profilo dell’andamento e del controllo della
spesa per il personale”. Ennesimo
sberleffo quindi per il Governatore Frattura e la sua Giunta regionale, sempre pronta a
difendere le sue posizioni evitando qualsiasi forma di dialogo
con le diverse parti politiche, e
ora quali correttivi verranno
presi?“
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Doveva essere fatta entro il 30 novembre 2016
Michele Petraroia come san Tommaso: se non vede non crede. E fa
bene, sapendo di avere a che fare
con i colleghi amministratori regionali che “renzianamente” (da
Matteo Renzi) hanno preso la
buona abitudine di promettere e
di non mantenere. Il consigliere
ex Pd e già assessore alle Politiche sociali e del lavoro, vuol sapere se la determina dirigenziale
con cui si sarebbe dovuto autorizzare il pagamento per i restanti 7
mesi del 2015 della mobilità in
deroga nei termini fissati dalla
circolare del ministero del Lavoro, attuativa del decreto legislativo 185/2016, è stata adottata
sì o no. Il dubbio lo ha assalito nel
momento in cui nel corso del consiglio regionale del 29 novembre,
dalla bocca del vice presidente
della giunta, Vittorino Facciolla,
ha appreso che la determina era
stata adottata in ossequio al dovere morale e sostanziale di tutelare il diritto dei
1744 lavoratori e, soprattutto, per
mettere in salvo i 52 milioni di
euro che lo Stato ha assegnato al
Molise a quello scopo. Le parole
di un vice presidente di un esecutivo regionale dovrebbero essere
oro colato. Dovrebbero. Ma,
come abbiamo fatto cenno, Petraroia rispetta e pratica il detto :“ve-
La mobilità in deroga ai lavoratori è stata pagata, sì o no?
dere per credere”. Purtroppo, almeno fino alla data del 6 dicembre, sui siti istituzionali non gli è
riuscito di leggere alcuna determina che riguardasse il caso dei
1744 lavoratori che hanno maturato il diritto di vedersi pagati i
restanti 7 messi della mobilità in
deroga del 2015. Eccolo quindi,
ancora una volta, però, in termini
politicamente corretti ed ossequiosi, rivolgersi alla giunta regionale, dicendosi fiducioso di
di sergio genovese
Nelle poche ore di libertà concessemi dal lavoro, insegno alla Scuola
Regionale dello Sport del CONI. Una
delle discipline che più caratterizza
l’impegno è l’Etica dello Sport. Si
dice che è etica tutto ciò che umanizza. Soprattutto etica è saper perdere ma anche saper vincere.
Sorvolo, al momento, sulle incrostazioni e sulle zavorre di retorica che
ancora insistono nei campi di gara
sul tema ma è sconcertante raccontare quello che sta succedendo sui
social, in Tv e sui giornali sull’esito
del referendum. Saper vincere e
saper perdere! Appena i sondaggi si
sono propagati si sono scatenati i
vincitori del NO. Brunetta ( ex Ministro della Repubblica) avvicinandosi con la testa verso le telecamere,
simile ad un bambino che riconquista il giocattolo che gli avevano tolto
con forza, invitava Renzi ad andarsene a casa, mimando il gesto con le
mani. Salvini ( colui che si propone
a guidare l’Italia) con il solito vellutato eloquio, attingeva lo sconfitto
con una varietà di improperi: pagliaccio, buffone e via dicendo. Cacciari, il filosofo dei giudizi
rancorosi, ha sostenuto che Renzi ha
avere “ogni utile chiarimento” in
proposito. Tanto più utile, il chiarimento, se messo in relazione
alla Conferenza delle Regioni,
più precisamente alla commissione degli assessori regionali al
Lavoro, nella riunione del 5 dicembre, in cui al ministero del
Lavoro è stato chiesto di posticipare il termine utile del pagamento degli ammortizzatori
sociali in deroga dal 30 novembre
al 31 dicembre. Stando così le
cose, va da sé che il consigliere
Petraroia ritenga indispensabile e
ineludibile acquisire i dati relativi
alla determina di cui ha parlato
l’assessore Facciolla nel corso del
consiglio regionale del 29 novembre, ma di cui non, come abbiano detto, fini alla data del 6
dicembre non v’è stata traccia sui
siti istituzionali dell’Ente. Nella
incertezza, sarebbe quantomeno il
caso che la Regione Molise si
desse da fare per sostenere la po-
sizione della Conferenza delle
Regioni ed ottenere lo spostamento del termine per il pagamento della mobilità in deroga al
31 dicembre. Se, invece, la comunicazione di Facciolla nel
corso del consiglio regionale del
29 novembre corrispondesse alla
realtà delle cose, ossia corrispondesse all’esistenza della determina dirigenziale adottata per il
pagamento entro il 30 novembre
della mobilità in deroga agli
aventi diritto, potendo disporre
(la Regione) di 52 milioni elargiti
dallo Stato, il problema sarebbe
felicemente risolto. Comunque, a
scanso di equivoci e pericoli, la
Regione faccia di tutto per mettere al riparo i fondi assegnati
dallo Stato. Col fiato sospeso,
non va dimenticato, in un profondo disagio sociale, vi sono
poco meno di 2000 famiglie molisane.
Dardo
Disonore agli sconfitti
perso per la sua forte antipatia. (
come se il carattere e non la sostanza
fosse la qualità determinante)
D’Alema con il baffino affilato
brindava alla facciaccia di Matteo.
Sui social si è scritto di tutto, meglio
sorvolare sui contenuti da denuncia.
Questa è l’immagine che rifrange di
un paese moralmente allo sbando che
si accanisce sulle persone che perdono si chiamassero Renzi, Berlusconi o Pinco Pallino. Una sorta di
bullismo rovesciato dove il gruppo (
o il branco) in condizione di superiorità, deve far diventare legge la umiliazione: che stile! Badate che anche
per strada, più o meno, i vincitori
sembravano appagati solo quando
sommavano all’esito del risultato
tutta una serie di strali velenosi sulla
persona Renzi e non sul Presidente
del Consiglio. Non ha funzionato da
panacea nemmeno la dichiarazione
di abbandono. Ora, superando la cronaca e improvvisandomi sociologo,
ritengo tale scenario coerente rispetto al livello civico che si respira
nelle nostre piazze e nei nostri condomini. Tutti contro tutti, meglio ancora se tutti contro uno e cattiveria
in tracimazione. Mirabile esempio
per i nostri ragazzi senza volto, di un
pedagogismo di “livello” da cui
trarre insegnamenti. Le poche persone con una certa sensibilità non
possono restare quieti di fronte a
questo scenario. Non si devono arrendere. Dovranno continuare a parlare di etica del saper vincere e del
saper perdere stando attenti a non
prendere a modello lo sport. Dunque
non onore agli sconfitti ma pernacchie, parolacce e qualche spintone.
Per fortuna che siamo stati chiamati
a cambiare la Costituzione! Occhio
che alla prima occasione ci alzeremo
tutti in piedi per cantare l’inno di
Mameli. Brunetta metterà anche la
mano sul petto. Evviva!
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8 dicembre 2016
La prevalenza del cretino (by Fruttero e Lucentini) è solo un aforisma?
Amministratori regionali e comunali degni di tal nome non frapporrebbero altro tempo a chiedere
al ministero della Difesa di sloggiare il presidio militare (alias Distretto) di Via Verdone, che di
militare non ha più niente (se ne
ha, venga detto e dimostrato), per
rendere l’immobile al legittimo
proprietario: il comune di Campobasso. Purtroppo abbiamo amministratori regionali e comunali
che non valutano nella giusta misura l’interesse collettivo né si ingegnano di recuperare al
patrimonio pubblico beni che
sono propri.
Premessa necessaria per capire
ciò che segue. Nel corso della
prima mattinata del 7 dicembre
2016 siamo stati testimoni, e con
noi altri cittadini di Campobasso,
di uno spettacolo avvilente, privo
di opportunità, di buonsenso, uno
spettacolo che riporta a considerare l’ottusità della burocrazia, la
sua cecità, il suo essere in molti
casi strabordante. Abbiamo assistito allo sloggiamento (ipso
facto), degli stand degli agricoltori che da Bonefro, Guardialfiera, Termoli, San Biase,
Cercemaggiore avevano portato i
loro prodotti per renderli ad una
città che ormai dei prodotti della
propria terra ha perso il sapore e il
valore, a ridosso del muro del Distretto che dà sul Corso Vittorio
Emanuele. Costretti a trasferirsi
in quel luogo avendo l’ammini-
L’intervento
La sicurezza del Distretto di Via Verdone messa
in pericolo da zucche, cacio cavalli, cavolfiori,
arance, broccoli, patate, cipolle e verdure in vendita agli stand della Coldiretti, e fatti sloggiare
strazione comunale assegnata
Piazza Municipio alle bancarelle
natalizie, sottraendo alla Coldiretti lo spazio usuale. Gente, i coltivatori, che a costo di enorme
fatica e sacrificio resistono ad un
sistema commerciale che li ha
strozzati e li vuole definitiva-
mente eliminare per fare spazio
alla grande distribuzione, alla
massimizzazione della produzione di tipo industriale, a danno
della coltivazione biologica, di
nicchia e di qualità che essi assicurano e che i campobassani dimostrano di gradire. Bene. Nel
corso della prima mattinata del 7
dicembre, imperversando anche
l’inclemenza del tempo, prima
che il cielo si aprisse, una solerte
pattuglia dei vigili urbani li ha costretti ad andare via, a smontare
gli stand, a rimettere sui furgoni i
loro prodotti, per non essere stati
autorizzati ad occupare quella
parte di suolo pubblico e, soprattutto, per motivi di sicurezza!!!.
Cosa era mai successo? Che le
zucche, i cacio cavalli, i cavolfiori, le arance, i broccoli, le patate, le cipolle, le verdure
avevano inquietato l’animo degli
inquilini del Distretto e messa in
pericolo la sicurezza loro e dello
stabile, potendo quelle zucche,
quei cacio cavalli, quei cavolfiori,
quelle arance, quei broccoli,
quelle patate, quelle cipolle,
quelle verdure nascondere materiale esplosivo e altri strumenti di
offesa, e dietro quelle facce segnate dalla fatica e dal freddo, celarsi l’animo di pericolosi
jihadisti.
Storia di ordinaria follia in una
città che non ha più le coordinate
della saggezza. Paranoia. Cosa
era costei?
Dardo
“Un clistere praticare, poi si deve salassare, infin convien purgare”
di Massimo Dalla Torre
Il titolo scelto per questo intervento che,
riproponiamo con forza a dimostrazione
che l’argomento di cui scriviamo ci sta
particolarmente a cuore, non è il frutto di
elucubrazioni cultural/teatrali, bensì è il
refrain della ricetta dettata dal professor
Diaforius, personaggio del “malato immaginario” di Molière. Titolo che abbiamo preso in prestito per commentare
quello che sta accadendo nel complesso
e purtroppo malatissimo pianeta sanitario
molisano. Un luogo che si adatterebbe
alla trama della commedia del commediografo francese morto in scena per un
colpo apoplettico. Affezione che fu scambiata per una finzione scenica, che finzione non era, perché a distanza di pochi
giorni “il dissacratore del regno del re
sole” morì adagiato su di una poltrona
che si conserva nel museo della “Commedie Francaise” era il 17 febbraio 1673.
Di secoli ne sono passati e di malati
anche, ma mai come quelli che, se non si
corre prontamente ai ripari, ci riferiamo
allo stato di “coma de passè” della sanità
molisana, potrebbero “terminare” per le
incongruenze della situazione che si è venuta a creare nella ventesima regione
dello stivale. Incongruenze che da molto
tempo hanno messo in seria difficoltà un
settore che è in attesa del distacco definitivo dei macchinari che lo tengono in
vita, se di vita si può parlare. Un settore
che, invece, solo se si volesse, ma a
quanto pare non c’è volontà, potrebbe
rappresentare un fiore all’occhiello per le
basi che sono state poste. Basi che avevano e hanno presupposti “forti” tant’è
che strutture di eccellenza, nonostante le
difficoltà che ultimamente si sono decuplicate, leggasi decurtazioni finanziarie,
danno sollievo a chi era ed è nuovamente
costretto a intraprendere i viaggi della
speranza pur di risolvere le “affezioni”
che evidentemente non è possibile curare
in Molise; fortunatamente in queste ore
una voce forte, quella della Chiesa, si è
sollevata con fermezza all’indirizzo del
Palazzo aberrando e condannando le decisioni che si potrebbero mettere in atto.
Basi che vacillano pericolosamente per il
“non rinforzo” che potrebbe rimettere in
opera quello che esiste senza dover apporre all’ingresso il cartello con su scritto
“chiuso definitivamente per mancanza
volontà ma soprattutto di menefreghismo” Parole dure che rappresentano la
chiosa di un discorso che non giustifica
assolutamente una situazione inammissibile e inaccettabile come questa che vede
in pericolo la salute dei molisani. Parole
che, con tristezza e amarezza, sono la
prova più evidente, che gli intendimenti
ma soprattutto i proclami fatti da tutte le
forze politiche, nessuno escluso, hanno il
valore del “due di coppe”. Simbolismo da
gioco di carte che danneggia ancora una
volta la sanità molisana contraddistinta
non da un H rossa che sta per Ospedale
ossia salvezza ma da un H nera ossia
morte. Sanità che è l’unica vittima di chi
non ha programmato o non ha voluto programmare per motivi a noi sconosciuti.
Materia delicata la programmazione specialmente quella sanitaria che non dovrebbe, usiamo il condizionale, prestare
il fianco a chi nell’inerzia totale non ha
provveduto alla quadratura del cosiddetto
“cerchio“ non magico tanto per intenderci; ecco perché ci si dovrebbe rendere
conto che le cure che si vorrebbero mettere in atto non sono adatte a sanare i mali
che affliggono questo delicatissimo comparto del sistema Molise. Il quale, tra
conti in rosso scarlatto, tavoli di concertazione, incontri tra le parti, sta per esalare l’ultimo respiro. Un ultimo anelito di
vita che si spegne lentamente tra baruffe
e accuse tra le parti senza sapere che la
soluzione è alla portata di tutti: basta ricomporre il puzzle delle strutture che si
prendono cura del paziente cui si deve
massima attenzione e rispetto ma evidentemente questo “gioco” poco interessa a
chi “gode di buona salute”.
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TAaglio
lto
8 dicembre 2016
La proposta è stata lanciata dal consigliere regionale del Pd, Francesco Totaro
“Considerato che dovremmo
creare i presupposti per realizzare
in basso Molise, nella parte della
nostra regione che fa segnare il
maggior incremento demografico
oltre che quello economico, le
condizioni per garantire, non soltanto l’efficienza della sanità pubblica, ma anche l’interazione con
quella privata e, se quest’ultima
non esiste, dobbiamo spenderci
perché le attuali strutture, penso
all’ex ospedale Vietri di Larino,
diventino il luogo ideale dove
collocarla”. A sostenere la tesi è
il consigliere regionale, Francesco Totaro.
“Nell’ambito del piano sanitario
regionale, credo che oggi più che
in passato tale scelta diventi fondamentale per salvaguardare i livelli di assistenza ma anche dare
modo al pubblico di interagire
con il privato senza sovrapposizioni di sorta.
La mia proposta, muove da più
considerazioni di base.
Partendo dal passato, siamo dell’idea che lo stabilimento ospedaliero di Larino sia il luogo ideale
dove collocare la Fondazione
Giovanni Paolo II. La struttura,
peraltro costruita in maniera antisismica, ha tutte le caratteristiche
per coprire l’intera offerta di sa-
“E se la Cattolica venisse in basso Molise?”
Di Renzo (Acem)
“Nagni, e i soldi
alle imprese?”
nità privata in basso Molise oltre
che ad essere, polo di eccellenza
riconosciuto in ambito nazionale.
Lo spostamento della Fondazione
a Larino sarebbe da un punto di
vista, non soltanto politico, una
svolta di crescita per tutto il territorio e garantirebbe anche quella
ripresa dell’economia fortemente
penalizzata specie dopo il terremoto del 2002.
Inoltre l’immobile che ospita ora
la Fondazione potrebbe diventare
la nuova sede dell’ospedale regionale. Di quel Cardarelli che, a
differenza del Vietri, sconta gli
anni di costruzione ergo potrebbe
diventare un pericolo in caso di
nuovi e, non certo, preventivabili
L’intervento
di Tecla Boccardo
Questo 2016, a detta degli addetti ai lavori e dei responsabili dei processi amministrativi, doveva essere l’anno in cui
la sanità regionale maturava una serie di
scelte programmatiche che l’avrebbero
condotta in una dimensione ottimale. i.
E’ stato l’anno in cui il Commissario ed
i nostri Parlamentari sedevano assieme,
allo stesso tavolo, per illustrare tanti
buoni propostiti, tra cui una “saggia” integrazione tra Cardarelli e Cattolica.
E’ stato l’anno in cui sono nati diversi
Comitati e organismi autonomi e spontanei che gridavano e manifestavano per
una sanità pubblica migliore, che oggi
sembra abbiano affievolito la loro vivacità. Insomma, un tema tenuto sempre
caldo, giustamente sentito da tutti noi,
prima di tutto fruitori del sistema sanitario e uniti dalla intenzione di salvaguardarne accessibilità e qualità.
Ma invece oggi, dopo mesi di dichiarazioni, promesse, smentite, precisazioni,
ascoltiamo come, dal livello nazionale a
quello territoriale, si usi sempre la stessa
scorciatoia: quella dei “tagli lineari”,
perpetrata attraverso la riduzione dei sevizi e delle prestazioni al cittadino.
E allora ci sembra ovvio rimarcare
come, seguendo questa strada, inesorabilmente, le prestazioni della sanità saranno sempre inferiori, dopo la chiusura
degli ospedali minori, il ridimensiona-
terremoti.
Al Vietri la Fondazione e al San
Timoteo tutto quello che ancora
c’è all’ex ospedale di Larino in
modo da ampliare e potenziare
l’offerta sanitaria pubblica che in
basso Molise oggi sconta ritardi e
mette a repentaglio i livelli di assistenza con l’allungarsi delle
liste di attesa e i disagi per la popolazione residente che, è risaputo, cresce esponenzialmente
nei mesi estivi.
Il tutto affinchè si possa ristabilire un equilibrio tra sanità pubblica e privata anche nel Basso
Molise, cosi’ come gia’ presente
nella zona del Molise Centrale e
nel territorio pentro”.
Un confronto aperto ma austero, quello che si è svolto
questa mattina presso l’Assessorato di Viale Elena tra
l’Assessore Regionale ai Lavori Pubblici Pierpaolo
Nagni ed il Direttore dell’ACEM, Gino Di Renzo.
Proprio Di Renzo, ha ribadito
all'assessore che i ritardi nei
pagamenti dei lavori eseguiti
stanno soffocando le imprese
creditrici ad ormai due settimane dal Natale e in vista
della programmazione futura
delle opere pubbliche per il
2017. Nel corso della riunione è stato concordato un
incontro con tutte le imprese
iscritte che si svolgerà prossimamente presso l’Associazione.
Sanità molisana, da anno della ripresa
a ‘pacco’ di Natale
mento e l’accorpamento di reparti, la riduzione delle prestazioni sul territorio,
la riduzione dei budget alle strutture accreditate.
La sostenibilità del sistema sanitario
continua a rappresentare la vera sfida
della classe dirigente e politica, la più
difficile. Siamo consapevoli che sulla situazione molisana gravano altri fattori
che la appesantiscono e la rendono ancora più fragile, su tutti: il taglio al
fondo sanitario nazionale e l’invecchiamento della popolazione residente, che
è al di sopra della media nazionale.
La UIL ribadisce con forza, che il problema della sostenibilità del servizio sa-
nitario non è l’assistenza e la
cura ai malati, soggetta a continui tagli, bensì è una questione
strutturale. Il problema è l’ingovernabilità del sistema, gli sprechi,
gli
sperperi,
le
inappropriatezze e la mancata attuazione di un SISTEMA a rete
UNICO integrato, a riferimento
regionale, che tenga insieme
pubblico e privato accreditato, il
socio sanitario e la medicina sul
territorio, attraverso una porta
unica di accesso e l’attuazione
dei principi di cooperazione-integrazione-condivisione.
In questi mesi abbiamo continuato ad assistere a dispersioni di fondi
che ancora persistono, al sovra utilizzo
della diagnostica, ad un elevato numero
di prestazioni inappropriate e inefficaci,
al sottoutilizzo della prevenzione, uniti
a una marcata difficoltà amministrativa
che determina un inadeguato coordinamento tra i vari livelli assistenziali.
Per la UIL, ancora una volta, bisogna
riorganizzare il sistema in base alle esigenze del territorio. È inaccettabile la
chiusura degli ospedali senza la reale riconversione e la contemporanea riorganizzazione della rete di assistenza sul
territorio. È necessario garantire una sa-
nità più vicina al cittadino e, allo stesso
tempo, che punti all’efficienza e all’efficacia, invece che proseguire con tagli
orizzontali che minano la qualità dell’assistenza, compromettono la salute
delle persone e mettono in discussione
centinaia di posti di lavoro.
Chiediamo che chi governa salvaguardi
quanto di buono c’è in sanità, ed è parecchio, e che si prodighi in politiche
strutturali e programmatiche ragionate e
meno ragionieristiche. Certo, le strutture
accreditate possono incrementare l’offerta di prestazioni a pagamento, ma ciò
significa spingere sempre più verso un
sistema di “mercificazione della salute”.
Evitiamo che l’unica soluzione che resta
ai Molisani per curarsi sia emigrare,
cosa questa che aumenterebbe una già
esosa mobilità passiva.
Siamo consapevoli che queste sono cose
già dette e ridette, ma se le mettiamo ancora al centro della discussione un motivo ci sarà pure.
Ci aspettiamo, immediate risposte dal
Commissario e da chi con chi lui gestisce il sistema sanitario, auspicando che
tra i tanti numeri già sbandierati, venga
fuori un progetto che guardi avanti. Di
soli calcoli, onestamente, non si sopravvive.
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TAaglio
lto
8 dicembre 2016
La Regione Molise deve seguire la situazione alla luce della caduta del Governo
Gli scenari incerti di Governo apertisi
dopo l’esito del referendum rendono la
partita dell’area di crisi un terno al lotto
di cui nessuno è in grado di anticipare
l’esito. Speriamo che nelle prossime ore
la stabilizzazione degli scenari possa consentire di comprendere meglio cosa accadrà a tal riguardo. Infatti, l’area di crisi
complessa del Molise ancora non ha un
suo pacchetto finanziario certo. Un passaggio che si sarebbe dovuto avere attraverso un atto del governo con il ministero
dell’Economia. E’ chiaro che oggi si rischia che questo passaggio possa slittare
in attesa di quello che sarà il nuovo scenario politico nazionale. Per questo, il
presidente della Giunta regionale dovrebbe seguire da vicino l’evolversi della
Area di crisi complessa, il rischio
è che manchi la copertura finanziaria
situazione per evitare che la questione
potrebbe arenarsi e non vedere la conclusione con il finanziamento. Ricordiamo
che l’Area di crisi complessa prevista per
il Molise interessa grosse aziende tra le
quali la Gam e l’Ittierre e qualcosa come
2.500 lavoratori. La Regione Molise è
chiamata a seguire con attenzione la situazione e non tralasciarla perchè potrebbe saltare quanto resta del sistema
economico regionale.
Interessante workshopo alla Sala Fermi dell’università
Circa il 25% del territorio nazionale, in particolare le regioni
centro-meridionali,
meridionali e insulari (Campania, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna e
Sicilia), sono sottoposte allo
stress di natura climatica e
alla pressione spesso non sostenibile delle attività umane
sull’ambiente, per cui pagano
in maniera significativa la
perdita di produttività biologica ed agricola, e della biodiversità degli ecosistemi
naturali. Aspetti affrontati e
discussi presso l’università
del Molise - Sala Fermi - , nel
corso di un workshop organizzato nell’ambito del progetto
di
cooperazione
universitaria internazionale
Iucland sul degrado delle
terre, dal titolo: L’evoluzione del paesaggio e rischio
ambientale in Italia: gli indicatori per il monitoraggio del
paesaggio e del rischio di degrado del territorio. Il workshop, coordinato da Claudio
Colombo, ha definito dal
punto scientifico che cosa si
intenda per degradazione del
paesaggio, individuandone
gli indicatori ambientali e le
cause principali legate alle
variazioni climatiche ed alle
attività umane. Nella introduzione è stato rimarcato che “il
concetto del degrado delle
terre” ha subito una graduale
e crescente evoluzione nella
sua accezione e, di pari
passo, il costante tentativo di
definire un processo che, seppur caratterizzato da cause
locali, sta sempre più assumendo la connotazione di un
Il degrado delle terre
riguarda anche il Molise
problema globale. Il “degrado delle terre” non riguarda più le aree aride,
semi-aride, sub-umide e secche.
La desertificazione ed il de-
grado delle terre sono due fenomeni che interessano con
intensità specifiche ed esten-
sione diverse, anche i Paesi
europei che si affacciano sul
bacino del Mediterraneo.
Quella Campobasso di una volta
Egregio Direttore,
quando si avvicina Natale mi prende
sempre un senso di vuoto, mancano i
miei.
Chiudo gli occhi e rivedo il natale della
mia infanzia tanti lustri fa nella parte
vecchia di Campobasso.Allora natale voleva dire neve, non la lieta, consumistica, opulenta neve additata oggi sui
nostri monti da non troppo sorridenti assessori al turismo, spesso assenti,ostile
neve di mezza montagna che non richiesta veniva a trovarci a casa nostra e nessuno era attrezzato
a riceverla. I
termosifoni erano un lusso per predesti-
nati, noi infilavamo le mani nei guanti
mozzi per risparmiare la lana ed ai piedi
scarpe con “centrelle e puntali” per risparmiare la suola e si facevano pupazzi
di neve con due palline di vetro colorato
agli occhi e qualche pomodoro secco per
naso, in bocca stecchini di legno per
denti.I primi giorni della vigilia lungo
via marconi arrivavano i venditori di anguille e capitoni “”attenzione, attenzione, qui si vende il capitone, chi
caccia un bigliettone.....”il magro era di
rigore, come pure il digiuno a partire
dalla mezzanotte dopo la comunione e
genitori vietavano ai figli di lavarsi i
denti -per chi lo poteva -prima di pren-
dere la comunione.
La sera della vigilia si cenava di magro
con quello che allora offriva il commercio, con qualche fico secco e qualche pastarella e pepatello fatto in casa.
Mio nonno che era stato in guerra sul
carso - prima guerra mondiale - ci raccontava della paura che aveva quando gli
austriaci bombardavano e spesso se la
facevano addosso,,,, e lo credo!!!!!
e...mentre la neve copriva le strade e le
viuzze del centro storico...lentamente andavamo a dormire sognando la befana
che non arrivava mai...
Un saluto al nuovo Molise.
AA
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8 dicembre 2016
TAaglio
lto
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