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AVVENTO 2016
“TEMPO DELL’INCONTRO”
II Domenica di Avvento
Riflessione a cura di un gruppo di famiglie della commissione Spiritualità del CPF
L’imperativo che ci viene consegnato dall’evangelista, nel nostro percorso verso il Natale, risuona come un
monito a rinnovare la nostra adesione al progetto di salvezza di Dio: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli
è vicino”.
È come il “tenetevi pronti” che richiama Gesù all’inizio della sua vita pubblica.
Il grido di un uomo che nel deserto ha trovato il suo habitat: Giovanni il battista, un asceta appassionato di
Dio, che si allontana da un mondo di chiacchiere, di apparenze senza sostanza, di falsi miraggi, denuncia le
storture e dichiara giunto il momento di raddrizzare il cammino di ogni persona.
Convertirsi: come? Giovanni l’ha fatto prima di tutto semplificando al massimo la sua vita e puntando
all’essenziale; poi mettendo tutto se stesso a servizio di una missione; ed infine, senza mezzi termini,
mettendo ognuno davanti alle proprie responsabilità.
Perché convertirsi vuol dire camminare verso, “uscire”: una novità che non sia strategia di un momento,
donando alla vita il senso di un camminare insieme, nella speranza, ossia nella certezza di una “Presenza”
che trasforma.
La mèta che attende il nostro “uscire” è quella di
convertirsi ad uno stile di sincero e gioioso
“incontro” con Dio nei fratelli.
L’abbiamo detto tante volte ma ce lo ripetiamo:
nell’individualismo di questo tempo, in questa
società che pretende di bastare a se stessa e
vorrebbe mettere al bando Dio, all’interno della
famiglia, convertirsi vuol dire educarci ed educare
ad “incontri” autentici tra persone che si rispettano;
con persone che non si puntano il dito contro;
pronti a promuovere invece che a giudicare; capaci
di riconoscere e valorizzare ogni singolo segno di
bene, di bellezza e di bontà; perché siamo abilitati
dal battesimo, ad “attuare in ogni rapporto umano la mitezza, la giustizia e la pace che l’Incarnazione del
Figlio di Dio ha fatto germogliare sulla terra”.
E infine, per noi oggi, in ogni altra situazione, convertirsi vuol dire creare condizioni di speranza nelle
nostre relazioni, ossia trasmettere con il nostro stile di vita la bellezza del Vangelo e la gioia di ispirare al
Vangelo la nostra esistenza: “evangelizzatori-missionari” ha definito Papa Francesco tutti i battezzati
(EG 120). Una vita autentica, convertita secondo il Vangelo, oggi chiede ad ogni battezzato due “R”:
•
•
Rinuncia a tutto ciò che mortifica l’esistenza come l’importanza data all’effimero, a letture
dispersive, a spese superflue, a chiacchiere inutili.
Responsabilità nel vivere da Figli e collaboratori di Dio, nel creato e nella storia, liberi dall’ansia di
piacere agli altri e gioiosi nel poter “servire”.