2016-12-04-La Provincia Pavese_intossicazioni per incidente

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Lomellina
LA PROVINCIA PAVESE DOMENICA 4 DICEMBRE 2016
incidente in raffineria
Si indaga per incendio colposo
Arpa: l’aria non è peggiorata
Sequestrato l’impianto Est 2 devastato dalle fiamme, la procura apre fascicolo contro ignoti
I dati delle centraline di Sannazzaro rivelano che gli inquinanti non hanno superato i limiti
di Denis Artioli
e Maria Fiore
La torre Est 2
come appare
ora, dopo
l’incidente
di giovedì
L’impianto è
stato
sequestrato
dalla procura,
che ha aperto
un’indagine
contro ignoti
per incendio
colposo
Sotto la
protesta di ieri
mattina del
comitato “No
discarica
d’amianto”
davanti alla
raffineria Eni
di Sannazzaro
◗ SANNAZZARO
Incendio colposo. È l’ipotesi di
reato alla base dell’indagine
aperta dalla procura di Pavia. Il
fascicolo è a carico di ignoti: al
momento, non ci sono indagati.
Gli accertamenti disposti dal sostituto procuratore Chiara
Giuiusa e dal procuratore aggiunto Mario Venditti devono
anzitutto fare luce sulle cause
dell’incidente nel settore Est della raffineria, dove all’interno di
una torre alta circa settanta metri viene trattato il greggio per ottenere benzina e kerosene. L’incendio, a quanto pare, è stato
provocato dallo sversamento di
idrocarburi nella pompa. Cosa
non ha funzionato? Ci sono responsabilità? La procura ha deciso di disporre una perizia, che
sarà affidata al politecnico di Milano o di Torino. La relazione degli esperti darà una valutazione
sulle cause dell’incidente, ma
per sapere se e quali ripercussioni l’incendio ha avuto sull’ambiente e sull’aria, bisogna attendere la conclusione delle verifiche dell’Arpa. I primi monitoraggi hanno escluso il superamento
dei limiti di sostanze pericolose.
I dati sono visibili sul sito
www.arpalombardia.it alla sezione “qualità” dell’aria”, dove è
possibile una ricerca per Comune. L’Arpa, a Sannazzaro, rileva
il biossido di zolfo (SO2) che negli ultimi giorni non ha mai superato la soglia limite (125 microgrammi al metro cubo). Vengono monitorati anche il Pm10,
le polveri sottili, (soglia limite di
50 microgrammi) e il Pm2,5
(particolato fine che penetra più
a fondo nell’apparato respiratorio) che non sono usciti dai limiti: per il Pm10 il limite giornaliero è di 50 microgrammi (da non
superare per più di 35 giorni
l’anno); per il Pm 2,5 la media
annua da non superare è di 25
microgrammi. A Sannazzaro,
l’Arpa rileva anche il biossido di
azoto (NO2), che ha un limite di
40microgrammi al metro cubo
di media annua, e il benzene ( limite di 5 microgrammi al metro
cubo di media annua). L’ultimo
rapporto Arpa, aggiornato alle
18 di ieri, dice: «Si osserva un leggero aumento delle concentrazioni di Pm dovuto alla stabilità
atmosferica rilevato in tutta la
regione» quindi «non associabile», secondo Arpa, all’incendio.
Inoltre «i livelli di diossine e furani totali riscontrati sono confrontabili con quelli rilevati in
aree rurali non contaminate. Relativamente alle misure di radioattivitˆ, già eseguite nell’immediato dal nucleo Nbcr dei vigili
del fuoco senza rilevare alcuna
anomalia, anche il laboratorio
del Centro regionale di radioprotezione di Arpa ha sottoposto a
spettrometria gamma ad alta risoluzione il materiale raccolto
dai campionatori ad alto volume collocati a Dorno e Pieve Albignola, senza rilevare tracce di
radioattività ascrivibile alla tipologia di sorgenti utilizzate presso la raffineria».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il comitato ambientalista
«Una discarica d’amianto
qui è troppo pericolosa»
◗ SANNAZZARO
Meno di 400 metri separano
l’impianto E90 andato distrutto
giovedì dall’incendio al polo
Eni Est dalla discarica per cemento amianto da 770mila tonnellate con durata decennale,
in fase di realizzazione alla cascina Gallona. Ieri mattina un
sit-in di alcuni manifestanti del
Comitato No Discarica, sulla
provinciale per Pieve del Cairo,
a metà strada tra l’impianto collassato dal fuoco e la recinzione
rossa che delimita gli scavi in atto per la discarica.
«Abbiamo deciso di ritrovarci in questo posto per provocazione – dice Gaspare Amari del
gruppo dei manifestanti – e per
rispondere all’assessore regionale Terzi che venerdì, in raffi-
Gaspare Amari
Chiara Subacchi
neria, ha tentato di far passare il
concetto che la discarica è adatta a questo territorio e che è già
molto che non siano passati i
progetti di Cava e Retorbido.
Noi non ci stiamo. Venga a vedere dove si trova la discarica e
dove è l’impianto bruciato. La
vera terra dei fuochi è la no-
stra». Donatella Bertotti è ancor più esplicita: «Il paradosso è
rappresentato dalla vicinanza
di due insediamenti a rischio,
ma anche dal fatto che il perimetro della discarica è segnato
da tre condutture sotterranee:
trasportano petrolio greggio, ossigeno e metano; quindi una li-
nea dell’alta tensione. Nessuno
ha mai considerato queste palesi criticità quasi come se la discarica venisse costruita in un
deserto e non a ridosso di così
evidenti potenziali pericoli sotterranei e industriali».
Maria Grazia Giordana aggiunge: «Abbiamo appreso
quanto asserito dall’assessore
Terzi nel summit in raffineria;
scandaloso. Ci vuol far credere
di averci graziato perché l’unica discarica in provincia che ha
condizioni “ideali” per essere
realizzata è proprio questa, a
pochi metri da impianti ad alto
rischio, circondata da ben tre
lo pneumologo di mortara
«Da giovedì otto assistiti per disturbi respiratori lievi»
◗ SANNAZZARO
Il dottor Adriano Scocciamarro
Sono stati complessivamente
otto gli accessi per disturbi
all’apparato respiratorio nei
Pronti soccorso degli ospedali
provinciali nelle ore successive all’incendio alla raffineria
di Sannazzaro. Due di questi
erano in preda a un attacco di
panico per la colonna di fumo
e fiamme che saliva dalla torre
Est 2 della raffineria. quattro
sono stati portati a Vigevano,
tre a Voghera e uno a Mede.
«Si sarebbe trattato – dice
Adriano Scocciamarro, responsabile del reparto di pneumologia all’ospedale di Mortara – di disturbi correlati a pro-
babili brevi esposizioni a componenti solforose, tipiche della sostanza trattata nell’impianto incendiatisi in Raffineria. Nessuno dei pazienti aveva problemi seri, e infatti anche i primi rilievi dell’aria effettuati da Arpa parlano di concentrazioni degli inquinanti
nella norma».
Deve preoccupare la coabitazione a poche decine di metri di distanza della raffineria,
dove si lavorano idrocarburi,
di una discarica di cemento
amianto? Se un’eventuale perdita di greggio o carburanti dagli impianti Eni o di residui volatili di un’esplosione come
quella di giovedì al polo Est do-
vessero
miscelarsi
con
l’amianto della discarica della
Gallona cosa accadrebbe? Secondo il dottor Scocciamarro
«si configurerebbe il primo ed
unico caso di questa tipologia
di incidente. Non mi risulta siano accaduti altri casi del genere altrove».
Alla luce di quanto accaduto
giovedì, qualcuno si chiede se
per dare l’Autorizzazione integrata ambientale al progetto
Acta la Regione Lombardia abbia tenuto conto di questo rischio. Il pneumologo, presente ieri nell’area esterna dell’incidente, spiega di non conoscere i dettagli tecnici dell’iter
autorizzativo. «Certo è che l’as-
sociazione ipotetica di idrocarburi ed amianto volatile potrebbe comportare problemi
immediati per le vie respiratorie dei soggetti colpiti determinati dalla volatilità degli idrocarburi; l’effetto dell’amianto
si potrebbe invece dilatare nel
tempo con conseguenze ben
pesanti anche a distanza di decenni».
«Un cocktail dagli effetti micidiali – dice Gaspare Amari di
Legambiente – che la Regione
non ha ritenuto verosimile nella procedura di concessone
dell’Aia alla discarica Acta. Per
questo si attendono per metà
dicembre le sentenze dei ricorsi al Tar contro la discarica.
Una contaminazione mixata
tra idrocarburi ed amianto sarebbe un danno irreparabile
per l’ambiente».
(p.c.)